venerdì 6 maggio 2011

ZONE INDUSTRIALI E NON

Uno dei due rami del boschetto prima degli interventi di "urbanizzazione"
Con una legge regionale (L.R. 17/1998) si richiedeva alle Comunità Montane di stilare una “carta di destinazione d’uso del territorio” per individuare “le aree di prevalente interesse agrosilvo pastorale e di particolare pregio ambientale e paesistico, le linee d’uso delle risorse primarie e dello sviluppo residenziale produttivo, terziario, turistico e la rete delle infrastrutture aventi rilevanza territoriale”. Con una certa inerzia, la Comunità Montana del Vallo di Diano, il 13 febbraio del 2003, riuscì a deliberare su uno studio in tal senso prodotto anche grazie a consulenze di esperti.

Che cosa si stabilisce nella “carta di destinazione d’uso del territorio” della Comunità Montana del Vallo di Diano, allora? A pag. 252 si elencano, tra le aree di particolare pregio ambientale e paesistico, anche le “macchie e boschetti paleo-palustri”. Ora, si potrebbe obiettare: ma chi definisce boschetto paleo-palustre quello della zona Cappuccini, in altre parole la zona “umida, malsana e limacciosa” che ritroviamo in alcuni scritti? A prova del fatto che tale è la definizione del boschetto che ospita una zona PIP, si può leggere una lettera, avente a oggetto la salvaguardia degli ambienti umidi del Vallo di Diano, inviata al sindaco del Comune di Sassano pro tempore e ad altre istituzioni locali da Salvatore Della Luna Maggio, responsabile territoriale dell’associazione ambientale ATAPS-FIPSAS. In questa lettera, sopravvissuta nel nostro protocollo, ancora si legge “nelle tavole delle aree d’interesse naturalistico della carta d’uso del territorio veniva evidenziata la macchia ed il relativo boschetto paleo-palustre della località Cappuccini in agro di Sassano”. Ciò “è emerso durante l’incontro che la Comunità Montana Vallo di Diano, attraverso i suoi uffici tecnici, ha tenuto il giorno 1 luglio 2003 presso il municipio di Sala Consilina”. Che cosa preoccupava Della Luna Maggio? Si legge nella stessa lettera: “Con grande sorpresa, nel corso dell’illustrazione delle successive tavole, si è evinto che nella cartografia riguardante le aree PIP della comunità montana, una delle due aree PIP del comune di Sassano insisteva sul boschetto palustre di Ponte Cappuccini”. Salvatore Della Luna Maggio chiedeva, infine (così come prevede la L.R. 17/98, d’altronde) che il Comune di Sassano rivedesse il piano regolatore, vecchio di quasi vent’anni all’epoca, alla luce di quanto emerso in sede di discussione il giorno 1 luglio 2003.  

Materiale di vario genere scaricato nell'area palustre.
E invece, l’amministrazione di Sassano, il 24 dicembre 2003 (D.C.C. n. 26/2003), approva il Piano Insediamento Produttivi. Il progetto prevedeva una strada nel boschetto (oggi parzialmente realizzata), che ne isolava i due rami irreversibilmente. La Regione Campania, senza preoccuparsi dell’assenza di una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per l’opera infrastutturale da eseguirsi in una zona “di particolare pregio ambientale e paesistico”, finanziava il progetto per un importo di 808.205,05 EUR (del. G.R. n. 5450/02). L’importo totale dell’opera era di 861.954,17 EUR, di cui 53.699,12 a carico del Comune di Sassano. I risultati, tuttavia, sono quelli che i cittadini di Sassano hanno sotto gli occhi: una zona umida, che ospitava le specie arboree autoctone e specie avicole stanziali, è stata completamente snaturata. Il Corpo Forestale dello Stato è intervenuto, a seguito di un esposto presentato nel dicembre 2010 dal CODACONS locale, sequestrando, in data 20 gennaio 2011, buona parte dell’area. Le indagini della Magistratura vanno avanti. Si attendono gli esiti per comprendere più a fondo quali siano state le dinamiche amministrative che hanno portato una "zona di particolare pregio ambientale" a fungere (si fa per dire!) da "zona industriale.

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