sabato 7 dicembre 2013

Che Sala sarà?

Piuttosto che tentare di immaginare un percorso politico-amministrativo per realizzare la “Sala che sarà, oggi bisogna interrogarsi su “che Sala sarà”.

Infatti, dopo la chiusura del Tribunale, dopo le mancate (ancorché annunciate) dimissioni dei sindaci del Vallo di Diano e dopo le ultime non edificanti vicende politiche, non si possono più prospettare anni di prosperità, almeno nel breve periodo. Chi lo facesse, rischierebbe di essere ben presto smentito dagli eventi. E, tuttavia, resta inalterata la necessità di recuperare braccia forti, cuori puri e menti lucide, oggi più che a luglio, quando è stata data vita alla prima (e ultima) edizione di “Salachesarà”, per risollevare le sorti di questo territorio. Prima, però, bisognerà cercare di creare le pre-condizioni perché queste braccia, questi cuori e queste menti possano operare in un nuovo contesto socio-politico, che attualmente risulta – purtroppo - molto degradato. Come esempio, non unico, si potrebbe menzionare la recente vicenda del congresso cittadino del Partito Democratico, così come raccontata dall’arch. Fasano, ex-Segretario della Sezione PD di Sala Consilina.

Prima di affrontare questo delicato tema, che cercheremo di analizzare partendo proprio dalle parole dell’ex-Segretario Fasano, vorrei considerare la lucida descrizione della situazione pre-elettorale di Sala Consilina fatta da Cono D’Elia su Ondanews il 5 novembre scorso. Il giornalista è un acuto e attento osservatore delle dinamiche locali e ha ben individuato gli scenari che si prefigurano nel paese capofila del Vallo di Diano. I cittadini di Sala Consilina, così come spiegavo lo scorso luglio in Piazza Umberto I, hanno una responsabilità in più rispetto agli elettori degli altri paesi della vallata. Infatti, Sala Consilina è da considerarsi un paese-laboratorio, nel quale dovrebbero essere studiate, messe a punto e sperimentate le strategie di sviluppo del territorio. Proprio per questo trovo sconcertante la conclusione dello scritto di D’Elia, che letteralmente recita: “Al riguardo a Sala (popolazione superiore a 10 mila abitanti) i consiglieri scenderanno da 20 a 16, mentre a Teggiano (più di 5 mila abitanti) si passerà da 16 a 10. Diminuiranno, di  conseguenza, anche gli assessori.  Brutte notizie, dunque, per coloro che, pensando di godere di quantità di voti rilevante, puntano ad essere eletti principalmente per godere dell’indennità di funzione che spetta, oltre al sindaco, anche a chi ricopre, appunto, la carica assessoriale”. Quasi una cruda realtà che viene sbattuta in faccia a tutti i cittadini. E vediamo perché trovo sconcertante quanto affermato da D’Elia.

Oggi ricoprire un ruolo di responsabilità all’interno di una compagine amministrativa è un compito difficile e impegnativo. Difficile sia per la complessità sempre più spinta delle norme che regolano il funzionamento della pubblica amministrazione, sia per il delicato momento che la società sta attraversando. Impegnativo, perché gli atti da mettere in campo per la risoluzione di una parte, ancorché minima, dei problemi che affliggono il comprensorio, forse non sono nemmeno più alla portata di un’amministrazione locale. Vero è che delle scelte che potrebbero sembrare semplici e prive di conseguenze, ma che poi si rivelano sbagliate (cessione della rete idrica; avallo, dal punto di vista politico-amministrativo, di un atto redatto da un gruppetto di avvocati), possono prostare la vita sociale di un intero comprensorio per anni. Ma in questo risiede anche una parte della difficoltà del ruolo di un amministratore: saper individuare le conseguenze immediate e future di ogni singolo atto amministrativo. Pertanto, sembrerebbe del tutto paradossale guardare a questo difficile e impegnativo compito come a un mezzo per usufruire dell’indennità di funzione. Ma non voglio qui fare da censore nei confronti di D’Elia, che stimo come persona e professionista. Certamente, però, vorrei rendere palese il mio sconcerto nell’apprendere che i motivi della scelta dell’impegno politico potrebbero ancora oggi essere individuati nella famigerata “indennità di funzione”. Qui interviene – deve intervenire – la pubblica opinione, affinché si possano individuare e isolare coloro che, pensando di godere di quantità di voti rilevante, puntano ad essere eletti principalmente per godere dell’indennità di funzione. Qui dovrebbero intervenire anche i partiti.
Purtroppo, però, se le descrizioni fatte da Fasano corrispondono al vero (e non ho ragioni per dubitare di ciò), sono minime le speranze che i partiti possano individuare dei percorsi virtuosi per scegliere quelle braccia, quei cuori e quelle menti che possano tirarci fuori dal pantano in cui siamo caduti. Infatti, se nella vicenda delle elezioni del Segretario cittadino del PD di Sala Consilina vi è stato un “tesseramento last minute di mogli, fratelli, sorelle, cognati, nipoti, nonni e soprattutto di noti esponenti anche candidati in precedenti elezioni nel centrodestra”, se vi è stata poi anche ”la presenza di individui capeggiati da prepotenti che hanno impedito il regolare svolgimento del congresso cittadino anche con minacce, insulti ed altro ai componenti della lista e al garante”, allora potremmo dire di essere in presenza di braccia, cuori e menti che stanno agli antipodi di quanto richiesto da una buona società. Se poi si volesse avere un quadro più chiaro di come queste braccia, questi cuori e queste menti abbiano agito, a dire dell’arch. Fasano, si può continuare a leggere: “Questi soggetti hanno drogato il tesseramento oltre il legittimo e il lecito, hanno falsato il congresso, attraverso questa mera esibizione di reclutare truppe cammellate, con atteggiamenti prepotenti e strafottenti, piantonando militarmente il seggio, determinando l’abbandodo dello stesso da parte di tanti iscritti e candidati, ed è questo il punto politicamente più grave, anche oltre la tollerabilità da parte dell’opinione pubblica delle immagini scandalose che abbiamo offerto”.


A fronte di quanto raccontato dall’arch. Fasano e a fronte dell’impossibilità di poter raffigurare, a causa di questi ultimi eventi (vicenda del trasferimento del tribunale compreso), un quadro a tinte chiare della “Sala che sarà”, non possiamo che chiederci “che Sala sarà?” e avere – sperando di sbagliare – una rappresentazione del futuro della vallata non proprio rosea. Infatti, sulla base delle premesse elettorali descritte dal giornalista Cono D’Elia, non possiamo che dire, con grande rammarico, che si avevano altre aspirazioni, altri disegni, altre speranze in animo. Purtroppo, quella Sala non sarà, né potrà esserci nel breve periodo. Nel breve periodo dobbiamo accontentarci dell’annuncio dell’ennesimo rifacimento dello stadio comunale “Osvaldo Rossi”, senza che nessuno parli del fatto che una pista di atletica in terra battuta è stata asfaltata perché, in quel luogo di sport, si potesse svolgere il mercato cittadino. I disegni, quindi, sembrano altri; e tutti ancora promanano da un classe dirigente che ha già dato prova delle proprie capacità e da una nuova schiera di personaggi che, restati nell’ombra proprio quando l’impegno civile chiamava forte, quando nelle terre del Vallo venivano smaltiti illecitamente rifiuti, quando le morie di pesci si ripetevano ciclicamente, quando amministrazioni e politici facevano scempio di siti di pregio ambientale, ora emergono dalle stanze cupe dell’interesse spicciolo, alcuni forse sospinti dalla volontà di percepire un’indennità di funzione, come dice D’Elia, altri animati da altre, più recondite, motivazioni.

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