Seconda puntata
Un episodio emblematico, per descrivere come è stata
amministrata la cittadina di Sassano – ma non solo - negli ultimi anni. Un
paese (e un territorio) ricco d’acqua: la risorsa idrica, quindi, avrebbe
potuto essere un punto di forza per l’amministrazione e, di conseguenza, per i
cittadini.Soprattutto in seguito alla scoperta di una sorgente di acqua sulfurea in Via Molinella a Silla.
Eppure, proprio l’acqua diventa un punto debole. E vediamo perché.
Rassegna stampa del Codacons: si riporta un articolo apparso su “La Città di Salerno”citato sotto. |
Torniamo alla vicenda dell’acqua sporca. Una prima ordinanza
del sindaco, datata 25-11-1998, veniva revocata solo il 24-01-2001, dopo che
era stata inviata alla Procura una lettera che chiedeva il ripristino della
normalità nel paese. Si potrebbe allora ipotizzare che alcuni dialoghi
istituzionali avessero suggerito la revoca. Nulla di male in tutto ciò. Eppure,
il problema non era stato rimosso, se non dal punto di vista meramente
burocratico. Una seconda ordinanza, datata 19-10-2002, infatti, doveva essere
emessa a causa dell’invasione dei rubinetti da liquido fangoso. L’ordinanza
veniva poi revocata in data 26-11-2002. Un esempio di azione istituzionale
sinergica, si direbbe. Ma il disagio dei cittadini veniva schernito due volte.
La prima, mediante l’invio di avvisi di pagamento in cui, per l’acqua sporca,
veniva richiesto prezzo pieno. Circa duecento famiglie allora intentano causa
al Comune di Sassano e al Consorzio Acquedotti Cilento (CONSAC) che, nel
frattempo era intervenuta nella gestione dell’acquedotto. E questo forse anche per
lo stato di esasperazione prodotto dalla non potabilità dell’acqua, che
assumeva un caratteristico colore rossastro quando si aprivano i rubinetti. La
seconda, mediante un sollecito di pagamento da parte del Comune di Sassano
proprio alla vigilia delle elezioni provinciali del giugno 2009 (una
coincidenza?) e proprio mentre si era in attesa dell’agognata sentenza del
procedimento civile N. R. G. 281/03 tra le parti: Arnone Michele + 192
contro il Comune di Sassano (SA) e contro il CONSAC. Dal verdetto salomonico si
apprese che l’acqua doveva essere pagata a metà prezzo. L’insolvenza
contrattuale presupponeva altro, così come fece notare il giudice Ferdinando
Imposimato in una trasmissione di FORUM dedicata alla questione e alla quale
presi parte. Ma tant’è: sappiamo quali sono le dinamiche in questi e altri
contesti.
Questa la storia più in dettaglio. A Giugno del 2002 i ruoli
del servizio acquedotto riportavano il prezzo pieno per l’acqua sporca erogata
dai pozzi di Silla. Le prime bollette, per gli anni 2000, 2001 e per il primo
trimestre 2002 arrivavano nelle case dei cittadini l’1 ottobre, con due rate
scadute, rispettivamente, ad agosto e a settembre. Le restanti due rate
avrebbero dovuto essere pagate entro il Novembre 2002. Viste le vibrate
proteste della cittadinanza, l’amministrazione comunale decide di dilazionare
il pagamento con rate a scadenza 31 ottobre, 31 dicembre, 28 febbraio e 30
aprile 2002. Intanto, con una delibera di giunta tardiva, datata 3 settembre
2002, protocollata solo il 25 ottobre 2002, si riduce, non si sa per quale tipo
di calcolo, del 20% il prezzo dell’acqua sporca per i cittadini che abitavano
nell’area servita dai pozzi di Silla. Da qui l’azione giudiziaria di circa
duecento famiglie nei confronti del Comune di Sassano e del CONSAC che, nel frattempo,
era subentrato nella gestione dell’acquedotto comunale. Alla richiesta di
rimborso della spesa per l’acqua minerale fatta al vicesindaco, dott.
Cammarano, dai cittadini che non potevano bere l’acqua dei rubinetti, questi
rispondeva in sintesi, in una pubblica assemblea, forse personalizzando un po’
il proprio ruolo pubblico: “E vogliamo
vedere che, adesso, voi bevete l’acqua minerale ed io ve la pago?”. Simpatica
presa di posizione, non c’è che dire!
La stessa amministrazione, sindaco il rag. Arenare,
vicesindaco il dott. Cammarano, si era già resa artefice di una bella
iniziativa non proprio a vantaggio del cittadino, proprio in occasione del
passaggio delle consegne della gestione dell’acquedotto dal Comune di Sassano
al CONSAC: un’illegittima richiesta, da parte della stessa amministrazione e
del CONSAC, di un contratto ex-novo e di un versamento di un nuovo anticipo di
consumo in seguito alla cessione dell’utenza avvenuta nell’aprile del 2002 (si
veda documento riportato). In quell’occasione è stato il CODACONS a tutelare
gli interessi dei cittadini di Sassano, riuscendo a far recedere sia il CONSAC
sia l’amministrazione sassanese dai loro illegittimi propositi. Una somma stimata di circa
mezzo miliardo delle vecchie lire sarebbe stata ingiustamente incassata dal
CONSAC, se quell’operazione fosse andata in porto. E proprio allora scorgemmo
le prime prove pratiche di amministrazione unica: l’opposizione non fece una
piega alle proteste dei cittadini, che si affidarono al CODACONS e ad un gruppo
di volenterosi per poter portare avanti la loro battaglia di civiltà, per ribadire
che il Codice Civile (alquanto sconosciuto) non prevede un nuovo contratto e
successivo versamento di anticipo di consumo in caso di cessione delle utenze
ad altro gestore (si veda anche rassegna stampa del CODACONS in cui si riporta
un articolo apparso su “La Città di Salerno”). Nella legislatura successiva la
minoranza (da non confondere con "opposizione") confluiva nella maggioranza, dando
vita ad una lista unica, così come abbiamo già detto, la sola presentata al
vaglio degli elettori nell’anno 2005. Ma qui ci fermiamo per il momento. Daremo
uno sguardo più approfondito a quanto successe in quella primavera del 2005
nella prossima puntata.
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