Non amalgamiamoci. È questo il messaggio che Roberto Mancini, il poliziotto che ha
scoperto l’architettura del traffico illecito dei rifiuti in Campania e in
Italia e che è rimasto vittima dell’attività svolta nella devastata Terra dei
Fuochi, voleva fare arrivare a chi volesse svolgere con onore il proprio
dovere. Su questo ed altri aspetti della vita sociale si è parlato lo scorso 29 ottobre a Polla, presso l'Ex Libris Café, con Nello Trocchia, l'autore del libro dedicato a Roberto Mancini. Grazie a una delle tante meritorie iniziative dell'Associazione Voltapagina abbiamo potuto godere di un momento di riflessione su alcuni mali endemici del nostro splendido territorio.
Non amalgamiamoci. È questo il messaggio che umilmente anch'io – con questo scritto - vorrei fare arrivare ai
tanti cittadini che, in questo momento, stanno vivendo situazioni difficili,
perché la nostra società non sa – al momento - essere giusta e non sa
rispettare i diritti di ciascuno, ma sembra voler coltivare solo i privilegi di
alcuni (gli amalgamati, appunto). È difficile rimanere con la schiena diritta
in questi momenti in cui la crisi economica sta producendo povertà diffusa, ma
l’esortazione che vorrei fare arrivare, soprattutto a chi in questo momento è
in difficoltà, è la seguente: non sarà sempre così. La Repubblica, in tutte le
sue molteplici espressioni, saprà dare piena attuazione agli articoli 1, 2, 3 e
4 della Costituzione. Deve essere così, e non può essere altrimenti, perché “è compito della Repubblica rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana
e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese”.
Civetta (https://it.wikipedia.org/wiki/Athene_noctua) |
Non amalgamiamoci. È questo che dobbiamo ripeterci a vicenda anche perché abbiamo conosciuto tempi in cui, nel
Vallo di Diano, la politica c’era e nessuno si sognava di “amalgamarsi”, perché
ciascuno faceva parte di una squadra, che poteva perdere o poteva vincere.
Adesso esistono solo vincitori, perché gli avversari si sono eclissati. Con questi vincitori non bisogna amalgamarsi, pena la
morte interiore. Quel periodo di dialettica politica finisce proprio quando
inizia il declino del Vallo di Diano (che implicitamente si fa iniziare con
l'anno del Signore 1987, anno in cui viene chiusa al traffico la linea
ferroviaria Sicignano-Lagonegro). Gli attuali amministratori sono dei cloni mal
riusciti di figure politiche preminenti del passato. Essi, tuttavia, sono
ancora capaci di raccogliere voti a iosa (De Luca docet!), ma non a sufficienza per potere arginare il fiume in piena del 4 dicembre scorso. Una valanga di voti ha fatto comprendere a una classe dirigente, che forse è ancora sotto shock, che le regole della democrazia non possono essere alterate a proprio piacimento.
Se volessimo fare un'analisi delle ragioni del declino, tuttavia, il tutto non va ascritto all'assenza di un politico “di peso”,
ma all'assenza della politica, molto più semplicemente. Della buona politica,
soprattutto, quella che l’opinione pubblica non ha mai voluto riconoscere,
perché - al momento opportuno - sono stati attivati quei meccanismi clientelari
che Vincenzo De Luca ha saputo bene illustrare nel proprio discorso ai trecento
(un numero a me caro, assolutamente da non confondere con i Trecento) sindaci
campani.
Su queste e
altre questioni ho scritto, in agosto, sul mio blog, cercando di ripercorrere a
ritroso quanto successo nelle ultime elezioni amministrative per il rinnovo del
Consiglio regionale.
Allocco (https://it.wikipedia.org/wiki/Strix_aluco) |
Comprendo che
è difficile stare al passo con quanto viene scritto e detto sulla politica
locale, e anche sulle predizioni più amare, come nel caso di una lettera a
Repubblica in cui si denunciava la presenza di "bolidi estivi" nel
Vallo di Diano. Proprio nella lettera di accompagnamento alla testata nazionale
si faceva notare come un cittadino che osserva determinati fenomeni non ha strumenti, se
non quello della persuasione della parola, per affrontare alcune specifiche questioni.
Pertanto,
proprio l'assenza della politica ha reso il cittadino privo di poteri politici,
appunto. Infatti, se il significato dell'espressione di voto dovesse essere
riconducibile allo scambio prospettato nella ormai famosa arringa ai trecento sindaci, avremmo - come territorio - davvero poco potere contrattuale
("poche decine di migliaia di voti"). Anche perché chi amministra è
rappresentato, nella stessa arringa, come impegnato a gestire le briciole di
ciò che il dominus (a seconda della percentuale di votanti che vanno al seggio
con le bandiere giuste, dopo aver consumato una buona frittura di pesce) decide
di elargire magnanimo.
Gli allocchi locali, pertanto, non possono essere cercati tra coloro i quali hanno sempre
dato una rappresentazione giusta della politica, fatta di idee e di onesto
servizio, ma sono da individuare in coloro i quali hanno precise responsabilità
amministrative. Alcuni di questi volatili, che assomigliano molto alle civette,
di cui ben conoscono le funzioni, ricoprono da decenni ruoli importanti per lo
sviluppo del territorio. Ma, naturalmente, di questi rapaci notturni nessuno parlerà mai in tono sprezzante, perché hanno in mano il cordone
della borsa. E che importa se oggi dicono una cosa, domani l’altra e dopodomani
l’altra ancora. Di tempo ne hanno avuto per dire ancora, per fare e disfare, ad libitum. Quel tempo, per fortuna della vita democratica, sembra essere scaduto.
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