sabato 25 giugno 2011

PISTE "RICICLABILI"

Gianni Lettieri, ex presidente dell’Unione Industriali di Napoli e candidato a sindaco per il PdL nelle recenti elezioni amministrative nel capoluogo campano, sembra sia rimasto affascinato dalle piste ciclabili dopo una visita all’Europa del Nord, così come si può leggere in una sua intervista (Repubblica di Napoli, 26 agosto 2009). Il bello, l’utile e la necessità di futuro per l’ambiente colpisce chi fa capolino in luoghi diversi dai nostri.

Una pista "riciclabile". Si notino i pneumatici sul lato sinistro.
Il nostro vincolo territoriale ci impone di parlare del Vallo di Diano, ridente vallata ricca d’acqua, attraversata longitudinalmente dal fiume Tanagro e tagliata obliquamente da decine di canali e affluenti che fanno fluire il liquido prezioso dai monti circostanti all’ampio affluente del Sele. In parte ricadente nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, il nostro territorio era una volta naturalmente irriguo per la sua ricchezza di acque superficiali: una rete fittissima di piccoli rivoli, popolati da minuscoli pesciolini mangia-larve. Oggi i terreni sono parzialmente inariditi dal prosciugamento dei corsi d’acqua dovuto essenzialmente all’occultamento dell’oro del terzo millennio: un controsenso. Ma questa è la storia dei luoghi, che forse qualcuno racconterà nella sua interezza nel futuro, lontano da quei condizionamenti di sudditanza strisciante nei confronti dei politici del posto, i quali hanno permesso che si costruissero zone industriali in siti di pregio ambientale, quali l’areale della cicogna ed il boschetto paleo-palustre. Il primo sito avrebbe dovuto essere preservato per creare un habitat favorevole per la cicogna bianca, che ormai da anni nidifica su di un traliccio dell’Enel tra Sala Consilina e Teggiano. Il secondo è la testimonianza vivente della vegetazione del Vallo prima della sua bonifica: adesso ospiterà capannoni industriali, nonostante degli esperti, pagati con i soldi dei contribuenti, avessero individuato in esso una specificità da salvaguardare, avendo studiato le caratteristiche del Vallo nel suo complesso.

Vista ravvicinata dei pneumatici sulla pista "riciclabile".
Queste le azioni di rilancio del territorio: mortificazione dell’impresa agricola e crollo del valore catastale dei terreni destinati alle colture, in modo da poter comprare a poco prezzo e costruire dappertutto case agricole tramutate in ville e, perché no, in laboratori di vario genere. E capannoni “nominali” vuoti e supermercati da averne ormai quasi uno per abitazione. Senza che mai nessuno levasse una mano per dire: “Alt!”. No, si è lasciato fare, come se lo sviluppo della vallata passasse attraverso la sua deturpazione finale. E chi si opponeva a questo sacco era un folle. E sacco è stato per una chiara volontà politica, secondo il parere di chi scrive.

Ma torniamo al titolo ed alle piste ciclabili, che da noi sono diventate "riciclabili". Si sa, d’estate si possono fare lunghe passeggiate in bicicletta. Durante il periodo adolescenziale, quando il mio amico coetaneo Sergio veniva da Genova a trascorrere le sue vacanze dai nonni, queste passeggiate erano quasi un obbligo quotidiano: una buona scusa per esplorare la vallata e per scendere scalzi nei canali non troppo profondi, dopo aver lasciato le biciclette sull’erba. Adesso è solo un modo per restare fuori e respirare a pieni polmoni in aperta campagna. Ma quanto costa vedere queste naturali piste asfaltate, strade che costeggiano le sponde dei fiumi per lunghi chilometri, poco frequentate dalle automobili, essere diventate ricettacolo dell’immondizia del mondo. Si potrebbe raccogliere quel materiale da queste strade e riciclarlo, così da creare, per la prima volta, delle “piste riciclabili” al Sud. Le sponde dei fiumi, una volta di un bel verde e ben tenute, adesso fragili e schifose. Sergio non viene più nel Vallo da quando i nonni sono scomparsi. Almeno lui non sa quanto sia cambiata questa vallata nel giro di pochi lustri.

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