Vorrei dedicare questo scritto del 5 luglio 2008 al piccolo Gaetano, al quale auguro di poter vedere questa vallata, nel lontano futuro da Sala Consilina, in modo diverso da come la vediamo oggi. Io spero che saremo in grado di lasciare in eredità a Gaetano una valle ridente e florida, popolata da gente laboriosa e colta, sensibile ai beni ambientali e alle tradizioni culturali del luogo. Già nel 2008 dedicavo questo scritto a chi sarebbe venuto dopo di noi. Oggi questa dedica è più particolare e ne sono felice.
LO SVILUPPO POSSIBILE
(scritto dedicato a chi verrà dopo di noi)
In questi difficili periodi di transizione, aspettando una nuova
rivoluzione socio-economica, per la quale, secondo le tesi di Jeremy Rifkin, le
fonti di energia non saranno più distribuite dalle potenti multinazionali, è
bene incominciare a pensare a possibili scenari per il futuro della nostra
vallata. Ed è opportuno che anche noi avanziamo il nostro punto di vista sulle
opportunità di sviluppo, dopo aver così apertamente contestato lo scellerato
uso del territorio da parte di alcuni nostri inconsapevoli conterranei.
Un airone bianco (sembrerebbe - non sono un esperto ornitologo) sosta su di un piccolo isolotto nel fiume Tanagro. |
Ci diciamo allora che, se finalmente rinunciassimo al sacco della vallata,
portato avanti con determinazione scientifica e con connivenze ai più alti
livelli istituzionali, la valorizzazione ambientale e un forte impulso
all’agricoltura di qualità ed alla zootecnia tradizionale potrebbero ancora
offrire buone opportunità occupazionali nel futuro. Qui non pensiamo solamente
alla filiera agricola e pastorale, ma ad un più vasto indotto, che va
dall’allevamento ittico in acqua dolce alla ristorazione, alla ricreazione e
allo sport. In queste ultime due attività, non si pensi solo alla pesca, ma
anche al “bird watching” (l’osservazione degli uccelli nel loro habitat
naturale), all’escursionismo, e a sport quali la canoa, il ciclismo, la marcia.
L’abbandono delle attività agricole tradizionali ha infatti lasciato campo
libero alla speculazione e al conseguente sacco della nostra vallata e ora è
urgente accoppiare queste attività in dismissione ad altre più attuali,
armonizzando il tutto in un contesto di collaborazione tra i residui
piccolissimi imprenditori. Qualcuno dirà perché di questo non si parla in
questi ultimi tempi. La risposta è abbastanza semplice. La politica, oppure, più
semplicemente, la pseudo-politica locale, non ha mai affrontato, per incapacità
e per convenienza, questi temi. Sono temi scomodi, che intralciano il libero
mercato dei terreni agricoli, soggiogati alle volontà speculative di
investitori con pochi scrupoli. Ma non è da pensare che siano solo le attività
private ad avere fatto scempio di terreni agricoli, anche per fini criminosi.
Basti pensare a quello che è successo a Teggiano, dove, in una località
denominata Pantano, per via delle frequenti inondazioni, si vanno a costruire
le infrastrutture per una improbabile zona industriale, proprio laddove la Comunità Montana
aveva individuato un’area di pregio ambientale: l’areale della cicogna. E, per
fortuna, la cicogna nidifica ancora; e purtroppo lo fa nell’indifferenza totale
di chi potrebbe ricavare da questa presenza grandi vantaggi di immagine. E cosa
dire di Sassano, dove, in località Ponte Cappuccini esiste una residua traccia
di quella che era la vegetazione originaria della vallata, una stupenda macchia
mediterranea denominata “boschetto paleo-palustre”: indicato anche questo sito
come area di pregio ambientale dalla Comunità Montana, là vi si costruisce
un’area industriale. Ancora, San Pietro al Tanagro: una vasta area agricola
completamente urbanizzata e mai completamente utilizzata. E questo per quanto
riguarda il suolo.
Stesso airone bianco della foto sopra. Accortosi della presenza dell'uomo è in procinto di spiccare il volo. |
Per quanto concerne lo stato dei nostri corsi d’acqua, dobbiamo poi dire
che esso è pessimo: in alcuni fiumi alcuni soggetti sembra abbiano acquisito il
diritto allo sversamento di liquami di ogni genere. E questo non solo i
privati, se è vero, così come afferma l’attuale Assessore all’Ambiente della
Provincia di Salerno, che la maggior parte dei depuratori non sono adeguati
alle necessità locali. Anche se qualcuno potrebbe maliziosamente pensare che si
affermi questo anche per attirare ingenti finanziamenti pubblici, attraverso i
quali captare clientele, la realtà è che
la situazione è tragica: interi fiumi, una volta grondanti di vita, oggi sono completamente
morti. Per alcuni corsi d’acqua un recupero sembra ormai impossibile, in quanto
le continue ingenti captazioni, che hanno occultato in condotte sotterranee
l’oro blu del terzo millennio, prima distribuito in rivoli e fiumiciattoli, in
una stupenda sintesi di ingegneria idraulica naturale, rende vano qualsiasi
tentativo di rigenerazione per mancanza di una portata media minima per tale
recupero. Per altri fiumi, invece, ancora serbiamo qualche speranza, sempre che
si vogliano definitivamente eliminare le fonti di inquinamento stabilizzato.
Anche in questi casi, la mancanza di lungimiranza della pseudo-politica locale,
che ha lasciato fare per incapacità e convenienza, ha determinato un
depauperamento sociale ed economico non indifferente. Gli sforzi, invece,
andavano indirizzati alla preservazione del patrimonio ambientale e del
paesaggio, ormai completamente abbrutito dai capannoni selvaggi, per rendere
più godibile un’area contigua al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Vi sarebbe stato un ritorno di carattere occupazionale maggiore attraverso
l’incremento delle attività agrituristiche e ricettive. Il capannone selvaggio
servirà a drenare fondi pubblici nell’immediato, ma non potrà mai integrarsi in
una strategia di sviluppo locale, tuttora ancora assente.
Quello che resta del ramo sinistro del boschetto paleo-palustre come visto dalle sponde del Tanagro. - Foto del 19-11-2011 - |
Eppure, lo scivolare così in basso nella scala dei valori, lasciando adito
alla droga, all’usura e al malaffare in genere, e nel degrado sociale e
ambientale, mancando l’appuntamento della valorizzazione delle specificità
culturali locali o, addirittura, tradendone e mortificandone i residui tratti,
non è stato un caso. Una potente cupola politico-affaristica ha capito bene
che, anestetizzando le coscienze e rendendo impermeabile la società a qualsiasi
impulso di rinascita morale, avrebbe mantenuto il timone del comando per molti
anni. E così è stato. E così i gangli vitali della nostra società locale si
sono corrosi al punto tale da non trovare più nessuno disponibile a parlare del
caso dell’usura e delle sconvolgenti trascrizioni delle intercettazioni
telefoniche nell’ultima inchiesta “Piazza Affari” nel Vallo di Diano. Esistono
i tabulati, e questo basta. Ma senza la loro pubblicazione, ora possibile, non
pensiamo si possa mai rendere chiaro l’intreccio tra i vari soggetti che
partecipano a questa detestabile attività criminale. La società civile (semmai
esiste) così si arrende, e vincono ancora coloro i quali utilizzano metodi di
coercizione delle coscienze per mantenere lo status quo. Il risultato è anche quello di vedere interi settori
della nostra società locale, che avrebbero potuto indurre un rapido cambiamento
nella direzione di uno sviluppo più armonico con la realtà paesaggistica
circostante, si sono adagiati sulle condizioni di privilegio che, comunque, una
società ad impostazione feudale assicura. I membri di questi settori sono
diventati così essi stessi clientes.
E allora le oasi di bellezza naturale locale scompariranno? Tra queste
vogliamo menzionare ancora una da noi conosciuta, i poco noti “pozzi”, degli
acquari cilindrici naturali di una profondità di svariati metri e di raggio di
un metro circa, conficcati nel terreno ai confini del Parco Nazionale del
Cilento e Vallo di Diano in località Valle a Sassano. Uno spettacolo naturale
da lasciare senza fiato, ma sconosciuto ai più, per ragioni che non stiamo qui
a discutere. Sì; forse queste oasi scompariranno, perché le uniche indicazioni
che provengono dalle istituzioni locali sono quelle di incentivare insulse e
spensierate sagre. E fra poco inizierà la loro stagione e noi saremo tutti
lieti di parteciparvi nelle lunghe e fresche serate estive. Rinunciare sarebbe
un peccato, perché queste manifestazioni si allestiscono, per la maggior parte,
coi soldi dei contribuenti. Di questa pseudo-politica ci resterà allora il
ricordo, quando ormai sarà definitivamente scomparsa, di queste lunghe e
fresche serate estive trascorse davanti ad un buon piatto di pasta fatta in
casa (prepagato dal contribuente) e ad un bicchiere di vino (anch’esso in parte
pagato coi i nostri soldi). E, sebbene sentiremo la mancanza di queste pietanze
nelle lunghe e fresche serate estive a venire, per l’arcinota pseudo-politica
di certo non proveremo alcun sentimento nostalgico.
Sala Consilina, 5 Luglio
2008
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