venerdì 11 novembre 2011

UNA BRUTTA STORIA



In data 11-12-2010 la sede CODACONS del Vallo di Diano presentava alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sala Consilina un esposto-denuncia circa l’accumulo di rifiuti nel boschetto paleo-palustre a Sassano. Se ne riportano alcuni passi.

A commento di questa nostra foto del dicembre
dello scorso anno potremmo scrivere
:…”lo stesso
bosco palustre, attiguo al lotto sopra detto e di
proprietà comunale, per circa mq. 500-600
risulta interessato da notevoli sversamenti di
rifiuti speciali, in prevalenza provenienti da
demolizioni edilizie, che con  progressione vengono
discaricati e compattati nell’area boscata, che
di fatto, risulta scomparsa per circa mq. 1000
”.

In data  07-07-2003 fui messo al corrente, in forma scritta, dal Responsabile Territoriale FIPSAS, Salvatore Della Luna Maggio, che una zona P.I.P. del Comune di Sassano, ricadeva nell’area di interesse naturalistico “boschetto-paleo palustre della località Cappuccini in agro di Sassano”. Il Responsabile FIPSAS era stato invitato ad un incontro con la Comunità Montana il giorno 1 luglio 2003. Il 31 luglio 2003, il caso del boschetto fu ripreso nella trasmissione radiofonica di Oliviero Beha e Mauro De Cillis, La Radio a Colori. Il giorno 2 agosto 2003, in qualità di Responsabile della sede CODACONS locale, indissi una manifestazione presso il boschetto per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione. Alla manifestazione parteciparono vari cittadini e l’Assessore all’Ambiente della Provincia di Salerno pro tempore. Il giorno 9 agosto 2003 venne fissato un incontro presso il Comune di Sassano (SA) per discutere, insieme all’Assessore all’Ambiente provinciale, della salvaguardia del boschetto. Di questo incontro e delle intenzioni di salvaguardia scaturite dall’incontro resta oggi traccia nell’articolo de La Città del 12 febbraio 2004 a firma di Salvatore Medici. Con la delibera n. 3 del 13 febbraio 2003, già si individuavano “macchie e boschetti paleo-palustri” come aree di particolare pregio ambientale. Dobbiamo ritenere, tuttavia, che ci si riferisse, per il Vallo di Diano, quasi esclusivamente alla zona in località Ponte Cappuccini in Agro di Sassano, così come esplicitamente riferito da Salvatore Della Luna Maggio nella sua dettagliata missiva del luglio 2003. Successivamente a tale data è iniziata, contrariamente ad ogni nostro auspicio, la costruzione delle infrastrutture per la zona industriale, che interessa il torrente Zia Francesca e il boschetto paleo-palustre in località Ponte Cappuccini, così come riportato da un progetto di massima. Così come si evince dal piano di lottizzazione, dunque, alcuni lotti e una strada di collegamento separano il corridoio naturale tra il torrente Zia Francesca e il boschetto paleo-palustre, che viene così ad essere scisso in due tronconi, che sono stati quindi definitivamente privati della loro continuità biologica, nonostante il luogo in questione, limitrofo al fiume Tanagro, sia davvero singolare perché reca tracce della natura palustre del Vallo di Diano nella sua conformazione originaria: esso è un quadrilatero naturale, posto alcuni metri al di sotto della strada Provinciale del Corticato, che ne determina un lato, e racchiuso, dai restanti lati, dalla Zia Francesca, torrente pur menzionato nella Carta di destinazione d’uso del territorio, dal corso d’acqua Limiti e  dalla barriera naturale del boschetto, che ospitava varie specie arboree e animali, così come dettagliatamente riportato ancora nella lettera di Della Luna Maggio. Da quanto detto si evince che la zona è di natura alluvionale e, presumibilmente, sottoposta a specifici vincoli idrogeologici... 
 Oggi, a seguito dei lavori di urbanizzazione, dello sversamento dei rifiuti e di tagli selvaggi, si presenta come nelle foto 3-19 [tutte allegate all'esposto-denuncia]. Avevamo già preconizzato quanto sta oggi accadendo e perciò avevamo investito questa Procura del problema già nel 2007 (R. G. Nr. 426/2007). L’affidamento dei lavori di urbanizzazione e il successivo abbandono del boschetto hanno purtroppo reso amaramente veri i nostri terribili presagi.    

Si chiede, pertanto, alla S. V.

di volere entrare nel merito sul perché l’area PIP, che ingloba un’area di particolare pregio ambientale, è oggi un monumento all’abbandono, con strade dissestate a distanza di pochi mesi dalla messa in opera dei lavori. Come cittadini vorremmo anche capire perché e come un’area di particolare pregio ambientale possa essere trasformata in discarica abusiva...


 Da tale denuncia ne scaturiva un’indagine condotta dal Corpo Forestale dello Stato, stazione di Sala Consilina, tutta contenuta nel fascicolo del procedimento penale n. 82/2011, attualmente incardinato presso il Tribunale di Sala Consilina.

Il cartello affisso dal Corpo Forestale dello
Stato ad una parte di quello che fu il boschetto
paleo-palustre
La zona P.I.P. del Comune di Sassano, come emerso dalla Carta di destinazione d’uso del territorio, redatta dalla Comunità Montana (D.C.M. 13-02-2003) ai sensi della L. R. n. 17/1998, ricadeva nell’area di particolare pregio ambientale “boschetto-paleo palustre della località Cappuccini in agro di Sassano”. Come adesso già sappiamo, il Corpo Forestale dello Stato sequestrava una parte dell'area nel gennaio 2011(sequestro).


Nella “Scheda di trasmissione di notizie di reato” del Comando del Corpo Forestale dello Stato, inviata alla Procura il 20-01-2011, è emerso che “sono stati distrutti circa 2000 mq. di bosco”, e che “il Comune di Sassano ha lottizzato, per scopi produttivi, un luogo boscato”, si è fatta menzione di “un falso ideologico circa la destinazione reale del suolo con elusione dei vincoli conseguenti”. 

Si dice anche quanto segue: “Si precisa che nella documentazione visionata ed acquisita non si riporta in alcun caso l’esistenza del bosco sul lotto n.9”, parte lottizzata sequestrata. Si nota anche quanto segue: “Dai primi riscontri, in particolare espletati mediante raffronti con le riproduzioni orto fotografiche (rilievo agosto 2008) in dotazione al sistema cartografico del S. I. M. (sistema Informativo della Montagna) fornito al Corpo Forestale, si evince che la ubicazione di n. 01 lotto (lotto n. 09), di recente piazzalizzato abusivamente con materiale misto di cava, ha di fatto rimpiazzato una porzione del bosco palustre, mediante la sua eliminazione. Si è proceduto, pertanto, al relativo sequestro dell’area a carico del proprietario del lotto”. Inoltre, lo stesso bosco palustre, attiguo al lotto sopra detto e di proprietà comunale, per circa mq. 500-600 risulta interessato da notevoli sversamenti di rifiuti speciali, in prevalenza provenienti da demolizioni edilizie, che con progressione vengono discaricati e compattati nell’area boscata, che di fatto, risulta scomparsa per circa mq. 1000”. 

Tale evidenza è riscontrata anche dalla perizia tecnica a firma dell’ing. Paolo Tabacco, nella quale si afferma che “l’area PIP Fornace è, di tutta evidenza, ai sensi e per gli effetti della L. 431/85 (Galasso), un’area di interesse paesaggistico e la PA ne è ben conscia tanto vero che per dare inizio ai lavori di urbanizzazione dell’insediamento produttivo si rese conto che era necessario (persino dopo che i lavori erano già iniziati) dotarsi del parere della Commissione Edilizia Comunale Integrata (CECI) con successivo invio degli atti al Servizio ambientale della Soprintendenza che non ha ritenuto opportuno intervenire”.

Come si presentava, nel dicembre 2010, prima
del sequestro, la parte antistante il lotto n. 9. 
In seguito a queste evidenze, certificate dal Corpo Forestale dello Stato, è scaturito il procedimento penale n. 82/2011 a carico del legale rappresentante della Soc. Coop. “Betulla s.r.l.”, già senatore della Repubblica Italiana, imputato del reato previsto e punito dall’art. 633 c.p. poiché “dopo aver acquistato, dal Comune di Sassano circa 2845 mq. di terreno sito in località Fornace – via Macchia Mezzana (lotto nr. 09 – zona PIP), realizzava un piazzale in materiale misto calcareo avente una superficie di circa 3750 mq., così arbitrariamente occupando circa 941 mq. di terreno del Comune di Sassano”. Il Procuratore ha chiesto, il 12 ottobre scorso, la fissazione dell’udienza dibattimentale per l’unico imputato dell’unico capo di imputazione. Si contempla la possibilità per l’imputato, ove ne ricorrano i presupposti e prima dell’apertura del dibattimento di 1° grado, di chiedere il giudizio abbreviato, il patteggiamento e l’oblazione.

Dallo stesso fascicolo 82/2011 si è appurato che la ditta che ha urbanizzato l’area PIP, una s.r.l. con unico socio, ha sede legale in Casal di Principe (CE). 

La Soc. Coop. “Betulla s.r.l., d’altro canto, nella sua quindicinale attività, ha annoverato (e forse ancora annovera), tra soci e collaboratori, noti rappresentanti istituzionali: ex-sindaci ed ex-vicesindaci del Comune di Sassano, segretari locali di partito, assessori – anche uno di un Comune limitrofo (che ancora riveste la carica politica). Tutto l’arco costituzionale è rappresentato, tanto è che la società giustamente elenca, tra le finalità sociali, anche la “salvaguardia dell’ambiente intesa come: 1) sorveglianza per la salvaguardia dei boschi”. Appunto!


Dicembre 2010: un televisore fa capolino nella
parte residua del boschetto. Si noti che sul
marciapiede della "zona industriale" sono nate
le erbacce e che all'acqua stagnante (da cui il
termine "zona limacciosa" utilizzata da alcuni,
forse in senso spregiativo) viene impedito il
deflusso originale verso un canale attiguo
proprio dalle opere in cemento.
 Che cosa si diceva nella precedente denuncia dell'anno 2007, archiviata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sala Consilina? Ecco qua:


Ill.mo Sig. PROCURATORE
Procura della Repubblica
Tribunale di Sala Consilina (SA)

è iniziata, contrariamente ad ogni nostro auspicio, la costruzione delle infrastrutture per la zona industriale, che interessa il torrente Zia Francesca e il boschetto paleo-palustre in località Ponte Cappuccini. E, nonostante l’Area Tecnica del Comune di Sassano asserisca che il boschetto paleo palustre non sia incluso nell’area interessata dai lavori, vogliamo precisare, al riguardo, quanto segue.

Così come si evince dal piano di lottizzazione, alcuni lotti e una strada di collegamento separano il corridoio naturale tra il torrente Zia Francesca e il boschetto paleo-palustre, che viene così ad essere scisso in due tronconi, che saranno quindi definitivamente privati dell’attuale continuità biologica. Il tutto avviene in un contesto naturale, che la Carta di destinazione d’uso del territorio della Comunità Montana, ..., definisce “area di particolare pregio ambientale”. La Carta di destinazione d’uso del territorio è stata adottata dalla Comunità Montana in data 13 Febbraio 2003, a seguito di uno studio commissionato ai consulenti prof. Pasquale Persico (economista), prof. Di Novella Nicola (naturalista) e dott.ssa Maria Giovanna Fiume (geologo).

Il luogo in questione, limitrofo al fiume Tanagro, è davvero singolare perché reca tracce della natura palustre del Vallo di Diano nella sua conformazione originaria: esso è un quadrilatero naturale, posto alcuni metri al di sotto della strada Provinciale del Corticato, che ne determina un lato, e racchiuso, dai restanti lati, dalla Zia Francesca, torrente pur menzionato nella Carta di destinazione d’uso del territorio, dal corso d’acqua Limiti e  dalla barriera naturale del boschetto, che attualmente ospita varie specie arboree e animali.

Quello che sconcerta in tutto questo non è soltanto il voler vanificare lo studio fatto dagli esperti, e non è tanto il voler ignorare le direttive della Comunità Montana, ma il fatto che, nonostante ci siano altri siti che potrebbero essere utilizzati (ma nessuno pensa mai a consorziare i Comuni per non rendere tutta la vallata invasa da capannoni?) ecco che la zona industriale del paese viene fatta là dove avrebbe potuto insediarsi, così come anche era stato consigliato in una riunione sul tema tenutasi nel 2003, un insediamento didattico, magari costruito con le tecniche della bio-architettura, così come riportato in un articolo a firma del giornalista Salvatore Medici. E il tutto avviene mentre la Regione Campania vorrebbe istituire una Zona di Protezione Speciale per il Tanagro e zone limitrofe, ma i Comuni interessati (e come non comprenderne la difficoltà!) ancora non si esprimono su una proposta di perimetrazione.  Qualcuno direbbe che tutto ciò potrebbe essere anche scandaloso dal punto di vista politico: ma ormai da noi non fa più scandalo raccontare un fatterello di questo! Ci stiamo incamminando (ahinoi!) sulla strada dell’indifferenza civica e del “chi te lo fa fare” anche a fronte di un’inerzia generalizzata sul fronte ambientale da parte delle amministrazioni locali.
  
.... Sembra, inoltre, che ci siano spinte, da parte di personaggi che hanno interessi nell’affare della zona industriale, nel far sì che i prezzi dei lotti aumentino. Ecco, forse è giunto il momento che si indaghi più a fondo sulla questione, visto che un controllo istituzionale stretto e diretto, da parte della minoranza della scorsa legislatura (non più esistente, in quanto anch’essa parte dell’attuale amministrazione, cosa che potrebbe far destare qualche sospetto anche sul ruolo dell’opposizione degli anni passati) non esiste più. Eventuali accordi politico-affaristici, pertanto, potrebbero essere stati possibili già dalla scorsa legislatura. E forse è bene che le istituzioni si facciano carico di questo caso, se sia opportuno, cioè, costruire una zona industriale in un’area di particolare pregio ambientale e se, per addivenire a questa scellerata determinazione, non si sia violata la legge. Anche perché, davanti a questo fatto, dovremmo cominciare a chiederci quale utilità abbiano le Comunità Montane e i soldi dei contribuenti utilizzati per gli studi su argomenti di natura specifica, come quello sulla Carta di destinazione d’uso del territorio. A proposito di questa vicenda esiste anche un’interrogazione parlamentare (che si allega) a firma dell’On. Trepiccione.

Si chiede, pertanto, alla S. V. di voler

      acquisire la documentazione relativa alla costruzione della zona di insediamento industriale in una zona acquitrinosa, per verificare se siano stati richiesti e acquisiti tutti i pareri e autorizzazioni di rito...



Questa è un po' un'altra parte della storia storia del boschetto paleo-palustre. Un altro frammento si trova sul Il Giornale del Cilento Online (altra storia) Per quanto mi concerne, questa sembra proprio una gran brutta storia, tuttavia. E ciò, proprio in considerazione del fatto che sono stati distrutti circa 2000 mq di bosco”. Abbiamo fatto il possibile per salvare il salvabile. Di fronte a questi fatti, ufficialmente riportati nelle perizie tecniche effettuate dal Corpo Forestale dello Stato e da un Consulente Tecnico d’Ufficio, tuttavia, sarebbe quasi opportuno alzare bandiera bianca. Bandiera bianca, sì… forse... ma anche… no.

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