In data 11-12-2010 la sede CODACONS del Vallo di Diano presentava
alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sala Consilina un esposto-denuncia
circa l’accumulo di rifiuti nel boschetto paleo-palustre a Sassano. Se ne riportano alcuni passi.
In data 07-07-2003 fui messo al corrente, in forma
scritta, dal Responsabile Territoriale FIPSAS, Salvatore Della Luna
Maggio, che una zona P.I.P. del Comune di Sassano, ricadeva nell’area di
interesse naturalistico “boschetto-paleo palustre della località Cappuccini in
agro di Sassano”. Il Responsabile FIPSAS era stato invitato ad un incontro con
la Comunità Montana il giorno 1 luglio 2003. Il 31 luglio 2003, il caso del
boschetto fu ripreso nella trasmissione radiofonica di Oliviero Beha e Mauro De
Cillis, La Radio a Colori. Il giorno 2 agosto 2003, in qualità di Responsabile
della sede CODACONS locale, indissi una manifestazione presso il boschetto per
sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione. Alla manifestazione
parteciparono vari cittadini e l’Assessore all’Ambiente della Provincia di
Salerno pro tempore. Il giorno 9 agosto 2003 venne fissato un incontro presso
il Comune di Sassano (SA) per discutere, insieme all’Assessore all’Ambiente
provinciale, della salvaguardia del boschetto. Di questo incontro e delle
intenzioni di salvaguardia scaturite dall’incontro resta oggi traccia
nell’articolo de La Città del 12 febbraio 2004 a firma di Salvatore Medici. Con la delibera n. 3 del 13 febbraio 2003, già si
individuavano “macchie e boschetti paleo-palustri” come aree di particolare
pregio ambientale. Dobbiamo ritenere, tuttavia, che ci si riferisse, per il
Vallo di Diano, quasi esclusivamente alla zona in località Ponte Cappuccini in
Agro di Sassano, così come esplicitamente riferito da Salvatore Della Luna
Maggio nella sua dettagliata missiva del luglio 2003. Successivamente a tale data è iniziata, contrariamente
ad ogni nostro auspicio, la costruzione delle infrastrutture per la zona
industriale, che interessa il torrente Zia Francesca e il boschetto
paleo-palustre in località Ponte Cappuccini, così come riportato da un
progetto di massima. Così come si evince dal piano di lottizzazione,
dunque, alcuni lotti e una strada di collegamento separano il corridoio
naturale tra il torrente Zia Francesca e il boschetto paleo-palustre, che viene
così ad essere scisso in due tronconi, che sono stati quindi definitivamente
privati della loro continuità biologica, nonostante il luogo in questione,
limitrofo al fiume Tanagro, sia davvero singolare perché reca tracce della
natura palustre del Vallo di Diano nella sua conformazione originaria: esso è
un quadrilatero naturale, posto alcuni metri al di sotto della strada
Provinciale del Corticato, che ne determina un lato, e racchiuso, dai restanti
lati, dalla Zia Francesca, torrente pur menzionato nella Carta di destinazione
d’uso del territorio, dal corso d’acqua Limiti e dalla barriera naturale del boschetto, che
ospitava varie specie arboree e animali, così come dettagliatamente riportato ancora
nella lettera di Della Luna Maggio. Da quanto detto si evince che la zona è di
natura alluvionale e, presumibilmente, sottoposta a specifici vincoli
idrogeologici...
Oggi, a seguito dei lavori di urbanizzazione,
dello sversamento dei rifiuti e di tagli selvaggi, si presenta come nelle foto
3-19 [tutte allegate all'esposto-denuncia]. Avevamo già preconizzato quanto sta oggi accadendo e perciò avevamo
investito questa Procura del problema già nel 2007 (R. G. Nr. 426/2007).
L’affidamento dei lavori di urbanizzazione e il successivo abbandono del
boschetto hanno purtroppo reso amaramente veri i nostri terribili presagi.
Si chiede, pertanto, alla S. V.
di volere entrare nel merito sul perché l’area PIP,
che ingloba un’area di particolare pregio ambientale, è oggi un monumento
all’abbandono, con strade dissestate a distanza di pochi mesi dalla messa in
opera dei lavori. Come cittadini vorremmo anche capire perché e come un’area di
particolare pregio ambientale possa essere trasformata in discarica abusiva...
Da tale
denuncia ne scaturiva un’indagine condotta dal Corpo Forestale dello Stato,
stazione di Sala Consilina, tutta contenuta nel fascicolo del procedimento
penale n. 82/2011, attualmente incardinato presso il Tribunale di Sala
Consilina.
Il cartello affisso dal Corpo Forestale dello Stato ad una parte di quello che fu il boschetto paleo-palustre |
La zona P.I.P. del Comune di Sassano, come emerso
dalla Carta di destinazione d’uso del territorio, redatta dalla Comunità
Montana (D.C.M. 13-02-2003) ai sensi della L. R. n. 17/1998, ricadeva nell’area
di particolare pregio ambientale “boschetto-paleo palustre della località
Cappuccini in agro di Sassano”. Come adesso già sappiamo, il Corpo Forestale dello Stato sequestrava una parte dell'area nel gennaio 2011(sequestro).
Nella “Scheda di trasmissione di notizie di
reato” del Comando del Corpo Forestale dello Stato, inviata alla Procura il
20-01-2011, è emerso che “sono stati
distrutti circa 2000 mq. di bosco”, e che “il Comune di Sassano ha lottizzato, per scopi produttivi, un luogo
boscato”, si è fatta menzione di “un
falso ideologico circa la destinazione reale del suolo con elusione dei vincoli
conseguenti”.
Si dice anche quanto segue: “Si precisa che nella documentazione visionata ed acquisita non si
riporta in alcun caso l’esistenza del bosco sul lotto n.9”, parte
lottizzata sequestrata. Si nota anche quanto segue: “Dai primi riscontri, in particolare espletati mediante raffronti con le
riproduzioni orto fotografiche (rilievo agosto 2008) in dotazione al sistema
cartografico del S. I. M. (sistema Informativo della Montagna) fornito al Corpo
Forestale, si evince che la ubicazione di n. 01 lotto (lotto n. 09), di recente
piazzalizzato abusivamente con materiale misto di cava, ha di fatto rimpiazzato
una porzione del bosco palustre, mediante la sua eliminazione. Si è proceduto,
pertanto, al relativo sequestro dell’area a carico del proprietario del lotto”.
Inoltre, lo stesso bosco palustre,
attiguo al lotto sopra detto e di proprietà comunale, per circa mq. 500-600
risulta interessato da notevoli sversamenti di rifiuti speciali, in prevalenza
provenienti da demolizioni edilizie, che con progressione vengono discaricati e
compattati nell’area boscata, che di fatto, risulta scomparsa per circa mq.
1000”.
Tale evidenza è riscontrata anche dalla perizia tecnica a firma
dell’ing. Paolo Tabacco, nella quale si afferma che “l’area PIP Fornace è, di tutta evidenza, ai sensi e per gli effetti
della L. 431/85 (Galasso), un’area di interesse paesaggistico e la PA ne è ben
conscia tanto vero che per dare inizio ai lavori di urbanizzazione
dell’insediamento produttivo si rese conto che era necessario (persino dopo che
i lavori erano già iniziati) dotarsi del parere della Commissione Edilizia
Comunale Integrata (CECI) con successivo invio degli atti al Servizio
ambientale della Soprintendenza che non ha ritenuto opportuno intervenire”.
Come si presentava, nel dicembre 2010, prima del sequestro, la parte antistante il lotto n. 9. |
In seguito a queste evidenze, certificate dal Corpo
Forestale dello Stato, è scaturito il procedimento penale n. 82/2011 a carico
del legale rappresentante della Soc. Coop. “Betulla s.r.l.”, già senatore della
Repubblica Italiana, imputato del reato previsto e punito dall’art. 633 c.p.
poiché “dopo aver acquistato, dal Comune
di Sassano circa 2845 mq. di terreno sito in località Fornace – via Macchia
Mezzana (lotto nr. 09 – zona PIP), realizzava un piazzale in materiale misto
calcareo avente una superficie di circa 3750 mq., così arbitrariamente
occupando circa 941 mq. di terreno del Comune di Sassano”. Il Procuratore
ha chiesto, il 12 ottobre scorso, la fissazione dell’udienza dibattimentale per
l’unico imputato dell’unico capo di imputazione. Si contempla la possibilità
per l’imputato, ove ne ricorrano i presupposti e prima dell’apertura del
dibattimento di 1° grado, di chiedere il giudizio abbreviato, il patteggiamento
e l’oblazione.
Dallo stesso fascicolo 82/2011 si è appurato che la
ditta che ha urbanizzato l’area PIP, una s.r.l. con unico socio, ha sede legale
in Casal di Principe (CE).
La Soc. Coop. “Betulla s.r.l., d’altro canto, nella
sua quindicinale attività, ha annoverato (e forse ancora annovera), tra soci e
collaboratori, noti rappresentanti istituzionali: ex-sindaci ed ex-vicesindaci
del Comune di Sassano, segretari locali di partito, assessori – anche uno di un
Comune limitrofo (che ancora riveste la carica politica). Tutto l’arco
costituzionale è rappresentato, tanto è che la società giustamente elenca, tra
le finalità sociali, anche la “salvaguardia
dell’ambiente intesa come: 1) sorveglianza per la salvaguardia dei boschi…”. Appunto!
Ill.mo Sig. PROCURATORE
Procura della Repubblica
Tribunale di Sala Consilina (SA)
è iniziata, contrariamente ad ogni nostro auspicio, la
costruzione delle infrastrutture per la
zona industriale, che interessa il torrente Zia Francesca e il boschetto paleo-palustre
in località Ponte Cappuccini. E, nonostante l’Area Tecnica del Comune di
Sassano asserisca che il boschetto paleo palustre non sia incluso nell’area
interessata dai lavori, vogliamo precisare, al riguardo, quanto segue.
Così come si evince dal piano di lottizzazione, alcuni lotti e una strada di collegamento separano il corridoio
naturale tra il torrente Zia Francesca e il boschetto paleo-palustre, che viene
così ad essere scisso in due tronconi, che saranno quindi definitivamente
privati dell’attuale continuità biologica. Il tutto avviene in un contesto
naturale, che la Carta
di destinazione d’uso del territorio della Comunità Montana, ...,
definisce “area di particolare pregio
ambientale”. La Carta di destinazione d’uso del territorio è
stata adottata dalla Comunità Montana in data 13 Febbraio 2003, a seguito di uno studio commissionato ai consulenti
prof. Pasquale Persico (economista), prof. Di Novella Nicola (naturalista) e
dott.ssa Maria Giovanna Fiume (geologo).
Il luogo in questione, limitrofo al fiume Tanagro, è
davvero singolare perché reca tracce della natura palustre del Vallo di Diano
nella sua conformazione originaria: esso è un quadrilatero naturale, posto
alcuni metri al di sotto della strada Provinciale del Corticato, che ne
determina un lato, e racchiuso, dai restanti lati, dalla Zia Francesca,
torrente pur menzionato nella Carta di destinazione d’uso del territorio, dal
corso d’acqua Limiti e dalla barriera
naturale del boschetto, che attualmente ospita varie specie arboree e animali.
Quello che sconcerta in tutto questo non è soltanto il
voler vanificare lo studio fatto dagli esperti, e non è tanto il voler ignorare
le direttive della Comunità Montana, ma il fatto che, nonostante ci siano altri
siti che potrebbero essere utilizzati (ma nessuno pensa mai a consorziare i
Comuni per non rendere tutta la vallata invasa da capannoni?) ecco che la zona
industriale del paese viene fatta là dove avrebbe potuto insediarsi, così come
anche era stato consigliato in una riunione sul tema tenutasi nel 2003, un
insediamento didattico, magari costruito con le tecniche della bio-architettura,
così come riportato in un articolo a firma del giornalista Salvatore Medici. E il tutto avviene mentre la Regione Campania
vorrebbe istituire una Zona di
Protezione Speciale per il Tanagro e zone limitrofe, ma i Comuni
interessati (e come non comprenderne la difficoltà!) ancora non si esprimono su
una proposta di perimetrazione. Qualcuno
direbbe che tutto ciò potrebbe essere anche scandaloso dal punto di vista
politico: ma ormai da noi non fa più scandalo raccontare un fatterello di questo!
Ci stiamo incamminando (ahinoi!) sulla strada dell’indifferenza civica e del “chi te lo fa fare” anche a fronte di
un’inerzia generalizzata sul fronte ambientale da parte delle amministrazioni
locali.
....
Sembra, inoltre, che ci siano spinte, da parte di personaggi che hanno
interessi nell’affare della zona industriale, nel far sì che i prezzi dei lotti
aumentino. Ecco, forse è giunto il momento che si indaghi più a fondo sulla
questione, visto che un controllo istituzionale stretto e diretto, da parte
della minoranza della scorsa legislatura (non più esistente, in quanto
anch’essa parte dell’attuale amministrazione, cosa che potrebbe far destare
qualche sospetto anche sul ruolo dell’opposizione degli anni passati) non esiste più. Eventuali accordi
politico-affaristici, pertanto, potrebbero essere stati possibili già dalla
scorsa legislatura. E forse è bene che le istituzioni si facciano carico di questo caso, se sia opportuno, cioè, costruire una
zona industriale in un’area di particolare pregio ambientale e se, per
addivenire a questa scellerata determinazione, non si sia violata la legge. Anche
perché, davanti a questo fatto, dovremmo cominciare a chiederci quale utilità
abbiano le Comunità Montane e i soldi
dei contribuenti utilizzati per gli studi su argomenti di natura specifica,
come quello sulla Carta di destinazione d’uso del territorio. A proposito di
questa vicenda esiste anche un’interrogazione parlamentare (che si allega) a
firma dell’On. Trepiccione.
Si chiede,
pertanto, alla S. V. di voler
acquisire la documentazione relativa alla costruzione
della zona di insediamento industriale in una zona acquitrinosa, per verificare
se siano stati richiesti e acquisiti tutti i pareri e autorizzazioni di rito...
Questa è un po' un'altra parte della storia storia del boschetto paleo-palustre. Un altro frammento si trova sul Il Giornale del Cilento Online (altra storia) Per quanto mi concerne, questa sembra proprio una gran brutta storia, tuttavia. E ciò, proprio in considerazione del fatto che “sono stati distrutti circa 2000 mq di bosco”. Abbiamo fatto il possibile per salvare il salvabile. Di fronte a questi fatti, ufficialmente riportati nelle perizie tecniche effettuate dal Corpo Forestale dello Stato e da un Consulente Tecnico d’Ufficio, tuttavia, sarebbe quasi opportuno alzare bandiera bianca. Bandiera bianca, sì… forse... ma anche… no.
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