Per recuperare la memoria di quello che è stato fatto in questi anni sul versante della Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani (TARSU), riportiamo un minimo di rassegna stampa che riguarda il nostro Vallo di Diano. Sulla questione, che adesso arrovella l'opinione pubblica, anche in previsione di prossimi annunciati aumenti, si sapeva già tutto nel 2008, quando Altrodiano pubblicava questo importante articolo. In questo pezzo si fa vedere in dettaglio come è stato gestito lo smaltimento dei rifiuti nel Vallo di Diano.
Leggiamo insieme e poi leggiamo le battaglie (inutili, purtroppo) contro gli aumenti, che imperversano in questo settore, mentre le istituzioni non sono riuscite ancora a fare chiarezza su alcuni punti sollevati dall'articolo, tra i quali il viaggio di piacere col "ferryboat" della monnezza in Sicilia. Noi abbiamo fatto la nostra parte (e ancora la facciamo). A voi auguro buona lettura.
Leggiamo insieme e poi leggiamo le battaglie (inutili, purtroppo) contro gli aumenti, che imperversano in questo settore, mentre le istituzioni non sono riuscite ancora a fare chiarezza su alcuni punti sollevati dall'articolo, tra i quali il viaggio di piacere col "ferryboat" della monnezza in Sicilia. Noi abbiamo fatto la nostra parte (e ancora la facciamo). A voi auguro buona lettura.
27 giugno 2008
La tassa sui rifiuti, la cosiddetta
Tarsu, è in aumento e lo sarà ancor di più a partire dal prossimo anno
A Caggiano la tassa sui rifiuti si aggira
intorno ai 65 centesimi per metro quadro, a San Rufo si arriva agli 80
centesimi, a Teggiano costa 90 centesimi, a Sala Consilina si paga un euro per
metro quadro. Per continuare con le cifre, a Padula la tassa è attualmente di
80 centesimi per metro quadro, ma si prevedono aumenti di 20 centesimi circa.
Anche a Casalbuono la tassa vale 80 centesimi per metro quadro per un costo
complessivo di gestione di 100mila euro, ma anche qui il sindaco Attilio Romano
prevede un aumento.
A Polla l’aumento è di circa 25 centesimi
e si è passati, così, ad una tassa di 1 euro e 25 centesimi per metro quadro e
una spesa complessiva di gestione di 700 mila euro. Solo ad Atena Lucana si
registra una tassa bassissima: 52 centesimi per metro quadro a fronte della
migliore raccolta differenziata della provincia di Salerno.
Ma a che cosa serve la tassa sui rifiuti? Ovviamente a pagare il ciclo di
smaltimento. La tassa copre i costi del personale per la raccolta
differenziata, i trasporti e il carburante, i mezzi e le attrezzature, le
operazioni di smaltimento, il conferimento in discarica. Se questi costi aumentano,
aumenta anche la tassa.
Ma alcuni modi per risparmiare esistono. Il ciclo dei rifiuti prevede prima di
tutto la raccolta differenziata, con la quale si recupera l’umido organico, la
plastica, la carta, il cartone e il vetro. L’umido deve essere recuperato negli
impianti di compostaggio e da esso si ricava il compost. Carta, plastica e
vetro vengono riciclati e i comuni ricevono dei benefici in danaro in relazione
alle quantità recuperate di questi materiali. Più recuperi, più guadagni. Tutto quello che invece è indifferenziato va nei cosiddetti impianti per ex Cdr
che trasformano l’indifferenziato in materiale da poter bruciare nei
termovalorizzatori, da cui si ricava energia elettrica. Nei Cdr si producono
anche scarti chiamati Fos e sovvalli che vanno in discarica.
Ovviamente, se gli impianti sono distanti aumentano i costi di trasporto. In
regione Campania, per esempio, nessun impianto di compostaggio funziona. Per
cui i rifiuti prendono la strada della Sicilia. Nel Vallo di Diano da chi è gestito tutto il ciclo di smaltimento? Dal
Consorzio di Bacino Sa 3 che nasce dal vecchio Consorzio degli 11 Comuni
cosiddetti “depressi” e che, oltre alla gestione dei rifiuti, può occuparsi di
sport, turismo, arte e cultura, svariati servizi comunali e attività produttive.
Per anni a capo della struttura c’è stato Enrico Zambrotti. Dopo le dimissioni
di quest’ultimo, nella primavera del 2006, successivamente ad una sentenza di
condanna in primo grado per fatti risalenti alla sua presidenza in Comunità
montana, il Consiglio di amministrazione non ha mai deliberato alcun sostituto,
per cui la prima carica attualmente è rappresentata dal vice presidente
Giuseppe Marmo, ex sindaco di San Rufo.
I Comuni partecipanti nel Consorzio sono 45. Ogni comune ha un numero di quote
determinate nell’atto della sua costituzione. In totale, si tratta di mille
quote divise per 45 comuni e per tre settori specifici: rifiuti, sport e
attività produttive. La legge sui rifiuti obbliga la partecipazione e, dunque,
l’acquisto delle quote nel settore rifiuti. Per gli altri settori la scelta è
facoltativa. Chi ha più quote conta di più, poiché in assemblea la maggioranza
è rappresentata dal maggior numero di quote. Quando fu costituito il Consorzio,
gli 11 comuni che già facevano parte del precedente consorzio dei Comuni
depressi avevano già un capitale versato e, dunque, più quote. Sono loro in
realtà che continuano ad avere la maggioranza. Ma il Consorzio di bacino Sa 3 gestisce la raccolta porta a porta con una
società controllata, la Ergon S.p.a. “Il Consorzio non ha affidato ad una
società con un bando di gara la raccolta porta a porta, ma ha scelto di
entrarci direttamente- spiega Domenico Mazza, assessore di Teggiano. Noi non
condividiamo, ma pensiamo che un Comune debba fare un’offerta e un bando di
gara per la gestione. Chi vince gestisce nel pieno della trasparenza”.
Le quote di adesione che vanno al Consorzio non vengono pagate per i servizi di
raccolta. I servizi, invece, vanno pagati sulla base di una convenzione che il
Comune stipula con il Consorzio e i servizi vengono eseguiti dalla Ergon. La
Ergon, cioè, agisce tramite il Consorzio Sa 3 che, a sua volta, stipula le
convenzioni con i Comuni. Nel Piano regionale dei rifiuti si specifica che
l’unico Consorzio di bacino ad aver superato la soglia del 35 per cento di
raccolta differenziata è stato proprio quello di San Rufo. Il primo in assoluto
insomma. Eppure c’è ancora tanta confusione nella gestione del ciclo dei rifiuti. Basta
considerare che tra i 45 comuni del Consorzio Sa 3 esistono tante tipologie di
raccolta e trasporti dei rifiuti. Ci sono i Comuni che gestiscono direttamente
la raccolta come Atena e Padula; altri che l’hanno affidata alla sola
Ergon come Casalbuono, Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Sassano,
Polla. Altri comuni che la gestiscono sia direttamente che insieme con la
Ergon, come Caggiano o Buonabitacolo; altri ancora che si sono affidati solo al
Consorzio, come Pertosa o Sala Consilina; altri che, invece, utilizzano sia il
Comune che il Consorzio come i comuni degli Alburni e parte del Tanagro; altri,
infine, che utilizzano società private quali la General Enterprise e
cooperative comunali o altri soggetti terzi. È il caso del comune di Teggiano e
di molti comuni del Bussento e del Golfo di Policastro. Insomma, il Consorzio
nasce per gestire in forma associata la raccolta dei rifiuti dei comuni per
abbattere i costi. Poi, invece, accade che ogni comune scelga la formula più
conveniente in forma personalizzata. Tutto questo naturalmente produce due effetti:
da un lato fa perdere il principio dell’abbattimento dei costi e dall’altro
produce una concorrenza tra società di raccolta, per cui sembrerebbe normale
che il servizio venga offerto in maniera diversa da comune a comune con
differenza di trattamento.
La Ergon e i costi eccessivi.
Diversi comuni considerano eccessivi i costi
della Ergon spa. Il Comune di S.Arsenio è stato il primo a decidere di
sospendere il rapporto di gestione dei servizi di raccolta con il Consorzio e
dunque con la Ergon, perché il servizio era ritenuto troppo oneroso. Il ricorso
al Tar presentato dal Consorzio non è stato accolto e così Sant’Arsenio è
passato alla gestione comunale.
I dati dicono che il risparmio per i primi mesi è stato del 40 per cento
rispetto alla Ergon. I risparmi si sono ottenuti per il minor costo degli
addetti al servizio di raccolta e delle attrezzature. Altro dato interessante è
il fatto che, con la gestione comunale, Sant’Arsenio ha recuperato in sei mesi
il 30 per cento in più tra plastica, carta e vetro. Ogni comune, se recupera
questi materiali, riceve del danaro cosiddetto “di ristoro”, per cui il comune
ha incassato il 30 per cento in più. Tuttavia, nonostante ciò, dal 1 giugno
S’Arsenio è tornato con la gestione Consorzio-Ergon che sembra abbia fatto una
offerta notevolmente economica: 70 mila euro annui, utilizzando il personale
del Comune. Dunque, un risparmio è possibile almeno per chi ha gli operai
comunali. Per chi, invece, ha voluto assumere tramite la Ergon 6 o 7 operai, le
cose vanno peggio.
La stessa offerta pari a 70 mila euro, il Consorzio l’aveva fatta al Comune di
San Rufo, dopo che la sindaca Giovanna Benvenga aveva rifiutato l’offerta
precedente di 134 mila euro e sospeso il servizio con la Ergon per costi
eccessivi. Ne è conseguito un altro ricorso al Tar, questa volta vinto dal
Consorzio. Eppure il Comune di San Rufo oggi gestisce autonomamente il servizio
con una riduzione dei costi di circa il 40 per cento.
A tal proposito, Enrico Zambrotti, amministratore delegato della Ergon S.p.a.,
spiega: “Se la gestione passa attraverso gli operai comunali si risparmia,
perché il contratto collettivo è diverso da quello che regola gli operai della
Ergon che si attengono al contratto di Federambiente e che comporta una spesa
in più all’anno di circa 10 euro per ogni operaio. Inoltre, i costi comunali
non sono del tutto classificabili in maniera specifica, possono essere spalmati
sul bilancio e dunque non necessariamente riportati con la spesa sui rifiuti.
Del resto, se andiamo a vedere i Comuni, Atena Lucana che gestisce la raccolta
con una cooperativa, a mio parere, vìola lo Statuto dei lavoratori e la legge
sui rifiuti”. Un’accusa dura, respinta ovviamente dal sindaco Sergio Annunziata, uno dei principali oppositori alla gestione del Consorzio. “Chi mi
conosce sa che non opero, violando la legge. La questione è diversa. Ho scelto
di utilizzare, secondo il miglior modo possibile, gli operai e i mezzi. Perché avere parecchi operai o mezzi ed attrezzature se bisogna utilizzarli
solo per un determinato monte ore al giorno? Bisogna ottimizzare le risorse e
rendere efficienti i servizi”.
Eppure, per diversi sindaci, i costi della Ergon restano eccessivi. Soprattutto
quelli relativi all’ammortamento dei mezzi.
Per esempio, per chi affida il servizio di raccolta alla Ergon, il costo
annuale di gestione di uno scarrabile è di 552 euro. Lo scarrabile comprato ex
novo vale 3690 euro. Sullo scarrabile il Comune paga alla Ergon 460 euro ogni
anno di ammortamento per un periodo di 8 anni, cioè pari al valore ex novo
dello scarrabile, ma ovviamente al Comune non resterà lo scarrabile, qualora
potesse essere ancora utilizzato. Il metodo è lo stesso per tutto. Ci sono
alcuni Comuni, come Polla, che stanno valutando tale costrizione. “Sarebbe più
economico comprare direttamente lo scarrabile o i gasoloni, piuttosto che
affittarli dalla Ergon” specifica il sindaco di Polla, Massimo Loviso. “A noi è
capitato che i mezzi venissero sostituiti con appena 52 chilometri”, aggiunge
il sindaco di San Rufo, Gianna Benvenga. Eppure per Zambrotti l’ammortamento è
necessario, anche perché “la Ergon ha speso 3 milioni di euro per acquistare i
mezzi e le attrezzature”.
E poi ci sono le spese per l’impianto di compostaggio e la discarica di Costa
Cucchiara di Polla. Diversi sindaci, come Gaetano Ferrari di Sala Consilina e
Sergio Annunziata di Atena Lucana, considerano la gestione del compostaggio e
della discarica fallimenti del Consorzio: “Il blocco dell’impianto di
compostaggio di Polla, dovuto a varie questioni, costringe oggi i comuni a
sversare l’umido in Sicilia con un costo di 200 euro a tonnellata, anziché 70
euro. Aver fatto delle scelte prima del blocco e avviare la realizzazione di un
nuovo impianto, come sta accadendo adesso grazie alla nostra volontà- spiegano
Annunziata e Ferrari - avrebbe comportato costi minori per i comuni.
Secondo Enrico Zambrotti l’impianto di compostaggio nasce già con
caratteristiche di progettazione negativa. A ciò si sono aggiunte le proteste
dei commercianti, la volontà del Comune di Polla prima e del Commissariato poi
di spostarlo presso la discarica di Polla, oltre alle esigenze di adeguamento
dell’impianto. Ma in un’intervista su YouTube, l’assessore regionale all’Ambiente Walter
Ganapini, l’1 giugno scorso, ha dichiarato che l’impianto di compostaggio di
Polla è perfetto. Il Codacons di Sala Consilina ha sollevato alcuni dubbi sull’opportunità di
realizzare un altro impianto di compostaggio tra Sala Consilina ed Atena Lucana
e sul perché continuare a mandare l'immondizia in Sicilia se l'impianto di
Polla potrebbe essere utilizzato come spiega Ganapini. Uno spreco di danaro, insomma, che intercorre già da alcuni anni. L’impianto,
difatti, fu bloccato quando il Commissariato depositò in esso 1.700 tonnellate
di fos, scarti che possono essere smaltiti solo in discarica. Da qui,
un’ordinanza del Comune di Polla di non utilizzare l’impianto fino al
trasferimento del fos in altri luoghi. Ciò non è mai avvenuto, per cui il Commissariato continua a pagare 67mila euro
mensili al Consorzio di bacino Sa3 per il ristoro del fos. Una situazione che,
qualche mese fa, ha portato i comuni di Atena Lucana e Sala Consilina a
proporre la realizzazione di un nuovo impianto, mentre quello di Polla, sembra,
resterà inutilizzato.
E poi c’è la discarica che, nonostante la presenza di 3 milioni di euro per la
bonifica, non è ancora stata bonificata ed i costi per la gestione annuale sono
ancora pari a 500mila euro circa: 148mila euro per il trasporto del percolato,
200mila per lo smaltimento, 18mila per il noleggio delle macchine e 48mila euro
per l’ammortamento. Di recente è stato finanziato dalla Regione Campania il
progetto di messa in sicurezza della discarica con 2 milioni 157mila euro, ma
sembra che i lavori non potranno essere appaltati se prima non sarà rimosso il
compost, per un costo di 1 milione di euro. “Eppure- spiega Ferrari- i costi
per la bonifica noi li abbiamo già pagati. Per scaricare nella discarica, i
Comuni dovevano pagare una tassa che comprendeva anche i costi della bonifica.
E adesso, invece, il Consorzio ci chiede di contribuire ulteriormente
attraverso l’aumento delle quote consortili che sono state raddoppiate”.
I debiti sono dei Comuni. “In realtà, l’aumento delle quote -specifica
Zambrotti, consulente economico del Consorzio - è determinato dal fatto che la
gestione del Consorzio è in perdita, ha cioè dei debiti, seppure si tratta di
indebitamento corrente, non straordinario o bancario”.
Il Consorzio, in effetti, ha maturato una serie di debiti costituiti da mutui
passivi, debiti verso fornitori, verso banche e verso imprese controllate,
seppur minimi, e una quantità di debiti rilevante che non è specificata nel
bilancio se non con la voce “altri debiti”. Anche i crediti sono rilevanti
soprattutto verso i Comuni, soci e clienti che, come si specifica in una
relazione di bilancio di previsione per il 2007, scaricano le loro criticità di
cassa sul Consorzio.
I costi delle società controllate.
Il 14 aprile scorso il Sindaco di Sala
Consilina Gaetano Ferrari ha inviato una missiva al Consorzio in cui si
chiedeva il compenso previsto per il direttore generale, il ruolo di Enrico
Zambrotti, le consulenze dell’ente, chi fossero i consiglieri di
amministrazione nelle società controllate e anche i costi sostenuti. “I costi
del Consorzio sono eccessivi anche per la presenza inutile di società
controllate” afferma Ferrari. Il Consorzio di Bacino, oltre ai rifiuti, svolge
anche altri ruoli relativi allo sport, al turismo, a servizi comunali e ha
costituito tre società controllate: la Ergon spa, la Meta spa e la MetanoGas
spa, con altrettanti consigli di amministrazione, amministratori delegati e
consigli dei revisori. Costi eccessivi secondo Ferrari, ma necessari e ridotti
al massimo rispetto alla normativa nazionale, secondo il Consorzio. Le uniche 2
consulenze richieste dal Consorzio ammontano a 19 mila euro circa. I
consiglieri della Ergon percepiscono 200 euro netti al mese, quelli del
Consorzio, 600 euro mensili.
Il futuro. Il 28 aprile scorso, sul Burc della Regione Campania è stata
pubblicata una legge che cancella i Consorzi. Sembra, ma non è ancora chiaro,
che gli enti spariranno entro novembre 2008 e le competenze passeranno alle
Province. Passano alla Provincia anche i debiti e i crediti del Consorzio, ma
esse non sono del tutto d’accordo nell’accollarsi i servizi. Probabilmente
saranno costituite altre grosse società pubbliche, oppure le competenze saranno
trasferite tutte al Consorzio Siis che si appresta a gestire tutto quello che
concerne i servizi idrici in Provincia.
La tariffa sui rifiuti aumenterà. In ogni caso, quel che sembra certo è che la
tassa sui rifiuti è in aumento ovunque, ma lo sarà ancora di più dal prossimo
anno. Se oggi i Comuni con i soldi dei cittadini coprono il 65 per cento della
spesa complessiva dei rifiuti, nel 2009 i comuni avranno l’obbligo di pagare il
servizio di raccolta e smaltimento rifiuti al 100 per cento con la sola tariffa
sui cittadini.
Fonte:www.altrodiano.it
REGIONE
CAMPANIA
|
7
gennaio 2003 da 'la Città'
A
Sassano ancora polemiche sui tributi
Stangata
sulla tassa rifiuti Il Codacons adesso diffida l'amministrazione comunale
Salvatore Medici Sassano. Inviata la diffida sull'aumento delle tasse della raccolta dei rifiuti urbani da parte del Codacons, all'ufficio tributi del Comune di Sassano. E, per conoscenza, la lettera è stata spedita anche all'attenzione della Procura della Repubblica di Sala Consilina, chiedendo la verifica di una procedura che secondo l'associazione dei consumatori è illegittima. La riunione, tenutasi sabato scorso a Sassano, presso il bar Abruzzese, tra il rappresentante del Codacons Roberto De Luca, i cittadini di Sassano e il Comitato Pro Acqua è servita a fare il punto della situazione in merito ai tributi sull'acqua e sui rifiuti. Dopo aver ottenuto il riconoscimento dell'aumento ingiustificato del 91,10% delle bollette dell'acqua, che secondo l'ufficio tributi è stato determinato da un errore materiale di meccanizzazione, la vertenza e la protesta si sono spostate sulle tasse dei rifiuti. Anche se, per quanto riguarda l'acqua, il Codacons ha chiesto che le somme in esubero già versate dai cittadini siano restituite di ufficio dal Comune, e non solo dopo una richiesta fatta dal cittadino in forma scritta. Inoltre, dato «l'eccezionale errore fatto», la vicenda è stata comunicata e fatta presente anche al Prefetto di Salerno. Per quel che riguarda i rifiuti, la contestazione si basa sulla retroattività della tassa. L'aumento del 23,70 per cento, infatti è stato imposto dall'Ufficio tributi, in seguito a una delibera di giunta del marzo 2002, a partire dal gennaio 2001, che adeguava quindi l'aumento anche per i mesi precedenti alla delibera. Un procedimento retroattivo che secondo il Codacons è illegittimo. La prima azione per scongiurare tale procedimento è stata appunto la lettera di diffida dell'aumento, spedita al Comune e per conoscenza alla Procura della Repubblica. Presentando l'atto comunale come discostante dalla legge vigente, il Codacons si è appellato all'articolo 11 del codice civile sulla natura delle leggi e sulla non retroattività legislativa. Una vicenda che quindi non contesta l'aumento in avvenire delle tasse, un dato del resto assodato anche in altri comuni, come Polla o Teggiano, dove gli aumenti oscillano tra il 40 e il 50 per cento. Una vicenda che tuttavia attende la risposta del sindaco Gaetano Arenare, per chiarire le procedure ed eventuali correzioni nell'interpretazione della delibera. |
REGIONE
CAMPANIA
|
13
agosto 2003 da 'la Città'
Nel Diano stangata sulla Tarsu
Il
Codacons mostra i dati Chieste verifiche al Prefetto
Elia
Rinaldi
SASSANO.
Scattano gli aumenti dell'acqua e dei rifiuti nel Vallo di Diano. A lanciare
l'allarme è il Codacons di Sala Consilina che ieri ha diffuso i tassi di
incremento del costo dell'acqua e della Tarsu del Comune di Sassano, mentre
altre indagini sulla tassa rifiuti, avviate dalla sede locale del Codacons
anche a Teggiano, Buonabitacolo e Padula, presto saranno in grado di fornire
una mappa dettagliata dei rincari in molti comuni della zona. Ma il
responsabile locale del Codacons, Roberto De Luca, anticipa già che, «a
partire dal 2000, nell'ambito del Consorzio Bacino Sa/3 si è registrato un
incremento medio annuo della tassa sui rifiuti solidi urbani del 30 per
cento». Un rincaro eccessivo, secondo il Codacons, che ha già chiesto
l'intervento e la verifica da parte del Prefetto: «Il tasso di incremento
della tariffa è ben al di sopra dell'indice di inflazione di molti comuni del
Vallo di Diano, come dimostra l'indice di inflazione (2.7% annuo) del Comune
di Sassano ». A proposito di Sassano, il Codacons riferisce che «nella
delibera di Giunta del 19 marzo 2002 venivano rilevati due errori materiali a
danno degli utenti: un aumento del 91,10% del prezzo dell'acqua per il primo
trimestre 2002 (definito errore di meccanizzazione) e un aumento (retroattivo
così come si leggeva nella delibera) del 23,7% della tassa sui rifiuti solidi
urbani. Nel frattempo, però, il 20 marzo 2001 la Tarsu era già aumentata del
25,148%. Insomma, un aumento del 55% circa rispetto all'anno 2000, tenendo
conto dell'effetto cumulativo degli aumenti successivi. Come se non bastasse,
riappaiono nelle bollette degli addizionali non meglio specificati, in misura
del 15%. Per cui l'aumento complessivo in due anni ha raggiunto quasi il
70%». Ma come se non bastasse il Codacons avverte che «negli avvisi di
pagamento dell'Etr, relativi alla tassa sui rifiuti solidi urbani dello
scorso anno, si sono verificate due anomalie: in primo luogo, l'Etr ha
rateizzato l'importo in sole due rate, rispettivamente con scadenza 30
settembre 2003 e 30 novembre 2003, mentre il regolamento Comunale prevede la
rateizzazione dell'importo dovuto in quattro rate. In secondo luogo, la
raccolta differenziata, in vigore a Sassano dal 15 aprile 2002, non ha
garantito, a conti fatti, un abbattimento dei costi finali del servizio».
Tempi duri, per i contribuenti valdianesi, colpiti dall'enneesima stangata
tributaria. Il Codacons ha dunque chiesto al Prefetto di valutare
attentamente questa vicenda, tenendo anche in conto altre gravi situazioni
segnalate nel passato.
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ARCHIVIO LA CITTÀ DI SALERNO DEL 2007: Padula,
Tarsu più salata
Lucia Giallorenzo
Caselle in Pittari: aumento
Tarsu, interviene il Codacons
12 Febbraio 2010
Con questo comunicato vorremmo complimentarci con la compagine dell’opposizione del Consiglio
comunale di Caselle in Pittari per l’iniziativa intrapresa a
contrasto degli aumenti della Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani (Tarsu). Infatti,
il 6 febbraio 2010 è stata scritta, dall’opposizione e dalla stessa
Amministrazione comunale, una bella pagina di democrazia partecipata in questo
paese: numerosi cittadini sono intervenuti all’incontro pubblico in cui il
sottoscritto era stato invitato in qualità di responsabile della sede locale
del Codacons. A
seguito della decisione del Consiglio comunale di Caselle in Pittari, presa a
maggioranza, con la votazione contraria dell’opposizione, di approvare, lo
scorso mese di ottobre 2009, una delibera (che a noi appare illegittima,
trattandosi di un aumento retroattivo della Tarsu dell’86,07% per lo stesso anno 2009) la minoranza ha
indetto un’assemblea pubblica per discutere della questione insieme alla
cittadinanza e alla Giunta comunale. Durante l’incontro si è sviluppato un
dibattito serrato sulle problematiche locali legate alla gestione dei rifiuti e
su temi generali circa la necessità di potenziamento della raccolta
differenziata. A nostro avviso, tuttavia, questo confronto andava aperto già da
tempo dall’Amministrazione, senza aspettare la lodevole iniziativa della
minoranza. Eppure, meglio tardi che mai. Ilcapogruppo della minoranza, Bruno Speranza, ha responsabilmente
affrontato sia la questione della gestione della raccolta dei rifiuti, sia
l’improvviso e sostanzioso aumento della Tarsu. Il Sindaco di Caselle ha avuto
modo di prendere la parola più volte e di controbattere ai rilievi di Bruno
Speranza e di altri relatori della minoranza. Il tutto in clima di civile
confronto sui temi di interesse generale. Anche il sottoscritto è intervenuto,
facendo presente che aveva appreso con sorpresa di questa tardiva decisione del
Consiglio comunale sul sostanzioso aumento della Tarsu, che non pochi disagi
avrà procurato, a giudicare dalle testimonianze raccolte in sala, ai cittadini
di Caselle in Pittari che hanno visto la tariffa schizzare a livelli abbastanza
alti nella classifica dei Comuni del Cilento e Vallo di Diano. Solo per fare un
confronto, consideriamo il Comune di Sassano. Mentre un abitante di
quest’ultimo paese paga 1,20 Eur ogni metro quadrato di superficie abitativa
più un 15% di addizionale provinciale, per un totale di 1,38 Eur, un abitante
di Caselle in Pittari dovrebbe pagare, stando alla delibera dello scorso
ottobre (con strana validità retroattiva), 1,62 Eur più un 15% di addizionale
provinciale, per un totale di 1,86 Eur ogni metro
quadrato di superficie abitativa. E’ stato chiesto dalla minoranza un tavolo tecnico per affrontare e risolvere le
questioni inerenti questi aumenti e per cercare di contenere i costi di
gestione del servizio della raccolta dei rifiuti, per non gravare troppo
pesantemente sulle tasche del cittadino che è già chiamato, oggi, ad affrontare
una crisi economica di vaste proporzioni. Si spera, adesso, che la Giunta
comunale, alla quale arriverà una nostra formale richiesta di accesso agli
atti, voglia tener conto del responsabile invito della minoranza e cercare di
venire incontro alle esigenze dei cittadini di Caselle in Pittari.
Dott. Roberto De Luca
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