sabato 18 agosto 2012

Il triste mosaico dello sversamento illecito dei rifiuti ricostruito dal giudice Cantone


Un articolo in prima pagina su Il Mattino del 18 agosto 2012 a firma di Rosanna Capacchione [1], un secondo di Raffaele Cantone [2]. In entrambi si spiegano le cause del disastro ambientale in Campania partendo dalla gestione dei rifiuti della metà degli '80. Se ne suggerisce un'attenta lettura. 

Riprendiamo alcune considerazioni contenute nello scritto del giudice Cantone, per capire il perché ci si oppone, in modo viscerale, alle aperture di nuove discariche in Campania. E leggiamo.

Molti di quei soggetti spregiudicati che avevano partecipato, grazie ai rapporti con la camorra, al sacco del territorio si sono comodamente riciclati come operatore del settore ambientale, ovviamente non dismettendo i loro legami con i clan che avevano consentito loro di arricchirsi ed espellendo operatori storici non legati ai clan. Ed oggi li ritroviamo, in più di un’occasione, nel ruolo di risolutori delle nuove emergenze.

In questo scritto c’è un primo richiamo alle dinamiche camorristiche di appropriazione e di gestione di un settore imprenditoriale di vitale importanza per il benessere collettivo. Ma continuiamo a leggere.

E ciò che è accaduto ha generato una sfiducia clamorosa nei cittadini che memori che spesso, in passato, gli sversamenti di rifiuti tossici erano avvenuti non in cave abusive ma in discariche “regolarmente” autorizzate, sono oggi pronti ad opporsi ogni qual volta si pensa di aprire un sito, una discarica o un centro di stoccaggio.

E chiediamoci anche perché proprio la Campania.

E qui entra in gioco il “fattore C”, cioè la camorra – o meglio i tanti clan che la compongono – che, anche per essere così divisa, è stata sempre molto duttile nell’aprirsi a nuovi affari, senza avere un minimo di remora nella tutela del “proprio territorio”.


Nessuna pietà per le terre e le acque, anche perché i boss avevano trovato la soluzione: in caso di inquinamento delle falde acquifere si poteva bere acqua minerale. I dubbi di un membro delle cosche in una riunione, infatti, avevano fatto esclamare al capo: “E che ce ne fotte, tanto noi beviamo l’acqua minerale”. Così viene riportato dallo stesso giudice Cantone che aggiunge che una risata generale aveva suggellato il piano scellerato di “intombamento” dei rifiuti del Nord nelle terre del Sud. Nel mosaico mancano, come di solito accade, coloro i quali hanno ideato tutta l’operazione, facendo da tramite tra gli industriali del Nord e gli “operatori ecologici” del Sud. Quei venerandi personaggi forse sono ancora oggi riveriti e considerati, per via dei loro ingenti mezzi e della rete di interessi che gestiscono, uomini di spessore. A noi resta la convinzione di essere uomini poveri, o “poveri uomini” (come qualcuno asseriva per il solo fatto che impiegavamo del prezioso tempo della nostra vita a difendere l’ambiente, o quello che di esso resta).  E, tristemente consapevoli dei misfatti perpetrati a danno della salute dei cittadini, continuiamo a segnalare le brutture che vediamo sotto i nostri occhi. E come non sentire l’orrenda puzza che tutti quelli che si recano dal Vallo di Diano alle coste del Cilento per mezzo della Bussentina avvertono nei pressi del fiume Calore in prossimità di Buonabitacolo? O come non vedere il continuo ripetersi (oggi l’ultimo episodio) del fenomeno dell’acqua con schiuma nel fiume Cavarelli? O come non ascoltare le drammatiche testimonianze di chi sta affrontando la dura prova imposta dalla malattia del secolo? E questi sono solo esempi. E i “poveri uomini” e gli sconsiderati siamo noi. Solo noi, mentre altri possono scrivere articoli (a prezzi modici si spera) per i loro amici e per gli amici degli amici, sempre pronti al “confronto” davanti ad una sapida pietanza e ad un calice di buon vino di “terre sicure”.

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Da Wikipedia

[1] Dal 1985, lavora per Il Mattino di Napoli a Caserta.
È autrice del libro L'oro della camorra. Questo parla di come i boss casalesi sono diventati ricchi e potenti manager e come influenzano e controllano l'economia di tutta la penisola: da Casal di Principeal centro di Milano (Rizzoli2008). Una copia di questo libro è stata ritrovata dai carabinieri nel covo del latitante Giuseppe Setola, durante il blitz del 12 gennaio 2009
A causa del suo lavoro di cronista di giudiziaria e per la sua attività contro la camorra, è stata negli anni più volte minacciata di morte e per questo, allo stato attuale, è costretta a vivere sotto scorta.
Per la sua attività professionale le sono stati assegnati importanti riconoscimenti:
- Premio Coraggio 2009 - Brescia 2009
- Premio “Gerbera gialla” il fiore simbolo dell’impegno contro tutte le mafie - Reggio Calabria 2009
- Premio giornalistico "città di Salerno" - 2009
- Premio “Elsa Morante” per l’impegno civile - New York 2008
- Premio Nazionale “Paolo Borsellino” - 2008
- Premio “Napoli” - 2008
- Premio “Testimone di pace” sezione informazione - Roma 2008
- Premio Colombe d'Oro per la Pace, assegnato dall'Archivio disarmo - 2008
- Premio “Libertà” promosso da “Articolo 21” - 2008
- Premio “Enzo Biagi” categoria giornalisti - 2008
Iscritta nelle liste del PD nella circoscrizione meridionale nelle elezioni europee del 2009, ha ricevuto circa 73.000 preferenze non riuscendo, però, ad arrivare al parlamento europeo. Rosaria, in seguito, ha puntato il dito contro il proprio partito accusandolo di non averla sostenuta(articolo su Micromega).

[2] È stato sostituto procuratore presso il tribunale di Napoli fino al 1999, anno in cui è entrato nella Direzione distrettuale antimafia napoletana di cui ha fatto parte fino al 2007. Si è occupato delle indagini sul clan camorristicodei Casalesi, riferite anche nel noto best seller di Roberto Saviano Gomorra, riuscendo ad ottenere la condanna all'ergastolo dei più importanti capi di quel gruppo fra cui Francesco Schiavone, detto SandokanFrancesco Bidognetti, detto Cicciotto 'e Mezzanott, Walter Schiavone, dettoWalterino, Augusto La Torre, Mario Esposito e numerosi altri. Si è occupato anche delle indagini sulle infiltrazioni dei clan casertani all'estero; in particolare in Scozia, dove è stata individuata una vera e propria filiale del clan La Torre di Mondragone dedita al reinvestimento in attività imprenditoriali e commerciali di proventi illeciti, in GermaniaRomania ed Ungheria dove esponenti del clan Schiavone durante la latitanza si erano stabiliti ed avevano acquistato beni immobili ed imprese. Ha curato il filone di indagini che hanno riguardato gli investimenti del gruppo Zagaria inParma e Milano facendo condannare per associazione camorristica un importante immobiliarista di Parma. Vive tutelato dal 1999 e sottoposto a scorta dal 2003 in quanto gli investigatori scoprirono un progetto di un attentato ai suoi danni organizzato dal clan dei Casalesi. Oggi lavora presso l'Ufficio del Massimario della Suprema Corte di Cassazione.

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