sabato 27 agosto 2011

GRAZIE!

Espressioni di stima nei miei confronti da un cittadino del Vallo di Diano in una lettera (per fortuna non anonima), della quale prontamente divulgo il contenuto, ringraziando per l'attenzione.

La lettera pone il seguente pressante interrogativo, secondo il mio parere: chi dovrebbe provvedere a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…” [art. 3, Costituzione Italiana, ndr]? Sì, perché proprio di ingiustizia sociale, della dignità della persona e del ruolo della politica locale parla il nostro amico Delio [nome di fantasia da me attribuito, ndr] nella sua lettera.

Il nido delle cicogne che da anni è ospitato su di
un traliccio dell'Enel nel mezzo della vallata.
Dall'alto questi eleganti uccelli sembrano voler
monitorare i cambiamenti che avvengono sul
territorio.
Delio è un agricoltore. Egli pone all’attenzione di alcune testate giornalistiche locali, dalle quali credo non avrà alcun riscontro, vari problemi. Il primo e molto particolare caso riguarda le condizioni di lavoro dei precari di un Ente consortile presente sul territorio. Questi lavoratori - dice Delio - che “giocano sul campo, che ascoltano i nostri sfoghi e lamentele, che tentano di assecondarci sistemando al meglio ciò che in realtà andrebbe rifatto, …, che percepiscono circa mille euro al mese per quattro mesi, vengono [sistematicamente, ndr] licenziati (e questo accade nei decenni) nella speranza che l’anno successivo vengano riassunti”. Delio continua la sua lettera riferendo che la classe dirigente locale afferma che a questa situazione non c'è alternativa. Egli fa notare però che, con opportuni accorgimenti, “gli operai potrebbero tranquillamente lavorare l’intero anno garantendoci servizi efficienti che andrebbero a vantaggio dell’intera collettività”. Egli infatti enumera una serie di interventi dell’Ente consortile per i quali si spendono ingenti somme di denaro pubblico. Secondo Delio, razionalizzando le spese e rendendo i lavori effettivamente utili agli agricoltori (nella lettera si riferisce, ad esempio, di un investimento di cinque milioni di euro effettuato nel 2007 nel territorio di Teggiano per un’opera tuttora non fruibile), si potrebbero trovare risorse per gli operai.

Un passo della lettera mi ha particolarmente colpito. Delio parla di “agricoltura molto povera” e lascia capire che vi è una scarsa attenzione da parte della politica locale ai problemi legati al settore. E come non condividire lo sfogo di Delio. Ma dobbiamo coltivare, io credo, la speranza in un futuro più roseo per le nostre terre, di una rottura definitiva dei freni socio-politici che hanno da un lato imbrigliato lo sviluppo sostenibile del comprensorio, dall’altro svenduto le nostre prerogative territoriali a potentati di varia natura, facendo accrescere i privilegi di pochi a discapito dei diritti di molti. La strada sarà quella della democrazia, lunga e difficile. Dobbiamo tuttavia avere il coraggio di percorrere questo lungo tragitto in molti, uscendo finalmente allo scoperto, proprio come ha fatto Delio con la sua lettera. Sembra allora di tornare indietro col tempo alle prime lotte per il riscatto sociale della classe contadina. Sembra di sentire un certo Pisacane, che voleva l’emancipazione, indotta attraverso la sua rivoluzione, di questa importante fetta della nostra società. Per fortuna oggi abbiamo strumenti democratici per operare, eppure – proprio come fece Pisacane - non bisogna farsi indietro nella lotta quotidiana per i diritti. E quella “verità che rende liberi”, che Delio evoca nella sua lettera, dovrà allora essere un faro per tutti noi. Dovremo essere in numero più di trecento per essere custodi di questa “verità”, tuttavia. Dovremo essere in molti, infatti, a voler costruire una società più libera, più giusta, meno corrotta. Si sappia però che, per raggiungere questi obiettivi, bisognerà sostenere lunghi e a volte duri confronti con le forze che resistono al cambiamento e che cercano e cercheranno con ogni mezzo di alterare quella “verità” ai loro fini. Questa è però la forza della democrazia: la possibilità di sconfiggere le pseudo-idee che portano al disastro sociale a cui purtroppo stiamo assistendo oggi. Queste pseudo-idee, propalate in modo servile ad uso del potente, sia esso locale, sia esso transnazionale, conducono al conflitto perenne tra gli individui a causa delle ingiustizie che si consumano a danno delle classi sociali più disagiate. Una di queste è la precarizzazione del posto di lavoro, tema affrontato da Delio. La logica dietro tutto ciò è molto chiara. E altrettanto chiara deve essere la risposta della società, pena il veder annullati molti diritti conquistati con lunghissime lotte e il veder sorgere, di conseguenza, nuove forme di schiavitù.

La cecità della classe dirigente attuale è così intensa da non permettere la percezione della protesta sociale che sta montando. E la lettera di Delio è un chiaro sintomo di tutto ciò: una solidarietà trasversale tra diversi settori della nostra società per combattere contro le inefficienze e i privilegi di una classe politico-amministrativa che non ha saputo interpretare le legittime aspirazioni di un mondo che non sente affatto il bisogno di sempre nuove paure e sempre nuove guerre. Se saremo in molti a coltivare una speranza di un futuro di pace tra i popoli e di sviluppo compatibile con l’ecosistema del nostro pianeta Terra, tuttavia, le pseudo-idee non avranno modo di mietere altre vittime sociali, che si contano non più a centinaia, ma a milioni ormai.

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