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Investitura di Ferrante |
Arrivare alla fine della storia
sarà difficile, ma utile per comprendere il presente.
Questa favola non ha la
pretesa, tuttavia, di raccontare fatti, ma solo leggende, che corrono sulla
bocca delle persone. È la storia di Avo, Slavo e Ferrante. Avo era un uomo
potente della Valle della Lupa, confinante con la Valle del Diacono e con la
Valle dell’Eternità. Slavo, figlio di Avo, era destinato ad ereditare le
ricchezze del padre e il predominio sulla Valle della Lupa. Ferrante, una volta
cavaliere errante, si era definitivamente stabilito nella Valle del Diacono,
chiamata così per via di un religioso locale che aveva servito alla corte del
Papa. Per mantenere una posizione dominante sulla Valle del Diacono, Ferrante
aveva stretto amicizia sia con Avo e Slavo, sia con la vicinissima e
ricchissima Valle dell’Eternità, così detta per via della possibilità di
replicare, magicamente e in modo infinito, un’infinità di manufatti. In quest’ultima
vallata regnava il Conte Lano. Tutti questi reggenti avevano stretto un patto
tra loro per la sopravvivenza delle rispettive dinastie.
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Slavo sul suo cavallo |
La Valle del Diacono era ricca di
cibo e di acqua ed il commercio era florido, prima che arrivasse Ferrante. Gli
abitanti erano liberi e coltivavano i campi e commerciavano i beni prodotti. I
popolani e i signori di una vasta area del circondario, molto al di là della Valle della
Lupa e di quella dell’Eternità, si recavano nella Valle del Diacono per
acquistare le merci che i commercianti offrivano al locale mercato settimanale.
Ma il patto di amicizia prevedeva che molte ricchezze della Valle del Diacono
venissero cedute ai regnanti della Valle della Lupa, pena la decadenza del
dominio che il cavaliere Ferrante si era conquistato sfidando a singolar tenzone il
paladino Anselmo, già reduce da crociate in Terra Santa sotto le insegne della
casata di Avo e Slavo e poi passato a servire il duca di Ceppalonia.
L’inimicizia tra il Ferrante e il paladino Anselmo dovette recedere col
tempo. Infatti, la pressione del casato
di Avo si fece sentire più volte per poter promuovere la concordia tra gli
uomini di queste tre valli. Avo e Slavo avevano capito che solo attraverso la
concordia tra tutti i potenti di queste vallate una parte delle ricchezze delle
terre del Conte Lano e di Ferrante sarebbe confluita nella meno ricca
Valle della Lupa. E così, ad alcuni uomini del prode Anselmo furono fatte
promesse di terre e ricchezze nella Valle del Diacono.
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Vittorio Gassman nel film di Mario
Monicelli "L'armata Brancaleone" |
Col tempo, tuttavia, mentre questi
potenti signori conducevano una vita agiata, senza più guerre o duelli tra
loro, il popolo della Valle del Diacono finì per menare vita grama: gabelle sempre più
alte; scorribande periodiche e indisturbate dei giannizzeri di Avo e Slavo tra
il contado, senza che nemmeno il prode Anselmo levasse più un dito; confinamento
del mercato in un’area angusta; assegnazione di benefici e onoreficenze solo ad
amici e parenti; oppressione della povera gente da parte dei gendarmi.
E fu
così che una terra baciata dalla fortuna divenne un infelice feudo della Valle
della Lupa. E perciò in questa favola non possiamo scrivere la rituale frase del lieto fine “… e vissero tutti felici e contenti”. Scriveremo, invece, una frase consona a
questo periodo di sobrietà: “… sopravvissero in pochi, tutti servi e
perdenti“.
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