domenica 4 marzo 2012

La primavera che verrà


DAL SITO DI ONDANEWS (una bella realtà editoriale)

26/02/2012 - Il collegamento all’autostrada della zona Industriale di Teggiano e la rabbia degli imprenditori. Una vergogna che dura da oltre 10 anni

Generalmente quando si individua un’area ritenuta adatta per insediamenti produttivi, prima di tutto si provvede a realizzare la strada che ne consenta un accesso adeguato e poi si concede la possibilità di impiantarvi le attività. A Teggiano questo non è successo e da anni si trascina una vicenda che solo il buon senso e la natura mite degli imprenditori che hanno investito i loro capitali in quell’area non ha permesso che la vicenda si trasformasse in lotta ancora più accesa.
E la ragione degli imprenditori? A quali santi si devono rivolgere? Lo spettacolo offerto l’altra mattina, presso l’azienda di Carmine Cardinale, non è stato tra i più edificanti. Ciò che è emerso è la mancanza di un confronto sereno soprattutto tra il comune di Teggiano e la Provincia di Salerno con momenti che sono addirittura sfociati in offese tra l’assessore provinciale Marcello Feola e tecnici ed amministratori del comune nelle persone dell’ingegnere Innamorato e nell’assessore Manzolillo. Un “guardarsi in cagnesco” che ha fatto sbottare l’imprenditore Carmine Cardinale, che come gesto di collaborazione aveva offerto la sua struttura per conciliare l’incontro, il quale ha addirittura detto “ ma mi date l’autorizzazione a costruirla con i miei soldi questa strada? Ma vi rendete conto in che situazione viviamo qui? Ma vi rendete conto che quando vengono persone presso la mia azienda da Milano o da Firenze fanno fatica a trovarmi perché escono dall’autostrada e poi cosa dico? Buttatevi nelle terre attraverso stradine interpoderali? Ma è una vergogna!”.
E’ davvero una vergogna. Se per fare questa strada c’è bisogno che qualcuno faccia uno, dieci, cento passi indietro, per il bene di tutto il territorio compreso soprattutto tra i comuni di Sala Consilina, Teggiano, Sassano e Monte San Giacomo, si proceda. Immediatamente. Gli imprenditori non possono e non debbono più aspettare.



Rocco Colombo - www.ondanews.it -



Da un mio intervento su FB agli Amici di Teggiano.


Cari Amici,

Il depuratore della zona industriale costruito 
nel boschetto paleo-palustre di Sassano. Sullo
sfondo la catena della Maddalena. Visibile tra i
rifiuti di varia natura depositati in questa area 
di  pregio anche una tazza da bagno: 
immancabile souvenir che alcuni sciagurati non 
mancano mai di lasciare a testimonianza del loro 
passaggio.
Grazia Francescato ha parlato delle cicogne che nidificano nel Vallo di Diano nell'aula consiliare del Comune di Sala Consilina, sabato 25 febbraio 2012, nell'incontro organizzato da SEL per dire NO al petrolio nel Vallo di Diano . Almeno un sindaco, che ascoltava la Francescato e che applaudiva, era presente nella stessa aula consiliare. Personalmente, ho condiviso l'impostazione del discorso della Francescato, donna di una coerenza non comune, circa la possibilità di costruire un "futuro sostenibile" nel mondo (non solo nel Diano). Lo stesso sindaco era presente all'incontro con l'assessore provinciale, da quanto riportato sulla stampa e da quanto documentato dalle bellissime foto-ricordo sull'evento, il giorno prima. Ora vorrei farvi riflettere sull'incipit di questo particolare articolo (parole che condivido in pieno) e sul finale (in completa antinomia). Non tanto per sollevare una critica al giornalista (ci mancherebbe altro!) ma per ricordarvi che ho dovuto subire gli strali di un ex-sindaco di Teggiano per aver detto che sull'areale della cicogna, in una località definita Pantano dai nostri avi (nomina sunt consequentia rerum), si voleva costruire una "zona industriale". A questa "infra-stortura" adesso se ne vuole aggiungere un'altra, con buona pace della vocazione agricola e turistica (che a chiacchiere siamo tutti pronti a invocare) del territorio. Ricordo ancora con molto piacere e un tanto di ilarità il tentativo fatto dallo stesso personaggio, forse per neutralizzare la mia opera di dissuasione circa la costruzione della zona industriale in un "pantano" di particolare pregio ambientale. Era il 5 settembre del 2002, Di Pietro visitava il Vallo di Diano e parlò a Sala Consilina su mio invito. Il sindaco si fece presentare e venne a promettere appoggio politico (per quanto riferitomi dallo stesso politico). A pranzo - infatti- mi chiese se conoscessi la persona e se avessi qualche remora nell'accettare un'investitura ufficiale della stessa nel nostro partito (ero responsabile provinciale dell'Osservatorio sulla legalità, oggi trasformatosi in Osservatorio sulla legalità e i diritti). Presi tempo per capire cosa stesso succedendo. Il tempo ci ha detto che questo appoggio politico non c'è mai stato. A voi le conclusioni. Era stata promossa una campagna conoscitiva sulle aree di pregio ambientale (vedi- ad esempio - l'interrogazione n. 4-03702 a pag. 5809 del prezioso documento).
Si legge  nella “Scheda di trasmissione di notizie di reato” del Comando 
del Corpo Forestale dello Stato, inviata alla Procura il 20-01-2011, che 
sono stati distrutti circa 2000 mq. di bosco”, e che il Comune di 
Sassano ha lottizzato, per scopi produttivi, un luogo boscato”, si è 
fatta menzione di “un falso ideologico circa la destinazione reale del 
suolo con elusione dei vincoli conseguenti”. 



L'on. Trepiccione, che aveva scritto una bellissima interrogazione sulla questione delle aree industriali di Teggiano e Sassano, ha poi ritirato la stessa. L'attuale sindaco di Sassano, allora parlamentare, è intervenuto, per sua stessa ammissione, presso l'on. Trepiccione. Ma questi episodi non sono stati gli unici per impedire che alla mia persona venisse dato credito. Tutto forse per neutralizzarne le idee da folle visionario? Era un continuo lavorio alle costole. Ma oggi posso dire di non essere un pugile suonato. Non vi dico dei tentativi fatti per screditarmi come rappresentante locale dell'associazione che attualmente rappresento. A sorreggermi erano le idee, non la voglia di avere un attimo di notorietà. Infatti, a Sala Consilina non sono stato io a promuovere la lista n.1 per parlare di agro-alimentare di qualità, ma un insieme di persone che hanno visto in me un rappresentante, un portavoce, in virtù del mio impegno pregresso nell'IdV (candidatura "silente"-per la stampa locale- nel collegio uninominale di Vallo della Lucania nel 2001). Il motto della campagna politica del 2001 era uno solo: innovazione e tradizione nell'Italia del futuro. Sulla foto del manifesto volli fortemente la presenza di mia figlia ai tasti di un vecchio PC. Dovetti vincere le resistenze di mia moglie, ma non volevo sentirmi solo in quella difficile e infruttuosa impresa. Silenziosamente, in tutti questi anni, queste donne (mia moglie e le mie due figlie) mi hanno sorretto, per quanto hanno potuto, anche con un'insolita comprensione delle "strambe" idee che portavo avanti: il 19 agosto del 2006 vennero con me nel Parco Nazionale in territorio di Monte San Giacomo per vedere lo scempio incredibile fatto da un escavatore cingolato a 1100 m di altezza in piena zona 1. Quell'anno dovemmo rimandare la solita settimana di vacanze al mare: ma senza una sola protesta. A volte, però, la più piccola mi chiede perché - se ritengo di essere nel giusto - alla fine i cittadini non mi votano. Io sorrido, accarezzandole il capo: sarebbe troppo lungo spiegarle i meccanismi - certo inconfessabili, fatti anche di false promesse - che procurano i voti ai nostri rappresentanti istituzionali. Perché vi dico queste cose? Perché voi possiate essere custodi di una verità celata da troppo tempo. Perché la storia di questi luoghi avrebbe potuto prendere una piega diversa se ci fosse stato qualche politico che avesse scritto quello che ha scritto l'on. Trepiccione nella sua interrogazione, alla fine mai presentata. Perché nessuno mai ha parlato di cooperazione in questa vallata dove la proprietà terriera estremamente parcellizzata ha dato la stura al "sacco della vallata", che ancora perdura. 

Amici, per me è stato molto difficile sedere allo stesso tavolo dove erano presenti alcuni personaggi che hanno taciuto quando la nostra vallata veniva presa di mira da speculatori senza scrupolo. Eppure ero là, in silenzio, ad ascoltare chi diceva che nessuna voce si era levata per la difesa del Vallo dall'assalto di una multinazionale del petrolio. Comprendo, amici miei, le perplessità di chi non si sente di dire no al petrolio, solo perché da troppo tempo abbiamo parlato di vocazione agricola e turistica del territorio, facendo poi sorgere capannoni in ogni dove. Eppure, non posso pensare alla mia valle, a quella dei miei figli e dei miei nipoti, completamente devastata dalle trivellazioni. Non mi rassegno. Anche se dovessi pensare che le mie (e non solo mie) lotte per il fiume Cavarelli, per l'areale della cicogna, per il boschetto paleo-palustre, per il Parco Nazionale preso di mira dalle ruspe cingolate a 1100 m sul livello del mare non fossero servite a nulla, proprio non ce la faccio a rassegnarmi all'idea di un territorio completamente snaturato nella sua essenza. E perciò, cari amici: errare humanum est, perseverare diabolicum. Se vogliamo dire no al petrolio, dobbiamo essere coraggiosi e rivedere a fondo il modo di intendere il futuro del nostro Vallo. Nessuno me ne voglia per questo. Perché non possiamo dirci "ambientalisti" se rincorriamo strategie di sviluppo antinomiche, in spregio della logica stessa.

Scusatemi per il lunghissimo post. Prometto di non farlo mai più...

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