DAL SITO DI ONDANEWS (una bella realtà editoriale)
26/02/2012
- Il collegamento all’autostrada della zona Industriale di Teggiano
e la rabbia degli imprenditori. Una vergogna che dura da oltre 10
anni
Generalmente
quando
si individua un’area ritenuta adatta per insediamenti
produttivi, prima
di tutto si
provvede a realizzare la strada che ne consenta un accesso adeguato e
poi
si concede la possibilità di impiantarvi le attività. A
Teggiano questo non è successo e
da anni si trascina una vicenda che solo il buon senso e la natura
mite degli imprenditori che hanno investito i loro capitali in
quell’area non ha permesso che la vicenda si trasformasse in lotta
ancora più accesa.
E la ragione degli imprenditori? A quali santi si devono rivolgere? Lo spettacolo offerto l’altra mattina, presso l’azienda di Carmine Cardinale, non è stato tra i più edificanti. Ciò che è emerso è la mancanza di un confronto sereno soprattutto tra il comune di Teggiano e la Provincia di Salerno con momenti che sono addirittura sfociati in offese tra l’assessore provinciale Marcello Feola e tecnici ed amministratori del comune nelle persone dell’ingegnere Innamorato e nell’assessore Manzolillo. Un “guardarsi in cagnesco” che ha fatto sbottare l’imprenditore Carmine Cardinale, che come gesto di collaborazione aveva offerto la sua struttura per conciliare l’incontro, il quale ha addirittura detto “ ma mi date l’autorizzazione a costruirla con i miei soldi questa strada? Ma vi rendete conto in che situazione viviamo qui? Ma vi rendete conto che quando vengono persone presso la mia azienda da Milano o da Firenze fanno fatica a trovarmi perché escono dall’autostrada e poi cosa dico? Buttatevi nelle terre attraverso stradine interpoderali? Ma è una vergogna!”.
E la ragione degli imprenditori? A quali santi si devono rivolgere? Lo spettacolo offerto l’altra mattina, presso l’azienda di Carmine Cardinale, non è stato tra i più edificanti. Ciò che è emerso è la mancanza di un confronto sereno soprattutto tra il comune di Teggiano e la Provincia di Salerno con momenti che sono addirittura sfociati in offese tra l’assessore provinciale Marcello Feola e tecnici ed amministratori del comune nelle persone dell’ingegnere Innamorato e nell’assessore Manzolillo. Un “guardarsi in cagnesco” che ha fatto sbottare l’imprenditore Carmine Cardinale, che come gesto di collaborazione aveva offerto la sua struttura per conciliare l’incontro, il quale ha addirittura detto “ ma mi date l’autorizzazione a costruirla con i miei soldi questa strada? Ma vi rendete conto in che situazione viviamo qui? Ma vi rendete conto che quando vengono persone presso la mia azienda da Milano o da Firenze fanno fatica a trovarmi perché escono dall’autostrada e poi cosa dico? Buttatevi nelle terre attraverso stradine interpoderali? Ma è una vergogna!”.
E’
davvero una vergogna. Se
per fare questa strada c’è bisogno che qualcuno faccia uno, dieci,
cento passi indietro, per il bene di tutto il territorio compreso
soprattutto tra i comuni di Sala Consilina, Teggiano, Sassano e Monte
San Giacomo, si proceda. Immediatamente. Gli
imprenditori non possono e non debbono più aspettare.
Rocco Colombo - www.ondanews.it -
Da
un mio intervento su FB agli Amici di Teggiano.
Cari
Amici,
Grazia
Francescato ha parlato delle cicogne che nidificano nel Vallo di
Diano nell'aula consiliare del Comune di Sala Consilina, sabato 25
febbraio 2012, nell'incontro organizzato da SEL per dire NO al
petrolio nel Vallo di Diano . Almeno un sindaco, che ascoltava la
Francescato e che applaudiva, era presente nella stessa aula
consiliare. Personalmente, ho condiviso l'impostazione del discorso
della Francescato, donna di una coerenza non comune, circa la
possibilità di costruire un "futuro sostenibile" nel mondo
(non solo nel Diano). Lo stesso sindaco era presente all'incontro con
l'assessore provinciale, da quanto riportato sulla stampa e da quanto
documentato dalle bellissime foto-ricordo sull'evento, il giorno
prima. Ora vorrei farvi riflettere sull'incipit di questo particolare
articolo (parole che condivido in pieno) e sul finale (in completa
antinomia). Non tanto per sollevare una critica al giornalista (ci
mancherebbe altro!) ma per ricordarvi che ho dovuto subire gli strali
di un ex-sindaco di Teggiano per aver detto che sull'areale della
cicogna, in una località definita Pantano dai nostri avi (nomina
sunt consequentia rerum),
si voleva costruire una "zona industriale". A questa
"infra-stortura" adesso se ne vuole aggiungere un'altra,
con buona pace della vocazione agricola e turistica (che a
chiacchiere siamo tutti pronti a invocare) del territorio. Ricordo
ancora con molto piacere e un tanto di ilarità il tentativo fatto
dallo stesso personaggio, forse per neutralizzare la mia opera di
dissuasione circa la costruzione della zona industriale in un
"pantano" di particolare pregio ambientale. Era il 5
settembre del 2002, Di Pietro visitava il Vallo di Diano e parlò a
Sala Consilina su mio invito. Il sindaco si fece presentare e venne a
promettere appoggio politico (per quanto riferitomi dallo stesso
politico). A pranzo - infatti- mi chiese se conoscessi la persona e
se avessi qualche remora nell'accettare un'investitura ufficiale
della stessa nel nostro partito (ero responsabile provinciale
dell'Osservatorio sulla legalità, oggi trasformatosi in Osservatorio
sulla legalità e i diritti). Presi tempo per capire cosa stesso
succedendo. Il tempo ci ha detto che questo appoggio politico non c'è
mai stato. A voi le conclusioni. Era stata promossa una campagna
conoscitiva sulle aree di pregio ambientale (vedi- ad esempio - l'interrogazione n. 4-03702 a pag. 5809 del prezioso documento).
L'on.
Trepiccione, che aveva scritto una bellissima interrogazione sulla
questione delle aree industriali di Teggiano e Sassano, ha poi
ritirato la stessa. L'attuale sindaco di Sassano, allora
parlamentare, è intervenuto, per sua stessa ammissione, presso l'on.
Trepiccione. Ma questi episodi non sono stati gli unici per impedire
che alla mia persona venisse dato credito. Tutto forse per
neutralizzarne le idee da folle visionario? Era un continuo lavorio
alle costole. Ma oggi posso dire di non essere un pugile suonato. Non
vi dico dei tentativi fatti per screditarmi come rappresentante
locale dell'associazione che attualmente rappresento. A sorreggermi
erano le idee, non la voglia di avere un attimo di notorietà.
Infatti, a Sala Consilina non sono stato io a promuovere la lista n.1
per parlare di agro-alimentare di qualità, ma un insieme di persone
che hanno visto in me un rappresentante, un portavoce, in virtù del
mio impegno pregresso nell'IdV (candidatura "silente"-per
la stampa locale- nel collegio uninominale di Vallo della Lucania nel
2001). Il motto della campagna politica del 2001 era uno solo: innovazione e tradizione nell'Italia
del futuro. Sulla foto del manifesto volli fortemente la presenza di
mia figlia ai tasti di un vecchio PC. Dovetti vincere le resistenze
di mia moglie, ma non volevo sentirmi solo in quella difficile e
infruttuosa impresa. Silenziosamente, in tutti questi anni, queste
donne (mia moglie e le mie due figlie) mi hanno sorretto, per quanto hanno potuto, anche con un'insolita comprensione delle "strambe" idee che portavo avanti: il 19 agosto del 2006 vennero con me nel Parco Nazionale in territorio di Monte San Giacomo per vedere lo scempio incredibile fatto da un escavatore cingolato a 1100 m di altezza in piena zona 1. Quell'anno dovemmo rimandare la solita settimana di vacanze al mare: ma senza una sola protesta. A volte, però, la
più piccola mi chiede perché - se ritengo di essere nel
giusto - alla fine i cittadini non mi votano. Io sorrido,
accarezzandole il capo: sarebbe troppo lungo spiegarle i meccanismi - certo inconfessabili, fatti anche di false promesse - che procurano i voti ai nostri rappresentanti istituzionali. Perché
vi dico queste cose? Perché voi possiate essere custodi di una
verità celata da troppo tempo. Perché la storia di questi luoghi
avrebbe potuto prendere una piega diversa se ci fosse stato qualche
politico che avesse scritto quello che ha scritto l'on. Trepiccione
nella sua interrogazione, alla fine mai presentata. Perché nessuno
mai ha parlato di cooperazione in questa vallata dove la proprietà
terriera estremamente parcellizzata ha dato la stura al "sacco
della vallata", che ancora perdura.
Amici, per me è stato molto
difficile sedere allo stesso tavolo dove erano presenti alcuni
personaggi che hanno taciuto quando la nostra vallata veniva presa di
mira da speculatori senza scrupolo. Eppure ero là, in silenzio, ad
ascoltare chi diceva che nessuna voce si era levata per la difesa del
Vallo dall'assalto di una multinazionale del petrolio. Comprendo,
amici miei, le perplessità di chi non si sente di dire no al
petrolio, solo perché da troppo tempo abbiamo parlato di vocazione
agricola e turistica del territorio, facendo poi sorgere capannoni in
ogni dove. Eppure, non posso pensare alla mia valle, a quella dei
miei figli e dei miei nipoti, completamente devastata dalle
trivellazioni. Non mi rassegno. Anche se dovessi pensare che le mie (e non solo mie) lotte per il fiume Cavarelli, per l'areale della cicogna, per il
boschetto paleo-palustre, per il Parco Nazionale preso di mira dalle
ruspe cingolate a 1100 m sul livello del mare non fossero servite a
nulla, proprio non ce la faccio a rassegnarmi all'idea di un
territorio completamente snaturato nella sua essenza. E perciò, cari
amici: errare
humanum est, perseverare diabolicum.
Se vogliamo dire no al petrolio, dobbiamo essere coraggiosi e
rivedere a fondo il modo di intendere il futuro del nostro Vallo.
Nessuno me ne voglia per questo. Perché non possiamo dirci
"ambientalisti" se rincorriamo strategie di sviluppo
antinomiche, in spregio della logica stessa.
Scusatemi per il lunghissimo post. Prometto di non farlo mai più...
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