Non ci vorrà molto, tuttavia, per comprendere perché ci si è completamente dimenticati di una sorgente d’acqua sulfurea che sgorga copiosa, invadendo rivoli e fiumi vicini. Proviamo quindi a comprenderne le ragioni. Per molto tempo in questo territorio gli interessi di parte sono stati anteposti al bene collettivo. E così, un complesso che doveva servire da macello comunale (vedi prima foto) viene prima abbandonato, poi destinato a impudico deposito di immondizia. Le strutture fatiscenti si scorgono da via Molinella e nettamente si distinguono dallo sfondo della collina di ginestre di Silla, periodicamente violentata da incendi dolosi. La natura è generosa, ma noi siamo pronti a offenderla, anche con le parole. La scorsa primavera, beffardamente, una sorgente d’acqua sulfurea stigmatizzava l’insipienza dell’uomo che aveva depositato di tutto in quell’area. Proruppe, così, nel bel mezzo di quell’immondezzaio, invadendo la strada antistante. Dopo non poche settimane le acque vennero irregimentate come vediamo nella seconda foto. E nel periodo natalizio dello scorso anno questo splendido dono è tornato a rivivere. Una parte di quest’ampia falda di acqua sulfurea fuoriesce impetuosa già all’imbocco di via Molinella e s’immette nel fiume Cavarelli. La seconda sorgente (si dice che ne esista una terza) si trova nelle pertinenze del macello. Le proprietà curative delle acque con contenuto di zolfo dovrebbero essere note a chi pratica scienze mediche. Io mi professo ingorante in materia. Ma so che, prima di poter capire quanto oro sta colando via da quel macello, bisogna conoscere la concentrazione dello zolfo e degli altri minerali disciolti nel liquido. Da allora, da quando questa probabile miniera d’oro è venuta alla luce, nessuno si è preoccupato di far effettuare le analisi.
Un Comitato civico ha scritto all’amministrazione comunale lo scorso giugno, senza ricevere risposta. E meno male che in primavera era arrivato il nuovo. Il solito stanco procedere nelle pratiche antiche connota ormai, da oltre un anno, anche questo nuovo apparente, nato dalle promesse e finito nella palude dell’immobilismo e sul continuo ripetere l’incapacità di far fronte a spese. E allora la distribuzione dei pacchi di pasta in campagna elettorale che mai vi era stata, a memoria del sottoscritto, era forse solo un modo per significare quanto triste era il bisogno che questi posti avevano della carità di chi possedeva i cordoni della borsa? Sicuramente questi luoghi avevano bisogno di menti libere dall’ingombro dell’interesse, capaci di pensarne il futuro e di rispettarne il presente e il passato. Menti che potessero dare un sollievo immediato alle famiglie in stato di bisogno, non con improbabili promesse di posti di lavoro, ma profondendo ogni sforzo per creare i presupposti per un riscatto di una collettività che risulta essere oggi, inspiegabilmente, tra le più povere in provincia di Salerno, nonostante sia ricca di risorse e di potenzialità oggettive per intrapendere una rapida crescita economica. In passato si è preferito fare ospitalità diffusa in regge principesche abitate da amministratori, forse rendendole più accoglienti. In questo modo si è negata, almeno ad un altro soggetto attivo, la possibilità di intraprendere in campo agri-turistico. Di queste imprese e di quelle artigianiali, di piccole realtà produttive, anche agricole, il territorio aveva bisogno, non d’improbabili zone industriali in siti di “particolare pregio ambientale”. Ma questa è la lungimiranza, queste le menti, questi i fatti. Mentre noi ancora restiamo a sperare che qualcosa possa cambiare in positivo in questo bellissimo ma sfortunato territorio. L’uomo che non ha saputo comprendere a pieno i percorsi dello sviluppo economico e sociale di questa piccola porzione di pianeta, travisandone le naturali vocazioni, saprà mai accorgersi che anche una sorgente di acqua sulfurea può essere un modo per cominciare a risollevare le sorti di una collettività bisognosa di idee e di concretezza?
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