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sabato 26 novembre 2011

ACQUA, VENTO E TERRA: ELEMENTI SOTTO SCACCO NEL VALLO DI DIANO


Di tutta la frenetica attività svolta negli anni 2003-2004 sulla questione idrica a Padula e sulla vicenda dell’impianto eolico che doveva sorgere sullo sfondo montano (oggi magnifico) della Certosa di San Lorenzo, restano poche notizie sulla rete. Dell’attività svolta a difesa del suolo, all’interno del Parco Nazionale, sparute tracce.

Certosa di San Lorenza e, sullo sfondo, il
paese di Padula.
Foto tratta dal sito www.wikipedia.it.
Per fortuna, tuttavia, è tornato a parlare, almeno di vento e di impianti eolici, Salvatore Medici. Infatti, grazie all’articolo apparso su UNO TV a sua firma, apprendiamo che: Nel solo Vallo di Diano sarebbero almeno tre le domande di costruzione e le convenzioni firmate, a Montesano, a Padula e a Polla-Caggiano-Sant'Angelo le Fratte. Un quarto impianto potrebbe essere realizzato tra Atena Lucana e Brienza. Senza contare quelli di altri comuni vicini, come Casaletto Spartano dove proprio il Comune di Montesano è stato invitato per una conferenza di servizi sul parco eolico”.


Una stringata notizia, riportata dal quotidiano La Città di Salerno il 10 dicembre 2003 e oggi custodita nella rassegna stampa del CODACONS, resta la sola testimonianza, su rete, del nostro impegno a sostegno delle proteste dei cittadini padulesi che non approvarono la scelta di dare in concessione una vasta area in località Mandrano alla ditta Daunia Wind, per un lasso di tempo che andava oltre il mezzo secolo. Si doveva costruire un parco eolico alle spalle della Certosa di Padula. Ecco la notizia sulla stampa.  


Delibera da rifare a Padula 

«Il parco eolico rispetterà l'ambiente»
Padula. La delibera del Comune di Padula inerente uno schema di convenzione per la concessione di aree a favore della Daunia Wind srl per la costruzione, il funzionamento e la manutenzione di un Impianto eolico sarà revocata dal sindaco Alliegro. Ad annunciarlo è il Codacons di Sala Consilina dopo che il primo cittadino di Padula, in una riunione organizzata nei giorni scorsi dal Comitato civico difesa ambiente, ha fatto una promessa pubblica, alla presenza dei cittadini e dell'assessore all'ambiente della Provincia di Salerno, Angelo Paladino. La decisione del sindaco scaturisce dalla necessità di deliberare uno schema che faccia più attenzione all'impatto ambientale che un impianto potrà avere sul territorio, attenzione che nell'atto da revocare, manca. Il consiglio comunale qualche mese fa aveva autorizzato la società Daunia Wind all'installazione di stazioni anemologiche sul proprio territorio per verificare se esistevano le condizioni per un parco eolico. Inoltre, nella stessa seduta era stato approvato anche uno schema di convenzione da definire meglio dopo l'esito delle prove anemologiche. Il Codacons aveva sollevato il problema a seguito della segnalazione di alcuni cittadini padulesi, successivamente costituitisi in Comitato civico. «Abbiamo dato voce alla preoccupazione dei cittadini -spiega De Luca del Codacons - e sensibilizzato le istituzioni che hanno risposto in modo responsabile». «Seppure sia favorevole all'eolico, la decisione della revoca della delibera originaria - spiega il sindaco - nasce dal fatto che alcuni passaggi di quell'atto risultavano preoccupanti per i cittadini stessi. Per cui si è deciso di deliberare uno schema che dia maggiore risalto allo studio dell'impatto ambientale che può avere l'impianto. Questo va fatto dopo aver appurata l'esistenza delle condizioni climatiche giuste per la sua realizzazione». Dunque, l'impatto ambientale dovrà essere minimo, altrimenti verrà messo in discussione il progetto stesso. 

La Certosa di San Lorenzo vista dall'alto.
Foto tratta dal sito www.agriturismoaiantica.it.

La cronaca è scarna su temi importanti, dilagante su sagre e convegni. Il numero delle nostre parole è sempre stato un sottomultiplo abbastanza piccolo rispetto al pensiero “alto” dei potentati del luogo. Una marcia indietro così eclatante avrebbe, quanto meno, dovuto dare a noi il diritto di uno spazio maggiore, per spiegare quali fossero le ragioni per le quali ritenevamo dannoso l’intervento proprio a Padula, proprio a Mandrano, proprio tra i faggi del luogo. Oggi si ritorna a parlare di nuovi impianti, ma c’era da aspettarselo, per quanto detto illo tempore dall’ex-sindaco. E mentre noi siamo sempre sul fronte a combattere contro l’indifferenza delle istituzioni, a qualcuno potrebbe anche sorgere il dubbio che, forse, i nostri interventi non siano sempre stati del tutto “fuori luogo”, visto l’esito – in primo grado - della vicenda della strada praticata con bulldozer cingolati all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni a 1100 sul livello del mare in territorio di Monte San Giacomo. La notizia delle condanne inflitte per la vicenda apparve il 9 giugno 2010 sul quotidiano online dentroSalerno.   

Concludevamo dicendo:Siamo convinti di aver fatto il nostro dovere nell’ambito del ruolo statutario dell’associazione. Continueremo per questa strada, cercando, per quanto possibile, di tutelare i beni ambientali del nostro territorio.

A quella notizia ne seguì una scarna seconda, su La Città del 16 novembre del 2010, dal titolo “Abusivismo a Monte San Giacomo. Le condanne per tecnici e politici”, per un secondo processo incardinato sempre presso il Tribunale di Sala Consilina. Ancora una volta presenti come parte civile.

Il nostro comunicato, forse molto più corposo e ficcante, era già apparso mesi prima su Valloweb. In questo caso concludevamo dicendo: “Continueremo per questa strada, nonostante le campagne di stampa e le operazioni Orwelliane dei Clarinetti di turno, che tendono a mettere in cattiva luce il nostro operato. Registriamo anche omissioni di stampa che vorrebbero occultare il fatto, come se non fosse avvenuto, forse per non fare torto a qualche politico locale”. Infatti, secondo una vulgata del luogo, i condannati in primo grado dovevano essere considerati “benefattori dell’umanità” e noi dei “poveri uomini”.

 E, per tornare all’acqua, dopo le recenti notizie di Sala Consilina e della vicenda ATO, delle quali ho già parlato in un precedente post, ecco cosa accadde a Padula sugli aumenti della bolletta dell’acqua (si trattava di un rincaro di circa il 100% della tariffa). Abbiamo organizzato la protesta e un secondo incontro con i cittadini, ma intanto scompariamo dalla notizia dell’11 aprile del 2004. Il nostro apporto è così descritto: … della vicenda si sta interessando anche il Codacons di Sala Consilina.

La Certosa di San Lorenzo (1920)
Foto tratta dal sito
www.padula.info.
L’epilogo: un’ennesima vittoria ottenuta per mezzo del nostro intervento. Ma la notizia del 6 maggio 2004 si completava così: “Infine da registrare l'intervento del Codacons”. Beh, almeno c’è stata la menzione. Eppure sono convinto che il giornalista, in cuor suo, sapesse quanto l’associazione avesse lottato per quella vicenda. Ma all’epoca, come oggi, eravamo visti un po’ come dei cattivi marziani. 

E, infine, quella che potrebbe risultare la conferma di quanto abbiamo insistito per svincolare il nostro territorio dalla gestione, da parte del CONSAC di Vallo della Lucania, della nostra risorsa idrica. Dirò infinite volte la stessa cosa per anni, a cominciare dal 4 settembre 2008, quando apparve questo scarno trafiletto sulla testata Altrodiano  


Appello del Codacons all’amministrazione comunale per evitare la privatizzazione del servizio idrico
Un appello all’amministrazione comunale di Padula perché venga mantenuto il controllo pubblico della gestione della rete idrica. Questa l’iniziativa del Dott. Roberto De Luca, responsabile del Codacons di Sala Consilina, che, in una nota diffusa questa mattina, ha chiesto espressamente al comune di Padula di fare un passo indietro ed evitare la privatizzazione del servizio idrico. Secondo quanto affermato dal Codacons, infatti, sembrerebbe che  l’amministrazione comunale intenda affidare la gestione della rete idrica ad una S.p.A. “Il Vallo di Diano“ si legge nella nota “è ricco d’acqua. Con una visione più ampia della politica - ha proseguito il Dott. De Luca -  invece di questi accordi sottobanco con una realtà che ha depauperato il nostro territorio, si potrebbero mettere in campo delle sinergie amministrative per creare, in loco, un soggetto per la distribuzione dell’acqua, che può considerarsi l’oro del terzo millennio, e per la manutenzione della rete idrica”.
La redazione
Sala Consilina (SA)
Foto tratta dal sito www.wikipedia.it

Ma il tempo non si ferma e con esso il flusso malefico della cattiva politica locale. Di quella buona ce n’è traccia solo in pochi virtuosi esempi. Sarebbe auspicabile un cambio di marcia, anche alla luce della regressione sempre più evidente del nostro territorio su vari fronti. Tuttavia, questa inversione di rotta non ci sarà fintanto che a popolare la politica locale saranno le solite vecchie volpi saltellanti, legate a doppio filo con gli interessi (politici e non) dei soliti vecchi lupi, che minacciano, appostati a monte della sorgente d’acqua, i soliti incolpevoli agnelli che osano persino dissetarsi, chinandosi sulle sponde dello stesso ruscello che scorre a valle, per poter cercare di sopravvivere in questo mondo popolato da belve fameliche. E l'accusa del lupo che incombe a monte è la solita: bevendo, intorpidiamo questo bene prezioso che da lui scorre fino a noi. In questi casi, allora, ribellarsi è un dovere.   

domenica 20 novembre 2011

LO SVILUPPO POSSIBILE


Vorrei dedicare questo scritto del 5 luglio 2008 al piccolo Gaetano, al quale auguro di poter vedere questa vallata, nel lontano futuro da Sala Consilina, in modo diverso da come la vediamo oggi. Io spero che saremo in grado di lasciare in eredità a Gaetano una valle ridente e florida, popolata da gente laboriosa e colta, sensibile ai beni ambientali e alle tradizioni culturali del luogo. Già nel 2008 dedicavo questo scritto a chi sarebbe venuto dopo di noi. Oggi questa dedica è più particolare e ne sono felice.

LO SVILUPPO POSSIBILE 
(scritto dedicato a chi verrà dopo di noi)

In questi difficili periodi di transizione, aspettando una nuova rivoluzione socio-economica, per la quale, secondo le tesi di Jeremy Rifkin, le fonti di energia non saranno più distribuite dalle potenti multinazionali, è bene incominciare a pensare a possibili scenari per il futuro della nostra vallata. Ed è opportuno che anche noi avanziamo il nostro punto di vista sulle opportunità di sviluppo, dopo aver così apertamente contestato lo scellerato uso del territorio da parte di alcuni nostri inconsapevoli conterranei.

Un airone bianco (sembrerebbe - non sono un esperto
ornitologo) sosta su di un piccolo isolotto nel fiume Tanagro.
Ci diciamo allora che, se finalmente rinunciassimo al sacco della vallata, portato avanti con determinazione scientifica e con connivenze ai più alti livelli istituzionali, la valorizzazione ambientale e un forte impulso all’agricoltura di qualità ed alla zootecnia tradizionale potrebbero ancora offrire buone opportunità occupazionali nel futuro. Qui non pensiamo solamente alla filiera agricola e pastorale, ma ad un più vasto indotto, che va dall’allevamento ittico in acqua dolce alla ristorazione, alla ricreazione e allo sport. In queste ultime due attività, non si pensi solo alla pesca, ma anche al “bird watching” (l’osservazione degli uccelli nel loro habitat naturale), all’escursionismo, e a sport quali la canoa, il ciclismo, la marcia. L’abbandono delle attività agricole tradizionali ha infatti lasciato campo libero alla speculazione e al conseguente sacco della nostra vallata e ora è urgente accoppiare queste attività in dismissione ad altre più attuali, armonizzando il tutto in un contesto di collaborazione tra i residui piccolissimi imprenditori. Qualcuno dirà perché di questo non si parla in questi ultimi tempi. La risposta è abbastanza semplice. La politica, oppure, più semplicemente, la pseudo-politica locale, non ha mai affrontato, per incapacità e per convenienza, questi temi. Sono temi scomodi, che intralciano il libero mercato dei terreni agricoli, soggiogati alle volontà speculative di investitori con pochi scrupoli. Ma non è da pensare che siano solo le attività private ad avere fatto scempio di terreni agricoli, anche per fini criminosi. Basti pensare a quello che è successo a Teggiano, dove, in una località denominata Pantano, per via delle frequenti inondazioni, si vanno a costruire le infrastrutture per una improbabile zona industriale, proprio laddove la Comunità Montana aveva individuato un’area di pregio ambientale: l’areale della cicogna. E, per fortuna, la cicogna nidifica ancora; e purtroppo lo fa nell’indifferenza totale di chi potrebbe ricavare da questa presenza grandi vantaggi di immagine. E cosa dire di Sassano, dove, in località Ponte Cappuccini esiste una residua traccia di quella che era la vegetazione originaria della vallata, una stupenda macchia mediterranea denominata “boschetto paleo-palustre”: indicato anche questo sito come area di pregio ambientale dalla Comunità Montana, là vi si costruisce un’area industriale. Ancora, San Pietro al Tanagro: una vasta area agricola completamente urbanizzata e mai completamente utilizzata. E questo per quanto riguarda il suolo.

Stesso airone bianco della foto sopra. Accortosi della
presenza dell'uomo è in procinto di spiccare il volo.
Per quanto concerne lo stato dei nostri corsi d’acqua, dobbiamo poi dire che esso è pessimo: in alcuni fiumi alcuni soggetti sembra abbiano acquisito il diritto allo sversamento di liquami di ogni genere. E questo non solo i privati, se è vero, così come afferma l’attuale Assessore all’Ambiente della Provincia di Salerno, che la maggior parte dei depuratori non sono adeguati alle necessità locali. Anche se qualcuno potrebbe maliziosamente pensare che si affermi questo anche per attirare ingenti finanziamenti pubblici, attraverso i quali captare clientele, la realtà  è che la situazione è tragica: interi fiumi, una volta grondanti di vita, oggi sono completamente morti. Per alcuni corsi d’acqua un recupero sembra ormai impossibile, in quanto le continue ingenti captazioni, che hanno occultato in condotte sotterranee l’oro blu del terzo millennio, prima distribuito in rivoli e fiumiciattoli, in una stupenda sintesi di ingegneria idraulica naturale, rende vano qualsiasi tentativo di rigenerazione per mancanza di una portata media minima per tale recupero. Per altri fiumi, invece, ancora serbiamo qualche speranza, sempre che si vogliano definitivamente eliminare le fonti di inquinamento stabilizzato. Anche in questi casi, la mancanza di lungimiranza della pseudo-politica locale, che ha lasciato fare per incapacità e convenienza, ha determinato un depauperamento sociale ed economico non indifferente. Gli sforzi, invece, andavano indirizzati alla preservazione del patrimonio ambientale e del paesaggio, ormai completamente abbrutito dai capannoni selvaggi, per rendere più godibile un’area contigua al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Vi sarebbe stato un ritorno di carattere occupazionale maggiore attraverso l’incremento delle attività agrituristiche e ricettive. Il capannone selvaggio servirà a drenare fondi pubblici nell’immediato, ma non potrà mai integrarsi in una strategia di sviluppo locale, tuttora ancora assente.


Quello che resta del ramo sinistro del boschetto
paleo-palustre come visto dalle sponde del Tanagro.
- Foto del 19-11-2011 -
Eppure, lo scivolare così in basso nella scala dei valori, lasciando adito alla droga, all’usura e al malaffare in genere, e nel degrado sociale e ambientale, mancando l’appuntamento della valorizzazione delle specificità culturali locali o, addirittura, tradendone e mortificandone i residui tratti, non è stato un caso. Una potente cupola politico-affaristica ha capito bene che, anestetizzando le coscienze e rendendo impermeabile la società a qualsiasi impulso di rinascita morale, avrebbe mantenuto il timone del comando per molti anni. E così è stato. E così i gangli vitali della nostra società locale si sono corrosi al punto tale da non trovare più nessuno disponibile a parlare del caso dell’usura e delle sconvolgenti trascrizioni delle intercettazioni telefoniche nell’ultima inchiesta “Piazza Affari” nel Vallo di Diano. Esistono i tabulati, e questo basta. Ma senza la loro pubblicazione, ora possibile, non pensiamo si possa mai rendere chiaro l’intreccio tra i vari soggetti che partecipano a questa detestabile attività criminale. La società civile (semmai esiste) così si arrende, e vincono ancora coloro i quali utilizzano metodi di coercizione delle coscienze per mantenere lo status quo. Il risultato è anche quello di vedere interi settori della nostra società locale, che avrebbero potuto indurre un rapido cambiamento nella direzione di uno sviluppo più armonico con la realtà paesaggistica circostante, si sono adagiati sulle condizioni di privilegio che, comunque, una società ad impostazione feudale assicura. I membri di questi settori sono diventati così essi stessi clientes.

E allora le oasi di bellezza naturale locale scompariranno? Tra queste vogliamo menzionare ancora una da noi conosciuta, i poco noti “pozzi”, degli acquari cilindrici naturali di una profondità di svariati metri e di raggio di un metro circa, conficcati nel terreno ai confini del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano in località Valle a Sassano. Uno spettacolo naturale da lasciare senza fiato, ma sconosciuto ai più, per ragioni che non stiamo qui a discutere. Sì; forse queste oasi scompariranno, perché le uniche indicazioni che provengono dalle istituzioni locali sono quelle di incentivare insulse e spensierate sagre. E fra poco inizierà la loro stagione e noi saremo tutti lieti di parteciparvi nelle lunghe e fresche serate estive. Rinunciare sarebbe un peccato, perché queste manifestazioni si allestiscono, per la maggior parte, coi soldi dei contribuenti. Di questa pseudo-politica ci resterà allora il ricordo, quando ormai sarà definitivamente scomparsa, di queste lunghe e fresche serate estive trascorse davanti ad un buon piatto di pasta fatta in casa (prepagato dal contribuente) e ad un bicchiere di vino (anch’esso in parte pagato coi i nostri soldi). E, sebbene sentiremo la mancanza di queste pietanze nelle lunghe e fresche serate estive a venire, per l’arcinota pseudo-politica di certo non proveremo alcun sentimento nostalgico. 

Sala Consilina, 5 Luglio 2008

sabato 19 novembre 2011

Gli affari della politica e la politica degli affari


Aumenti in arrivo a Sala Consilina per il servizio idrico integrato. Ecco la notizia sull’imminente cessione della gestione della rete idrica al CONSAC.

Estrema sintesi tra rifiuti, cemento malmesso
e alberi soccombenti.
- Foto del dicembre 2010 -
Sala Consilina (Sa) – Il Comune di Sala Consilina cede la gestione dell'intero ciclo delle acque al Consac. Nei primi tempi ci saranno dei rincari, nell'ordine del 40percento, ma forse è il male minore. È questo in sintesi quanto emerso dalla pubblica conferenza tenutasi ieri sera nell'aula consiliare del Comune di Sala Consilina. I rincari sarebbero motivati dal livello eccessivamente basso delle tariffe (tra i 20 e i 30 centesimi al metro cubo a Sala Consilina contro gli oltre 5 euro di Berlino) e dalle rate dei mutui che negli anni il Comune ha contratto per far fronte alle esose spese di gestione della rete idrica e fognaria, costi che il Consac si addosserà per intero.

A questo punto dunque si profila uno scenario in cui il Consac, società consortile al 100percento pubblica, rileva la totalità delle competenze oggi in carico al comune la cui gestione è in passivo, il Comune si libera di una delle maggiori voci passive di bilancio ed i consumatori avranno una tariffazione a metro cubo che porterà ad un iniziale aumento delle bollette. Marginale, ma non irrilevante, il centramento di un obiettivo imposto dall'Unione Europea: il risparmio idrico naturale conseguenza della tariffazione a consumo e non più a scaglioni.


A proposito di Sala Consilina, nel 2009 si registrava un ennesimo aumento della TARSU (TAssa sui Rifiuti Solidi Urbani). Nonostante il sacrificio dei cittadini, ecco la situazione odierna in località Marroni (vedi intervista). Qualche analogia tra i due casi, forse, potremo coglierla dalle righe scritte in seguito all'aumento della TARSU. 

Il Centro Sportivo Meridionale, sede del Consorzio "Bacino
SA/3", costruito su circa 15 ettari di terreno a San Rufo.

















NON BASTA NARCOTIZZARE, BISOGNA STRONCARE
Roberto De Luca
gennaio 2009

In un territorio dove gli affari si fanno con la politica e la politica si fa con gli affari e con le clientele che ne derivano, non solo bisogna narcotizzare l’opinione pubblica, facendo passare, attraverso i media, solo i fasti delle amministrazioni e consorzi locali, ma bisogna stroncare anche il minimo dissenso. E’ questo il messaggio che ci è arrivato (forte e chiaro) dopo le nostre invettive e i nostri non teneri interventi sulla stampa. E quindi, chi osa contrastare o criticare questo stato di cose è una persona che va messa all’angolo in tutti i modi. Le hanno tentate tutte nel passato: buona fortuna e buon lavoro anche per le prossime azioni volte a far tacere una voce critica. Se nessuno parlerà dei loro lauti guadagni, gli affari di questi probi cittadini saranno tali che potranno far sorgere qualche “holding” con i soldi pubblici. E vedrete poi i tanti vantaggi per tutti.
Cumulo di detriti in fondo ad una strada
incompleta nell'area di pregio ambientale
del "boschetto paleo-palustre" in località
Cappuccini a Sassano (SA).
- Foto del dicembre 2010 -

A proposito di vantaggi per tutti, prendiamo in considerazione i rincari dell’immondizia a carico del cittadino. A Sala Consilina il Sindaco Gaetano Ferrari ha dovuto innalzare la tassa sui rifiuti solidi urbani (TARSU) del 60% per l’anno 2008. Si presume che simili rincari si siano registrati in altri paesi del Vallo di Diano. Ora a noi questa sembra una cosa degna di nota. E su questo vorremmo un po’ ragionare.

Perché viene rincarato in modo così considerevole la TARSU? Sembra che una delle ragioni addotte sia quella che la frazione umida debba viaggiare sul ferryboat sullo stretto di Messina e farsi una vacanza in Sicilia. Scelta scellerata questa, per la quale non c’è a tutt’oggi un responsabile; e perché lo si dovrebbe cercare? Tanto a pagare è Pantalone. Eppure, avevamo già a disposizione un impianto di compostaggio “perfetto” sul territorio, come l’Assessore all’Ambiente della Regione Campania, Walter Ganapini, ha definito l’impianto di Polla, dove si sarebbe potuto smaltire la frazione umida prodotta nel territorio. Per la messa in funzione di questa struttura è stato speso tanto danaro (qualche miliardo delle vecchie lire), ovviamente pubblico. E chi paga, se non Pantalone? Infatti, bisognava riconvertire un impianto concepito come inceneritore in un moderno impianto di compostaggio per il trattamento della frazione umida della raccolta differenziata dei rifiuti, ed è stato fatto. Si pensava che, finalmente, non fossimo più in presenza di un'ennesima cattedrale nel deserto in questo Vallo di Diano, che ne ha conosciute non poche, oltre ai capannoni “nominali” nelle campagne. L'illusione è durata un lasso di tempo limitato. E così, oltre un anno fa, il Consorzio che gestisce immondizia e sport in un’ottima sintesi logica, il Consorzio Bacino SA/3 - Centro Sportivo Meridionale, ha deciso di chiudere l'impianto con il risultato che i Comuni trasportano la frazione umida in Sicilia. Ricordo un astuto slogan che suonava così: “La meta è il viaggio”. Ecco, anche in questo caso, la meta (di alcuni) sembra sia proprio il viaggio dell’immondizia a spese della collettività, mentre esiste un impianto di compostaggio “perfetto” a Polla.
Immondizia - con immancabile tazza di bagno -
abbandonata nell'area di pregio ambientale del
"boschetto paleo-palustre" in località Cappuccini
a Sassano (SA). Sullo sfondo il depuratore della
zona PIP, i cui lavori di urbanizzazione sono stati
affidati ad una ditta di Casal di Principe (CE).
- Foto del dicembre 2010 -

Eppure, la storia non è finita qui. Adesso, sono stati stanziati dei fondi, provenienti dal Commissariato Rifiuti, da spendere per la costruzione di un impianto di compostaggio “ex novo”a Sala Consilina. Ricorderete tutti l’invereconda diatriba tra i comuni di Sala Consilina e Atena Lucana sulla futura gestione dell’impianto. Sembra sia una cifra che si aggira intorno ai sedici milioni di euro, con qualche posto di lavoro da gestire. Pantalone pagherà anche per un nuovo impianto di compostaggio, mentre ve ne è uno “perfetto” che aspetta solo di essere utilizzato. Misteri della nostra assurda storia di territorio martoriato. Quando si tratta di fondi pubblici bisogna fare a gara ad accaparrarseli, non importa se poi servano per costruire infrastrutture per una zona industriale inutilizzata in una zona di pregio ambientale. Ecco le logiche; quelle per le quali chi mette in rilievo questi fatti passa per un rompiscatole. E queste logiche è bene non svelarle al cittadino ignaro. E stroncare, stroncare, stroncare, chi non si allinea ad esse.  

In un anno che inizia all’insegna del risparmio, fanno bene gli amministratori locali a mandarci a casa le bollette salate, perché così saremo sempre più propensi alla parsimonia. E così quei grandissimi attori della finanza locale, siamo certi, provvederanno a far in modo che anche la prossima estate la “monnezza” continuerà a fare le vacanze in Sicilia, mentre qualcuno di noi resterà a casa. Complimenti a coloro i quali avrebbero dovuto vigilare: politici di opposizione (?) e non, istituzioni di controllo, associazioni di cittadini. E buon viaggio ai nostri scarti umidi. Almeno per loro il viaggio oltre lo Stretto è assicurato, perché, ricordiamolo ancora, “la meta è il viaggio”.

venerdì 11 novembre 2011

UNA BRUTTA STORIA



In data 11-12-2010 la sede CODACONS del Vallo di Diano presentava alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sala Consilina un esposto-denuncia circa l’accumulo di rifiuti nel boschetto paleo-palustre a Sassano. Se ne riportano alcuni passi.

A commento di questa nostra foto del dicembre
dello scorso anno potremmo scrivere
:…”lo stesso
bosco palustre, attiguo al lotto sopra detto e di
proprietà comunale, per circa mq. 500-600
risulta interessato da notevoli sversamenti di
rifiuti speciali, in prevalenza provenienti da
demolizioni edilizie, che con  progressione vengono
discaricati e compattati nell’area boscata, che
di fatto, risulta scomparsa per circa mq. 1000
”.

In data  07-07-2003 fui messo al corrente, in forma scritta, dal Responsabile Territoriale FIPSAS, Salvatore Della Luna Maggio, che una zona P.I.P. del Comune di Sassano, ricadeva nell’area di interesse naturalistico “boschetto-paleo palustre della località Cappuccini in agro di Sassano”. Il Responsabile FIPSAS era stato invitato ad un incontro con la Comunità Montana il giorno 1 luglio 2003. Il 31 luglio 2003, il caso del boschetto fu ripreso nella trasmissione radiofonica di Oliviero Beha e Mauro De Cillis, La Radio a Colori. Il giorno 2 agosto 2003, in qualità di Responsabile della sede CODACONS locale, indissi una manifestazione presso il boschetto per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione. Alla manifestazione parteciparono vari cittadini e l’Assessore all’Ambiente della Provincia di Salerno pro tempore. Il giorno 9 agosto 2003 venne fissato un incontro presso il Comune di Sassano (SA) per discutere, insieme all’Assessore all’Ambiente provinciale, della salvaguardia del boschetto. Di questo incontro e delle intenzioni di salvaguardia scaturite dall’incontro resta oggi traccia nell’articolo de La Città del 12 febbraio 2004 a firma di Salvatore Medici. Con la delibera n. 3 del 13 febbraio 2003, già si individuavano “macchie e boschetti paleo-palustri” come aree di particolare pregio ambientale. Dobbiamo ritenere, tuttavia, che ci si riferisse, per il Vallo di Diano, quasi esclusivamente alla zona in località Ponte Cappuccini in Agro di Sassano, così come esplicitamente riferito da Salvatore Della Luna Maggio nella sua dettagliata missiva del luglio 2003. Successivamente a tale data è iniziata, contrariamente ad ogni nostro auspicio, la costruzione delle infrastrutture per la zona industriale, che interessa il torrente Zia Francesca e il boschetto paleo-palustre in località Ponte Cappuccini, così come riportato da un progetto di massima. Così come si evince dal piano di lottizzazione, dunque, alcuni lotti e una strada di collegamento separano il corridoio naturale tra il torrente Zia Francesca e il boschetto paleo-palustre, che viene così ad essere scisso in due tronconi, che sono stati quindi definitivamente privati della loro continuità biologica, nonostante il luogo in questione, limitrofo al fiume Tanagro, sia davvero singolare perché reca tracce della natura palustre del Vallo di Diano nella sua conformazione originaria: esso è un quadrilatero naturale, posto alcuni metri al di sotto della strada Provinciale del Corticato, che ne determina un lato, e racchiuso, dai restanti lati, dalla Zia Francesca, torrente pur menzionato nella Carta di destinazione d’uso del territorio, dal corso d’acqua Limiti e  dalla barriera naturale del boschetto, che ospitava varie specie arboree e animali, così come dettagliatamente riportato ancora nella lettera di Della Luna Maggio. Da quanto detto si evince che la zona è di natura alluvionale e, presumibilmente, sottoposta a specifici vincoli idrogeologici... 
 Oggi, a seguito dei lavori di urbanizzazione, dello sversamento dei rifiuti e di tagli selvaggi, si presenta come nelle foto 3-19 [tutte allegate all'esposto-denuncia]. Avevamo già preconizzato quanto sta oggi accadendo e perciò avevamo investito questa Procura del problema già nel 2007 (R. G. Nr. 426/2007). L’affidamento dei lavori di urbanizzazione e il successivo abbandono del boschetto hanno purtroppo reso amaramente veri i nostri terribili presagi.    

Si chiede, pertanto, alla S. V.

di volere entrare nel merito sul perché l’area PIP, che ingloba un’area di particolare pregio ambientale, è oggi un monumento all’abbandono, con strade dissestate a distanza di pochi mesi dalla messa in opera dei lavori. Come cittadini vorremmo anche capire perché e come un’area di particolare pregio ambientale possa essere trasformata in discarica abusiva...


 Da tale denuncia ne scaturiva un’indagine condotta dal Corpo Forestale dello Stato, stazione di Sala Consilina, tutta contenuta nel fascicolo del procedimento penale n. 82/2011, attualmente incardinato presso il Tribunale di Sala Consilina.

Il cartello affisso dal Corpo Forestale dello
Stato ad una parte di quello che fu il boschetto
paleo-palustre
La zona P.I.P. del Comune di Sassano, come emerso dalla Carta di destinazione d’uso del territorio, redatta dalla Comunità Montana (D.C.M. 13-02-2003) ai sensi della L. R. n. 17/1998, ricadeva nell’area di particolare pregio ambientale “boschetto-paleo palustre della località Cappuccini in agro di Sassano”. Come adesso già sappiamo, il Corpo Forestale dello Stato sequestrava una parte dell'area nel gennaio 2011(sequestro).


Nella “Scheda di trasmissione di notizie di reato” del Comando del Corpo Forestale dello Stato, inviata alla Procura il 20-01-2011, è emerso che “sono stati distrutti circa 2000 mq. di bosco”, e che “il Comune di Sassano ha lottizzato, per scopi produttivi, un luogo boscato”, si è fatta menzione di “un falso ideologico circa la destinazione reale del suolo con elusione dei vincoli conseguenti”. 

Si dice anche quanto segue: “Si precisa che nella documentazione visionata ed acquisita non si riporta in alcun caso l’esistenza del bosco sul lotto n.9”, parte lottizzata sequestrata. Si nota anche quanto segue: “Dai primi riscontri, in particolare espletati mediante raffronti con le riproduzioni orto fotografiche (rilievo agosto 2008) in dotazione al sistema cartografico del S. I. M. (sistema Informativo della Montagna) fornito al Corpo Forestale, si evince che la ubicazione di n. 01 lotto (lotto n. 09), di recente piazzalizzato abusivamente con materiale misto di cava, ha di fatto rimpiazzato una porzione del bosco palustre, mediante la sua eliminazione. Si è proceduto, pertanto, al relativo sequestro dell’area a carico del proprietario del lotto”. Inoltre, lo stesso bosco palustre, attiguo al lotto sopra detto e di proprietà comunale, per circa mq. 500-600 risulta interessato da notevoli sversamenti di rifiuti speciali, in prevalenza provenienti da demolizioni edilizie, che con progressione vengono discaricati e compattati nell’area boscata, che di fatto, risulta scomparsa per circa mq. 1000”. 

Tale evidenza è riscontrata anche dalla perizia tecnica a firma dell’ing. Paolo Tabacco, nella quale si afferma che “l’area PIP Fornace è, di tutta evidenza, ai sensi e per gli effetti della L. 431/85 (Galasso), un’area di interesse paesaggistico e la PA ne è ben conscia tanto vero che per dare inizio ai lavori di urbanizzazione dell’insediamento produttivo si rese conto che era necessario (persino dopo che i lavori erano già iniziati) dotarsi del parere della Commissione Edilizia Comunale Integrata (CECI) con successivo invio degli atti al Servizio ambientale della Soprintendenza che non ha ritenuto opportuno intervenire”.

Come si presentava, nel dicembre 2010, prima
del sequestro, la parte antistante il lotto n. 9. 
In seguito a queste evidenze, certificate dal Corpo Forestale dello Stato, è scaturito il procedimento penale n. 82/2011 a carico del legale rappresentante della Soc. Coop. “Betulla s.r.l.”, già senatore della Repubblica Italiana, imputato del reato previsto e punito dall’art. 633 c.p. poiché “dopo aver acquistato, dal Comune di Sassano circa 2845 mq. di terreno sito in località Fornace – via Macchia Mezzana (lotto nr. 09 – zona PIP), realizzava un piazzale in materiale misto calcareo avente una superficie di circa 3750 mq., così arbitrariamente occupando circa 941 mq. di terreno del Comune di Sassano”. Il Procuratore ha chiesto, il 12 ottobre scorso, la fissazione dell’udienza dibattimentale per l’unico imputato dell’unico capo di imputazione. Si contempla la possibilità per l’imputato, ove ne ricorrano i presupposti e prima dell’apertura del dibattimento di 1° grado, di chiedere il giudizio abbreviato, il patteggiamento e l’oblazione.

Dallo stesso fascicolo 82/2011 si è appurato che la ditta che ha urbanizzato l’area PIP, una s.r.l. con unico socio, ha sede legale in Casal di Principe (CE). 

La Soc. Coop. “Betulla s.r.l., d’altro canto, nella sua quindicinale attività, ha annoverato (e forse ancora annovera), tra soci e collaboratori, noti rappresentanti istituzionali: ex-sindaci ed ex-vicesindaci del Comune di Sassano, segretari locali di partito, assessori – anche uno di un Comune limitrofo (che ancora riveste la carica politica). Tutto l’arco costituzionale è rappresentato, tanto è che la società giustamente elenca, tra le finalità sociali, anche la “salvaguardia dell’ambiente intesa come: 1) sorveglianza per la salvaguardia dei boschi”. Appunto!


Dicembre 2010: un televisore fa capolino nella
parte residua del boschetto. Si noti che sul
marciapiede della "zona industriale" sono nate
le erbacce e che all'acqua stagnante (da cui il
termine "zona limacciosa" utilizzata da alcuni,
forse in senso spregiativo) viene impedito il
deflusso originale verso un canale attiguo
proprio dalle opere in cemento.
 Che cosa si diceva nella precedente denuncia dell'anno 2007, archiviata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sala Consilina? Ecco qua:


Ill.mo Sig. PROCURATORE
Procura della Repubblica
Tribunale di Sala Consilina (SA)

è iniziata, contrariamente ad ogni nostro auspicio, la costruzione delle infrastrutture per la zona industriale, che interessa il torrente Zia Francesca e il boschetto paleo-palustre in località Ponte Cappuccini. E, nonostante l’Area Tecnica del Comune di Sassano asserisca che il boschetto paleo palustre non sia incluso nell’area interessata dai lavori, vogliamo precisare, al riguardo, quanto segue.

Così come si evince dal piano di lottizzazione, alcuni lotti e una strada di collegamento separano il corridoio naturale tra il torrente Zia Francesca e il boschetto paleo-palustre, che viene così ad essere scisso in due tronconi, che saranno quindi definitivamente privati dell’attuale continuità biologica. Il tutto avviene in un contesto naturale, che la Carta di destinazione d’uso del territorio della Comunità Montana, ..., definisce “area di particolare pregio ambientale”. La Carta di destinazione d’uso del territorio è stata adottata dalla Comunità Montana in data 13 Febbraio 2003, a seguito di uno studio commissionato ai consulenti prof. Pasquale Persico (economista), prof. Di Novella Nicola (naturalista) e dott.ssa Maria Giovanna Fiume (geologo).

Il luogo in questione, limitrofo al fiume Tanagro, è davvero singolare perché reca tracce della natura palustre del Vallo di Diano nella sua conformazione originaria: esso è un quadrilatero naturale, posto alcuni metri al di sotto della strada Provinciale del Corticato, che ne determina un lato, e racchiuso, dai restanti lati, dalla Zia Francesca, torrente pur menzionato nella Carta di destinazione d’uso del territorio, dal corso d’acqua Limiti e  dalla barriera naturale del boschetto, che attualmente ospita varie specie arboree e animali.

Quello che sconcerta in tutto questo non è soltanto il voler vanificare lo studio fatto dagli esperti, e non è tanto il voler ignorare le direttive della Comunità Montana, ma il fatto che, nonostante ci siano altri siti che potrebbero essere utilizzati (ma nessuno pensa mai a consorziare i Comuni per non rendere tutta la vallata invasa da capannoni?) ecco che la zona industriale del paese viene fatta là dove avrebbe potuto insediarsi, così come anche era stato consigliato in una riunione sul tema tenutasi nel 2003, un insediamento didattico, magari costruito con le tecniche della bio-architettura, così come riportato in un articolo a firma del giornalista Salvatore Medici. E il tutto avviene mentre la Regione Campania vorrebbe istituire una Zona di Protezione Speciale per il Tanagro e zone limitrofe, ma i Comuni interessati (e come non comprenderne la difficoltà!) ancora non si esprimono su una proposta di perimetrazione.  Qualcuno direbbe che tutto ciò potrebbe essere anche scandaloso dal punto di vista politico: ma ormai da noi non fa più scandalo raccontare un fatterello di questo! Ci stiamo incamminando (ahinoi!) sulla strada dell’indifferenza civica e del “chi te lo fa fare” anche a fronte di un’inerzia generalizzata sul fronte ambientale da parte delle amministrazioni locali.
  
.... Sembra, inoltre, che ci siano spinte, da parte di personaggi che hanno interessi nell’affare della zona industriale, nel far sì che i prezzi dei lotti aumentino. Ecco, forse è giunto il momento che si indaghi più a fondo sulla questione, visto che un controllo istituzionale stretto e diretto, da parte della minoranza della scorsa legislatura (non più esistente, in quanto anch’essa parte dell’attuale amministrazione, cosa che potrebbe far destare qualche sospetto anche sul ruolo dell’opposizione degli anni passati) non esiste più. Eventuali accordi politico-affaristici, pertanto, potrebbero essere stati possibili già dalla scorsa legislatura. E forse è bene che le istituzioni si facciano carico di questo caso, se sia opportuno, cioè, costruire una zona industriale in un’area di particolare pregio ambientale e se, per addivenire a questa scellerata determinazione, non si sia violata la legge. Anche perché, davanti a questo fatto, dovremmo cominciare a chiederci quale utilità abbiano le Comunità Montane e i soldi dei contribuenti utilizzati per gli studi su argomenti di natura specifica, come quello sulla Carta di destinazione d’uso del territorio. A proposito di questa vicenda esiste anche un’interrogazione parlamentare (che si allega) a firma dell’On. Trepiccione.

Si chiede, pertanto, alla S. V. di voler

      acquisire la documentazione relativa alla costruzione della zona di insediamento industriale in una zona acquitrinosa, per verificare se siano stati richiesti e acquisiti tutti i pareri e autorizzazioni di rito...



Questa è un po' un'altra parte della storia storia del boschetto paleo-palustre. Un altro frammento si trova sul Il Giornale del Cilento Online (altra storia) Per quanto mi concerne, questa sembra proprio una gran brutta storia, tuttavia. E ciò, proprio in considerazione del fatto che sono stati distrutti circa 2000 mq di bosco”. Abbiamo fatto il possibile per salvare il salvabile. Di fronte a questi fatti, ufficialmente riportati nelle perizie tecniche effettuate dal Corpo Forestale dello Stato e da un Consulente Tecnico d’Ufficio, tuttavia, sarebbe quasi opportuno alzare bandiera bianca. Bandiera bianca, sì… forse... ma anche… no.

martedì 8 novembre 2011

ASPETTANDO LA PIOGGIA

A volte capita di rileggere ciò che abbiamo scritto tempo prima, provando un senso di insoddisfazione per aver espresso dei concetti con parole non proprio efficaci. A volte capita anche di essere accusati di dire troppo e con troppa foga su molti temi. Eppure, quando si rilegge, si capisce che si è detto sempre troppo poco. Forse è stato fatto anche troppo poco. Ma si scrive e si fa quello che è possibile scrivere e fare.

Trattando uno di questi temi, tuttavia, ho potuto capire quanto sia importante parlare dei problemi, protestare, se necessario, e far valere i propri diritti. Un anno fa, a cominciare dai primi giorni di novembre, il fiume Tanagro esondava e cominciava, per molti eroi moderni della nostra vallata (i nostri agricoltori), un periodo di sofferenza. Ripropongo, in sequenza, i comunicati che concernono questi eventi, lasciando al lettore attento di giudicare i fatti.

A conclusione di quanto scritto nei comunicati bisogna dire quanto segue:

·   i lavori di somma urgenza sono iniziati alla fine dello scorso marzo e ultimati, per quanto è dato di sapere;
·  all’appello, contenuto nel nostro comunicato dello scorso luglio, il Consorzio di Bonifica ha risposto con la pulizia (ancora parziale) del canale parallelo e della “vasca” a Ponte Cappuccini in Silla di Sassano.
·   Si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio del Consorzio di Bonifica locale proprio nel mese di ottobre. Ho sentito parlare della questione dei voti per delega, sulla quale si riporta un ipotetico interessamento della Procura della Repubblica di Sala Consilina in un articolo a firma di Aldo Bianchini su “Il quotidiano di Salerno” (articolo), ma non ho sentito parlare di problemi concreti legati alla messa in sicurezza della piana. Forse mi sarò distratto.


  
COMUNICATO 10-11-10

SOMMESSAMENTE E CON DOLORE PARLIAMO DI ISOLE ECOLOGICHE, CANILI (FORTUNATAMENTE INCOMPLETI!) E ZONE INDUSTRIALI NEI PANTANI ALLAGATI

La Sede CODACONS del Vallo di Diano esprime solidarietà per tutti coloro i quali, in questi giorni, stanno vivendo momenti difficili a causa dello straripamento del fiume Tanagro.

Detto questo, dobbiamo parlare del vezzo di occupare le campagne e i pantani con costruzioni di vario tipo. Si parte dall’isola ecologica di Sala Consilina e dal canile comprensoriale. Mai definizione più appropriata per un’isola ecologica poteva apparire stamattina all’alba a chi avesse volto lo sguardo verso la vallata: cemento in mezzo a un lago d’acqua. Era un’opera da fare, certo. Il vero problema, tuttavia, è l’attiguo canile comprensoriale. Per fortuna (è il caso di dirlo!) questa ennesima opera faraonica non è stata ancora completata. Eh sì! Perché se il canile fosse stato oggi in funzione e se avesse ospitato i tanti cani randagi del comprensorio, le povere bestiole non sarebbero sopravvissute all’allagamento. Piogge torrenziali inaspettate, si dirà. Certo. Ma proprio per questi eventi furono costruiti canali e altre derivazioni minori (oggi pressocché abbandonati al loro destino) nelle opere di bonifica del Vallo di Diano con le braccia e il cervello dei nostri avi.  

Un tempo le braccia e il cervello venivano utilizzati bene: si coltivavano le campagne e non si edificava nei pantani. La zona di pregio ambientale, definita “Areale della cicogna” nella Carta di Destinazione d’uso del Territorio - redatta e approvata nel 2003 dalla Comunità Montana del Vallo di Diano - è sita in località Pantano di Teggiano. Oggi è allagata. Qualcuno si sarà chiesto da dove deriva il toponimo? Eppure là vi sorge (si fa per dire!) una zona industriale. Una seconda area di pregio ambientale, il “Boschetto paleo-palustre” (una palude arborea nei mesi autunali e invernali) ospita la zona industriale di Sassano. Cervello e braccia, braccia e cervello: finanche le funzioni degli organi del corpo umano sono ormai sconvolte! Nessuno ne prova vergogna: le istituzioni si sono voltate e ancora si voltano dall’altra parte e la stampa “ufficiale” (quella farisaica, per intenderci) ospita con favore i proclami di chi annuncia la costruzione delle zone industriali nella vallata.

Ssssssssssssssss… facciamo silenzio anche noi e non disturbiamo il manovratore di turno… Ma intanto continua a piovere e ogni parola in più, in questa valle allagata, potrebbe anche essere di troppo. 




COMUNICATO 23-02-11

DENUNCIA SUL CASO TANAGRO PRESENTATA ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DA PARTE DELLA NOSTRA SEDE

Durante l’alluvione del novembre 2010, le famiglie che abitano nelle campagne ricadenti nel comprensorio di Sala Consilina sono state soccorse dal locale Comando dei Carabinieri e dai Vigili del Fuoco con professionalità e abnegazione. Da allora, tuttavia, nulla è stato fatto per rimuovere le cause dei continui allagamenti in pianura. In particolare, nulla è stato fatto per riparare gli argini del fiume Tanagro, ormai scomparsi in più punti, tanto che, alle nuove piogge le acque fuoriescono liberamente dal fiume e invadono le abitazioni situate in campagna.

In data 19-02-2011, pertanto, la nostra associazione ha spedito un fax urgente al Prefetto e al Sindaco di Sala Consilina circa la drammatica situazione in cui ancora versano decine di famiglie nelle campagne ricadenti nel territorio di Sala Consilina. La situazione è stata, peraltro, bene esposta sulla stampa locale nei giorni scorsi. Per una volta, anzi, è venuta fuori qualche intervista alla gente del luogo, anche se gli amministratori non hanno dovuto rinunciare al loro solito generoso spazio. Ed oggi, mentre il cielo minaccia nuova pioggia, ancora non abbiamo avuto alcun riscontro alla nostra urgente richiesta di intervento immediato.

Questa emergenza sta seriamente danneggiando le famiglie che vivono del lavoro dei campi. L’angoscia in cui vivono queste persone ad ogni pioggia è palpabile: questi cittadini non solo sono preoccupati per l’attività principale che dà loro sostentamento, ma temono per la loro stessa incolumità. A fronte di questa situazione drammatica, quello che colpisce è il rimpallo delle responsabilità, che certamente non è sfuggito ai cittadini del Vallo di Diano.        

Il giorno 22 febbraio 2011, anche a fronte della disperazione di molte famiglie della vallata, la nostra sede è stata costretta a presentare un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sala Consilina chiedendo al Procuratore di intervenire con urgenza presso le competenti istituzioni per la salvaguardia dell’incolumità delle persone. Abbiamo chiesto, inoltre, di individuare le cause e/o i motivi (una sottile differenza c’è!) di un mancato intervento atto a mettere in sicurezza gli argini del fiume Tanagro a ben oltre cento giorni dall’evento alluvionale del novembre 2010. Infatti a noi non sembra possibile che un comprensorio venga lasciato in balìa delle acque in un rimbalzo grottesco delle responsabilità. A noi non sembra possibile, poi, che l’attenzione di chi amministra un territorio sia rivolta solo all’erogazione di ingenti fondi da parte di enti sovra-territoriali e non a doverosi provvedimenti d’urgenza che non possono essere presi nei tempi caratteristici di un usuale procedimento amministrativo.

Abbiamo infine chiesto che venissero perseguiti eventuali reati commessi da chi, avendo l’obbligo di tutelare la salute delle persone e di salvaguardare l’integrità del territorio, nulla di concreto ha fatto nell’arco di oltre cento giorni dall’evento catastrofico del novembre 2010 e nulla fa ancora oggi, purtroppo.

                                                                         

COMUNICATO 02-03-11

APPELLO DEI CITTADINI DELLA CONTRADA SANT’AGATA ALLE ISTITUZIONI

Dopo gli ultimi allagamenti delle campagne e a causa della rottura degli argini del fiume Tanagro, durante l’alluvione del novembre del 2010, i cittadini della contrada Sant’Agata continuano ad appellarsi alle istituzioni. L’ultima piena, che ha causato ulteriori danni ai terreni e alle abitazioni, è arrivata nel Vallo di Diano intorno alle ore 18 del giorno 1 marzo 2011.

Dopo le notizie apprese dalla stampa sull’esito delle decisioni prese dal tavolo tecnico provinciale di questa mattina, per le quali i lavori di messa in sicurezza degli argini non inizieranno prima di trenta giorni, i cittadini fanno una richiesta alle istituzioni locali.

Riunitosi presso la nostra sede in data odierna, il Comitato di Riferimento degli Alluvionati, coordinato dalla Sig.ra Morello Teresa, fa presente quanto segue.

1) Per la tutela della salute e dell’incolumità delle persone;
2) Per la salvaguardia del territorio e delle coltivazioni dei campi;
3) Per scongiurare continui danni alle abitazioni e alle loro pertinenze;

si chiede con forza che si dia immediato inizio ai lavori per riparare, anche in modo provvisorio, gli argini del fiume Tanagro nei punti di rottura. Gli abitanti della contrada Sant’Agata e una rete di volontari coordinati dal Comitato di Riferimento degli Alluvionati è disponibile a coadiuvare i lavori per le opere provvisorie, che possono anche farsi con sacchi di sabbia.

Si scongiurano le istituzioni affinché colgano il grido d’allarme delle famiglie della campagna del territorio di Sala Consilina. In questi giorni le condizioni di salute di questi cittadini stanno deteriorandosi a causa del continuo stress provocato dagli allagamenti. Le scorte di fieno per gli animali si stanno esaurendo e non vi sono possibilità, economiche e pratiche, di far fronte ad acquisto o produzione di nuovo fieno. I campi sono resi inutilizzabili e si paventano le conseguenze dei mancati introiti dalla produzione agricola, per molti unica fonte di reddito

Ci associamo al grido di allarme delle famiglie, rinnovando la nostra solidarietà per le loro condizioni attuali.

COMUNICATO 04-03-11

ESONDAZIONI DEL FIUME TANAGRO: PROPOSTA DELLA SEDE CODACONS DEL VALLO DI DIANO ALLE ISTITUZIONI

La proposta del Comitato di Riferimento degli Alluvionati, coordinato dalla Sig.ra Morello Teresa, di mettere dei sacchi di sabbia come argine temporaneo al fluire libero del fiume Tanagro nei giorni di pioggia, ci sembra estremamente sensata. Tanto più che si è appreso che, nel Metapontino, in simili situazioni, è stato immediatamente chiesto l’intervento dell’esercito per gestire l’emergenza.

Visto che l’On. Cirielli è presidente della Provincia e anche presidente della Commissione Difesa, si potrebbe chiedere alla persona che incarna due cariche utili al caso di far intervenire immediatamente il Battaglione del Genio, di stanza a Caserta, della Brigata Garibaldi. Forse l’idea non è ancora da scartare, viste le richieste incessanti della popolazione ormai stremata dai continui allagamenti. Nelle more dell’inizio dei lavori che sono stati promessi dall’Assessorato alla Protezione Civile della Regione Campania, infatti, l’intervento dell’esercito con i suoi reparti attrezzati e specializzati potrebbe dare una risposta immediata allo stillicidio a cui stiamo assistendo.

In questi casi, quello che noi possiamo fare è poco. Tra queste cose, è il continuo esprimere solidarietà alle famiglie le cui case si allagano a ogni pioggia. Il ricorso alla Magistratura, effettuato dalla nostra associazione in data 22 febbraio 2011, poco tempo dopo essere stati allertati dalle famiglie del posto, infine, era solo doveroso. Speriamo che si faccia presto luce su questa vicenda, anche per chiarire di chi sarà, in eventuali futuri eventi calamitosi (che noi ci auguriamo non ci saranno), il compito di prevenire lo sfaldamento delle sponde del fiume Tanagro o di intervenire prontamente in caso di rottura degli argini.

COMUNICATO 17-03-11

IL COMITATO DI RIFERIMENTO DEGLI ALLUVIONATI DEL VALLO DI DIANO CHIEDE: “QUANDO INIZIERANNO I LAVORI?”

Il giorno 7 marzo u. s., presso la sede di Sala Consilina del Consorzio di Bonifica Vallo di Diano, sono state valutate le offerte delle ditte che hanno partecipato alla gara per l’assegnazione dei lavori di “somma urgenza” per la sistemazione degli argini del fiume Tanagro.
A ben quattro mesi dal 10 novembre 2010, giorno in cui gli eventi alluvionali ebbero luogo a causa della rottura degli argini del Tanagro e di corsi d’acqua paralleli in vari punti della vallata, e dopo varie successive esondazioni, l’appalto dei lavori, per un totale di cinquecentomila EUR, è stato affidato a due ditte costruttrici. La stampa locale, che ha ben seguito gli eventi e ha ben saputo rappresentare (in questo caso) il disagio dei cittadini, ha riportato prontamente la notizia della conclusione di questa prima parte dell’iter amministrativo d’urgenza. In un articolo apparso il giorno 9 marzo u. s., si precisava, inoltre, che i lavori sarebbero iniziati nei cinque giorni successivi e che avrebbero avuto una durata di due mesi. In merito a ciò, così si esprime il Comitato di Riferimento degli Alluvionati del Vallo di Diano.

Il Comitato auspica un rapido inizio delle attività di ripristino delle capacità di contenimento delle acque da parte degli argini del fiume Tanagro e dei canali paralleli, anche questi rotti in più punti. Il Comitato fa presente che sono passati ben oltre cinque giorni dalla data del 9 marzo u. s. e che il cielo continua a minacciare pioggia. I membri del Comitato, pertanto, per mezzo della loro rappresentante, Sig.ra Morello Teresa, chiedono se le notizie riportate sulla stampa possano non essere considerate solo promesse. La Sig.ra Morello afferma che bisognerebbe tener conto dello stato di disagio di intere famiglie che traggono sostentamento esclusivamente dal lavoro dei campi. Questo vivere  nell’incertezza del domani e nella speranza che il bel tempo possa durare, in modo tale da non vedere le proprie case invase dall’acqua e i campi danneggiati, mette a dura prova la tenuta psico-fisica anche di persone perfettamente in salute.

A questi eroi moderni, che abbiamo visto troppe volte in difficoltà in queste ultime settimane per via dei continui allagamenti della piana, va la nostra più convinta solidarietà. Esortiamo tutti ad accelerare i tempi di inizio dei lavori, prima che nuove piogge mettano a dura prova la resistenza di persone che, nonostante tutto, hanno dato, anche in condizioni così avverse, prova di grande dignità e compostezza.


COMUNICATO 25-03-11

Ringraziamo l’On. Leoluca Orlando e il Sen. Aniello Formisano per la completa e significativa interrogazione a risposta scritta sul Tanagro e sul Vallo di Diano presentata in data 23 marzo u.s.
Aspettiamo con ansia la risposta al presente importante quesito, reperibile al sito web seguente:
http://www.camera.it/417?idSeduta=451&resoconto=bt01&param=n4-11325#n4-11325
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Seduta n. 451 del 23/3/2011
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO e ANIELLO FORMISANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'alluvione dei giorni 8, 9 e 10 novembre del 2010, dovuta all'esondazione del fiume Tanagro nel Vallo di Diano, in
provincia di Salerno, ha prodotto notevoli danni all'agricoltura, al territorio rurale e alle abitazioni civili. Alcune famiglie, che abitano nelle campagne ricadenti nel comprensorio, in prossimità delle rotture degli argini del fiume che attraversa longitudinalmente tutta la vallata, sono state soccorse dal locale comando dei carabinieri e dai vigili del fuoco con professionalità e abnegazione;

da allora, poco o nulla è stato fatto per rimuovere le cause dei continui allagamenti in pianura. In particolare, poco o nulla è stato fatto per riparare gli argini del fiume Tanagro, ormai scomparsi in più punti, tanto che, alle nuove piogge le acque fuoriescono liberamente dal fiume e invadono le abitazioni situate in campagna. La situazione è stata, peraltro, bene esposta sulla stampa locale, con interviste alla gente del luogo e agli amministratori locali. A circa quattro mesi dall'evento, questo continuo stato di emergenza sta seriamente danneggiando le famiglie che vivono del lavoro dei campi. L'angoscia in cui vivono gli agricoltori a ogni pioggia è palpabile: questi cittadini non solo sono preoccupati per l'attività principale che dà loro sostentamento, ma temono per la loro stessa incolumità. A fronte di questa situazione drammatica, quello che colpisce è l'inerzia delle istituzioni a prevenire questi eventi e a far fronte all'emergenza, cosa che certamente non è sfuggita ai cittadini del Vallo di Diano;

contrariamente alla vocazione agricola del territorio, inoltre, insediamenti produttivi crescono nella piana anche in siti di elevato pregio paesistico. Due esempi di zone industriali sorte, a circa cinque chilometri una dall'altra, in «siti di particolare pregio ambientale», così come definiti dalla «Carta di destinazione d'uso del territorio», adottata nel 2003 dalla comunità montana del Vallo di Diano: il «boschetto paleo-palustre» in località Cappuccini in Sassano e «l'areale della cicogna». Il primo sito è incastonato tra due affluenti del Tanagro e costituisce l'ultima testimonianza della natura paludosa della vallata antecedente alla bonifica. In esso si conservavano, prima dell'intervento infrastrutturale finanziato con fondi pubblici, le specie arboree e faunistiche autoctone; il secondo sito ospita il nido della cicogna bianca, che dal 1996 nidifica presso un incantevole tratto del Tanagro, adibito adesso ad area PIP;

gli enti pubblici, dal loro canto, da un lato affermano l'elevata valenza agricola e ambientale che la pianura riveste, dall'altro prontamente utilizzano i finanziamenti pubblici per infrastrutturare luoghi che andrebbero invece valorizzati per il loro intrinseco pregio paesistico. E ciò, nonostante la legge regionale n. 17 del 1998 della regione Campania che recita: «I Comuni orientano i loro piani regolatori alle indicazioni della carta di destinazione d'uso del territorio elaborata dalla Comunità Montana;

il fiume Tanagro, risorsa idrica e ambientale d'inestimabile valore, costituisce una tappa obbligata per le specie avicole migratorie. Per questa ragione, alcune associazioni ambientaliste (VAS Campania, CODACONS Sala Consilina, ATAPS-FIPSAS, WWF Campania, Associazione Risorse di Santa Marina, LIPU) chiesero, in data 15 dicembre 2005, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e alla regione Campania l'istituzione urgente di una zona di protezione speciale a norma della direttiva Uccelli del 2 aprile 1979. La regione Campania, per mezzo dell'assessorato alle politiche ambientali, propose, in data 15 dicembre 2005, sulla base della richiesta, in una riunione con i rappresentanti degli enti locali, una prima perimetrazione, che interessava i comuni di Sala Consilina, San Rufo, Sassano e Teggiano. Da allora, gli enti locali, nonostante fossero stati sollecitati dalla sede CODACONS locale in data 22 settembre 2006, non hanno mai presentato la perimetrazione dell'area per l'istituzione di una ZPS, mentre hanno lasciato libero il passo all'aggressione del cemento, nonostante gli obblighi previsti dalla legge regionale n. 17 del 1998;

gli interventi, compatibili con l'ambiente, per il rafforzamento delle sponde del fiume Tanagro sono stati insufficienti a prevenire le continue tracimazioni di questi giorni: ad ogni pioggia le acque del fiume sono fuoriuscite dagli argini invadendo i terreni agricoli ed i pianterreni delle abitazioni nelle località Sant'Agata e San Giovanni facendo registrare preoccupanti allagamenti, e i residenti delle zone Sant'Agata e San Giovanni che non vogliono continuare a vivere con il timore di essere sorpresi dalle acque del fiume Tanagro, denunciano che questa è la nona tracimazione dal 10 novembre -:

quali iniziative di competenza si intendano intraprendere e quali provvedimenti si intendano adottare per tutelare i legittimi diritti dei coltivatori diretti del Vallo di Diano;

se siano a conoscenza di iniziative dirette a istituire una ZPS lungo le sponde del fiume Tanagro;

se non si ritenga opportuno e urgente assumere le iniziative di competenza dirette a preservare l'integrità territoriale della vallata. (4-11325)

COMUNICATO 25-05-2011
RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE, DA PARTE DELLA PROCURA DI SALA CONSILINA, DELLA NOSTRA DENUNCIA SULLE ESONDAZIONI DEL FIUME TANAGRO

Abbiamo ricevuto la notifica della richiesta di archiviazione, da parte del PM della Procura di Sala Consilina, dott. Carlo Rinaldi, il quale ritiene che non emergono fattispecie penalmente rilevanti nell’ambito della vicenda riguardante i ripetuti allagamenti dei terreni in contrada Sant’Agata e San Giovanni in Sala Consilina a seguito dell’esondazione del fiume Tanagro. Il dott. Rinaldi giunge a tali conclusioni dopo aver escusso a testimone il Presidente del Consorzio di Bonifica del Vallo di Diano, avv. Francesco Alliegro, il giorno 4 marzo 2011 ed il geometra Bartoli Vittorio del Genio Civile di Salerno, il giorno 7 aprile 2011, dopo che i lavori di “somma urgenza”, appaltati a marzo, erano effettivamente iniziati. Questi testimoni concordemente riferiscono di essere intervenuti per valutare i lavori da effettuarsi per il ripristino del tratto di fiume Tanagro. Il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Sala Consilina, maresciallo Cono Cimino, anch’egli testimone dei fatti, riferisce dei continui interventi effettuati a sostegno della popolazione locale durante i numerosi allagamenti dovuti all’incosistenza degli argini del fiume Tanagro, dal novembre 2010 sino al 20 marzo del 2011, per ben undici volte dopo la prima grave alluvione.

Pur tuttavia, se noi ricordiamo bene i fatti, nell’interrogazione parlamentare a firma dell’On. Leoluca Orlando e dell’On. Aniello Formisano (Seduta n. 451 del 23/3/2011), si legge

l'alluvione dei giorni 8, 9 e 10 novembre del 2010, dovuta all'esondazione del fiume Tanagro nel Vallo di Diano, in provincia di Salerno, ha prodotto notevoli danni all'agricoltura, al territorio rurale e alle abitazioni civili. Alcune famiglie, che abitano nelle campagne ricadenti nel comprensorio, in prossimità delle rotture degli argini del fiume che attraversa longitudinalmente tutta la vallata, sono state soccorse dal locale comando dei carabinieri e dai vigili del fuoco con professionalità e abnegazione;
da allora, poco o nulla è stato fatto per rimuovere le cause dei continui allagamenti in pianura. In particolare, poco o nulla è stato fatto per riparare gli argini del fiume Tanagro, ormai scomparsi in più punti, tanto che, alle nuove piogge le acque fuoriescono liberamente dal fiume e invadono le abitazioni situate in campagna. La situazione è stata, peraltro, bene esposta sulla stampa locale, con interviste alla gente del luogo e agli amministratori locali. A circa quattro mesi dall'evento, questo continuo stato di emergenza sta seriamente danneggiando le famiglie che vivono del lavoro dei campi. L'angoscia in cui vivono gli agricoltori a ogni pioggia è palpabile: questi cittadini non solo sono preoccupati per l'attività principale che dà loro sostentamento, ma temono per la loro stessa incolumità. A fronte di questa situazione drammatica, quello che colpisce è l'inerzia delle istituzioni a prevenire questi eventi e a far fronte all'emergenza, cosa che certamente non è sfuggita ai cittadini del Vallo di Diano.

La sede Codacons di Sala Consilina ricorda che, prima che avessero inizio i lavori (a fine marzo 2011!), il primo sopralluogo da parte del Genio Civile è avvenuto dopo circa un mese dalla prima alluvione del novembre 2010. Ricorda ancora che, a causa dei ritardi nella definizione dei lavori di “somma urgenza”, la cittadinanza è stata costretta a passare molte notti nel terrore che le proprie abitazioni venissero invase dall’acqua. Per questi motivi proporremo opposizione alla richiesta di archiviazione del PM, chiedendo che giustizia venga fatta.



COMUNICATO 08-07-2011

Richiamiamo all’attenzione del Consorzio di Bonifica la situazione del canale parallelo al fiume Tanagro prima che comincino le piogge autunnali

Bastano solo poche foto per far toccare con mano, a chi pensa che la nostra sia una critica fine a se stessa, la situazione del fiume Tangro e, in particolare, del canale parallelo nei pressi del ponte in località S. Agata a Sala Consilina. Proprio in quella località, nel novembre del 2010, gli argini del fiume Tanagro cedettero in più punti per le piogge insistenti (e non solo!). La situazione del letto del canale parallelo, lo scorso anno, non era molto dissimile rispetto a quella che oggi vediamo in queste foto. E allora, prima che comincino le piogge autunnali, chiediamo al Consorzio di Bonifica del Vallo di Diano di iniziare, con largo anticipo, l’opera di manutenzione del canale parallelo, che si sta trasformando in una vera e propria foresta.

Il Ponte S. Agata a Sala Consilina
Abbiamo poi udito voci, tese forse a giustificare l’assenza di intervento, che parlano di ipotetiche associazioni ambientaliste che ostacolano la manutenzione del canale e lo sgombero dai detriti del letto del fiume nei pressi del Ponte Cappuccini. Noi ci chiamiamo fuori, perché pensiamo che la salvaguardia del territorio passi anche attraverso la manutenzione degli argini (ma dove sono finiti i pioppi che fungevano da sostegno?). Abbiamo anche caldeggiato l’istituzione di una Zona di Protezione Speciale (alla quale i Comuni di Sala Consilina, Sassano, Teggiano e San Rufo sembrano non essere interessati) per l’intero tratto del fiume interessato da un importante flusso di uccelli durante la stagione migratoria. Questa richiesta è stata inoltrata dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Campania ai Comuni “non-interessati”, i quali avrebbero solo dovuto fornire la perimetrazione dell’area da sottoporre a protezione. Un’interrogazione parlamentare su questa stranissima vicenda, dopo quella dell’On. Trepiccione, ritirata per ragioni poco chiare, è stata inoltrata dall’On. Leoluca Orlando e dal Sen. Nello Formisano alla Presidenza del Consiglio. Speriamo di poter presto avere notizie in merito.

Sotto il ponte S. Agata a Sala Consilina
Crediamo infatti che, attraverso una particolare attenzione verso l’avifauna, il territorio agricolo e tutte le zone umide del Vallo di Diano, si potrebbe: valorizzare le colture locali; creare vivai per la piscicultura; incrementare il flusso turistico attrezzando punti per la pesca sportiva, istituendo punti di osservazione dell’avifauna locale e proponendo punti di ristoro per sentieri da percorrere a piedi, a cavallo o su biciclette; rimediare all’incuria a cui da anni è sottoposto il corso d’acqua più importante della vallata; estendere la diffusione degli alberi nei pressi dei corsi d’acqua, anche per la produzione di biomassa; incentivare la nascita di agriturismi tematici in tutta la vallata (uno per ogni specificità locale).

Queste cose rimarranno scritte in un grande libro dei sogni se non saremo disposti a investire - in tutti i sensi - molto di più per difendere e valorizzare i nostri beni ambientali, piuttosto che a deturparli, come purtroppo oggi riusciamo a fare anche all’interno delle zone protette.

La foresta visibile a sinistra è all’interno del canale
parallelo al fiume Tanagro