Di tutta la frenetica
attività svolta negli anni 2003-2004 sulla questione idrica a Padula e sulla
vicenda dell’impianto eolico che doveva sorgere sullo sfondo montano (oggi magnifico)
della Certosa di San Lorenzo, restano poche notizie sulla rete. Dell’attività
svolta a difesa del suolo, all’interno del Parco Nazionale, sparute tracce.
Certosa di San Lorenza e, sullo sfondo, il paese di Padula. Foto tratta dal sito www.wikipedia.it. |
Per fortuna, tuttavia,
è tornato a parlare, almeno di vento e di impianti eolici, Salvatore Medici.
Infatti, grazie all’articolo apparso su UNO TV a sua firma, apprendiamo che: “Nel solo
Vallo di Diano sarebbero almeno tre le domande di costruzione e le convenzioni
firmate, a Montesano, a Padula e a Polla-Caggiano-Sant'Angelo le Fratte. Un
quarto impianto potrebbe essere realizzato tra Atena Lucana e Brienza. Senza
contare quelli di altri comuni vicini, come Casaletto Spartano dove proprio il
Comune di Montesano è stato invitato per una conferenza di servizi sul parco
eolico”.
Una stringata notizia, riportata dal quotidiano
La Città di Salerno il 10 dicembre 2003 e oggi custodita nella rassegna stampa
del CODACONS, resta la sola testimonianza, su rete, del nostro impegno a
sostegno delle proteste dei cittadini padulesi che non approvarono la scelta di
dare in concessione una vasta area in località Mandrano alla ditta Daunia Wind,
per un lasso di tempo che andava oltre il mezzo secolo. Si doveva costruire un
parco eolico alle spalle della Certosa di Padula. Ecco la notizia sulla stampa.
Delibera da rifare a Padula
«Il parco eolico rispetterà l'ambiente»
Padula. La
delibera del Comune di Padula inerente uno schema di convenzione per la
concessione di aree a favore della Daunia Wind srl per la costruzione, il
funzionamento e la manutenzione di un Impianto eolico sarà revocata dal sindaco
Alliegro. Ad annunciarlo è il Codacons di Sala Consilina dopo che il primo
cittadino di Padula, in una riunione organizzata nei giorni scorsi dal Comitato
civico difesa ambiente, ha fatto una promessa pubblica, alla presenza dei
cittadini e dell'assessore all'ambiente della Provincia di Salerno, Angelo
Paladino. La decisione del sindaco scaturisce dalla necessità di deliberare uno
schema che faccia più attenzione all'impatto ambientale che un impianto potrà
avere sul territorio, attenzione che nell'atto da revocare, manca. Il consiglio
comunale qualche mese fa aveva autorizzato la società Daunia Wind
all'installazione di stazioni anemologiche sul proprio territorio per
verificare se esistevano le condizioni per un parco eolico. Inoltre, nella
stessa seduta era stato approvato anche uno schema di convenzione da definire
meglio dopo l'esito delle prove anemologiche. Il Codacons aveva sollevato il
problema a seguito della segnalazione di alcuni cittadini padulesi,
successivamente costituitisi in Comitato civico. «Abbiamo dato voce alla
preoccupazione dei cittadini -spiega De Luca del Codacons - e sensibilizzato le
istituzioni che hanno risposto in modo responsabile». «Seppure sia favorevole
all'eolico, la decisione della revoca della delibera originaria - spiega il
sindaco - nasce dal fatto che alcuni passaggi di quell'atto risultavano
preoccupanti per i cittadini stessi. Per cui si è deciso di deliberare uno
schema che dia maggiore risalto allo studio dell'impatto ambientale che può
avere l'impianto. Questo va fatto dopo aver appurata l'esistenza delle
condizioni climatiche giuste per la sua realizzazione». Dunque, l'impatto
ambientale dovrà essere minimo, altrimenti verrà messo in discussione il
progetto stesso.
La cronaca è scarna su temi importanti, dilagante su
sagre e convegni. Il numero delle nostre parole è sempre stato un sottomultiplo
abbastanza piccolo rispetto al pensiero “alto” dei potentati del luogo. Una
marcia indietro così eclatante avrebbe, quanto meno, dovuto dare a noi il
diritto di uno spazio maggiore, per spiegare quali fossero le ragioni per le
quali ritenevamo dannoso l’intervento proprio a Padula, proprio a Mandrano,
proprio tra i faggi del luogo. Oggi si ritorna a parlare di nuovi impianti, ma
c’era da aspettarselo, per quanto detto illo tempore dall’ex-sindaco. E mentre noi siamo sempre sul fronte a combattere
contro l’indifferenza delle istituzioni, a qualcuno potrebbe anche sorgere il
dubbio che, forse, i nostri interventi non siano sempre stati del tutto “fuori
luogo”, visto l’esito – in primo grado - della vicenda della strada praticata
con bulldozer cingolati all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di
Diano e Alburni a 1100 sul livello del mare in territorio di Monte San Giacomo.
La notizia delle condanne inflitte per la vicenda apparve il 9 giugno 2010 sul quotidiano online dentroSalerno.
Concludevamo dicendo: “Siamo convinti di aver
fatto il nostro dovere nell’ambito del ruolo statutario dell’associazione.
Continueremo per questa strada, cercando, per quanto possibile, di tutelare i
beni ambientali del nostro territorio”.
A quella notizia ne seguì una scarna seconda, su La
Città del 16 novembre del 2010, dal titolo “Abusivismo a Monte San Giacomo. Le condanne per tecnici e politici”, per un secondo
processo incardinato sempre presso il Tribunale di Sala Consilina. Ancora una volta presenti come parte civile.
Il
nostro comunicato, forse molto più corposo e ficcante, era già apparso mesi prima su
Valloweb. In questo caso concludevamo dicendo: “Continueremo per
questa strada, nonostante le campagne di stampa e le operazioni Orwelliane dei
Clarinetti di turno, che tendono a mettere in cattiva luce il nostro operato.
Registriamo anche omissioni di stampa che vorrebbero occultare il fatto, come
se non fosse avvenuto, forse per non fare torto a qualche politico locale”. Infatti, secondo una vulgata del luogo, i condannati in
primo grado dovevano essere considerati “benefattori dell’umanità” e noi dei “poveri
uomini”.
La Certosa di San Lorenzo (1920) Foto tratta dal sito www.padula.info. |
L’epilogo: un’ennesima vittoria ottenuta per mezzo
del nostro intervento. Ma la notizia del 6 maggio 2004 si completava così: “Infine da registrare l'intervento del
Codacons”. Beh, almeno c’è stata la menzione.
Eppure sono convinto che il giornalista, in cuor suo, sapesse quanto l’associazione
avesse lottato per quella vicenda. Ma all’epoca, come oggi, eravamo visti un po’
come dei cattivi marziani.
E, infine, quella che
potrebbe risultare la conferma di quanto abbiamo insistito per svincolare il
nostro territorio dalla gestione, da parte del CONSAC di Vallo della Lucania,
della nostra risorsa idrica. Dirò infinite volte la stessa cosa per anni, a cominciare dal 4 settembre 2008, quando apparve questo scarno trafiletto sulla
testata Altrodiano
Appello del Codacons all’amministrazione
comunale per evitare la privatizzazione del servizio idrico
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Un appello all’amministrazione comunale di Padula perché venga mantenuto
il controllo pubblico della gestione della rete idrica. Questa l’iniziativa
del Dott. Roberto De Luca, responsabile del Codacons di Sala Consilina, che,
in una nota diffusa questa mattina, ha chiesto espressamente al comune di
Padula di fare un passo indietro ed evitare la privatizzazione del servizio
idrico. Secondo quanto affermato dal Codacons, infatti, sembrerebbe che l’amministrazione comunale intenda affidare la gestione della rete idrica
ad una S.p.A. “Il Vallo di Diano“ si legge nella nota “è ricco d’acqua. Con
una visione più ampia della politica - ha proseguito il Dott. De Luca - invece di questi accordi sottobanco con una realtà che ha depauperato il
nostro territorio, si potrebbero mettere in campo delle sinergie
amministrative per creare, in loco, un soggetto per la distribuzione dell’acqua,
che può considerarsi l’oro del terzo millennio, e per la manutenzione della
rete idrica”.
La redazione
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Ma il tempo non si ferma e con esso il flusso
malefico della cattiva politica locale. Di quella buona ce n’è traccia solo in
pochi virtuosi esempi. Sarebbe auspicabile un cambio di marcia, anche alla luce
della regressione sempre più evidente del nostro territorio su vari fronti. Tuttavia,
questa inversione di rotta non ci sarà fintanto che a popolare la politica
locale saranno le solite vecchie volpi saltellanti, legate a doppio filo con gli
interessi (politici e non) dei soliti vecchi lupi, che minacciano, appostati a
monte della sorgente d’acqua, i soliti incolpevoli agnelli che osano persino
dissetarsi, chinandosi sulle sponde dello stesso ruscello che scorre a valle,
per poter cercare di sopravvivere in questo mondo popolato da belve fameliche. E l'accusa del lupo che incombe a monte è la solita: bevendo, intorpidiamo questo bene prezioso che da lui scorre fino a noi. In questi casi, allora, ribellarsi è un dovere.