La politica sta abbandonando l’agorà per
rinchiudersi nei palazzi: lo sconcerto di un militante
Le cronache dei quotidiani nazionali hanno messo in evidenza gravi
situazioni, che investono tutti i partiti, dalla destra alla sinistra, su tutto
il territorio nazionale, da Nord a Sud. E per cercare di comprendere su quali
basi una compagine politica dovrebbe agire a livello locale, riportiamo alcuni
passi di una lunga lettera, scritta nel 2009 dai membri di un circolo
territoriale locale, indirizzata ai vertici di una formazione
politica nazionale.
Nella presente missiva vorremmo
illustrare a Lei un po’ più in dettaglio la situazione politica nella nostra
Regione. La Campania, come Ella ben sa, è afflitta da una metastasi (forse
incurabile) chiamata camorra. Le infiltrazioni a livello istituzionale e
politico di questa organizzazione malavitosa, insieme ad un’assenza di una vera
strategia di sviluppo socio-economico da parte della classe dirigente locale,
hanno prodotto i disastri che adesso abbiamo sotto gli occhi: pensi che circa
il 25% della popolazione campana è oggi sotto la soglia della povertà. A questo
si aggiunga il martirio di un territorio devastato dai rifiuti, dove l’unica
regola è quella imposta dalla camorra: una società della conoscenza, che
altrove è forse possibile individuare, lascia il posto, nelle nostre terre, ad
una società della delinquenza. Ed i metodi camorristici permeano la vita
sociale e si incuneano nella vita politica locale.
Comprendiamo bene i meccanismi di
intercettazione dei consensi a livello locale; eppure, nonostante l’incitamento
dei cittadini che vorrebbero la nostra presenza diffusa sul territorio, notiamo
la fredda assenza dell’organizzazione di partito a livello provinciale e
sub-provinciale. Non sappiamo come interpretare questo fatto; eppure, ci sembra
che, per dare corpo alla partecipazione attiva di tutti alla vita politica, non
si possano percorrere le strade della democrazia catodica. Bisogna riguadagnare
lo spazio dell’agorà: solo così il nostro partito avrà un’opportunità di
successo. Il contatto con i cittadini, il continuo trasferimento di notizie e
dati, la presenza attiva e fattiva sul territorio sono compiti che non si
possono affidare ad eletti cooptati dalle liste che hanno avversato il nostro
partito nelle recenti campagne elettorali. Questi oneri (e questi onori)
spettano ad una classe dirigente locale onesta e capace. Per realizzare tutto
ciò si ha anche bisogno di risorse economiche, in quanto lo sforzo personale
degli iscritti non può sopperire a tutte le esigenze organizzative (affitto di
una piccola sede, spese di gestione, etc.). Vi è bisogno, allora, che almeno
qualche “minima” somma di danaro di rimborsi elettorali possa fluire dalle
arterie viscose del napoletano fino ai capillari del nostro asfittico
territorio, stretto tra le maglie dell’usura e delle amministrazioni
clientelari del posto.
Queste possono sembrare piccole
cose, ma la fiducia delle persone, e dei giovani in particolare, in
un’organizzazione partitica seria è fondamentale per porre le basi di una
crescita organica di tutte le componenti, per poter un giorno cambiare la
nostra società in meglio nel rispetto della legalità. Infatti, se al magma sociale dell’illegalità
associamo quello politico, dato dalle persone che trasmigrano, a seconda delle
loro convenienze e di quelle dei loro accoliti, da un partito all'altro,
portandosi dietro quel pacchetto di voti (acquisiti per lo più con metodi
clientelari) che è appetito dalle piccole formazioni, la confusione voluta da
chi ha metodi efficaci per la formazione del consenso di massa diviene
perfetta.
La ricetta per l’azione politica locale era semplice:
i) sezioni aperte, operative e disponibili
all'ascolto;
ii) capillare e costante attività di informazione del
cittadino (porta a porta tradizionale);
iii) rappresentanza territoriale delle istanze che
promanano dal comprensorio;
iv) utilizzazione delle nuove forme di comunicazione.
Sarebbe opportuno realizzare quanto espresso in sintesi dai membri del
circolo territoriale locale, proprio in questo periodo in cui gli agguati
scilipotiani si moltiplicano in tutti partiti, nessuno escluso; nulla di quanto
scritto, tuttavia, si è realizzato nel Vallo di Diano.
E così, lo sconcerto odierno alla vista della delegazione che ha incontrato l'on. Di Pietro a Salerno, non può che essere un altro segnale di confusione
che la politica sta ingenerando nei militanti. Chi scrive è stato a lungo un
sostenitore dell'IdV ed è, ancora oggi, un iscritto al partito. Nel 2001 è
stato candidato alla Camera dei Deputati nel collegio elettorale 22 di Vallo
della Lucania, mentre l'avv. Borea era il candidato di Forza Italia al Senato.
Nel 2009 è stato candidato a sindaco nelle elezioni amministrative di Sala
Consilina, mentre l’avv. Paladino era il candidato di una lista opposta all'IdV.
Entrambi i legali facevano parte di una non numerosa delegazione a colloquio
con l’on. Di Pietro per tentare di salvare il tribunale di Sala Consilina:
sarebbe stata opportuna, tuttavia, secondo il parere di chi scrive, una diversa
composizione della delegazione per questa pur meritoria azione.
Questa confusione, per la quale le patate si mescolano con le pere, è
tuttavia funzionale a chi, localmente, sta tentando in tutti i modi di rimanere
abbarbicato ad un sistema di potere che, negli anni, ha ingenerato solo
regressione socio-economica. Della necessità di rimanere nell'orbita del
palazzo sono ben consapevoli le persone che gestiscono l’economia e la finanza,
in genere. Accoppiare al potere economico-finanziario quello
politico-amministrativo costituisce, infatti, la quadratura del cerchio “magico”
(quello politico-affaristico). Di questo i nostri concittadini dovrebbero rendersi
conto, perché la speranza di una rinascita del nostro territorio non sia
abbandonata a favore delle prospere attività della variegata e trasversale casta
del potere locale. Questa casta ha interesse a occupare ogni spazio politico, affinché tutto cambi, perché tutto resti – gattopardescamente - come
prima. Le storie delle persone non devono contare più: devono contare solo i
legami trasversali, gli interessi della casta, la gestione del potere di pochi
a danno di molti. Per portare a termine il sacco della vallata, il furto delle
ricchezze e della dignità, hanno bisogno di occupare gli spazi politici, in
silenzio, subdolamente. A questo dobbiamo finalmente ribellarci. Tutti.