« Intanto la vita era dura. L’inverno era rigido quanto lo era stato
quello precedente, e i viveri erano anche più scarsi. Ancora una volta vennero
ridotte tutte le razioni, eccetto quelle dei maiali e dei cani. Una eguaglianza
delle razioni troppo rigida, spiegava Clarinetto, sarebbe stata contraria ai
principi dell’Animalismo. In ogni caso egli non aveva difficoltà a dimostrare
agli altri animali che, nonostante l’apparenza, in realtà essi non soffrivano
di scarsità di cibo. Per il momento, certo, s’era trovato necessario venire a
un nuovo razionamento (Clarinetto parlava sempre di “razionamento”, mai di “riduzione”),
ma in confronto ai tempi di Jones si stava enormemente meglio. Leggendo le
cifre con voce rapida e acuta, dimostrava loro minutamente che avevano più
avena, più fieno, più rape che non ai tempi di Jones, che lavoravano un minor
numero di ore, che bevevano acqua di miglior qualità, che vivevano più a lungo,
che c’era un’assai minore mortalità infantile, che avevano più paglia per il
loro letto e soffrivano meno per le pulci. Gli animali credevano ad ogni parola. » (G. Orwell, La fattoria degli animali,
1945).
Se volessimo trasporre il brano
di Orwell, per riferirlo ai giorni nostri, non avremmo alcuna difficoltà nell'individuare i
cani e i maiali di cui si parla, in modo figurato, nel famoso romanzo scritto
nel lontano 1945. Ecco cosa vuole dire un classico: qualcosa che viene scritto
in una particolare epoca ma che, col tempo, non perde la sua universale
validità nella forma e nel contenuto. Efficace e, al tempo stesso, sconcertante la frase finale del passo di sopra. Clarinetto (anch'egli un maiale) che parla agli animali di
come i tempi presenti, nonostante i sacrifici imposti, siano migliori di quelli
in cui vi era Jones, il fattore: gli animali gli credono. Quanti Clarinetto conoscete in giro per la
nostra Penisola pronti a negare l’evidenza e a raccontarci della necessità dei sacrifici che tutti noi, tranne - ovviamente - i maiali e i cani, dobbiamo fare?
La negatività fa male,
dicono. Bisogna pensare positivo, anche quando questa maledetta crisi morde le carni
di una società allo stremo. Avevamo cominciato a parlare per tempo, quindici
anni fa circa: avevamo previsto che una classe dirigente inadeguata, propensa
all’inciucio e alla cura dell’orticello proprio, di quello degli amici e degli
amici degli amici, dei "clientes" e degli accoliti di turno, avrebbe portato la
nostra vallata (e il Paese) allo sfascio. Ci dispiace dire che avevamo predetto
quello che poi si è avverato. E ci dispiace prendere atto che, nella loro
protervia e nella loro crassa ignoranza,
questi personaggi, cani e maiali insieme, hanno lasciato alla deriva milioni di persone, operai, dipendenti pubblici e non, piccoli e medi imprenditori, agricoltori, commercianti e artigiani. Adesso questi maiali e questi cani hanno abbandonato il
territorio per rinchiudersi nei loro ambiti palazzi: a noi parlano
attraverso i Clarinetto dei mass media, oppure seduti su comode sedie davanti a una telecamera. Mai in una piazza: non frequentano più galline, pecore, conigli, asini, mucche e cavalli, forse per paura di una rivolta. Ma noi, come gli animali di Orwell,
crediamo a quello che ci dicono. E ci dicono che bisogna ancora portare la
soma, più pesante di quella dello scorso anno, e che la nostra razione - già oggi scarsa - sarà ancora meno ricca il prossimo anno.
Non parlano di “tagli”, ma di “razionalizzazione”.
I loro attacchi alla dignità del lavoro non li definiscono “sottrazione di
diritti”, ma “rilancio della competitività”. Non parlano di “recessione”, ma di
“mancata crescita”. Sono maiali e cani, nella piena accezione Orwelliana dei due termini, e per giunta falsari linguistici. Sta a noi
riconoscerli, alcuni vicini, altri lontani, alcuni ancora grondanti di bava per i lauti recenti pasti. Mandarli definitivamente a
casa, nell'interesse di tutti, perché la politica possa tornare a essere onesto servizio, è dovere di ogni cittadino.
« Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. » (G. Orwell, La fattoria degli animali, 1945).