Ore 9.30 del 12 giugno 2015, Tribunale di Salerno. "Quarta" prima udienza dibattimentale del processo Chernobyl. Si attende la Corte che non sarà presente nella sua composizione usuale per un impedimento del Presidente. Molto probabilmente il processo subirà un altro rinvio per la mancanza del plenum del collegio giudicante. Transenne per separare il pubblico dall'aula. Non bastavano i tramezzi in legno, sobrio arredo dell'aula stessa. Ci sono anche le transenne in acciaio, brutte a vedersi. Strana percezione: i cittadini sembrano essere doppiamente recintati come soggetti potenzialmente pericolosi. Come non capirne le ragioni.
In aula alcuni avvocati delle parti civili. Le associazioni Federconsumatori, Legambiente, Coldiretti, Codacons Campania sono rappresentate. Il Ministero dell'Ambiente è rappresentato in aula, insieme ad altre istituzioni, enti locali, comitati. Molti della difesa. Particolare menzione della costante presenza dell'avvocato Alfonso Penna, che si è costituito per il Comune di Sassano, va fatta. Si avviano gli altri processi in calendario. Forse il processo Chernobyl sarà ultimo nella lista. Come non capirne le ragioni.
Ricordiamo le date. La prima udienza avrebbe dovuto svolgersi il 9 aprile 2014 a Salerno a seguito del secondo rinvio a giudizio (il primo a Santa Maria Capua Vetere, il secondo a Salerno, in un processo che non vuole partire e che, forse, non deve partire) delle 38 persone implicate nei fatti riportati nei numerosi faldoni delle indagini svolte dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere nel periodo che va dal gennaio 2006 a giugno del 2007. Rinviata una prima volta, per difetto di notifiche, al 17 dicembre 2014. Quel giorno eravamo in aula e ascoltavamo, con nostra grande sorpresa, che vi erano ancora difetti in alcune notifiche. Il tutto si rinviava all'8 aprile 2015: un anno andato in fumo. L'8 aprile 2015 ancora sussisteva una mancata notifica degli atti a un singolo imputato. Si rinviava così alla data odierna, 12 giugno 2015. Ed oggi si rinvia ancora all'11 novembre 2015. La prescrizione del reato di disastro ambientale viene comodamente attesa per l'anno 2019. Che verrà, se la freccia del tempo non verrà invertita.
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La legge è uguale per tutti. Un'utile iscrizione nelle aule dei
tribunali italiani. |
Ma come si perviene al rinvio odierno? Si procede prima all'appello dei presenti. Molti imputati in aula, nella parte adiacente al tavolo della Corte. Assente del tutto la stampa, nella parte riservata ai cittadini pericolosi. Il giudice che funge da Presidente concede la parola agli avvocati della difesa. Alcuni avvocati difensori, non riconoscendo la fondatezza del reato di disastro ambientale, chiedono la prescrizione di tutti i reati. A un profano sembrerebbe che l'udienza si tenga solo per effettuare la declaratoria dell'estinzione dei reati per prescrizione. Unico reato sopravvissuto alla prescrizione è proprio il disastro ambientale. Ma alcuni imputati sembrano non voler accettare la prescrizione per ottenere l'assoluzione con formula piena. Si vedrà, tuttavia, alla prossima udienza, dopo il deposito delle memorie, cosa che può essere fatta entro il 10 ottobre 2015 (ore 10) un mese prima dell'udienza dell'11 novembre. Chissà se la stampa nazionale si degnerà di comprendere quello che sta succedendo sotto gli occhi dei cittadini increduli.
Alcuni avvocati della difesa ancora contestano la costituzione di parte civile di associazioni e Comuni, un mantra che continua dalla "prima" prima udienza e che non avrà fine fintanto che non si entrerà nel vivo del processo. Intanto, in un modo del tutto informale apprendiamo che un imputato sta procedendo ad analizzare i propri terreni a proprie spese, sembrerebbe su autorizzazione del tribunale, in presenza dell'ARPAC e del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri. L'avvocato Antonio De Paola chiede alla Corte la revoca del sequestro dei terreni agricoli siti in agro di San Rufo e Teggiano di proprietà del padre di uno degli imputati, suo assistito. L'avvocato Matteo Marchetti, costituitosi per l'associazione Codacons Campania, si oppone alla revoca del sequestro.
Prendendo la parola, il pubblico Ministero, in risposta ai dubbi sulla fondatezza del reato di disastro ambientale ribadisce che è chiara la contestazione del disastro doloso, in quanto negli atti è possibile leggere quanto segue: "tutti contribuendo dolosamente a
determinare un disastro doloso ambientale cagionato dalle condotte criminose
dei componenti della citata organizzazione criminale, i quali partecipando al
sodalizio criminoso in modo continuativo e permanente
ed apportando il proprio materiale contributo cagionavano dolosamente
un disastro ambientale a causa dello
spandimento ed illegittimo smaltimento dei rifiuti".
Il Presidente supplente, infine, rinvia l'udienza all'11 novembre 2015, visto che nel Tribunale di Salerno bisogna trattare processi con imputati detenuti: sarà la "quinta" prima udienza in cui, forse, si deciderà dell'ammissione, quali parti civili, delle associazione e comitati, degli enti locali, della Provincia di Salerno, della Regione Campania e del Ministero dell'Ambiente. Al cittadino non resta che fare i conti: restano ancora pochissimi anni al 2019. Sono trascorsi già otto anni dal giugno 2007.