Concentrando la nostra attenzione
sull'attuale crisi economica, non possiamo non notare la mancanza di
qualsivoglia utile indicazione, da parte dell’attuale compagine tecnica al
governo, per il superamento dello stato di disagio collettivo, avvertito – più
intensamente – dalle classi sociali più deboli. Il drenaggio continuo sul
fronte dei diritti, infatti, non può essere una risposta alla crisi produttiva
che genera disoccupazione. E mentre qualche partito da un lato invoca “più
diritti” nell'agenda governativa, dall'altro vota per la modifica dell’articolo
18 dello Statuto dei Lavoratori.
Un rione di una città intelligente (figura tratta dal sito della ditta Renault - www.renault.com) |
Per comprendere meglio lo
scenario produttivo che oggi abbiamo sotto gli occhi, prendiamo un esempio su
tutti: l'industria automobilistica italiana. La diminuzione del potere
d’acquisto dei salari e l'elevato prezzo dei carburanti, delle tasse
automobilistiche e delle tariffe assicurative stanno determinando una forte contrazione
della domanda di nuovi autoveicoli. Naturalmente, perdurando queste condizioni
al contorno, sarebbe impensabile un aumento, nel breve periodo, delle vendite
di autovetture. Pur tuttavia, una grossa opportunità è data oggi dall'utilizzo
delle energie alternative per sviluppare innovazione, per favorire l'avvento di
una auspicabile “mobilità sostenibile” e per creare nuova occupazione. Infatti,
oggi è possibile sfruttare le energie rinnovabili per produrre elettricità e
per far circolare in modo molto più efficiente le autovetture, con un impatto
sull'ambiente di gran lunga minore rispetto a quello prodotto da auto con
motori a combustione interna. Alcune case aumobilistiche quali la Renault, ad
esempio, stanno sperimentando, su piccola scala, un nuovo modo di intendere la
mobilità pubblica e privata. Intervenendo alla seconda edizione della
Conferenza Europea sull'Energia, che quest'anno si è tenuta nella ridente
cittadina di Maastricht in Olanda, il Vice-Presidente del Settore Ricerca della
casa automobilistica francese, Remi Bastien, ha illustrato in che modo si può
trasformare un'isola, presa come microcosmo sperimentale, in una “smart
community” (letteralmente “comunità intelligente”; il vero significato della locuzione, più
appropriato al contesto, sarà chiarito in quello che immediatamente segue).
Una città intelligente, o “smart
city”, è un complesso urbano nel quale viene prodotta energia elettrica “distribuita”
attraverso energia solare, eolica, idrica, geotermica, etc.; in altre parole,
ogni abitazione non deve essere vista solo come unità di consumo, ma anche come
unità produttiva di energia. Pertanto, la figura del consumatore di energia nel
futuro sarà sostituita da quella del “prosumatore”, ossia, produttore e
consumatore insieme. Naturalmente, perché sia possibile definire – in questa
nuova accezione - una città, o una comunità, “intelligente”, vi è bisogno che
il trasferimento di energia sulla rete avvenga in modo rapido ed efficiente.
Per questo vi sarà bisogno di far circolare l’energia sulla rete elettrica
tenendo conto delle varie possibilità di produrla e consumarla in tutti i
possibili punti della “città intelligente”, nello stesso modo in cui
l’informazione circola sulla rete telematica. Pertanto, in una “città
intelligente” i punti di distribuzione dell’energia elettrica per le automobili
saranno posti presso le nostre abitazioni, nei luoghi pubblici, nei posti di
lavoro e lungo le strade. Altre opzioni verdi per l'autotrasporto sono i motori
a idrogeno, già sperimentati in piccola scala dalla NASA nelle missioni spaziali
per la produzione di energia elettrica dall'idrogeno e dall'ossigeno attraverso
la cella a combustibile, e di acqua, che è il prodotto “pulito” della
combustione dell'idrogeno. Il liquido prodotto, pura acqua distillata, serviva
agli astronauti per le loro bevande.
Per realizzare questo “sogno” vi
sarebbe bisogno di una nuova politica e di una classe dirigente all’altezza
delle sfide che attendono l’Umanità. Non necessariamente scienziati o
tecnocrati, ma persone competenti e oneste che intendono la politica come
servizio alla collettività, perché questa possa progredire in modo armonico.
Amministrare un piccolo paese è cosa diversa (e forse non meno difficile) del
governo di un'intera Nazione. Eppure, dalla qualità della classe politica
locale dipende la fortuna dell’intera Nazione: una pletora di persone corrotte
nelle amministrazioni delle città fa fiorire mostri a più teste anche nel
posto più sacro del potere politico: il Parlamento. Una maggioranza di persone
oneste e dedite al bene comune promuove a propria rappresentanza esponenti politici con
le stesse attitudini. Una semplice verità che la politica ha oggi dimenticato,
perché o è usa affidare a tristi personaggi la gestione dei voti in ogni
recondito angolo del nostro Paese, oppure è fautrice dei “partiti leggeri” che
generano altrettanti mostri.
La nuova politica dovrà guidare
il processo di rinnovamento dei processi produttivi, incentivando le
innovazioni necessarie e investendo nelle infrastrutture a supporto
di un nuovo sistema di trasporti non più legato all'utilizzo dei derivati del
petrolio. Questo semplice esempio ci fa capire come potrebbe essere risolta l'attuale
crisi nel settore metalmeccanico, se solo si avesse più coraggio e
lungimiranza. Tuttavia, una politica che tenda alla sistematica demolizione
delle conquiste fatte nell'ambito delle tutele dei diritti del lavoratore non
solo non ha futuro, ma distrugge l'avvenire stesso delle nuove generazioni. La mancanza di
slancio programmatico verso nuovi modelli produttivi, non solo nel campo automobilistico,
e verso una nuova visione di un futuro sostenibile per l’intero globo terrestre
appartiene al DNA di una classe dirigente logora. La nuova politica, invece,
potrà e dovrà mettere in campo progetti di ampio respiro, fondati sulla giusta redistribuzione
del reddito, sui diritti costituzionalmente garantiti, sulla sostenibilità
ambientale, sulla lotta alla corruzione e alla malavita organizzata, sull'innovazione
e la ricerca, sull'emancipazione economica e culturale delle classi sociali più
svantaggiate. Alla nuova politica, in sintesi, sarà affidata una rivoluzione epocale simile a quella che fu portata avanti, a metà del XIX secolo, dai movimenti
democratici e illuminati di questa Penisola.