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sabato 11 giugno 2011

ACQUA NOSTRA? QUANDO SI VA “OLTRE IL REFERENDUM”

Il quesito referendario sull’abrograzione della norma che vuole la partecipazione obbligatoria dei privati alla gestione delle reti idriche recita, testualmente:

« Volete Voi che sia abrogato l’art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e finanza la perequazione tributaria”, convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”, e dall’art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea”, convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale? ».

Sarà bene prestare attenzione a questi numeri, perché nel Vallo di Diano si sta prendendo la decisione di far gestire gli acquedotti al CONSAC S. p. A., che entrerà, presumibilmente entro l’anno, nel pieno possesso della rete idrica di tutti i Comuni del comprensorio. Essendo la S. p. A. a totale capitale pubblico, alcuni vanno blaterando che tale fatto non avrà alcuna conseguenza negativa sui cittadini.



In un incontro pubblico tenutosi a Sala Consilina facevo presente che nella carta di servizio del CONSAC sono presenti alcune amenità, che qui elenco:


-       La custodia dell’impianto nella sua complessiva configurazione è a carico dell’Utente che ha l’obbligo di comunicare all’Azienda qualunque guasto, perdita o disfunzione in qualunque punto dell’impianto. [Commento: Tutte le riparazioni verranno effettuate a carico dell’Utente, che andrà in giro con la casacca del CONSAC per monitorare le perdite della rete?]


-       Tutte le perdite di acqua verificatesi per qualsiasi motivo dopo il contatore sono a carico dell’Utente, così come le perdite verificatesi nella tubazione di derivazione. [Commento: Attenzione alle perdite all’esterno del contatore: si pagherannno anche quelle!]


-       L'Utente ha l’obbligo di comunicare la lettura all'Azienda, o di sollecitarla, se trascorso un anno dalla lettura precedente, non è stata eseguita la successiva [Commento: Siamo chiamati ad essere dei capi del personale o grandi manager dell’Azienda?].


-       La morosità connessa al mancato pagamento della bolletta o di contestazione non accettata da luogo alla chiusura dello sbocco [Commento: Se non paghiamo, o non possiamo pagare, tagliano l’acqua].



Ma da dove scaturisce la decisione di trasferire al CONSAC S. p. A., ditta della ridente cittadina di Vallo della Lucania, la gestione idrica dei comuni di un comprensorio con una produzione del bene acqua in surplus? Facendo bene attenzione ai numeri e ai nomi, forse capiremo da quanto segue.



Il giorno 15 marzo 2011 l’Assemblea dell’Autorità di Ambito Sele, presieduta dal Sindaco di San Mauro La Bruca, verbalizzante il segretario, dott. Mario Bianchino, ha affidato - ai sensi dell’art. 23 bis comma 3 del D. L. 112/2008, articolo che si vuole abolire con il referendum, come abbiamo visto - la gestione del servizio idrico integrato nell’ambito dell’area del Parco del Cilento (così è scritto nella delibera!) alla società CONSAC S. p. A. Il sindaco di Sala Consilina, Gaetano Ferrari, consigliere di amministrazione dell’ATO 4, oltre a rappresentare Sala Consilina nella suddetta assemblea, ha avuto al suo attivo ben otto deleghe da parte dei sindaci dei seguenti paesi del Vallo di Diano: Atena Lucana, Buonabitacolo, Casalbuono, Pertosa, Salvitelle, San Rufo, Sanza, Sassano. Che significa tutto ciò? Il sindaco di Sala Consilina è presente nel CdA dell’Ente di Ambito ATO 4; probabilmente da questo organismo, su direttive “politiche”, parte l’iniziativa di trasferire la gestione degli acquedotti comunali ad un singolo soggetto, proprio sulla base della norma che si vorrebbe abrogare attraverso il referendum. Si penserà ad un’operazione fatta a favore del cittadino per preservare la natura pubblica della gestione della risorsa comune “acqua”.

 Tuttavia, dal verbale di questa assemblea, reperibile su rete, vengono fuori un bel po’ di cose. La prima è che si parla esplicitamente di gradualità della crescita dei livelli tariffari rispetto a quelli attualmente in uso. Come per dire, il servizio ai cittadini del Vallo di Diano, forse nel senso partenopeo del termine, verrà reso piano piano. La seconda e più incredibile questione è legata al parere tecnico acquisito in questo stesso verbale. Il Dirigente Tecnico dell’Ente, nella seduta del 15 marzo scorso, afferma – tra le altre cose: “io ho già segnalato che la procedura è irrituale… ho anche elaborato una proposta deliberativa che non è quella che ha dato lettura il presidente…”. In effetti il tecnico lamenta il fatto che il CONSAC non possiede (come presupposto dell’operazione “politica”) uno Statuto adeguato a permettere questo allargamento delle competenza su altri comuni. Infatti, citando questi aspetti della questione, egli afferma: “… nel momento in cui si contrattualizza con questi elementi siamo assolutamente tacciabili da parte dell’autorità garante di diciamo inadempienza rispetto a dei principi dell’affidamento in house con tutte le conseguenze di legge e di responsabilità personali e dell’ammnistrazione”.

Sembra quasi che negli “alti livelli” si voglia un po’ forzare la mano per ottenere il risultato sperato. Conosciamo bene questi meccanismi. Abbiamo cominciato a conoscerli con la gestione della Sanità. Poi abbiamo visto come è andata con il Parco Nazionale (che adesso qualcuno chiama, in modo improprio, del Cilento). A questi due grandi successi politico-amministrativi possiamo aggiungere, adesso, anche la gestione della rete idrica.

Ci consoleremo con l’inceneritore di Atena Lucana e la sua salutare gestione “in house”, nel nostro territorio. Le due vicende sono molto simili: si è fatto di tutto per non far trapelare nulla e poi, scoperto l’affare, la parole d’ordine era quella dei soldati sul fronte del Piave: “tacere e andare avanti”. E così questa terra, già baciata dai rifiuti (vedi inchiesta Chernobyl della Procura di Santa Maria di Capua Vetere), potrà essere abbracciata anche dalla diossina dell’inceneritore se il TAR, adito da alcuni associati della sede CODACONS del Vallo di Diano, non si metterà di traverso, per frenare i sogni di gloria di alcuni, a discapito della salute di tutti. Gli associati del CODACONS si sono autotassati per effettuare il ricorso al TAR. Al loro impegno civico io mi inchino con molto rispetto, tralasciando, per una volta, di ascoltare i vaniloqui dei soliti ciarlatani per onorare solo l’indiscutibile valore di queste donne e di questi uomini di specchiata moralità che hanno aderito con fiducia ad un’associazione ambientalista. Oggi, con questo scritto, vorrei idelamente abbracciare tutti loro, sperando che domani, insieme, potremo convincere chi ha ordito questo folle disegno che la strada da seguire è quella di una gestione locale del sistema idrico, per un modo più equo di distribuzione alle famiglie di sorella acqua, evitando così quella perversa gradualità della crescita dei livelli tariffari rispetto a quelli attualmente in uso.


Aggiornamenti:
L’art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 è stato abrogato dal referendum del 12 e 13 giugno 2011. L'operazione "politica" è però a prova di bomba. La si è fatta "paventando" il non raggiungimento del quorum. Reggerà, se non ci mobilitiamo, all'urto dell'abrogazione dello stesso art. 23-bis.

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