Osservando il gran lavorio a cui alcuni si sottopongono per
arrivare a mettere le mani sulle amministrazioni locali, come possiamo non
farci tornare alla mente il passo manzoniano sui “capponi di Renzo”. Cambia la
vocale finale, ma il risultato è – nei fatti – lo stesso. Eppure mentre i
poveri volatili nel romanzo storico erano del tutto ignari della loro (e solo
loro) futura sorte, lo stesso non vale per alcuni amministratori locali.
Infatti, essi si apprestano a convincere gli amministrati, con i mezzi che
conosciamo bene, della bontà della riforma costituzionale del loro signore.
Così facendo, giocano con i nostri destini e con quelli dei nostri figli, senza
percepire il baratro istituzionale in cui potremmo tutti a breve precipitare.
Questo frangente delicato della vita politico-amministrativa del Vallo di
Diano, del Sud e dell’Italia tutta induce a un’ennesima riflessione sui metodi
utilizzati dai più per agganciare il territorio a un meccanismo perverso di
pseudo-rappresentanza politica a qualsiasi livello.
Cominciamo allora dal livello più basso, in tutti i sensi.
Un incarico amministrativo dovrebbe essere ricoperto con la massima
consapevolezza dell’attuale complessa (e molto critica) situazione socio-economica.
Eppure, ancora si sgomita per partecipare a un’indecente caccia al tesoro in
cui i mediocri sono i più lesti ad agguantare la meta. Arrivano primi a suon di
voti, non di consensi, con tattiche fatte di ogni sorta di furberia. Ma sono
voti, non consensi. Perché il giorno dopo le elezioni (alcune con lista unica,
altre con liste che si definiscono con un nome di un altro incolpevole
volatile, ma che noi diremo fasulle) si rinnova il solito lamento nei confronti
delle ingiustizie del mondo. E a volte il pianto greco proviene proprio dalle
file degli elettori di questi nuovi baroni locali. Mentre i cittadini consapevoli
desidererebbero vedere una classe dirigente più preparata sia sul piano
culturale in generale che delle esperienze lavorative e amministrative. Persone
che studiano e viaggiano per fare confronti e per cercare di prendere il meglio
delle esperienze virtuose altrui, invece di affidarsi all'improvvisazione e all'assenza
perenne di un'idea di sviluppo.
Una fontana murata nel centro di Sala Consilina. Quando si va oltre la privatizzazione, succede anche questo. |
Sul livello ancora successivo si è fatto tanto parlare sulla
pletora di candidature locali. Nessuno, men che meno la stampa commerciale
locale, ha però notato che sono state le compagini dei migliori e degli
alternativi a ingrossare le file dell’elettorato passivo. I due caravanserragli
contavano una decina di liste ciascuno e mettevano in campo otto candidati
locali in totale.
Mancava il candidato del M5S, per il quale gli amici
pentastellati avrebbero dovuto lavorare. Per fortuna (della vita democratica
locale), c’era una voce fuori dal coro che ha voluto ricordare anche alle più
pavide minoranze (ma certamente non a quelle proditoriamente costruite) che
esiste una via per l’opposizione al renzismo. Sì, perché anche i migliori e gli
alternativi hanno rimpinzato di voti i deluchiani e, di conseguenza, i
renziani. Sarebbe davvero interessante, adesso che il contesto politico
nazionale è nettamente polarizzato su due fronti opposti, vedere i migliori (tra
i mediocri) dove si collocheranno, semmai lo faranno apertamente. I due fronti
sono, ovviamente, i seguenti: il primo dell’opposizione netta alle false riforme, il secondo dei capponi locali che tentano di
condurre anche noi cittadini nella padella della cucina di Azzeccagarbugli.
Un esempio di come sono ridotti i nostri fiumi. E un esempio di un tentativo di recupero da parte di uomini di buona volontà. |
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