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venerdì 3 aprile 2015

Sassano verso il rinnovo del Consiglio Comunale I

Prima puntata

I Romani pensavano che la Storia (quella scritta con la lettera maiuscola) potesse insegnare qualcosa agli uomini: “Historia magistra vitae”. La Storia era vista anche come vita della memoria (“vita memoriae”), quella collettiva. Se Marco Tullio Cicerone descriveva la Storia in questo modo, un motivo doveva pur esserci. Oggigiorno, tuttavia, sembra che neanche la storia recente riesca a scalfire le coscienze, l’essenza delle quali si indurisce sempre di più in questo mercato globale della dignità. E perciò Sassano andrà di nuovo, allegramente e senza considerare quanto avvenuto in questi ultimi anni, senza guardare in faccia protagonisti e comparse, verso le elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale il prossimo 31 maggio 2015. Per questo ho deciso di scrivere e di raccontare alcune cose che si conoscono bene, senza acrimonia di sorta, senza la minima intenzione di screditare alcuno, ma per accompagnare i giovani che si affacciano per la prima volta alla vita politico-amministrativa di questo paese nel loro non semplice cammino, affinché essi possano essere consapevoli dei fatti recenti e meno recenti. Per questo motivo ho deciso di raccontare sul mio blog cose del mio paese, che conta un numero di abitanti di poco superiore alle 5000 unità. E, perciò, se racconto queste “cose nostre” è per l’amore che provo nei confronti della parte più giovane della nostra comunità, perché – si vuole ribadire - essa possa prendere coscienza di una parte, anche se minima, della verità che riguarda Sassano, e non solo. 

Un episodio di schiuma nel fiume Cavarelli
che lambisce l'edificio della Scuola Primaria 
del plesso di Silla e attraversa il parco 
dedicato a Paolo Borsellino.
Questa comunità, nella legislatura 2005-2010, è stata rappresentata da un unico listone onnicomprensivo, consistente dell’amministrazione uscente dalla legislatura 2000-2005, sia nella sua parte di maggioranza, sia nella sua forma di minoranza. Questo a garanzia della legittimità del sospetto di coloro i quali hanno sempre pensato che non vi sia mai stata un’opposizione vera in questo paesino negli ultimi decenni. I tristi primati raggiunti da questa cittadina sono stati più volte ricordati sulla stampa. Tra questi il più grave è la collocazione di Sassano, nel novembre 2009, all’ultimo posto nella graduatoria locale per quanto riguarda il reddito pro-capite ed il non invidiabile primato della foto vincitrice del concorso nazionale “Nonsolopuntaperotti”, svoltosi a Milano nel marzo 2009. Nella terza edizione di questo concorso fotografico, indetto dall’associazione “Verdi ambiente e società” (VAS), col patrocinio del Ministero dell’Ambiente, la giuria ha premiato tre fotografie “ex equo”: la prima, scattata da Gaetano D’Amato, ritrae lo scheletro di quella che sarà la nuova casa comunale di Sassano (chiamata ormai da tutti “ecomostro di Sassano”), la seconda le abitazioni a gradoni sul lago di Como e la terza il cementificio di Sapri. Intorno a questa vicenda si è costituito un gruppo su Facebook e si è scritto molto. 

Tra gli altri eventi raccontati dalla stampa figurano i ripetuti episodi di inquinamento delle acque dei fiumi tanto che la stampa si è interessata, nel corso del tempo, ai fenomeni di morie di pesci nei corsi d’acqua di Sassano e, più in generale, del Vallo di Diano. Basti solo leggere cosa scriveva su La Città del 19 luglio 2007, a pag. 36, Salvatore Medici, un noto operatore dell’informazione del luogo, che ha anche condotto una dettagliata inchiesta sull’inquinamento da materiale inquinante delle nostre campagne scoperta dopo l’inchiesta Chernobyl:“Ancora pesci morti nelle acque del Vallo di Diano. Questa volta il canale interessato è il lagno Termine, affluente del fiume Tanagro nella piana tra Sala Consilina e Teggiano, nelle vicinanze del sito dove è ubicato il traliccio che ospita la cicogna bianca: una zona che da alcuni anni è al centro dell’attenzione per l’evento costituito dall’arrivo della coppia di cicogna e dalla nascita dei piccoli; una zona, insomma, da considerare simbolica e dunque da proteggere, ma che invece non è per nulla tutelata… Gli episodi si ripetono nel tempo: prima a Silla di Sassano, poi tra Sassano e Teggiano, poco tempo fa tra San Pietro al Tanagro e Sant’Arsenio fino a Polla e ieri tra Teggiano e Sala Consilina. La presenza di pesci morti è la spia più evidente. I corsi d’acqua che attraversano il comprensorio del Vallo di Diano sembrano essere continuamente minacciati e con essi l’intero ecosistema”. In particolare, per quanto concerne lo stato dei corsi d’acqua di Sassano, dobbiamo dire che esso è pessimo: in alcuni fiumi qualche abitante del luogo parla di “veleno assoluto”. Interi fiumi, una volta grondanti di vita, oggi sono completamente morti. Per alcuni corsi d’acqua un recupero sembra ormai impossibile, in quanto le continue ingenti captazioni, che hanno occultato in condotte sotterranee l’oro blu del terzo millennio, prima distribuito in rivoli e fiumiciattoli in una stupenda sintesi di ingegneria idraulica naturale, rende vano qualsiasi tentativo di rigenerazione per mancanza di una portata media minima per tale recupero. Per altri fiumi, invece, ancora serbiamo qualche speranza, sempre che si vogliano definitivamente eliminare le fonti di inquinamento stabilizzato. Anche in questi casi, la mancanza di lungimiranza di una pseudo-politica locale, che ha lasciato mano libera a molti (forse per incapacità, forse per convenienza), ha determinato un depauperamento sociale ed economico non indifferente. 
Il cosiddetto "ecomostro di Sassano".

Gli sforzi, invece, andavano indirizzati alla preservazione del patrimonio urbanistico e del paesaggio, ormai completamente abbrutito da un brulichio di insegne, luminose e non, fisse e non, da capannoni selvaggi costruiti dappertutto e da un’incuria del territorio generalizzata. Questo andava fatto per rendere più godibile a eventuali visitatori un’area contigua al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Soprattutto la splendida parte più alta del territorio, la cosiddetta Montagna. Andava fatto per scongiurare il fenomeno di abbandono del Centro Storico e per evitare un progressivo spopolamento del territorio. Invece si è preferita la strada della costruzione di una zona industriale in un’area di elevato pregio ambientale, così come individuata dalla Comunità Montana nella “Carta di destinazione d’uso del territorio” nel 2003. Tutta la storia di questo “boschetto paleo-palustre” è raccontata in un intervento intitolato “Una brutta storia” (appunto). Vi sarebbe forse stata una ricaduta occupazionale maggiore attraverso l’incremento delle attività agrituristiche e ricettive, a cominciare proprio dal Centro Storico. Invece il metodo del capannone selvaggio pseudo-produttivo è servito a drenare fondi pubblici nel presente immediato, ma non potrà mai integrarsi in una strategia di sviluppo locale, tuttora ancora assente. Il perché dell’assenza di tale strategia dobbiamo ricercarlo nella storia recente. Ma questa, citando l’ottimo Carlo Lucarelli,  è una storia a parte.

lunedì 5 gennaio 2015

RIFIUTI E POLITICA

Dal saggio “Ecomafia, i predoni dell’ambiente”, di Antonio Cianciullo ed Enrico Fontana, pubblicato da Editori Riuniti nel 1994. La questione rifiuti è presentata in questi termini dagli autori:

 “E’ il periodo [1970-1990, n.d.r.] in cui le risorse naturali della Campania sono state letteralmente saccheggiate ed immolate sull’altare dei profitti mafiosi: dal litorale del Cilento alle pendici del Vesuvio. Vent’anni di ambiente abbandonato all’illegalità sistematica, trasformato in merce di scambio tra criminalità organizzata e potere politico: ai clan veniva assicurata la gestione di attività devastanti (dalle cave ai rifiuti tossici), ai politici corrotti veniva garantita una sorte di potere perpetuo”.

Nel 2008 scrivevo queste poche righe alla rubrica dedicate alle lettere dei lettori su La Repubblica di Napoli.






E sono tornati, grazie alla loro impunità perenne.

Una coraggiosa donna salernitana così scriveva sulla stessa rubrica circa l'affare Chernobyl. Perché coraggiosa? Perché non tutti sanno quello che la Stambelli scrive, forse perché non tutti devono sapere.


Ecco cosa scrive la stessa Stambelli dopo circa sei mesi, il giorno 5 giugno 2008, su L'Unità.



 A questo livello politico si sta giungendo molto a fatica. Troppe sono le connivenze tra la classe dirigente e il "sistema". Mai sapremo, in chiaro, perché un biocidio di dimensioni così vaste è stato perpetrato proprio in Campania, una terra fertile e densamente popolata. Solo una vera rivoluzione potrebbe svelare queste verità; e, si sa, la nostra Italia non ha mai conosciuto una rivoluzione.   













sabato 27 dicembre 2014

E vissero tutti prescritti e contenti


Se tutto crolla, può sembrare inutile stare a fare da puntello qua e là. Quando tutto viene giù come una frana, ogni singolo sforzo sembra vano. Tuttavia, è doveroso opporsi alla corruzione dilagante e fare da argine, per quello che si può, a questa valanga di fango che sta invadendo la nostra penisola. Bisogna farlo, anche se dovessimo diventare – col tempo - martiri laici, pagando di persona le gravi conseguenze dell’isolamento sociale. 

Manifesti, anche elettorali, affissi
in spazi non consentiti: nessun
responsabile.
Una vera e propria colata di fango melmoso e putido, come quello illecitamente smaltito nelle nostre campagne, ci sta sommergendo. E sembra quasi che, assecondando tale slavina, possiamo salvarci. Ma il destino ultimo della massa che scorre è un salto nel vuoto, un baratro di dimensioni tali che non ci permetterà più la risalita in tempi brevi. Pertanto, resistere fin che si può non solo è doveroso, ma è anche l’unica speranza di salvezza che ci resta.

Entrando in un’aula di giustizia, oggi non ci si chiede più a quale verità si approderà, ma quando quella sospirata verità verrà sepolta sotto il velo delle prescrizione. Come raccontava Carlo Collodi nelle sue intramontabili “Avventure di Pinocchio”, esiste un paese alla rovescia, quello di Acchiappacitrulli. Sembra allora che questo posto si stia materializzando sotto i nostri occhi in virtù di leggi fatte su misura per i delinquenti. E, in effetti, sembra proprio che oggi si chieda ai delinquenti di fare le leggi (o le riforme, così come lessicalmente connotate, per dissimulare la deriva autoritaria di cui siamo noi stessi testimoni oculari). 

Rifiuti illecitamente smaltiti nel sito di
elevato pregio ambientale del boschetto
paleo-palustre di Sassano: nessun
responsabile.
Solo una sapiente e continua lotta contro queste forze antidemocratiche oscure (perché di questo si tratta) potrà preservare il nostro futuro e quello dei nostri figli. E tuttavia, ancora non si vede all'orizzonte nemmeno l’ombra di una volontà di chiamare a raccolta le forze sociali sane residue del Paese contro la formidabile armata dei padroni, dei padrini e dei predoni che stanno primeggiando nella lotta di classe, che si credeva dovesse essere vinta dai cittadini comuni.  

Così la prescrizione di reati molto gravi viene agognata e ottenuta con mezzi e mezzucci. E la lentezza della giustizia diviene un’arma in mano a chi certamente non trarrebbe vantaggio dall'accertamento della verità. Fin qui le considerazioni di carattere generale. 

Adesso parliamo più propriamente della prescrizione dei reati ambientali, senza necessariamente mettere in relazione quanto scritto prima con quanto segue. Perché la padronanza della sintassi italiana ormai è merce rara. E consideriamo le inchieste giudiziarie Cassiopea e Chernobyl, condotte dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Sebbene la pubblica opinione non sa (o forse non deve sapere), queste inchieste riguardano molto da vicino la provincia di Salerno.
Un esempio di smaltimento illecito di rifiuti:
amianto abbandonato e poi bruciato sotto un
ponte dell'autostrada SA-RC: nessun
responsabile.
 
Due i processi, incardinati inizialmente a Santa Maria Capua Vetere, a seguito del rinvio a giudizio di due cartelli di persone dedite allo smaltimento di rifiuti. Tanti rifiuti. Disastro ambientale il capo di imputazione più grave. Prescrizione del reato: dodici anni.
Per Cassiopea le indagini si chiudono nel 2001 e il processo, incardinato presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, viene spostato a Napoli per un’eccezione della difesa. Uno degli imputati è il “Re Mida” della nostra provincia. Quella persona che, godendo di non si sa quali coperture, trasformava – così come diceva in un’intercettazione telefonica - la monnezza in oro. Ha dato il nome a un’altra inchiesta (“Re Mida”, appunto): il processo che ne è scaturito si sta svolgendo a Napoli nell’indifferenza di tutti. Ma torniamo a Cassiopea. Non contenti del primo trasferimento, i difensori richiedono al giudice del Tribunale di Napoli di trasferire di nuovo il processo a Santa Maria Capua Vetere, dove si estingue nel 2013. Comprendiamo il meccanismo? Un reato di disastro ambientale che va in prescrizione è il risultato di questo meccanismo.

Ora veniamo a Chernobyl, un’inchiesta terminata nel 2007, molto simile a Cassiopea, ma con diversi nomi (nel periodo compreso tra gennaio 2006 e luglio 2007 i 38 imputati avrebbero concorso tra loro allo smaltimento illecito di 980.000 tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, procurando per sé un profitto illecito di 50 milioni di euro). Stessa trafila: si incardina presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, poi viene trasferito a Salerno. La prima udienza preliminare si tiene nel 2013. Rinviati a giudizio tutti i 38 indagati per tutti i capi di imputazione dal GUP Dolores Zarone, ad esclusione dei reati di smaltimento illecito e deturpamento delle bellezze naturali (ormai prescritti), la prima udienza dibattimentale avrebbe dovuto svolgersi il 9 aprile 2014. Rinviata, per difetto di notifiche, al 17 dicembre 2014. Il 17 dicembre eravamo in aula, ma un nuovo rinvio al prossimo 8 aprile 2015 è stato necessario ancora per un difetto di notifica. La prescrizione del reato di disastro ambientale viene comodamente attesa per l’agosto del 2019. 

domenica 9 novembre 2014

Foto di gruppo

Qualche tempo fa è stata pubblicata una foto di gruppo su Facebook che ritraeva amministratori del Vallo di Diano insieme a un sostituto procuratore dell’ex tribunale di Sala Consilina. L’ambiente serale sembrava di quelli distesi e amichevoli, tanto da far pensare ad una frequentazione abituale piuttosto che a un incontro occasionale o di lavoro. La foto è stata pubblicata su Facebook forse perché qualcuno avrebbe voluto che si comprendesse qualcosa. Situazioni simili sono inaccettabili in un paese normale. In particolare, io credo che quella frequentazione potrebbe aver procurato effetti per la Giustizia e – di conseguenza - per i cittadini del Vallo di Diano. Ne ho parlato di recente con alcuni amici, mentre si discuteva del caso del povero Stefano Cucchi e di altri casi legati alla lenta (e a volte per nulla perfetta) macchina giudiziaria. Naturalmente, speriamo che questo sia un caso isolato, perché, come cittadini, siamo portati a credere nella Giustizia, per non dover cedere allo sconfortante clima del paese di Acchiappacitrulli descritto da Collodi nelle Avventure di Pinocchio.

Il campo sportivo "Osvaldo Rossi" in un giovedì di mercato.
Tuttavia, sembra che di queste cose, che attengono alla vita di un’intera comunità, non si possa e non si debba parlare se non sottovoce, in segreto. Chi te lo fa fare, è il "refrain" ricorrente. Pensa alla famiglia e alle tue cose. Perché metterti contro queste persone? Sì, da un certo punto di vista (quello strettamente utilitaristico) queste persone non hanno torto. Infatti, tutti i legali ritratti nella foto con il sostituto procuratore sono stati o sono amministratori pubblici. Figure pubbliche, quindi, che dovrebbero dar conto del proprio agire anche nei momenti di vita non lavorativa, se esso dovesse avere effetti sulla vita sociale. Gente che conta, che può anche permettersi di non considerare queste poche righe scritte contro l’interesse della mia piccola famiglia, scritte contro i miei interessi, ma dettate da una coscienza civica ancora non sopita.

Parto da questa considerazione per parlare delle tante volte in cui non siamo stati attenti alle piccole cose che accadevano intorno a noi e abbiamo lasciato perdere. Mi potrei riferire, ad esempio, al campo di calcio tramutato – il giovedì – in mercato. Avevo spedito una lettera a La Repubblica, pensando di sollevare qualche controllo. Tutto inutile, mi son detto, dopo aver visto la foto di gruppo. Così una pista d’atletica in terra battuta è sparita e il campo sportivo è stato fatto e rifatto, senza che nessuno fiatasse sulla destinazione del giovedì.

Mi potrei anche riferire a ciò che sta accadendo sul tratto della ferrovia Sicignano-Lagonegro all’altezza della costruenda zona industriale di Sala Consilina. Una buona parte di strada ferrata è ormai scomparsa per permettere l’attraversamento dei mezzi pesanti dalla Strada Statale 19 ai capannoni che si stanno costruendo nel versante a valle del tracciato ferroviario nella zona di ampliamento della zona PIP così come si vede nelle foto seguenti.

Dal lato sinistro della rete i binari della ferrovia
Sicignano-Lagonegro sono sotterrati dai rovi e sono
appena visibili. Dal lato destro i binari sono invece
sotterrati da uno strato di brecciame. [Foto del 31-10-2014] 
Lo strato di brecciame che sotterra i binari della ferrovia
Sicignano-Lagonegro e cumuli di materiale di risulta.
[Foto del 31-10-2014] 
Una strada comunale parallela ai binari della ferrovia
Sicignano-Lagonegro nei pressi dell'ampliamento
della zona PIP. [Foto del 31-10-2014] 
Ricordiamo che è in corso un processo, per un caso simile, nei confronti dell’ex-sindaco di Sala Consilina. Il processo nasce in modo del tutto fortuito. E la vicenda avrebbe seguito il destino di tante altre nostre segnalazioni e si era avviata sul percorso dell’archiviazione, se non fosse stato per la nostra caparbietà nel presentare opposizione alla richiesta di archiviazione. Tutta la storia è raccontata in questi interventi della stampa locale, dove non manca la rituale dichiarazione dell'amministratore locale che ha fiducia nella magistratura. Giustamente!

Un pezzo da Italia2TV del 5 gennaio 2013 a firma di Erminio Cioffi.

       Italia2Tv
Rinviato a giudizio il sindaco di Sala Consilina Gaetano Ferrari
Il primo cittadino dovrà rispondere del reato di occupazione di demanio 
pubblico ferroviario. Oltre al sindaco sono stati rinviati a giudizio attraverso 
imputazione coatta per danneggiamento della linea ferroviaria il direttore 
dei lavori relativi alla costruzione di un viadotto dell’autostrada A3 
Salerno – Reggio Calabria Ruggero Giuseppe Castrignanò e il direttore 
dei lavori dell’ANAS Francesco Sabato.La prima udienza del processo 
penale si terrà presso il tribunale di Sala Consilina il prossimo 24 aprile. 
A darne notizia è stato il Codacons Vallo di Diano attraverso un comunicato 
stampa a firma del responsabile Roberto De Luca. Questi i fatti alla 
base della vicenda giudiziaria. Nel marzo del 2010 il Codacons denunciava 
alla stampa il danneggiamento della linea ferroviaria Sicignano – Lagonegro 
durante l’edificazione del viadotto dell’autostrada A3 SA-RC in località 
Quattro Querce a Sala Consilina. Il mese successivo l’associazione dei 
consumatori aveva presentato una denuncia alla Procura della Repubblica. 
“Da un significativo fascicolo fotografico sullo stato dei luoghi del Corpo 
Forestale dello Stato – scrive il Codacons nel comunicato stampa – e dal 
verbale di accertamento della Direzione compartimentale di Rete Ferroviaria 
Italiana (R.F.I.) del marzo 2010 si evinceva che una stretta strada 
comunale di campagna, parallela alla linea ferroviaria, al servizio di un 
complesso immobiliare privato di nuova costruzione in località S. Maria 
della Misericordia, aveva invaso il demanio pubblico ferroviario”. La Procura 
della Repubblica aveva fatto  richiesta di archiviazione, per i fatti denunciati, 
al Giudice delle Indagini Preliminari. Il GIP a seguito dell’opposizione 
del Codacons alla richiesta di archiviazione ha invece disposto l’imputazione 
coatta per i due direttori dei lavori e per Gaetano Ferrari che  “nella qualità 
di Sindaco di Sala Consilina, – si legge testualmente nel decreto di 
citazione – al fine di occupare il terreno appresso indicato e di trarne 
comunque profitto, dava disposizione – confermata con dichiarazione a 
sua firma datata 15.07.2010 – di procedere all’allargamento della strada 
comunale sita in località S. Maria della Misericordia di Sala Consilina 
mediante occupazione di un terreno di proprietà della società R.F.I., e 
destinato a luogo pubblico, per un’estensione di circa mq. 1000, senza 
l’adozione di alcun formale provvedimento nei confronti della predetta società, 
così determinando l’arbitraria invasione di predetto terreno”. Dal canto suo 
Gaetano Ferrari si è detto fiducioso nella giustizia e il 24 aprile si presenterà 
in aula per dimostrare la propria innocenza. Ferrari ha anche precisato 
che le spese legali qualora dovesse essere condannato le pagherà di 
tasca propria e non attingendo dalle casse comunali.

In questo articolo tratto da Il Mattino, anche Pasquale Sorrentino racconta la storia.

domenica, 6 gennaio 2013

Per il viadotto sindaco rinviato a giudizio



TG3 Fuori TG del 06/11/2014
Di recente anche la testata giornalistica TG3 (FuoriTG del 06-11-2014 dal min. 11:25 al min. 12:35) si è interessata della questione della rete ferroviaria che attraversa il Vallo di Diano. Ma è meglio che la cosa non venga divulgata troppo. Anche per non distogliere alcuni amministratori locali dal loro comodo idillio in questa terra che adesso è diventata come un Far West, dopo che il Tribunale è migrato in altra Regione.  

domenica 19 ottobre 2014

La velocità dei bolidi estivi

Ecco quello che scrivevo ad alcune testate giornalistiche il 22 agosto 2014. Scrivevo da cittadino, consapevole che il solo potere persuasivo della parola poco avrebbe potuto per fermare i tragici eventi a cui abbiamo purtroppo assistito dopo qualche settimana a Silla di Sassano. Avrei voluto fare di più, ma non ho potuto fare altro che segnalare il problema alla stampa locale e non. La Repubblica di Napoli e altre testate giornalistiche locali hanno voluto riprendere la missiva, che riporto di seguito, insieme al link (per una rapida verifica) e alla lettera di accompagnamento. Non aggiungo altro alle parole di quel giorno d'agosto, in cui sono stato testimone di un evento di "folle velocità" nel pieno centro di Sala Consilina.  


La velocità dei bolidi estivi


Roberto De Luca
 22 Ago 2014

A volte si è involontariamente testimoni di fatti che 
possono svelare, se analizzati, una mentalità diffusa
che forse sarebbe bene contrastare. Tollerare un insano 
istinto giovanile di guidare ad alta velocità nel pieno 
centro cittadino, con poche azioni pedagogiche di 
dissuasione e una scarsa azione repressiva, potrebbe 
significare vedere una capillare diffusione di questa 
moda.

Questo è solo uno dei tanti problemi irrisolti che affliggono 
una cittadina dell'entroterra del Salernitano (o del "basso 
Salernitano" come di recente definito da un alto parlamentare). 
Ma un problema macroscopico, sentito da molti e forse 
sottovalutato, nonostante la foga imprevista di ben sei liste 
(col rischio della settima) abbia imperversato nell'ultima 
campagna elettorale condita da turpiloquio pseudo-giovanile 
da uno spudorato e inconcludente "voleseme bene" 
d'accatto.

Spedisco alla stampa libera queste righe come cittadino che
osserva determinati fenomeni e non ha strumenti, se non
quello della persuasione della parola, per affrontare queste
specifiche questioni.

Grato dell'attenzione, porgo cordiali saluti.
Roberto De Luca


Bolidi nelle strade di Sala Consilina
Roberto De Luca
Sala Consilina

La velocità sembra essere tornata di moda, anche a discapito della correttezza formale e dell'accuratezza nell'agire: un'era neo-futurista è forse alle porte? C'è da chiedersi, comunque, se questo modo di fare possa essere tollerato dalle istituzioni. Due anni fa, in procinto di attraversare le strisce pedonali con mia figlia sulla centrale via Matteotti di Sala Consilina, dovetti arretrare allargando le braccia per far da barriera al passaggio di una persona certo meno conscia della durezza e della precarietà dell'esistenza: un bolide di mezza estate stava sfrecciando per le strade del paese nelle ore di inattività della polizia municipale. Chiamai immediatamente il 112 per segnalare l'accaduto. Mi hanno poi spiegato che episodi di questo tipo se ne verificano ogni sera, e la conta dei bolidi sembra aumentare con gli anni. La scena di poche sere fa mi ha però lasciato senza parole. Passeggiavo con un amico di Roma, originario del posto e in vacanza a Sala Consilina. Eravamo sullo spazio che resta ai marciapiedi, in parte occupati dai tavoli dei baretti estivi, in parte da grosse auto con grossi pneumatici, quando vediamo (si fa per dire) un bolide di mezza estate sfrecciare in un verso. Una buona occasione per raccontare l'accaduto di due anni fa all'amico attonito. Giunti nei pressi del municipio, vediamo il sindaco in vesti non ufficiali parlare sul marciapiede con amici. Salutiamo con un "buonasera" impersonale, educatamente. Ma non facciamo in tempo a percorrere venti metri che il bolide si materializza, nel verso opposto, ancora più veloce (se possibile) di prima. Ci giriamo e vediamo il sindaco perplesso. Resta fermo a guardare nella direzione della scia di smog lasciata dal fulmine. Attimi in cui forse pensa anch'egli al valore della velocità o ad una possibile modifica della teoria della relatività infranta da quella particella impazzita. Poi riprende a parlare con gli amici. Credo che all'indomani avrà predisposto dei turni speciali della polizia municipale per mettere fine al fenomeno e per fare in modo che giovani e meno giovani possano passeggiare per le vie del paese senza correre grossi rischi. Eppure, se il neo-sindaco appartiene anch'egli alla già folta schiera dei neofuturisti, c'è poco da "stare sereni".

La Repubblica – Redazione di Napoli 23 agosto 2014


venerdì 19 settembre 2014

Gli alberi della legalità

Sono tanti gli episodi di incuria e di disattenzione nei confronti della vegetazione del Vallo di Diano. Tanti che possiamo dire che esistono "alberi della legalità" un po' dappertutto nella nostra vallata, dal boschetto paleo-palustre ("sono scomparsi 2000 mq di area boscata" si legge in un rapporto del Corpo Forestale dello Stato) all'ultimo episodio di Sant'Arsenio, che lasceremo raccontare agli alunni della Scuola Media del ridente paesino della vallata con i loro disegni e i loro componimenti. E da alcune foto scattate il 15 settembre in un ex parco giochi popolato di pini. E da altre che ritraggono altri "alberi della legalità" disseminati sul territorio.


Le "verdi" e tristi considerazioni di alcuni alunni di Sant'Arsenio

(Versione originale, con rispetto dell'anonimato degli autori, senza correzioni di errori)



Tema
Parla di ciò che è accaduto agli alberi del parco giochi del tuo paese


Primo componimento:
Il primo giorno di scuola il vice-sindaco ci ha parlato di  rispettare la natura e poi fa abbattere quei poveri alberi del parco giochi? Ma perché ha fatto una cosa del genere,abbattere quegli alberi che guardavano il sole e i bambini che giocavano sotto di loro. Nessuno sapeva che quello per loro era l'ultimo giorno di felicità,allegria, in poche parole l'ultimo giorno della loro vita. Tra pochi giorni abbatteranno tutti gli alberi del paese poi si chiedono come mai in questi paesi c'è poco turismo. Il vice sindaco ha detto che li ripianteranno ma perché ripiantarli se ci sono già?
La cosa che mi dispiace è che tutti questi alberi hanno vissuto la storia di Sant'Arsenio da quanto è nata, gli alberi portano l'ombra nel paese.Senza alberi sarebbe un'estate bollente, un paese di cemento come una città industrializzata senza industrie. Questa è una cosa ingiusta, cosa hanno fatto questi poveri alberi, non hanno ucciso nessuno,non hanno fatto niente. Il vice sindaco non per offenderlo ma parla, parla e parla ma sono solo scuse.


Questa è una cosa ingiusta, io al vice sindaco gli vorrei tanto dire:"Gli alberi sono come persone, le piacerebbe se abbattessero lei?".


Secondo componimento:
Oggi vorrei raccontarvi dell'accaduto al parco giochi di Sant'Arsenio. Intorno al parco c'erano tanti alberi che appena piantati,piccoli e curiosi,vedevano tanta gente andare verso un posto chiamato"OSPEDALE". Con il passare del tempo, diventati grandi,capirono che l'ospedale non era un bel posto perchè ci andavano le persone che non stavano bene, così decisero di chinarsi verso il parco giochi che avevano sotto di loro e di vedere tutti quei bambini felici che raccoglievano le pigne e giocavano belli e contenti. La sera poi gli uccellini che avevano costruito i loro piccoli nidi sui grandi rami dei pini, sempre pieni di aghi verdi e belli, gli tenevano compagnia. I bambini erano felici e gli alberi ancora più di loro e andò avanti così ancora per molto tempo. Un giorno, però, gli uccellini avvisarono gli alberi che avevano sentito parlare il sindaco del fatto che voleva tagliarli perché erano malati, anche se non era affatto vero. Gli alberi  rimasero sconcertati e si  guardavano l'uno con l'altro cercando di scoprire se avessero qualche malattia, ma più si guardavano e più non capivano cosa avevano,allora avrebbero voluto scappare ma date le loro radici non potevano, allora provarono ad urlare ma gli mancava la voce, quindi per loro non c'era più nulla da fare.

Il mattino seguente, come previsto, arrivò la comunità montana e, prima di essere tagliati, versarono profumate lacrime di resina. Dato che era un parco giochi, ci hanno mai chiesto qualcosa? Forse se lo avessero fatto questo non sarebbe successo.














Quercia tagliata a località Quattro
Querce a Sala Consilina

Albero (evidentemente ammalato) che non
cresce nel Parco "Paolo Borsellino" di Silla.
Albero con vista sul "macello" - isola ecologica di Sassano.

Querce invadono la carreggiata di una strada
in località Quattro Querce a Sala Consilina.

giovedì 28 agosto 2014

Casa Nostra


Due querce secolari che invadono la 

carreggiata in località Quattro Querce 

a Sala Consilina.
I paesi del Vallo di Diano (oblungo altopiano attraversato per intero dal fiume Tanagro e posto a Sud di Salerno) dovranno decidere se confluire in un unico ente oppure rimanere divisi in tante realtà territoriali contrapposte negli interessi di campanile o di bottega. A sentire le litanie degli amministratori fantasma, questo passo “storico” si farà. Questi ectoplasmi si materializzano solo nelle occasioni mediatiche e scompaiono opportunamente quando devono dar conto ai cittadini su problemi inerenti la salute, l’economia, i rifiuti (vero e proprio business locale che conta punte di eccellenza nello smaltimento illecito), il bene acqua, i beni ambientali e così via. Per anni hanno praticato una politica di divisione quasi su tutto, riuscendo addirittura a non tramutare i punti di forza del territorio in una ricchezza per tutti. Anzi, hanno continuamente depauperato il comprensorio con scelte miopi. Un esempio, solo per rendere l’idea.


Una fontana pubblica sigillata con cemento (si 
immagina dopo la cessione della rete idrica da 
parte del Comune ad una S.p.A. di Vallo della 
Lucania) nel centralissimo parco giochi nei 
pressi della Chiesa di S. Anna a Sala Consilina. 
Il Vallo di Diano ha una produzione di acqua di altissima qualità in surplus. Ossia, con l’ottima acqua valdianese possiamo non solo soddisfare le esigenze dei circa 60mila abitanti del posto, ma possiamo rifornire – così come avviene oggi – i territori vicini tramite condotte e quelli meno vicino con l’imbottigliamento di questo bene prezioso. A Sassano, tuttavia, è sgorgata acqua sporca per anni dai rubinetti delle case degli abitanti delle frazioni Silla e Varco: le due ordinanze di non potabilità emanate dal sindaco dell’epoca, Gaetano Arenare, comprovano quanto si dice. La prima ordinanza del sindaco, datata 25-11-1998, veniva revocata solo il 24-01-2001, dopo che era stata inviata alla Procura una lettera che chiedeva il ripristino della normalità nel paese. Si potrebbe allora ipotizzare che alcuni dialoghi istituzionali avessero suggerito la revoca. Nulla di male in tutto ciò. Eppure, il problema non era stato rimosso, se non dal punto di vista meramente burocratico. Una seconda ordinanza, datata 19-10-2002, infatti, doveva essere emessa a causa dell’invasione dei rubinetti da liquido fangoso. L’ordinanza veniva poi revocata in data 26-11-2002. Ma il disagio dei cittadini veniva schernito due volte. La prima, mediante l’invio di avvisi di pagamento in cui, per l’acqua sporca, veniva richiesto prezzo pieno. Circa duecento famiglie allora intentano causa al Comune di Sassano e al Consorzio Acquedotti Cilento (CONSAC) che, nel frattempo era intervenuto nella gestione dell’acquedotto, credo perché qualcuno aveva percepito lo stato di esasperazione prodotto dalla non potabilità dell’acqua, che assumeva un caratteristico colore rossastro quando si aprivano i rubinetti. E ciò avveniva non senza i soliti strani balletti di cui siamo increduli spettatori ancora oggi a Sala Consilina. La seconda, mediante un sollecito di pagamento da parte del Comune di Sassano proprio alla vigilia delle elezioni provinciali del giugno 2009 (una coincidenza?) e proprio mentre si era in attesa dell’agognata sentenza del procedimento civile N. R. G. 281/03. Da un verdetto salomonico (che ci era stato preannunciato non so per mezzo di quali poteri divinatori) si apprese, successivamente, che era “giusto” pagare l’acqua a metà prezzo. L’insolvenza contrattuale presupponeva altro, così come fece notare il giudice Ferdinando Imposimato in una trasmissione di Forum dedicata alla questione. Ma tant’è. In ambiti dove un sostituto procuratore non disdegna fotografie di gruppo con attuali e passati amministratori, indistintamente di maggioranza o minoranza (pari son...), siamo già fortunati a poter discorrere di queste cose (assolutamente vere) in pubblico. La nota folkloristica in tutto ciò è che il primo cittadino di allora, già assessore provinciale alla formazione, sindaco di questo paese dagli anni ’80 fino al 2005, vicesindaco dal 2005 al 2010, presidente dell’Ergon S.p.A. (raccolta rifiuti) per molti anni e attualmente consigliere comunale, in una trasmissione di Radioacolori di Oliviero Beha, interlocutore lo scrivente, ebbe a dire che egli l’acqua se la beveva (trasgredendo, forse, la propria ordinanza). Nelle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale (A. D. MMXV) potrà ancora tranquillamente capeggiare una lista, grazie alla perdita di memoria collettiva circa questi eventi. La notizia sbalorditiva è che la lista è data per vincente da qualche commentatore locale. E chissà quanti e quali amministratori di maggioranza, prestando fede a questi commenti, stanno già considerando di ingrossare le fila del vincitore. 
 
Nei pressi dell'aviopista (una lingua di asfalto e cemento lunga 800 metri 
e larga 35 metri) a Teggiano, nel mezzo della vallata. Lo smaltimento illecito 
dei rifiuti è una triste costante nel nostro territorio.
Marco Tullio Cicerone pensava che la storia potesse insegnare qualcosa agli uomini (La storia è vera testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità). E se Cicerone credeva ciò, un motivo forse c’era. Oggigiorno, tuttavia, sembra che neanche la storia recente riesca a scalfire le coscienze, l’essenza delle quali si indurisce sempre di più in questo mercato globale della dignità. Guai a parlare di questi fatti e di altri anche più gravi (se possibile). 

Eppure, fintanto che non riporteremo la politica sui binari dell’interesse collettivo e non di quello di bottega, il territorio ne soffrirà in modo profondo. Questi stessi interessi hanno fatto sì che non fiorisse, localmente, una società pubblica per la gestione dell’ottima acqua del comprensorio. Questi stessi interessi hanno tenuto il Vallo di Diano privo di una linea ferroviaria per anni. Questi stessi interessi, infine, priveranno di un futuro vero le generazioni a venire, se non sapremo trovare la forza per uno scatto di orgoglio e dire no a chi fa della politica un mezzo per accrescere solo ed esclusivamente le proprie posizioni di rendita, ormai consolidate negli anni. E per finire, diciamo che potremmo anche incamminarci verso la strada che ci porta alla “Città del Vallo di Diano”, ma dovremmo farlo con spirito diverso, altrimenti sarà solo un modo più sbrigativo, senza più passare attraverso tante delibere di altrettanti Consigli Comunali, per completare l'operazione di svendita di quei pochi gioielli residui che ancora conserviamo in casa nostra