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venerdì 16 novembre 2012

IL TERRITORIO E I SUOI RAPPRESENTANTI


La politica sta abbandonando l’agorà per rinchiudersi nei palazzi: lo sconcerto di un militante


Le cronache dei quotidiani nazionali hanno messo in evidenza gravi situazioni, che investono tutti i partiti, dalla destra alla sinistra, su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud. E per cercare di comprendere su quali basi una compagine politica dovrebbe agire a livello locale, riportiamo alcuni passi di una lunga lettera, scritta nel 2009 dai membri di un circolo territoriale locale, indirizzata ai vertici di una formazione politica nazionale.

Nella presente missiva vorremmo illustrare a Lei un po’ più in dettaglio la situazione politica nella nostra Regione. La Campania, come Ella ben sa, è afflitta da una metastasi (forse incurabile) chiamata camorra. Le infiltrazioni a livello istituzionale e politico di questa organizzazione malavitosa, insieme ad un’assenza di una vera strategia di sviluppo socio-economico da parte della classe dirigente locale, hanno prodotto i disastri che adesso abbiamo sotto gli occhi: pensi che circa il 25% della popolazione campana è oggi sotto la soglia della povertà. A questo si aggiunga il martirio di un territorio devastato dai rifiuti, dove l’unica regola è quella imposta dalla camorra: una società della conoscenza, che altrove è forse possibile individuare, lascia il posto, nelle nostre terre, ad una società della delinquenza. Ed i metodi camorristici permeano la vita sociale e si incuneano nella vita politica locale.

Comprendiamo bene i meccanismi di intercettazione dei consensi a livello locale; eppure, nonostante l’incitamento dei cittadini che vorrebbero la nostra presenza diffusa sul territorio, notiamo la fredda assenza dell’organizzazione di partito a livello provinciale e sub-provinciale. Non sappiamo come interpretare questo fatto; eppure, ci sembra che, per dare corpo alla partecipazione attiva di tutti alla vita politica, non si possano percorrere le strade della democrazia catodica. Bisogna riguadagnare lo spazio dell’agorà: solo così il nostro partito avrà un’opportunità di successo. Il contatto con i cittadini, il continuo trasferimento di notizie e dati, la presenza attiva e fattiva sul territorio sono compiti che non si possono affidare ad eletti cooptati dalle liste che hanno avversato il nostro partito nelle recenti campagne elettorali. Questi oneri (e questi onori) spettano ad una classe dirigente locale onesta e capace. Per realizzare tutto ciò si ha anche bisogno di risorse economiche, in quanto lo sforzo personale degli iscritti non può sopperire a tutte le esigenze organizzative (affitto di una piccola sede, spese di gestione, etc.). Vi è bisogno, allora, che almeno qualche “minima” somma di danaro di rimborsi elettorali possa fluire dalle arterie viscose del napoletano fino ai capillari del nostro asfittico territorio, stretto tra le maglie dell’usura e delle amministrazioni clientelari del posto.

Queste possono sembrare piccole cose, ma la fiducia delle persone, e dei giovani in particolare, in un’organizzazione partitica seria è fondamentale per porre le basi di una crescita organica di tutte le componenti, per poter un giorno cambiare la nostra società in meglio nel rispetto della legalità.  Infatti, se al magma sociale dell’illegalità associamo quello politico, dato dalle persone che trasmigrano, a seconda delle loro convenienze e di quelle dei loro accoliti, da un partito all'altro, portandosi dietro quel pacchetto di voti (acquisiti per lo più con metodi clientelari) che è appetito dalle piccole formazioni, la confusione voluta da chi ha metodi efficaci per la formazione del consenso di massa diviene perfetta.

La ricetta per l’azione politica locale era semplice:

i) sezioni aperte, operative e disponibili all'ascolto;
ii) capillare e costante attività di informazione del cittadino (porta a porta tradizionale);
iii) rappresentanza territoriale delle istanze che promanano dal comprensorio;
iv) utilizzazione delle nuove forme di comunicazione.

Sarebbe opportuno realizzare quanto espresso in sintesi dai membri del circolo territoriale locale, proprio in questo periodo in cui gli agguati scilipotiani si moltiplicano in tutti partiti, nessuno escluso; nulla di quanto scritto, tuttavia, si è realizzato nel Vallo di Diano.

E così, lo sconcerto odierno alla vista della delegazione che ha incontrato l'on. Di Pietro a Salerno, non può che essere un altro segnale di confusione che la politica sta ingenerando nei militanti. Chi scrive è stato a lungo un sostenitore dell'IdV ed è, ancora oggi, un iscritto al partito. Nel 2001 è stato candidato alla Camera dei Deputati nel collegio elettorale 22 di Vallo della Lucania, mentre l'avv. Borea era il candidato di Forza Italia al Senato. Nel 2009 è stato candidato a sindaco nelle elezioni amministrative di Sala Consilina, mentre l’avv. Paladino era il candidato di una lista opposta all'IdV. Entrambi i legali facevano parte di una non numerosa delegazione a colloquio con l’on. Di Pietro per tentare di salvare il tribunale di Sala Consilina: sarebbe stata opportuna, tuttavia, secondo il parere di chi scrive, una diversa composizione della delegazione per questa pur meritoria azione.

Questa confusione, per la quale le patate si mescolano con le pere, è tuttavia funzionale a chi, localmente, sta tentando in tutti i modi di rimanere abbarbicato ad un sistema di potere che, negli anni, ha ingenerato solo regressione socio-economica. Della necessità di rimanere nell'orbita del palazzo sono ben consapevoli le persone che gestiscono l’economia e la finanza, in genere. Accoppiare al potere economico-finanziario quello politico-amministrativo costituisce, infatti, la quadratura del cerchio “magico” (quello politico-affaristico). Di questo i nostri concittadini dovrebbero rendersi conto, perché la speranza di una rinascita del nostro territorio non sia abbandonata a favore delle prospere attività della variegata e trasversale casta del potere locale. Questa casta ha interesse a occupare ogni spazio politico, affinché tutto cambi, perché tutto resti – gattopardescamente - come prima. Le storie delle persone non devono contare più: devono contare solo i legami trasversali, gli interessi della casta, la gestione del potere di pochi a danno di molti. Per portare a termine il sacco della vallata, il furto delle ricchezze e della dignità, hanno bisogno di occupare gli spazi politici, in silenzio, subdolamente. A questo dobbiamo finalmente ribellarci. Tutti.      

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