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mercoledì 24 luglio 2013

Strane distrazioni

Andiamo per gradi. Partiamo dall’intervista più recente sulla questione “Scalea”, comune in provincia di Cosenza, dove quasi tutti i componenti della giunta sono stati raggiunti da provvedimenti restrittivi emessi dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro a conclusione dell’inchiesta “Plinius”. Il Fatto Quotidiano online del 21 luglio 2013, pubblica la seguente intervista al consigliere di minoranza Mauro Campilongo.


In questa intervista si parla di un “personaggio chiave” dell’inchiesta, il quale viene arrestato a Sant’Arsenio, così come riportato nella cronaca locale de La Città:


Qui, a Sant’Arsenio, è stato raggiunto dai carabinieri uno dei personaggi chiave dell’inchiesta della procura antimafia, il 45enne Pietro Valente, che da qualche mese si era trasferito nel piccolo centro del Vallo di Diano. L’accusa per tutte le persone raggiungere dai provvedimenti restrittivi è di essere legate alla cosca Valente-Stummo. Nel corso dell’operazione scattata all’alba di ieri c’è stato anche il sequestro di beni per 60 milioni di euro.

Qualche testata giornalistica locale parla di “stupore” da parte dei cittadini di Sant’Arsenio. In effetti, il “personaggio chiave” è conosciuto alla cronaca locale almeno dal 2005. Infatti, a essere meno distratti, si potrebbe leggere un resoconto dato dalla stessa testata La Città, reperibile a questo link:


Questo articolo riporta le condanne in secondo grado di alcuni “personaggi”, che potremmo definire – in questo caso - “chiavistello”, per restare in tema. In particolare, si dice in questo articolo: Secondo l’accusa il clan avrebbe commercializzato nel corso degli anni 700 chili di droga giunti in Italia da Albania, Romania, Olanda e Colombia. Un giro d’affari messo in piedi dal gruppo del Vallo di Diano che poteva contare su contatti con trafficanti dell’Est ed esponenti della criminalità campana e calabrese.

La ricorrenza di alcuni nomi farebbe pensare che lo “stupore” potrebbe, dopotutto, non essere così sincero. Ma ci sono altri addentellati che potrebbero giocare a sfavore del presunto “shock” della comunità locale, a leggere quest’altro articolo.

SALA CONSILINA: PATTEGGIAMENTO PER DUE


Articolo tratto da “La Città di Salerno” (23-10-2003)

Nell'aula bunker era stato deciso per il patteggiamento della pena relativamente a undici imputati del maxiprocesso per droga. Il Tribunale di Sala Consilina non ha invece ritenuto ammissibili tali istanze e si è pronunciato con sentenza favorevole solo per Pietro Gallo, difeso dall'avvocato Alarindo Cesareo, e per Ciro Capuano, difeso dagli avvocati Angelo Cerbone e Rinaldi. Le istanze per l'applicazione concordata della pena riguardavano Casella Dalmazio, Antonio Murno, Santo Azzolina, Felice Balsamo, Alfonso Abruzzese, Umberto Casillo, Giuseppe D'Agostino, Enrico Zupo, Pietro Valente. La prosecuzione ora è rimessa dinanzi al tribunale ordinario. Le richieste di patteggiamento allargato (fino a cinque anni di reclusione soli o congiunti a pena pecuniaria), non sono state accolte perché formulate in violazione della legge. Per una complessità di motivi, infatti, la questione di legittimità costituzionale sollevata risulterebbe infondata. Non sono state ritenute ammissibili neppure le nuove istanze di patteggiamento assentite dal pm di udienza, presentate da Casillo, Balsamo, Abruzzese, Murno e Zupo. Meglio è andata agli imputati Pietro Gallo, difeso dall'avvocato Cesareo, e Ciro Capuano, difeso dagli avvocati Angelo Cerbone e Rinaldi. Il Tribunale di Sala Consilina all'udienza del 20 ottobre scorso, ha disposto nei confronti di Ciro Capuano la pena di 3 anni e 8 mesi di reclusione e una multa di 14mila euro, previa concessione delle circostanze attenuanti generiche e ritenuta la continuazione oltre alla diminuente per la scelta del rito; nei confronti di Pietro Gallo la pena di 4 anni e 3 mesi di reclusione e 14mila euro di multa previa concessione delle circostanze attenuanti generiche ritenute prevalenti sulle aggravanti contestate e ritenuta la continuazione oltre alla diminuente per la scelta del rito. Inoltre la sentenza ha anche previsto a carico di ciascuno degli imputati le spese relative al procedimento e ha ordinato la confisca e la distruzione delle sostanze stupefacenti. Il processo dunque proseguirà davanti al tribunale ordinario per gli imputati nei confronti dei quali il patteggiamento è stato rigettato dal Tribunale di Sala, quindi per Casella Dalmazio, Antonio Murno, Santo Azzolina, Felice Balsamo, Alfonzo Abruzzese, Umberto Casillo, Giuseppe D'Agostino, Enrico Zupo e Pietro Valente.


E qui, l’articolo di Massimo Clausi del 17 luglio scorso, pubblicato su Il Quotidiano della Calabria, apre ulteriori scenari investigativi interessanti sulla vicenda “Scalea”.



Naturalmente, l’inchiesta “Plinius” è partita dalla Calabria. Pur tuttavia, come abbiamo avuto modo di notare, il nostro Vallo di Diano non può stupirsi per quello che è successo. Alcune cose – semplicemente - si sapevano da tempo. Capita, però, che a volte ci si distrae. E capita anche che ci si distrae proprio su questioni di importanza basilare per la vita sociale ed economica del nostro comprensorio. Speriamo, perciò, che questo “stupore” sia solo temporaneo e che presto si aprano gli occhi su quello che sta accadendo in questa vallata, anche e soprattutto perché potremmo rimanere, tra non molto, senza un Tribunale comprensoriale, seppure questa presenza abbia aiutato poco a far concentrare tutti noi su questioni altre dalle spensierate sagre e dalle celebrazioni dei potentati locali.

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