Terza puntata
Intanto, il rag. Arenare, forte dei successi
amministrativi raccontati prima, dopo quasi trent’anni di reggenza, diretta e indiretta,
stava già preparando le proprie truppe per una nuova spedizione politica. Egli,
e non il dott. Rubino, si propone alla guida della compagine che dovrà affrontare una lotta a quattro, tra i quali il dott. Cammarano. Due uomini, due destini
“in comune”, mentre il
rinnovamento della classe dirigente del paese e l’innesto di idee innovative
nell’amministrazione della cosa pubblica restavano e restano al palo. Qualche
Clarinetto già dice che bisogna rassegnarsi, perché non vi è nessuno che meglio
possa rappresentare il volere popolare di questi due personaggi che, se messi
uno accanto all’altro, diventano invincibili; l’uno, l’altro, o entrambi perdono
solo se corrono separati. Insomma, dietro queste aspirazioni al comando (qui si
usa la forma verbale “comandare” al posto di “amministrare” per ovvie ragioni
semantiche), da parte di due capitani di lungo corso, si celano anche questioni
e interessi locali sedimentati nel tempo. Di certo, ciò che muore, in questo
contesto, è la coscienza del cittadino-elettore, ormai abituato all’indecente
mercato elettorale del parente e dell’uomo forte. Ma quali novità portarono, localmente,
le elezioni politiche del 2006, quelle successive del 2008 e le provinciali del
2009 e come si schierano politicamente i soggetti che da oltre trent’anni
reggono le sorti del paese? Quali sono stati gli scenari politici nel 2010?
Ed ecco
che arrivano le elezioni politiche della primavera del 2006 che vedono il
centro-sinistra vincente per un pugno di voti e Romano Prodi presidente del
Consiglio. Gli amministratori di Sassano all’epoca formano una compagine a
prevalente maggioranza DS, così come si può evincere dall’invito al voto a
favore del partito giunto a casa dei cittadini e firmato dal Sindaco e da ben
undici consiglieri su sedici. Il resto della coalizione, si deve presumere, si
riconosce tutta nell’area del centro-sinistra, in quanto scaturita da una
singola lista, l’unica presente alla competizione elettorale del 2005. Tuttavia
le urne producono un risultato paradossale: la maggioranza politica di Sassano
risulta essere appannaggio del centro-destra, che, apparentemente, non ha
rappresentanti politici in Consiglio Comunale. Tutto ciò nonostante l’invito al
voto (invito scritto e firmato, per giunta!) recapitato nelle case dei
cittadini. Questa situazione, in un contesto dove sono ancora valori positivi
la sensibilità nei confronti della crescita sociale del territorio e il
rispetto della volontà dell’elettorato, avrebbe dovuto dare adito alle
immediate dimissioni della compagine amministrativa. Sembra però ancora di
sentire la frase fatta per ricusare qualsiasi richiesta di dimissioni: le due
competizioni elettorali non hanno correlazioni tra loro, cosicché esse vivono
su due piani politici diversi. E invece penso che ciò non sia vero, e spiego
qui brevemente il mio punto di vista. L’azione di una compagine politica che
amministra una comunità è soggetta al periodico vaglio da parte
dell’elettorato, anche attraverso le consultazioni elettorali di carattere
nazionale o europeo. Nel caso di Sassano, dove a maggior ragione si doveva
tener presente il segnale elettorale, vista la non usuale situazione
amministrativa dovuta all’assenza di una minoranza, la fiducia accordata
all’amministrazione nel 2005, un anno dopo, nel 2006, è stata contrastata da un
chiaro dissenso politico. Addirittura, se si fossero letti attentamente i
risultati elettorali, i rappresentanti dei partiti che sedevano in Consiglio
erano in netta minoranza; pertanto, essi non avrebbero dovuto sentirsi
politicamente legittimati a proseguire il mandato accordato loro, soltanto un
anno prima, dai cittadini, in seguito ad una consultazione amministrativa in
cui era presente un’unica lista. Ed è così che la mancata presenza di luoghi di
scambio di opinione e di confronto, quale la piazza, l’agorà, centro della vita
democratica dell’antica Grecia, la riduzione della partecipazione a comizi
(ormai quasi esclusivamente effettuati alla vigilia del giorno di riflessione),
fa sì che le opinioni politiche siano mero frutto di elaborazioni individuali
delle rappresentazioni catodiche che vengono offerte dalle varie televisioni
(locali e non). E se la vita politica è vissuta in questo modo, laddove la vera
politica richiederebbe un serrato scambio di idee e una costante elaborazione
collettiva di percorsi sociali comuni, i due livelli possono essere
opportunisticamente scissi per non arrecare disturbo al manovratore locale. Ma
se la classe politica tutta, locale, provinciale e regionale, fosse stata accorta
a questi segnali, invece di rincorrere l’imbalsamazione della vita
amministrativa per salvaguardare gli interessi di una classe di potere, avrebbe
aperto un vero dialogo con la cittadinanza, facendo venir fuori una nuova
classe dirigente (nuova nei metodi e nelle idee, non tanto negli uomini), di
cui il Vallo di Diano tutto sente un immediato bisogno. Ma costoro sono stati
ancora una volta sordi a questi importanti segnali e la scelta ricade sempre e
comunque sulle alchimie locali fatte di potere e sottopotere, di interessi
personali e di cordate. E toccheremo con mano alcuni aspetti legati alla pubblica
amministrazione nelle puntate successive.
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