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mercoledì 20 febbraio 2013

RIVOLUZIONE CIVILE NEL VALLO DI DIANO



Conferenza stampa presso il bar Paladino a Sala Consilina.
A sinistra Loredana Marino, a destra Antonio Domini
Il 15 febbraio 2013 il camper di Rivoluzione Civile è giunto nel Vallo di Diano. Arrivato a Sala Consilina, (vedi servizio) ha sostato in via Mezzacapo. Un segnale: la politica ancora c’è, nonostante tutti i tentativi, da parte dei potentati del posto, di cancellarla o di utilizzarla a proprio uso e consumo. 


Il candidato alla Camera dei Deputati Antonio Domini e il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Loredana Marino hanno tenuto una conferenza stampa presso il bar Paladino. Efficaci e coinvolgenti entrambi gli interventi. In un’intervista rilasciata alla stampa locale, Domini ha ribadito la necessità della riapertura al traffico della Sicignano-Lagonegro. E noi specifichiamo che parlare di necessità non è fare promesse, ma ribadire un’esigenza della collettività locale. Nell’entusiasmante intervento di Loredana Marino, d’altra parte, si è scorta tutta la capacità “rivoluzionaria” delle idee contenute nel programma di Rivoluzione Civile. In particolare,  la proposta del reddito minimo per le disoccupate e i disoccupati è stata spiegata nei dettagli come mezzo per svincolare tanti giovani dal “lavoro purchessia”, dallo sfruttamento, dall’assenza di prospettive, e tante famiglie dall’indigenza in questi periodi difficili di estrema crisi economica, politica e sociale. 

All'Ossario dei Trecento a Padula (SA).
La stessa Loredana Marino ha voluto portare e depositare all’Ossario dei Trecento a Padula una corona dedicata ai Trecento e a Carlo Pisacane. Proprio a Padula siamo stati raggiunti dalla triste notizia del lutto che ha colpito la cittadinanza di Buonabitacolo, cosicché - ancora scossi per la tragica scomparsa di un lavoratore - abbiamo voluto anticipare la nostra visita alla cittadina nella mattinata, avendo saputo della celebrazione del funerale nel pomeriggio. 


A Montesano Scalo
Avendo dovuto anticipare la visita a Buonabitacolo, abbiamo raggiunto con ritardo la località di Montesano Scalo dove ci attendava il Comitato per il no alla costruzione della stazione elettrica a Montesano Scalo. Ci siamo scusati (e ancora una volta ci scusiamo) per il ritardo. Abbiamo avuto modo di conoscere tante persone determinate. Ci siamo profondamente convinti, dopo quell’incontro, che la destinazione d’uso del territorio dovrebbe essere ben altra. E ci siamo anche convinti che, perché si possa realizzare un giusto utilizzo del territorio, bisogna necessariamente dare fiducia alle persone giuste. Il rapido passaggio per il boschetto paleo-palustre di Sassano, dove sono scomparsi circa 2000 metri quadrati di area boscata, ci ha rinsaldati in quella convinzione. Il ritardo accumulato non ci ha concesso di fare l’ultimo passaggio a Polla. La Rivoluzione Civile ha visitato il Vallo di Diano, lasciando un segno tangibile – si spera - della propria presenza. Infine, una promessa: questo è solo l’inizio di una presenza destinata a rimanere.

domenica 17 febbraio 2013

ATTI PUBBLICI

Sulla questione dei rifiuti illecitamente smaltiti in alcuni terreni sequestrati su ordine della Procura di Santa Maria Capua Vetere (CE) presentammo una denuncia, come associazione, nell'ottobre del 2011. Il 23 gennaio di quest'anno è stata fatta richiesta di archiviazione, da parte della Procura di Sala Consilina, del procedimento.

Non facciamo commenti. Tuttavia, ci preme dire che presenteremo opposizione alla richiesta di archiviazione, per i motivi che diremo nella parte finale.

Chiediamoci infatti su quali basi si fonda l'affermazione "contrariamente a quanto asserito dagli organi di stampa tali rifiuti non sono da classificare quali speciali pericolosi tossici e/o nocivi bensì quali speciali non pericolosi" che ritroviamo nelle indagini effettuate a Sala Consilina. Sembrerebbe su di una comunicazione dell'ARPAC del 2006. E però, l'operazione Chernobyl, terminata nel luglio del 2007, porta a galla dei fatti che non sono così consolatori (vedi ampio resoconto su Il Mattino, nella rassegna stampa del Ministero della Salute). Innanzitutto, nell'agosto del 2007, la stessa Procura di Santa Maria Capua Vetere spediva ai sindaci dei Comuni di Sant'Arsenio, San Pietro al Tanagro, San Rufo e Teggiano una comunicazione, presente nel fascicolo, in cui si chiedeva alle Amministrazioni competenti la bonifica dei terreni, “attesa l’estrema pericolosità derivante dalle attività criminali accertate in tema, in particolare, di smaltimento illecito di rifiuti”. Sulla base di ciò e di quanto ci racconta Rosaria Capacchione (vedi articolo pubblicato su Il Mattino nel luglio 2007 e riportato sotto), chiederemo che vengano acquisite le risultanze dell'operazione Chernobyl, che riguardano - evidentemente - anche i terreni di cui ci parlava Salvatore Medici nel suo pezzo dal titolo "Chernobyl, l'inquinamento nel Vallo e i cittadini. Qualcosa non funziona". Naturalmente, faremo opposizione alla richiesta di archiviazione perché, sulla base delle risultanze dell'operazione Chernobyl, si effettuino nuove indagini volte a capire se, effettivamente, la comunicazione dell'ARPAC sia, in ordine temporale, successiva a tutti gli smaltimenti illeciti (che sono pari a 980.000 tonnellate in totale) individuati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere nel corso della lunga inchiesta portata avanti dal Procuratore Donato Ceglie in un'altra provincia della Campania.

«Rifiuti tossici, Campania come Chernobyl» 
Smaltimento fuorilegge dei fanghi, scorie utilizzate come concime: 38 arresti, sequestrati 4 depuratori 

di ROSARIA CAPACCHIONE 

Veleno usato come concime. Cromo esavalente, una delle sostanze tossiche tra le più pericolose e insidiose, mischiato al terreno agricolo, quello sul quale vengono poi coltivati gli ortaggi, le verdure, la frutta. Un attentato alla salute, paragonabile solo al disastro ecologico provocato dal scoppio del reattore di Chernobyl, consumato per oltre due anni da affaristi senza scrupoli e da contadini compiacenti, disposti a chiudere un occhio, e anche un altro, sulla vera natura di quel concime in cambio di poche manciate di soldi. Da due anni, con una progressione sconvolgente: prima in provincia di Caserta - soprattutto il litorale domiziano e l’agro aversano - e poi nel resto della regione. Il cimitero segreto delle scorie industriali è ora nelle campagne dell’agro nocerino-sarnese, nelle buche scavate lungo il tracciato di un metanodotto, nella piana del Sele, al confine tra Benevento e Avellino, in provincia di Foggia, nel Calore. E nelle falde freatiche di quasi tutta la Campania. Sconvolgenti i risultati del monitoraggio fatto dai carabinieri del Noe di Caserta e Salerno. Un’indagine sul campo, documentata da centomila intercettazioni telefoniche, da foto e filmati, da sequestri fatti nel corso dell’inchiesta. Che all’alba di ieri ha portato a trentotto arresti: i gestori degli impianti di compostaggio che distribuivano i veleni ai contadini, i titolari delle società alle quali era affidato lo smaltimento dei quattro depuratori della Campania, gli autotraportatori, gli agricoltori che hanno accettato di smaltire illegalmente quei veleni. Trentotto decreti di fermo, firmati dal pm di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie, nei quali vengono contestati i reati di associazione per delinquere, traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi, disastro ambientale, truffa, frode nelle forniture. In aggiunta, il sequestro delle società degli indagati e dei quattro depuratori di Cuma, Mercato San Severino, Orta di Atella e Marcianise, che però continueranno a funzionare. Ed è proprio lo smaltimento dei fanghi di depurazione la base di partenza dell’inchiesta. Scorie che, fino, agli inizi del 2006, finivano in alcuni fondi agricoli della provincia di Caserta, transitando per le società di compostaggio della famiglia Roma (l’amministratore della società è stato recentemenete condannato a sette anni di reclusione per traffico di rifiuti tossici). Gli arresti avevano fermato quel canale ma la tecnica è rimasta invariata. Altri nomi, altre ditte, grande capacità di corruzione, amicizie giuste negli uffici e nei laboratori di analisi addetti alla certificazione di qualità dell’ammendante. I fanghi che entravano nei silos di compostaggio si trasformavano, miracolosamente, in concime, con tanto di nulla osta sanitario. E ciò che non riusciva a essere riciclato negli impianti, finiva nei fiumi, il Sabato e il Calore. In qualche caso, mascherato da una colata di calce viva. Poi, l’affare nell’affare: la miracolosa trasformazione di veleno in ammendante - la stima è di un milione di tonnellate di rifiuti pericolosi trattati in maniera illegale - ha fruttato almeno cinquanta milioni di euro, oltre ai sette milioni e mezzo di evasione dell’ecotassa. Quando gli arresti e le prime condanne avevano fatto sospettare agli indagati che prima o poi potesse toccare anche a loro, ecco la ricerca affannosa di sponsor di qualità, con il tentativo di coinvolgere la Coldiretti. Avallo che però, dall’associazione di categoria, non è mai arrivato. 

Quel patto tra i nuovi avventurieri delle ecomafie 

Quattro società specializzate nel compostaggio o nello smaltimento di scorie tossiche e nocive. Quattro depuratori, destinati per legge al trattamento delle acque reflue. E un manipolo di affaristi, disposti a tutto pur di guadagnare il più possibile dai rifiuti, soprattutto se altamente pericolosi. Un patto infernale, stipulato sulla pelle di milioni di persone ignare - gli abitanti della Campania e della vicina Puglia - sulle cui tavole sono finiti, per anni, generi alimentari corrotti alla fonte. Dietro, nuovi avventurieri delle ecomafie e vecchi nomi che tornano, come quello di Agizza (e del socio Romano), parente di quell’Agizza che negli anni Novanta fu coinvolto nelle grandi inchieste anticamorra sui clan Nuvoletta e Alfieri. È lui a interessarsi del rilascio dei certificati di comodo, firmati dalla Ecoricerche di Capua, che devono attestare la non pericolosità dell’ammendante prodotto. E per questo si rivolge a un amico, Salvatore Romano. È sempre lui, testimoniano le intercettazioni telefoniche, a mettere a posto le carte, disponendo la falsificazione dei Fir che certificavano il conferimento legale dei fanghi prodotti a Cuma alla società specializzata nel trattamento. È sempre lui, dicono le trascrizioni delle telefonate, a seguire l’iter giudiziario delle società consorelle coinvolte in indagini e sequestri. Alla stessa tavola, il gestore del depuratore di Cuma - Raffaele Pianese, arrestato ieri mattina - e un chimico, Michele Staiano. Ma soprattutto gli imprenditori del settore, coloro i quali gestivano gli impianti di compostaggio e le ditte incaricate di trasportare i fanghi di depurazione nei silos, e poi nelle campagne scelte per l’occultamento dei rifiuti che nessuno aveva voluto. Tra questi, i fusti di materiale non identificato di cui si parla in una delle telefonate intercettate. Bidoni, forse provenienti dall’estero, che potrebbero essere sepolti nella zona di Mercato San Severino, dove ieri i carabinieri li stavano ancora cercando. L’indagine individua quattro direttrici lungo le quali avveniva l’attività di smaltimento illegale. La prima riguarda le province di Napoli e di Caserta, dove tutto ruota attorno alla società Naturambiente e all’impianto di depurazione Espeko di Cuma, dove illegalmente finivano i rifiuti delle navi ormeggiate del porto di Napoli, di lidi balneari, degli ospedali. La seconda direttrice riguarda la provincia di Salerno, e passa attraverso la Sorieco di Mercato San Severino: lì avveniva la trasformazione «miracolosa» dei fanghi dei quattro depuratori in compost. La società era stata sequestrata lo scorso anno, nelle more subentra la Frama di Ceppaloni: quella della provincia di Benevento è la terza direttrice. La società rileva e smaltisce (nei terreni e nei fiumi) i rifiuti della «cugina» Sorieco. La quarta direttrice arriva fino alla provincia di Foggia, estensione dei territori inquinati sempre da Sorieco e Frama. 
IL MATTINO 5 LUGLIO 2007

domenica 10 febbraio 2013

L’Italia bella… che se ne va [1].


Ha lasciato il testamento di una vita fatta di lavoro e volontariato e, ultimamente, di precariato, in quelle sottolineature sull'opuscolo sulla Costituzione Italiana che recita, al suo primo articolo, che l’Italia (si immagina quella bella) è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Si dice, nello stesso opuscolo, che la sovranità appartiene al popolo; poi, a pensarci bene, dopo le “porcate” fatte sulla legge elettorale, non più tanto.

Questa Italia bella se ne sta andando: lascia per sempre il destino della propria Patria in mano a gente più rotta all'intrallazzo, alla furbizia, all'arrivismo condito d’ignoranza, al tradimento, al vilipendio delle idee, alla crassa soddisfazione delle proprie voglie, alla volgare ostentazione della ricchezza, alla crapula, alla sosta senza fine davanti alla “lanterna magica” casalinga, all'abbandono della lettura, all'evasione, alla corruzione, alla criminosa organizzazione per soggiogare il prossimo.

Della bella Italia avremo sempre più bisogno, proprio perché la Casta sta tentando di spolpare quello che resta dei nostri beni. Pezzi delle nostre terre, pezzi dei nostri averi, pezzi della nostra Storia immolati sull'altare della cattiva politica, che tutto permea, tutto corrompe, tutto divora. Il nostro ambiente, la nostra salute, i nostri figli e nipoti sono stati dati in pasto ad una classe dirigente che, ancora oggi, imperterrita, sta tentando di perpetuarsi attraverso “nuove” sigle e “nuove” idee. Naturalmente, l'idea della Casta è sempre una: rimanere nella cabina di comando per continuare a corrompere e a divorare quello che resta della nostra bella Italia.

Ma come non riconoscerli quando, nascosti dietro una figura di comodo, dirottano soldi pubblici sulle loro imprese. Come non accorgersi che, quando si chiudono a branco, stanno fiutando un nuovo affare. Come non capire che sono famelici come lupi, spietati come iene, attenti come falchi, rapidi come avvoltoi nel lanciarsi sulle prede. E proprio per queste belle proprietà si propongono, di volta in volta, ora qua ora là, per farsi scegliere da un’Italia ingenua. I loschi affari che portano avanti, a volte anche fatti di morte e sofferenza per gli altri, hanno bisogno della loro permanenza nelle cabine del comando. E noi a mandarceli in quelle cabine… mentre la bella Italia se ne sta andando; un pezzo per non tornare mai più.

  

[1] Tributo a Giuseppe Burgarella, lavoratore precario suicida nel giorno 3 febbraio dell’anno 2013. In un intervento pubblico Giuseppe aveva detto: “Dobbiamo suicidarci tutti per fare capire quanto grave sia la crisi che stiamo vivendo?”. Notizia tratta da Il Fatto Quotidiano.

domenica 27 gennaio 2013

LA RIVOLUZIONE TRADITA


Rivoluzione, una nobile parola. Se si affianca ad essa l’aggettivo “civile”, il risultato è senz'altro efficace. Di una rivoluzione l’Italia ha sempre avuto bisogno, da quando i Trecento di Pisacane (o forse ancora prima?), in quel lontano luglio del 1857, sbarcarono sulle coste cilentane. La spigolatrice canta ancora, per queste anime impavide, l’ode del Mercantini. Ancora s’odono dei sordi lamenti di morte tra le austere mura dell’ossario che ospita, a Padula, i resti dei coraggiosi precursori dell’impresa dei Mille. La Storia, per una volta, è passata da queste parti. Per una volta l’ardire di trecento giovani ha infiammato le speranze di quei pochi rivoluzionari che hanno sempre mal sopportato la cecità e l’arretratezza dei potentati locali. Una storia finita nel sangue: quelle giovani membra non meritavano tutti i supplizi a cui sono state sottoposte in quegli ultimi (per noi davvero tali) giorni di rivoluzione. A volte, però, si fanno stime che non tengono in conto sottomissione, codardia, slealtà, false credenze, malafede, arrivismo e ignoranza. Questo miscuglio infernale ha falcidiato la vita dei Trecento e ancora oggi miete innumerevoli vittime.

Rivoluzione, la parola che vorremmo sentire sulla bocca di quei giovani costretti a prendere armi e bagagli, dopo una sofferta laurea, per andare via da questa vallata. Lontano. Alcuni per non tornare più in questa terra matrigna, altri per sostarvi solo nei giorni più afosi dell’anno. Il fresco delle antiche contrade è infatti ancora quasi lo stesso di quello di tanti anni fa.

Rivoluzione, la parola che vorremmo gli studenti cominciassero a pronunciare nelle aule delle scuole, mentre la vita culturale della nostra Nazione si impoverisce e i magnati della finanza si arricchiscono. Vorremmo che, per una volta, tra tante insulse gite, ve ne fosse una che portasse loro, tutti loro, a rendere omaggio alle ossa di quei Trecento che riposano a Padula. Perché possa fluire, da quei resti, ancora la voglia di rivolta contro le tante (troppe) ingiustizie che i maiali e i cani Orwelliani stanno perpetrando a loro danno.

Rivoluzione, è la parola che vorremmo ascoltare dalle labbra dei nostri vecchi malati che non trovano più conforto tra le mura degli ospedali. Dopo una vita di affanni e di sacrifici anche loro, come i giovani, vanno via. Per difficili cure, alcuni per non tornare più. La cattiva politica, quella che ha saputo accentrare tutto nella Valle della Lupa (la sanità, l’acqua, l’ambiente), quella del tutto a me e nulla a voi, quella dei figli e nipoti, dei clientes e degli amici, quella che svende le risorse locali per un piatto di lenticchie, questa politica ha saputo fare anche di più: negare cure amorevoli ai nostri padri e alle nostre madri.

Rivoluzione, la parola che vorremmo pronunciare in coro con le classi più disagiate, oggi alla mercé dei capricci della politica degli interessi forti (e stupidi). I contadini, oggi imprenditori agricoli, ai quali Pisacane rivolgeva la propria attenzione, avranno mai modo di vedere le loro case abitate dalla gioia e dalla speranza in un futuro di prosperità e di benessere? E gli artigiani, che vedono le loro botteghe sempre più vuote? E i commercianti, alle cui attività l’abbandono progressivo dei centri storici ha nociuto?

Materiale di risulta nel 
boschetto devastato
E chi può pronunciare la parola rivoluzione in questa vallata? Chi potrebbe e dovrebbe farlo in pubblico, nei prossimi giorni? Non certo chi ha tradito questa importante parola. Non certo chi deve prima spiegare alla popolazione del Vallo di Diano i propri legami con una Banca di Credito Cooperativo locale. Non certo chi deve prima chiarire agli abitanti dell’intera Nazione perché il proprio nome non risulta completamente slegato da quello di una società cooperativa denominata Betulla. Il rappresentante legale di questa società – già senatore della Repubblica Italiana -  oggi è sotto inchiesta per occupazione di suolo pubblico ricadente in una zona industriale urbanizzata (si fa per dire) da una ditta di Casal di Principe. La stessa  area chiamata “boschetto paleo palustre” appetita dalla società cooperativa Betulla, alla quale si trovano legati pezzi delle istituzioni locali: politici, amministratori e un giudice di pace. La stessa area denominata di pregio ambientale nella Carta di destinazione d’uso del territorio, redatta dalla Comunità Montana (D.C.M. 13-02-2003) ai sensi della L. R. n. 17/1998. La stessa area adibita a zona P.I.P. del Comune di Sassano, in cui – come risulta dalle indagini svolte dal Corpo Forestale dello Stato - “sono stati distrutti circa 2000 mq. di bosco”.

E allora ci si chiede chi potrebbe urlare: “Rivoluzione!”. Forse chi ha rifiutato una candidatura di servizio, che altri avrebbero di buon grado accettato per non tradire quella sacra parola, legata – in questo territorio - a Carlo Pisacane e ai suoi Trecento? Ancora una volta, dopo molti decenni, questa parola è stata tradita, come si legge dalle desolanti frasi che si riportano sotto (http://www.ondanews.it/buonabitacolo-vito-trotta-candidato-con-ingroia-a-sua-insaputa_3075835.html).


Buonabitacolo : Vito Trotta candidato con Ingroia...a sua insaputa

Vito Trotta, consigliere comunale di Buonabitacolo, ha appreso dai giornali della sua candidatura alla Camera dei Deputati con la lista “Rivoluzione civile” capeggiata da Ingroia. L’equivoco era nato dalla disponibilità offerta al partito da parte di Vito Trotta a candidarsi al Senato, in una posizione utile.

Poi è successo che gli organizzatori non hanno preso in considerazione la candidatura al Senato e, arbitrariamente, lo hanno inserito al 19° posto nella lista alla Camera Campania2. 
Le proteste da parte di Trotta non si sono fatte attendere e pertanto sarà ora la Corte di Appello di Benevento, competente per territorio, a procedere alla esclusione di coloro che si sono trovati involontariamente candidati, senza accettare la candidatura.
Oltre a Vito Trotta, infatti, nella lista alla Camera, ci sono altri casi analoghi. 
“La mia protesta sta nel fatto che all’interno del Movimento non vi è, evidentemente, un progetto chiaro per quanto attiene il futuro – ci dice Vito Trotta - Per le candidature pensavo che si facesse un gioco di squadra e che, invece, non fossero piovute dall’alto. Se le scelte non fossero state imposte dall’alto avrei anche accettato, ovviamente, una candidatura di servizio. Non è certamente così, comunque - conclude Trotta - che si dà visibilità ai territori e solo Dio sa come il Vallo di Diano avrebbe, in questo momento storico, bisogno di una rappresentanza in Parlamento.”

- ondanews - 

Di quale equivoco si tratta non è dato saperlo, visto che il nome non compare (o non compare più?) nelle liste dei candidati alla Camera di Rivoluzione Civile (http://www.rivoluzionecivile.it/candidati-alla-camera-per-rivoluzione-civile/). Un giallo tutto nostrano. Intanto, l’effetto è stato quello di impedire, ancora una volta, di porre le basi per la costruzione di una vera “rivoluzione civile” nel nostro Vallo di Diano.

venerdì 11 gennaio 2013

Legge di iniziativa popolare sull'energia solare


                                                       

Costituente per la Civiltà del Sole in Campania
già ”COMITATO PROMOTORE DELLA LEGGE D’INIZIATIVA POPOLARE SU CULTURA E DIFFUSIONE DELL’ENERGIA SOLARE IN CAMPANIA”


Comunicato del 10 gennaio 2013

Un evento epocale: il  Consiglio Regionale della Campania  approva la legge di iniziativa popolare sul Solare.

L’ approvazione, all’unanimità,  della legge di iniziativa popolare sulla Cultura e Diffusione della Energia Solare in Campania costituisce sicuramente uno degli  atti più significativi  della Storia della Regione Campania, dalla sua istituzione ad oggi per moltissime ragioni.

Il testo della legge è stato costruito   in maniera massimamente  partecipativo sul piano delle idealità e delle competenze, dal Mondo dell’Associazionismo – dall’Arci alla Federconsumatori, dalla Legambiente ai VAS ed al WWF - delle Università e della Ricerca della Campania, della Produzione e del Lavoro – Imprese e Sindacato - e da tante singole Personalità e Cittadini.

Amplissimo è stato il consenso espresso  non solo dal numero di firme raccolte in tutte e cinque le province ed in 50 Comuni della Campania che hanno superato le ventimila,  di cui 13575 regolarmente depositate, ma soprattutto dal grandissimo interesse e dalla intensa partecipazione, tuttora in ulteriore fortissima crescita ed espansione a livello non solo regionale ma su tutto il territorio nazionale.

Possiamo, senza alcuna enfasi,  affermare che in Italia mai vi è stata una legge  regionale di iniziativa popolare che abbia avuto tanto consenso e questo è un motivo di grande orgoglio non solo per i suoi promotori, ma per la intera regione in ogni sua articolazione, politica, culturale e sociale.

Il motivo di tale  eccezionale risultato sta nella consapevolezza che i contenuti della  legge -  dai principi generali   e  dagli obbiettivi (artt 1, 2, 3) alle modalità di riconversione,  di intervento,  di incentivazione e di nuova mobilità ( artt  4, 5, 6, 7, 8, 9),  dai  PESC  - Piani Energetici Solari Comunali - e dalle RES - Reti Elettriche Solari (Artt 11, 12) al ruolo della Ricerca, della promozione della Cultura del Solare e della Biodiversità,  alla creazione della Biennale del Sole e della Biodiversità del Mediterraneo ( att 11, 12, 10, 14 e 13) - quando progressivamente attuati,  pongono  la Campania quale riferimento nazionale ed internazionale nel campo dell'energia solare nelle sue diverse espressioni, tutelando l'ambiente, contribuendo alla salvaguardia del Clima ed attivando fortemente economia, produzioni, ricerca, lavoro, cultura, relazioni e scambi scientifici, tecnologici e commerciali.

 Napoli e la Campania hanno difatti  tutte le potenzialità scientifiche, culturali, produttive, ambientali per divenire il cuore pulsante dello sviluppo tecnologico e della diffusione dell’energia solare e di un nuovo modello energetico ed un fondamentale riferimento per un nuovo Lavoro.
 La legge, ha  assunto perciò le Università,  i Centri di Ricerca, la riconversione di industrie e la formazione professionale come punti centrali dell’impegno della Regione per il Solare e attiva una funzione centrale della Campania nel rapporto con altre Regioni e Paesi ed in particolare con quelli del Mediterraneo, con la già citata  istituzione della Conferenza Permanente della  Biennale del Sole del Mediterraneo.

Il Comitato Promotore, a nome di tutti i ventimila firmatari e del grandissimo mondo che ha sostenuto la legge, esprime perciò  il massimo apprezzamento all’intero Consiglio Regionale  Regionale ed alla Giunta, a partire dai consiglieri intervenuti  Luca Colasanto, relatore in aula, Antonio Marciano, gruppo PD, Laura Saia, Gruppo Misto,  certo che  attiverà da subito, a partire dal prossimo bilancio,  un eccezionale impegno per l’attuazione della legge.   

Per il Comitato Promotore

umberto amato; salvatore borrelli; anna maria cicellyn comneno; antonio d’acunto;desiree d’accico, roberto de luca; salvatore de martino; michele di gerio; francesco diliberto; annamaria esposito; ermete ferraro; nicola lamonica; antonio locoteta; bruno miccio; francesco miccio;aldo pappalepore;   pina prezioso; ciro scafa;  paola silvi; rosario stornaiuolo; valeria vaiano 

sabato 29 dicembre 2012

MAIALI E CANI NELLA PROSA DI ORWELL


« Intanto la vita era dura. L’inverno era rigido quanto lo era stato quello precedente, e i viveri erano anche più scarsi. Ancora una volta vennero ridotte tutte le razioni, eccetto quelle dei maiali e dei cani. Una eguaglianza delle razioni troppo rigida, spiegava Clarinetto, sarebbe stata contraria ai principi dell’Animalismo. In ogni caso egli non aveva difficoltà a dimostrare agli altri animali che, nonostante l’apparenza, in realtà essi non soffrivano di scarsità di cibo. Per il momento, certo, s’era trovato necessario venire a un nuovo razionamento (Clarinetto parlava sempre di “razionamento”, mai di “riduzione”), ma in confronto ai tempi di Jones si stava enormemente meglio. Leggendo le cifre con voce rapida e acuta, dimostrava loro minutamente che avevano più avena, più fieno, più rape che non ai tempi di Jones, che lavoravano un minor numero di ore, che bevevano acqua di miglior qualità, che vivevano più a lungo, che c’era un’assai minore mortalità infantile, che avevano più paglia per il loro letto e soffrivano meno per le pulci. Gli animali credevano ad ogni parola. » (G. Orwell, La fattoria degli animali, 1945).

Se volessimo trasporre il brano di Orwell, per riferirlo ai giorni nostri, non avremmo alcuna difficoltà nell'individuare i cani e i maiali di cui si parla, in modo figurato, nel famoso romanzo scritto nel lontano 1945. Ecco cosa vuole dire un classico: qualcosa che viene scritto in una particolare epoca ma che, col tempo, non perde la sua universale validità nella forma e nel contenuto. Efficace e, al tempo stesso, sconcertante la frase finale del passo di sopra. Clarinetto (anch'egli un maiale) che parla agli animali di come i tempi presenti, nonostante i sacrifici imposti, siano migliori di quelli in cui vi era Jones, il fattore: gli animali gli credono. Quanti Clarinetto conoscete in giro per la nostra Penisola pronti a negare l’evidenza e a raccontarci della necessità dei sacrifici che tutti noi, tranne - ovviamente - i maiali e i cani, dobbiamo fare?


La negatività fa male, dicono. Bisogna pensare positivo, anche quando questa maledetta crisi morde le carni di una società allo stremo. Avevamo cominciato a parlare per tempo, quindici anni fa circa: avevamo previsto che una classe dirigente inadeguata, propensa all’inciucio e alla cura dell’orticello proprio, di quello degli amici e degli amici degli amici, dei "clientes" e degli accoliti di turno, avrebbe portato la nostra vallata (e il Paese) allo sfascio. Ci dispiace dire che avevamo predetto quello che poi si è avverato. E ci dispiace prendere atto che, nella loro protervia e nella loro crassa  ignoranza, questi personaggi, cani e maiali insieme, hanno lasciato alla deriva milioni di persone, operai, dipendenti pubblici e non, piccoli e medi imprenditori, agricoltori, commercianti e artigiani. Adesso questi maiali e questi cani hanno abbandonato il territorio per rinchiudersi nei loro ambiti palazzi: a noi parlano attraverso i Clarinetto dei mass media, oppure seduti su comode sedie davanti a una telecamera. Mai in una piazza: non frequentano più galline, pecore, conigli, asini, mucche e cavalli, forse per paura di una rivolta. Ma noi, come gli animali di Orwell, crediamo a quello che ci dicono. E ci dicono che bisogna ancora portare la soma, più pesante di quella dello scorso anno, e che la nostra razione - già oggi scarsa - sarà ancora meno ricca il prossimo anno. 


Non parlano di “tagli”, ma di “razionalizzazione”. I loro attacchi alla dignità del lavoro non li definiscono “sottrazione di diritti”, ma “rilancio della competitività”. Non parlano di “recessione”, ma di “mancata crescita”. Sono maiali e cani, nella piena accezione Orwelliana dei due termini, e per giunta falsari linguistici. Sta a noi riconoscerli, alcuni vicini, altri lontani, alcuni ancora grondanti di bava per i lauti recenti pasti. Mandarli definitivamente a casa, nell'interesse di tutti, perché la politica possa tornare a essere onesto servizio, è dovere di ogni cittadino.



« Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. »  (G. Orwell, La fattoria degli animali, 1945).

lunedì 24 dicembre 2012

NONOSTANTE TUTTO... E' NATALE


In questi anni di crisi profonda le aziende sono alle prese con bilanci deficitari, le famiglie hanno difficoltà a far quadrare i conti, il lavoro scarseggia, i giovani stanno perdendo fiducia nel futuro. L'Italia è letteralmente in ginocchio per via di una parentesi economica recessiva di inaudita asprezza: la nostra vallata non fa eccezione alla genuflessione peninsulare.

In questi anni di crisi profonda, però, c'è sempre chi sa approfittarne per incassare qualche soldino in più: gli aumenti del costo dei beni di largo consumo sono sotto gli occhi di tutti; l'aumento dei prezzi dei carburanti fossili ha spinto alcune famiglie a limitare il riscaldamento degli ambienti e gli spostamenti con l'auto; l'aumento delle tariffe dei servizi sta giocando un ruolo importante nel deprimere la capacità di spesa dei singoli.

Tuttavia, come ogni anno, viene Natale e poi il Capodanno e l'Epifania. Le festività natalizie sono una buona occasione per stilare bilanci e per rammentarci, con nuovi e più arditi propositi per l'anno nuovo, delle finalità della nostra esistenza . In queste particolari feste, tuttavia, il pensiero va a quelle famiglie che hanno difficoltà economiche, a tutti i nostri giovani in cerca di un lavoro (non di uno purchessia!), alle aziende in crisi, agli operai e dipendenti delle stesse, a coloro i quali hanno perso la speranza in un futuro migliore, ai perseguitati dalle mafie (anche quelle legalizzate), ai bambini che chiedono un pasto, alle loro mamme disperate, ai padri che lavorano per pochi denari, alle persone recluse nelle carceri italiane e a tutti coloro i quali sono i primi nel "discorso della montagna".

E se vivere significa ancora qualcosa, si deve anche vivere per impegnarsi a fare in modo che si possano "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Perché "ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività e una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società".

Sono questi i propositi per il futuro. Questi gli auguri, affinché questa società possa di nuovo ritrovare uno spirito collettivo che porti a nuovi traguardi tecnico-scientifici e sociali; affinché la stessa società possa essere più giusta, più rispettosa delle regole e dei diritti dei singoli, più attenta all'ambiente, alla cultura e all'anelito di pace che promana dalle popolazioni, più libera dal pregiudizio e dall'odio per il diverso. Auguri sinceri a tutti, eccezion fatta per i farabutti che popolano le stanze del potere senza muovere un dito perché l'articolo 3 della Costituzione Italiana possa realizzarsi.