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giovedì 25 luglio 2013

De profundis per il canile comprensoriale

Avevo già trattato questo argomento in un post precedente (Gli eroi e i randagi). Una storia iniziata nel 2003, come documentato nel post precedente e non nel 2010, come qualcuno cerca di affermare oggi.

Adesso si scoprono sulla rete altri interessanti dichiarazioni sul canile, come la seguente del 2009, nella quale il presidente della Comunità Montana prevedeva che entro l’anno successivo vi sarebbe stato il completamento dell’opera. Interessante davvero questa intervista: http://www.youtube.com/watch?v=go1mfePcoYE

Ancora ottimismo viene espresso dallo stesso presidente della Comunità Montana nel giugno del 2012.

Randagi d’oro Ma il canile comprensoriale è ancora al palo

http://lacittadisalerno.gelocal.it/cronaca/2012/06/22/news/randagi-d-oro-ma-il-canile-comprensoriale-e-ancora-al-palo-1.5305304

SALA CONSILINA. Si acuisce nel Diano il problema del randagismo. Interessati dal fenomeno sono tutti i comuni del comprensorio che per cercare di arginare il problema sono costretti a ricorrere attraverso l’Asl all’accalappiamento dei cani che vengono poi ricoverati presso canili convenzionati con un costo giornaliero di circa due euro per ciascun cane. Problemi che potrebbero essere risolti con l’apertura del canile comprensoriale in fase di realizzazione da parte della Comunità Montana Vallo di Diano in località Marroni nel Comune di Sala Consilina. La prima pietra del canile era stata posta a maggio del 2009. Il primo finanziamento ottenuto dalla Comunità Montana però non è stato sufficiente a completare la struttura.Mancano all’appello infatti 400mila euro. Il Presidente della Comunità Montana Raffaele Accetta si è dichiarato ottimista sui tempi per il completamento del canile anche perché sono al vaglio diverse soluzioni per poter ottenere i fondi necessari, o un investimento da parte dei Comuni oppure la richiesta di un mutuo.
22 giugno 2012

Più cauta, invece, l’intervista rilasciata dal Sindaco di Sala Consilina qualche mese fa.

Sala, chiesto l’aiuto dei privati per il canile

SALA CONSILINA. Sarà ultimato attraverso il project financing il canile comprensoriale del Vallo di Diano in fase di costruzione in località Marrone nei pressi dell'isola ecologica. La decisione di affidare ad un privato l'ultimazione dei lavori e la gestione del canile, è stata presa dal consiglio della comunità montana Vallo di Diano che ha accolto la proposta del sindaco di Sala Consilina Gaetano Ferrari.
«La mia proposta - ha spiegato il primo cittadino - è frutto di una attenta analisi dei costi e del risparmio che si potrà avere attraverso un canile comprensoriale. Nei prossimi giorni partirà il bando per il project financing dopodichè una volta conclusa questa fase credo che in un paio di mesi i potrà procedere all'affidamento dei lavori per il completamento della struttura». Per poter ultimare la struttura è necessario ancora un milione di euro nel frattempo però si potrebbe già far partire l'attività del canile attraverso la realizzazione dei box che consentirebbero di ospitare i cani randagi. «Nel bando - ha spiegato Ferrari - è previsto che chi avrà la gestione del canile dovrà prevedere un prezzo di favore per quei cani provenienti dai comuni che fanno parte della comunità montana Vallo di Diano, che saranno la metà, invece per il restante 50 per cento sarà l'affidatario a stabilire il prezzo e potrà ovviamente accettare anche cani provenienti da altri comuni esterni al Vallo di Diano». Attualmente la spesa annua per la gestione dei cani randagi, per il Comune di Sala Consilina è di circa 40mila euro.(e.c.)
19 gennaio 2013


Il “de profundis” per l’opera comprensoriale lo recita, infine, lo stesso presidente della Comunità Montana che, nel 2009, in piena campagna elettorale a Sala Consilina aveva posto la prima pietra del canile e rilasciato, pochi mesi dopo, l’entusiastica intervista di sopra, con tanto di sfondo di cantiere. 


19/07/2013 - Sala Consilina: La Comunità Montana cerca partners per il completamento del canile


"E’ evidente che il ritardato completamento dell’opera non dipende da una mancanza di volontà da parte di questa Amministrazione. L’auspicio - ha concluso il Presidente Accetta - è che gli operatori economici manifestino il loro interesse per il completamento dell’opera, di rilevante utilità non solo per il nostro comprensorio ma anche per i territori limitrofi."

Noi ci chiediamo quali saranno questi "partners" privati che vorranno investire in questo “business” di sicuro successo. E alla fine di tutto ciò, lasciamo al lettore le doverose conclusioni. 

mercoledì 24 luglio 2013

Strane distrazioni

Andiamo per gradi. Partiamo dall’intervista più recente sulla questione “Scalea”, comune in provincia di Cosenza, dove quasi tutti i componenti della giunta sono stati raggiunti da provvedimenti restrittivi emessi dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro a conclusione dell’inchiesta “Plinius”. Il Fatto Quotidiano online del 21 luglio 2013, pubblica la seguente intervista al consigliere di minoranza Mauro Campilongo.


In questa intervista si parla di un “personaggio chiave” dell’inchiesta, il quale viene arrestato a Sant’Arsenio, così come riportato nella cronaca locale de La Città:


Qui, a Sant’Arsenio, è stato raggiunto dai carabinieri uno dei personaggi chiave dell’inchiesta della procura antimafia, il 45enne Pietro Valente, che da qualche mese si era trasferito nel piccolo centro del Vallo di Diano. L’accusa per tutte le persone raggiungere dai provvedimenti restrittivi è di essere legate alla cosca Valente-Stummo. Nel corso dell’operazione scattata all’alba di ieri c’è stato anche il sequestro di beni per 60 milioni di euro.

Qualche testata giornalistica locale parla di “stupore” da parte dei cittadini di Sant’Arsenio. In effetti, il “personaggio chiave” è conosciuto alla cronaca locale almeno dal 2005. Infatti, a essere meno distratti, si potrebbe leggere un resoconto dato dalla stessa testata La Città, reperibile a questo link:


Questo articolo riporta le condanne in secondo grado di alcuni “personaggi”, che potremmo definire – in questo caso - “chiavistello”, per restare in tema. In particolare, si dice in questo articolo: Secondo l’accusa il clan avrebbe commercializzato nel corso degli anni 700 chili di droga giunti in Italia da Albania, Romania, Olanda e Colombia. Un giro d’affari messo in piedi dal gruppo del Vallo di Diano che poteva contare su contatti con trafficanti dell’Est ed esponenti della criminalità campana e calabrese.

La ricorrenza di alcuni nomi farebbe pensare che lo “stupore” potrebbe, dopotutto, non essere così sincero. Ma ci sono altri addentellati che potrebbero giocare a sfavore del presunto “shock” della comunità locale, a leggere quest’altro articolo.

SALA CONSILINA: PATTEGGIAMENTO PER DUE


Articolo tratto da “La Città di Salerno” (23-10-2003)

Nell'aula bunker era stato deciso per il patteggiamento della pena relativamente a undici imputati del maxiprocesso per droga. Il Tribunale di Sala Consilina non ha invece ritenuto ammissibili tali istanze e si è pronunciato con sentenza favorevole solo per Pietro Gallo, difeso dall'avvocato Alarindo Cesareo, e per Ciro Capuano, difeso dagli avvocati Angelo Cerbone e Rinaldi. Le istanze per l'applicazione concordata della pena riguardavano Casella Dalmazio, Antonio Murno, Santo Azzolina, Felice Balsamo, Alfonso Abruzzese, Umberto Casillo, Giuseppe D'Agostino, Enrico Zupo, Pietro Valente. La prosecuzione ora è rimessa dinanzi al tribunale ordinario. Le richieste di patteggiamento allargato (fino a cinque anni di reclusione soli o congiunti a pena pecuniaria), non sono state accolte perché formulate in violazione della legge. Per una complessità di motivi, infatti, la questione di legittimità costituzionale sollevata risulterebbe infondata. Non sono state ritenute ammissibili neppure le nuove istanze di patteggiamento assentite dal pm di udienza, presentate da Casillo, Balsamo, Abruzzese, Murno e Zupo. Meglio è andata agli imputati Pietro Gallo, difeso dall'avvocato Cesareo, e Ciro Capuano, difeso dagli avvocati Angelo Cerbone e Rinaldi. Il Tribunale di Sala Consilina all'udienza del 20 ottobre scorso, ha disposto nei confronti di Ciro Capuano la pena di 3 anni e 8 mesi di reclusione e una multa di 14mila euro, previa concessione delle circostanze attenuanti generiche e ritenuta la continuazione oltre alla diminuente per la scelta del rito; nei confronti di Pietro Gallo la pena di 4 anni e 3 mesi di reclusione e 14mila euro di multa previa concessione delle circostanze attenuanti generiche ritenute prevalenti sulle aggravanti contestate e ritenuta la continuazione oltre alla diminuente per la scelta del rito. Inoltre la sentenza ha anche previsto a carico di ciascuno degli imputati le spese relative al procedimento e ha ordinato la confisca e la distruzione delle sostanze stupefacenti. Il processo dunque proseguirà davanti al tribunale ordinario per gli imputati nei confronti dei quali il patteggiamento è stato rigettato dal Tribunale di Sala, quindi per Casella Dalmazio, Antonio Murno, Santo Azzolina, Felice Balsamo, Alfonzo Abruzzese, Umberto Casillo, Giuseppe D'Agostino, Enrico Zupo e Pietro Valente.


E qui, l’articolo di Massimo Clausi del 17 luglio scorso, pubblicato su Il Quotidiano della Calabria, apre ulteriori scenari investigativi interessanti sulla vicenda “Scalea”.



Naturalmente, l’inchiesta “Plinius” è partita dalla Calabria. Pur tuttavia, come abbiamo avuto modo di notare, il nostro Vallo di Diano non può stupirsi per quello che è successo. Alcune cose – semplicemente - si sapevano da tempo. Capita, però, che a volte ci si distrae. E capita anche che ci si distrae proprio su questioni di importanza basilare per la vita sociale ed economica del nostro comprensorio. Speriamo, perciò, che questo “stupore” sia solo temporaneo e che presto si aprano gli occhi su quello che sta accadendo in questa vallata, anche e soprattutto perché potremmo rimanere, tra non molto, senza un Tribunale comprensoriale, seppure questa presenza abbia aiutato poco a far concentrare tutti noi su questioni altre dalle spensierate sagre e dalle celebrazioni dei potentati locali.

venerdì 19 luglio 2013

Centrali Elettriche

Scritto dedicato a Filomena e a tutti coloro i quali credono in un futuro migliore.

Commento all'articolo "Vallo di Diano, nei progetti di Terna due Centrali  Elettriche e un elettrodotto ad altissima tensione" reperibile sul sito di UNOTV al seguente indirizzo


Vorrei innanzitutto complimentarmi con l'autore Antonio Sica per la chiarezza di esposizione dei fatti e per aver anticipato un "disegno globale" ben preciso.

E sebbene nessuno sia profeta in patria proprio perché, a volte, le persone che si incontrano per strada vengono valutate per quello che appaiono e non per quello che sono o che - magari anche in sordina - fanno, vorrei ciononostante esprimere un mio personale parere sulla questione.

Concedetemi, innanzitutto, una breve premessa. In questi anni ho maturato un po' di esperienza, anche grazie al valido contributo di altri colleghi, sul tema delle energie alternative. L'ultima pubblicazione sull'argomento risale allo scorso aprile(http://iopscience.iop.org/0143-0807/34/3/763) e un'altra è in corso di valutazione da parte dell'editore. In quest'ultima parliamo di un "consumatore intelligente" ("smart consumer") che, a seconda del livello energetico della propria "riserva" e della propria produzione, effettuata attraverso un generatore ibrido (che sfrutta più fonti rinnovabili nel contempo), decide di attivare i propri elettrodomestici. Giustamente, la descrizione del consumatore intelligente potrebbe essere connotata o come utopica, o come puramente accademica. Eppure, se un'intera comunità scientifica si sta orientando verso lo studio della dinamica della produzione e del consumo di energia elettrica non solo del singolo "consumatore intelligente", ma di una rete di "prosumers" (produttori e consumatori, insieme) collegati tra loro da una "smart grid" (rete intelligente, appunto), allora questo non sarà solo per caso.

Un esempio di sistema ibrido solare-eolico.
Fatta questa premessa, allora, devo dire che da una parte c'è la cruda realtà descritta dall'attento giornalista Antonio Sica, dall'altra una visione del futuro che va nella direzione opposta a quella delineata dalle multinazionali. Stiamo vivendo un'epoca di transizione, dove la prossima rivoluzione industriale (così come descritta da Jeremy Rifkin nei suoi recenti saggi) sarà completamente impostata su un modello di produzione basato non più sui carburanti fossili, ma sulle varie fonti rinnovabili, quali l'energia solare, nelle sue più svariate forme, l'energia idroelettrica, l'energia eolica, l'energia derivante dal moto ondoso o dalle maree, l'energia geotermica, l'energia prodotta attraverso la combustione di biomasse. Di queste fonti rinnovabili, la più diffusa è quella solare. E qui vorrei aprire una parentesi.

Abbiamo sul nostro territorio un cultore di questo tipo di energia che, da ormai qualche anno, va diffondendo l'idea della possibilità di "catturare" la luce del sole per vari usi. In altri posti questa persona, che si indentifica col prof. Paolantonio Zozzaro, sarebbe stata avvicinata da imprenditori e finanziatori per mettere a frutto almeno un paio delle idee che il prof. Zozzaro stesso va disseminando. Idee che non provengono da mera speculazione, ma che trovano fondamento su principi fisici e calcoli rigorosi. Ma questo non accade, e non è difficile immaginare il perché. Una delle ragioni è che siamo ancora troppo legati alle fonti di energia tradizionali e poco propensi a pensare a un futuro senza il petrolio, anche se diciamo di credere nella "green economy".

La trappola delle luce solare: un sistema ottico
a doppia riflessione e un corpo assorbente.
Avendo avuto modo di partecipare alla prima e alla seconda conferenza europea sull'energia (EEC), mi sono reso conto che - nel futuro - l'era dei carburanti fossili sarà vista come una breve parentesi nella storia dell'umanità. Dalla scoperta del primo giacimento di petrolio in Pennsylvania nel 1859 all'avvento della "terza rivoluzione industriale", tutta fondata sulle energie rinnovabili, saranno trascorsi, guardando in retrospettiva dal quarto millennio, poco più di duecento anni. Per esempio, l'era dell'energia prodotta dalla combustione della legna, al confronto, avrà avuto una durata molto più lunga. Sarebbe quindi del tutto inutile e dannoso insistere, oggi, sull'utilizzo di vecchi schemi legati a metodi di produzione che appartengono all'era del petrolio. Infatti, quando si parla di reti di trasmissione ad alta e ad altissima tensione, si parla del passato. Nel futuro vi sarà una rete "intelligente", che adotterà metodi di distribuzione dell'energia simili a quelli utilizzati oggi per smistare l'informazione sulla rete INTERNET. E non ci saranno più mega-centrali.

Quindi, non solo i consumatori dovranno essere intelligenti, ma anche la rete di distribuzione dovrà essere dotata di un software speciale che consentirà il trasferimento dell'energia dove richiesta. Il ruolo degli attuali gestori, che oggi producono l'energia nelle centrali, sarà quello di gestire la rete e di consentire, a ogni nuovo "prosumer", di entrare in contatto con altri "prosumer". Questo futuro non è molto lontano, come non sarà lontano il tempo in cui gli enti comunali adotteranno auto elettriche, che si muovono senza far rumore e senza inquinare, per la mobilità all'interno dei centri cittadini. Queste automobili potranno  essere alimentate da una rete di energia prodotta da fonte fotovoltaica, ad esempio. Ma la vecchia classe dirigente fa finta che questo futuro non debba mai venire, mentre esso è letteralmente alle porte. Questo futuro non conviene però alle multinazionali, che oggi trovano conveniente, per l'alto prezzo dei carburanti, trivellare il sottosuolo fino a 6 chilometri di profondità. Il primo pozzo petrolifero, per confronto, fu trovato a meno di venti metri di profondità.

Calcoli per il sistema di trappola della luce
solare a doppia riflessione.
Quando intervenni nella manifestazione di Montesano Scalo, nei pressi della stazione elettrica che sta, giustamente, ingenerando preoccupazione nella cittadinanza locale, dissi che avremmo dovuto adottare una strategia, come territorio, per poter continuare a dire no a questo modello di sviluppo fasullo, tutto fondato sui carburanti fossili. Dopo poche settimane, un gruppo di persone di buona volontà (tra cui il sottoscritto) si fece promotore di un'iniziativa volta allo sfruttamento sostenibile della biomassa nel Vallo di Diano. Un progetto già pronto, elaborato da due giovani ingegneri, poteva essere adottato dalla Comunità Montana o da un insieme di comuni virtuosi. Si trattava di creare un'azienda che potesse ricavare il "pellet" dalla biomassa naturalmente prodotta nella vallata e sui monti circostanti, invece di lasciarla bruciare nei caldi mesi estivi. L'impianto sarebbe stato del tutto autosufficiente, in quanto un cogeneratore, che avrebbe prodotto calore ed energia elettrica, avrebbe utilizzato la biomassa poco pregiata per far funzionare l'intera struttura produttiva. Naturalmente, la proposta è ancora ferma al suo punto di partenza, mentre continuiamo a importare "pellet" dai paesi esteri, ingenerando - in questo modo - una doppia diseconomia: la materia prima locale non viene più venduta, mentre viene importato un prodotto simile dall'estero.

E adesso vi racconto brevemente come un ente pubblico potrebbe diventare "consumatore intelligente", in un senso un po' diverso da quello illustrato sopra. Un ente pubblico affronta, purtroppo, una spesa energetica annua cospicua: illuminazione pubblica, riscaldamento degli uffici e degli istituti scolastici, gestione idrica (laddove non abbia già ceduto la stessa), etc. Con le tariffe energetiche e i prezzi dei carburanti fossili attuali, tale spesa sta diventando insostenibile. Ecco che, con un investimento "ad hoc", che in effetti si finanzierebbe con i risparmi realizzati negli anni, si potrebbero acquistare  sistemi di produzione energetica (usufruendo, se previsto, di incentivi). In questo modo l'ente locale non solo darebbe un buon esempio ai cittadini, ma incomincerebbe a dire il vero "NO" alle centrali e alle stazioni elettriche, alle trivellazioni, all'inquinamento dell'aria e delle acque. Per fare ciò c'è bisogno di un cambio di rotta, di un nuovo modo di intendere la vita pubblica, di un sistema virtuoso di buona politica che pensi al futuro delle future generazioni e non al presente degli amici e degli amici degli amici. Un nuovo sistema non fondato sull'omertà e sulla sfiducia, ma sullo slancio rivoluzionario di nuove idee che possano aprire nuovi squarci di speranza per tutti noi.


Inevitabilmente, qualcuno dirà che queste sono inutili chiacchiere di un "delinquente" (epiteto gentilmente attribuitomi da una persona - residente a Sala Consilina - che in passato ha raggiunto le massime cariche rappresentative della Repubblica Italiana). A queste persone risponderemo che ognuno utilizza gli strumenti suoi propri. Peccato che chi ha rappresentato il territorio ai massimi livelli non sia riuscito a far altro che svenderne le prerogative anno dopo anno. Toccherà, adesso, ad una nuova classe dirigente tirare questa vallata fuori dalla palude socio-economica in cui essa è stata relegata. 

sabato 13 luglio 2013

Aspetti politici fondamentali

Uno scritto, di sei anni fa circa, è stato dedicato ai quei fari di luce che illuminano il nostro difficile cammino in questa vallata. Nello stesso scritto si può cogliere, oggi, la sofferenza con la quale si aspettava il dipanarsi dell'attuale terribile crisi sociale ed economica. In questi momenti di dolore per molti, sarebbe bene rileggere le parole di Robert Kennedy su alcuni concetti che dovremmo fare nostri per poter continuare a sperare in un futuro migliore. Sulla base di questi aspetti politici fondamentali possiamo cominciare a ragionare, per trovare intese per un progresso che sia veramente tale. Infatti, su accordi sottobanco o su interessi incrociati non costruiremo mai un futuro degno di essere vissuto.

Rachel Carson al suo microscopio.

 Discorso di Robert Kennedy, 18 marzo 1968, Università del Kansas



"Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL).

Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Una ristampa di un libello recentemente
ritrovato a Padula (vedi post)
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.

Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.

Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere Americani."


venerdì 5 luglio 2013

Salachesarà

 
Dal giugno 2009, mese in cui l’attuale amministrazione  ha avuto la fiducia degli elettori salesi, sono passati quattro anni. In questo lasso di tempo la già poco felice situazione socio-economica di Sala Consilina, del Vallo di Diano e dell’intera nazione italiana è andata peggiorando. In quest’ultimo periodo, inoltre, la cessione della gestione della rete idrica di alcuni paesi della vallata ad una società per azioni di Vallo della Lucania e la soppressione della sede giudiziaria locale hanno fatto comprendere quanto fosse necessaria una strategia (mai nemmeno pensata) per il rilancio socio-economico del comprensorio.  Pertanto, ad un anno dalle prossime elezioni amministrative, c’è bisogno – secondo l’opinione di chi scrive - del coinvolgimento delle menti  più lucide, dei cuori più integri e delle braccia più forti per tentare di risollevare, con proposte nuove, le sorti della vallata.
Sala Consilina, essendo paese capofila, ha una responsabilità in più rispetto alle altre cittadine del comprensorio: essa deve tracciare la strada per uscire dal pantano della disoccupazione, dell’impoverimento sociale ed economico, della devastazione ambientale e del peggioramento delle condizioni sanitarie dovute ad un’urbanizzazione selvaggia della vallata, a un progressivo inquinamento dei corsi d’acqua e a un uso improprio del territorio. Il Vallo di Diano è stato addirittura utilizzato per lo smaltimento illecito di rifiuti, così come documentato dagli atti dell’inchiesta Chernobyl, condotta dal PM Donato Ceglie della Procura di Santa Maria Capua Vetere e conclusasi nel luglio 2007. Le responsabilità di tutto ciò ricadono su di una classe dirigente che – a voler essere buoni  - non è stata molto attenta nel governare determinate dinamiche pseudo-imprenditoriali.
 Da tutto ciò deriva la necessità dell’iniziativa, che sento come obbligo morale, essendo stato candidato sindaco nella scorsa tornata elettorale. Sono state invitate tutte le persone che, a vario titolo, stanno cercando, in modo più o meno palese, di organizzare dei gruppi per la formazione delle liste per le prossime elezioni amministrative. Su questi personaggi, che rivestono o hanno rivestito un ruolo pubblico, ricadrà la responsabilità della cernita di una classe dirigente futura che sappia affrontare, con abnegazione e senso di responsabilità, un futuro che si preannuncia pieno di difficoltà per tutti. Pertanto, sarà necessario abbandonare, qui e adesso, l’abusata tecnica delle ingegnerie numeriche e delle reti di interessi incrociati e riflettere, in modo aperto, sui problemi da affrontare e sulle possibili soluzioni da proporre. Qui e adesso, per disinnescare quei meccanismi perversi, messi in atto nelle scorse tornate elettorali, che rischiano di far precipitare la situazione attuale, già molto critica, in un continuo e inesorabile declino.
Queste le ragioni dell’evento. Questi i motivi di una partecipazione convinta alla manifestazione pubblica. Questo l’intento, affinché la piazza possa tornare ad essere il centro della vita sociale di una comunità di cittadini pienamente consapevoli delle presenti difficoltà, ma anche convinti della necessità di un impegno collettivo per conseguire importanti traguardi sociali nel prossimo futuro.