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sabato 24 dicembre 2011

La lettera di Michelino a Babbo Natale


Strana lettera di Michelino a Babbo Natale. Certo, se ne va di mezzo la bicicletta, allora è comprensibile la sua preoccupazione. Ritorneremo alla lettera di Michelino alla fine di questo scritto.

Vediamo, adesso, qual è stata la preoccupazione di un signore di Sassano nel lontano 1988 (per un refuso la data è stata trascritta male in un comunicato stampa della sede CODACONS del Vallo di Diano) proprio a proposito del caro-bolletta che rischia di non far recapitare la bicicletta a Michelino. Ecco il testo parziale della raccomandata n. 0527, spedita da un ufficio postale del Vallo di Diano il 14 giugno 1988. In questa missiva si lamentava una frequenza biennale della lettura del contatore e si rilevava quanto segue: “la seconda eccedenza in mc risulta essere più onerosa della prima eccedenza del 100% (il doppio), ritendendo che l’importo delle fatture a conguaglio non viene equamente distribuito nel corso degli anni, venendosi così a verificare l’inconveniente (per l’utente) di dover pagare una somma di danaro non corrispondente al suo effettivo consumo, si chiede che le eccedenze vengano distribuite equamente nei trimestri precedenti alla fattura a conguaglio in modo da evitare l’accumulo di svariati mc sotto la voce “II eccedenza””. In pratica, se negli anni '80 la ditta CONSAC (adesso S. p. A.) di Vallo della Lucania mandava bollette leggere per un anno intero, il cittadino non avrebbe dovuto esultare, perché, a conguaglio, se non veniva effettuata la cosiddetta “spalmatura” della lettura (in genere unica) su tutto l’arco dell’anno, allora il rischio era che l'ultima bolletta arrivasse molto più “pesante” e che l'utente pagasse di più del dovuto. La ditta CONSAC (adesso S. p. A.) di Vallo della Lucania rispondeva che tutto era regolare (ehm!). Questo succedeva nel 1988. E che cosa accade ai giorni nostri?


Con la sentenza n. 176/11 del Giudice di Pace di Sala Consilina, apprendiamo che la ditta CONSAC S. p. A. di Vallo della Lucania è stata condannata al pagamento delle spese della lite per un importo pari a 850,00 EUR, che è stato pienamente accolto il ricorso dell’utente difeso da un legale CODACONS della sede del Vallo di Diano; ossia, sono state annullate due fatture, una di 288,13 EUR, una di 49, 50 EUR, nonché una penale richiesta dalla ditta CONSAC S. p. A. di Vallo della Lucania. Ma vediamo in dettaglio che cosa si contestava alla ditta CONSAC S. p. A. di Vallo della Lucania. 

Così come si legge nella sentenza n. 176/11: “il sistema di fatturazione adottato dal consorzio convenuto era irregolare in quanto le somme richieste erano calcolate con il criterio delle eccedenze, che consiste nell’applicare tariffe maggiori per ogni soglia di consumo superiore al limite stabilito per il trimestre”.

 E vediamo che cosa dice il Giudice dice su quanto esposto:  “Dal regolamento … si evince che il sistema della cosiddetta “spalmatura”, ossia della regolare tariffazione per il consumo effettuato nei quattro trimestri dell’anno solare, si applica quando la società è in grado di procedere alla rilevazione dei consumi in tutto il periodo di tempo anzidetto. Nel caso di specie la convenuta [CONSAC S.p.A. di Vallo della Lucania, n.d.r.], nonostante il contatore fosse posto all’esterno, non ha provveduto alla rilevazione di detti consumi secondo i criteri previsti… Si fa inoltre rilevare che tali contestazioni sono state fatte rilevare anche con apposito reclamo che la Consac non ha ritenuto di dover tenere in considerazione“. 

Il Giudice conclude che “la domanda come proposta dall’attore è fondata in fatto ed in diritto e merita, pertanto, pieno accoglimento”.

Ecco, il Giudice di Pace è stato giusto nel giudicare questa situazione, secondo il mio parere. Per il signore, ormai deceduto, che aveva chiesto invano un più equo pagamento, non c'è stata giustizia, anche perché l'istituto del Giudice di Pace era di là da venire. Una conquista della modernità, potremmo dire (anche perché, col passare del tempo, il numero di contenziosi aumentava vorticosamente - chissà perché!).

Tutto come il 1988, insomma. Ma dal 1988 ad oggi, quante fatture in conguaglio sono state emesse con questi stessi metodi? E quanti soldi, impropriamente, sono defluiti dalle tasche dei cittadini? Chi lo sa! Ci sarà qualcuno che potrebbe capire queste cose? Forse esisterà un altro Giudice, forse a Berlino, che potrà prendere in considerazione quelle parole sagge dell’utente (ormai deceduto) del lontano 1988 e del cittadino che ha promosso il ricorso di recente? Vedremo. 

Ecco una ragione (ma solo una!) per la quale la sede CODACONS del Vallo di Diano appoggia, attraverso un gruppo di sostegno esterno, il Comitato ACQUA BENE COMUNE di Sala Consilina. Da ultimo, infatti, l'amministrazione di Sala Consilina ha deciso di cedere al CONSAC S. p. A. di Vallo della Lucania la gestione della rete idrica integrata del Comune. Si vedano, a tal proposito, due post precedenti: ABC e ACQUA_NOSTRA. Se il Comitato ABC di Sala Consilina riuscirà a far abrogare questo "scellerato" atto amministrativo attraverso un Referendum locale (tra l'altro previsto dallo Statuto del Comune) allora Michelino sarà esaudito da Babbo Natale e la bicicletta sarà salva. Ed per questo che diciamo "in bocca al lupo" ai cittadini di Sala Consilina. Aiutiamo tutti Babbo Natale, perché Michelino possa avere il suo dono preferito anche per quest'anno.

giovedì 8 dicembre 2011

Tu chiamali se vuoi "adeguamenti". Per noi sono sempre aumenti


Per recuperare la memoria di quello che è stato fatto in questi anni sul versante della Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani (TARSU), riportiamo un minimo di rassegna stampa che riguarda il nostro Vallo di Diano. Sulla questione, che adesso arrovella l'opinione pubblica, anche in previsione di prossimi annunciati aumenti, si sapeva già tutto nel 2008, quando Altrodiano pubblicava questo importante articolo. In questo pezzo si fa vedere in dettaglio come è stato gestito lo smaltimento dei rifiuti nel Vallo di Diano. 


Leggiamo insieme e poi leggiamo le  battaglie (inutili, purtroppo) contro gli aumenti, che imperversano in questo settore, mentre le istituzioni non sono riuscite ancora a fare chiarezza su alcuni punti sollevati dall'articolo, tra i quali il viaggio di piacere col "ferryboat" della monnezza in Sicilia. Noi abbiamo fatto la nostra parte (e ancora la facciamo). A voi auguro buona lettura.

27 giugno 2008
La tassa sui rifiuti, la cosiddetta Tarsu, è in aumento e lo sarà ancor di più a partire dal prossimo anno

A Caggiano la tassa sui rifiuti si aggira intorno ai 65 centesimi per metro quadro, a San Rufo si arriva agli 80 centesimi, a Teggiano costa 90 centesimi, a Sala Consilina si paga un euro per metro quadro. Per continuare con le cifre, a Padula la tassa è attualmente di 80 centesimi per metro quadro, ma si prevedono aumenti di 20 centesimi circa. Anche a Casalbuono la tassa vale 80 centesimi per metro quadro per un costo complessivo di gestione di 100mila euro, ma anche qui il sindaco Attilio Romano prevede un aumento.

A Polla l’aumento è di circa 25 centesimi e si è passati, così, ad una tassa di 1 euro e 25 centesimi per metro quadro e una spesa complessiva di gestione di 700 mila euro. Solo ad Atena Lucana si registra una tassa bassissima: 52 centesimi per metro quadro a fronte della migliore raccolta differenziata della provincia di Salerno.



Ma a che cosa serve la tassa sui rifiuti? Ovviamente a pagare il ciclo di smaltimento. La tassa copre i costi del personale per la raccolta differenziata, i trasporti e il carburante, i mezzi e le attrezzature, le operazioni di smaltimento, il conferimento in discarica. Se questi costi aumentano, aumenta anche la tassa.

Ma alcuni modi per risparmiare esistono. Il ciclo dei rifiuti prevede prima di tutto la raccolta differenziata, con la quale si recupera l’umido organico, la plastica, la carta, il cartone e il vetro. L’umido deve essere recuperato negli impianti di compostaggio e da esso si ricava il compost. Carta, plastica e vetro vengono riciclati e i comuni ricevono dei benefici in danaro in relazione alle quantità recuperate di questi materiali. Più recuperi, più guadagni. Tutto quello che invece è indifferenziato va nei cosiddetti impianti per ex Cdr che trasformano l’indifferenziato in materiale da poter bruciare nei termovalorizzatori, da cui si ricava energia elettrica. Nei Cdr si producono anche scarti chiamati Fos e sovvalli che vanno in discarica.



Ovviamente, se gli impianti sono distanti aumentano i costi di trasporto. In regione Campania, per esempio, nessun impianto di compostaggio funziona. Per cui i rifiuti prendono la strada della  Sicilia. Nel Vallo di Diano da chi è gestito tutto il ciclo di smaltimento? Dal Consorzio di Bacino Sa 3 che nasce dal vecchio Consorzio degli 11 Comuni cosiddetti “depressi” e che, oltre alla gestione dei rifiuti, può occuparsi di sport, turismo, arte e cultura, svariati servizi comunali e attività produttive. Per anni a capo della struttura c’è stato Enrico Zambrotti. Dopo le dimissioni di quest’ultimo, nella primavera del 2006, successivamente ad una sentenza di condanna in primo grado per fatti risalenti alla sua presidenza in Comunità montana, il Consiglio di amministrazione non ha mai deliberato alcun sostituto, per cui la prima carica attualmente è rappresentata dal vice presidente Giuseppe Marmo, ex sindaco di San Rufo.



I Comuni partecipanti nel Consorzio sono 45. Ogni comune ha un numero di quote determinate nell’atto della sua costituzione. In totale, si tratta di mille quote divise per 45 comuni e per tre settori specifici: rifiuti, sport e attività produttive. La legge sui rifiuti obbliga la partecipazione e, dunque, l’acquisto delle quote nel settore rifiuti. Per gli altri settori la scelta è facoltativa. Chi ha più quote conta di più, poiché in assemblea la maggioranza è rappresentata dal maggior numero di quote. Quando fu costituito il Consorzio, gli 11 comuni che già facevano parte del precedente consorzio dei Comuni depressi avevano già un capitale versato e, dunque, più quote. Sono loro in realtà che continuano ad avere la maggioranza. Ma il Consorzio di bacino Sa 3 gestisce la raccolta porta a porta con una società controllata, la Ergon S.p.a. “Il Consorzio non ha affidato ad una società con un bando di gara la raccolta porta a porta, ma ha scelto di entrarci direttamente- spiega Domenico Mazza, assessore di Teggiano. Noi non condividiamo, ma pensiamo che un Comune debba fare un’offerta e un bando di gara per la gestione. Chi vince gestisce nel pieno della trasparenza”. 



Le quote di adesione che vanno al Consorzio non vengono pagate per i servizi di raccolta. I servizi, invece, vanno pagati sulla base di una convenzione che il Comune stipula con il Consorzio e i servizi vengono eseguiti dalla Ergon. La Ergon, cioè, agisce tramite il Consorzio Sa 3 che, a sua volta, stipula le convenzioni con i Comuni. Nel Piano regionale dei rifiuti si specifica che l’unico Consorzio di bacino ad aver superato la soglia del 35 per cento di raccolta differenziata è stato proprio quello di San Rufo. Il primo in assoluto insomma. Eppure c’è ancora tanta confusione nella gestione del ciclo dei rifiuti. Basta considerare che tra i 45 comuni del Consorzio Sa 3 esistono tante tipologie di raccolta e trasporti dei rifiuti. Ci sono i Comuni che gestiscono direttamente la raccolta come Atena e Padula;  altri che l’hanno affidata alla sola Ergon come Casalbuono, Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Sassano, Polla. Altri comuni che la gestiscono sia direttamente che insieme con la Ergon, come Caggiano o Buonabitacolo; altri ancora che si sono affidati solo al Consorzio, come Pertosa o Sala Consilina; altri che, invece, utilizzano sia il Comune che il Consorzio come i comuni degli Alburni e parte del Tanagro; altri, infine, che utilizzano società private quali la General Enterprise e cooperative comunali o altri soggetti terzi. È il caso del comune di Teggiano e di molti comuni del Bussento e del Golfo di Policastro. Insomma, il Consorzio nasce per gestire in forma associata la raccolta dei rifiuti dei comuni per abbattere i costi. Poi, invece, accade che ogni comune scelga la formula più conveniente in forma personalizzata. Tutto questo naturalmente produce due effetti: da un lato fa perdere il principio dell’abbattimento dei costi e dall’altro produce una concorrenza tra società di raccolta, per cui sembrerebbe normale che il servizio venga offerto in maniera diversa da comune a comune con differenza di trattamento.



La Ergon e i costi eccessivi. 

Diversi comuni considerano eccessivi i costi della Ergon spa. Il Comune di S.Arsenio è stato il primo a decidere di sospendere il rapporto di gestione dei servizi di raccolta con il Consorzio e dunque con la Ergon, perché il servizio era ritenuto troppo oneroso. Il ricorso al Tar presentato dal Consorzio non è stato accolto e così Sant’Arsenio è passato alla gestione comunale.
I dati dicono che il risparmio per i primi mesi è stato del 40 per cento rispetto alla Ergon. I risparmi si sono ottenuti per il minor costo degli addetti al servizio di raccolta e delle attrezzature. Altro dato interessante è il fatto che, con la gestione comunale, Sant’Arsenio ha recuperato in sei mesi il 30 per cento in più tra plastica, carta e vetro. Ogni comune, se recupera questi materiali, riceve del danaro cosiddetto “di ristoro”, per cui il comune ha incassato il 30 per cento in più. Tuttavia, nonostante ciò, dal 1 giugno S’Arsenio è tornato con la gestione Consorzio-Ergon che sembra abbia fatto una offerta notevolmente economica: 70 mila euro annui, utilizzando il personale del Comune. Dunque, un risparmio è possibile almeno per chi ha gli operai comunali. Per chi, invece, ha voluto assumere tramite la Ergon 6 o 7 operai, le cose vanno peggio.



La stessa offerta pari a 70 mila euro, il Consorzio l’aveva fatta al Comune di San Rufo, dopo che la sindaca Giovanna Benvenga aveva rifiutato l’offerta precedente di 134 mila euro e sospeso il servizio con la Ergon per costi eccessivi. Ne è conseguito un altro ricorso al Tar, questa volta vinto dal Consorzio. Eppure il Comune di San Rufo oggi gestisce autonomamente il servizio con una riduzione dei costi di circa il 40 per cento.

A tal proposito, Enrico Zambrotti, amministratore delegato della Ergon S.p.a., spiega: “Se la gestione passa attraverso gli operai comunali si risparmia, perché il contratto collettivo è diverso da quello che regola gli operai della Ergon che si attengono al contratto di Federambiente e che comporta una spesa in più all’anno di circa 10 euro per ogni operaio. Inoltre, i costi comunali non sono del tutto classificabili in maniera specifica, possono essere spalmati sul bilancio e dunque non necessariamente riportati con la spesa sui rifiuti. Del resto, se andiamo a vedere i Comuni, Atena Lucana che gestisce la raccolta con una cooperativa, a mio parere, vìola lo Statuto dei lavoratori e la legge sui rifiuti”. Un’accusa dura, respinta ovviamente dal sindaco Sergio Annunziata, uno dei principali oppositori alla gestione del Consorzio. “Chi mi conosce sa che non opero, violando la legge. La questione è diversa. Ho scelto di utilizzare, secondo il miglior modo possibile, gli operai e i mezzi. Perché avere parecchi operai o mezzi ed attrezzature se bisogna utilizzarli solo per un determinato monte ore al giorno? Bisogna ottimizzare le risorse e rendere efficienti i servizi”. 

Eppure, per diversi sindaci, i costi della Ergon restano eccessivi. Soprattutto quelli relativi all’ammortamento dei mezzi.

Per esempio, per chi affida il servizio di raccolta alla Ergon, il costo annuale di gestione di uno scarrabile è di 552 euro. Lo scarrabile comprato ex novo vale 3690 euro. Sullo scarrabile il Comune paga alla Ergon 460 euro ogni anno di ammortamento per un periodo di 8 anni, cioè pari al valore ex novo dello scarrabile, ma ovviamente al Comune non resterà lo scarrabile, qualora potesse essere ancora utilizzato. Il metodo è lo stesso per tutto. Ci sono alcuni Comuni, come Polla, che stanno valutando tale costrizione. “Sarebbe più economico comprare direttamente lo scarrabile o i gasoloni, piuttosto che affittarli dalla Ergon” specifica il sindaco di Polla, Massimo Loviso. “A noi è capitato che i mezzi venissero sostituiti con appena 52 chilometri”, aggiunge il sindaco di San Rufo, Gianna Benvenga. Eppure per Zambrotti l’ammortamento è necessario, anche perché “la Ergon ha speso 3 milioni di euro per acquistare i mezzi e le attrezzature”.



E poi ci sono le spese per l’impianto di compostaggio e la discarica di Costa Cucchiara di Polla. Diversi sindaci, come Gaetano Ferrari di Sala Consilina e Sergio Annunziata di Atena Lucana, considerano la gestione del compostaggio e della discarica fallimenti del Consorzio: “Il blocco dell’impianto di compostaggio di Polla, dovuto a varie questioni, costringe oggi i comuni a sversare l’umido in Sicilia con un costo di 200 euro a tonnellata, anziché 70 euro. Aver fatto delle scelte prima del blocco e avviare la realizzazione di un nuovo impianto, come sta accadendo adesso grazie alla nostra volontà- spiegano Annunziata e Ferrari -  avrebbe comportato costi minori per i comuni.

Secondo Enrico Zambrotti l’impianto di compostaggio nasce già con caratteristiche di progettazione negativa. A ciò si sono aggiunte le proteste dei commercianti, la volontà del Comune di Polla prima e del Commissariato poi di spostarlo presso la discarica di Polla, oltre alle esigenze di adeguamento dell’impianto. Ma in un’intervista su YouTube, l’assessore regionale all’Ambiente Walter Ganapini, l’1 giugno scorso, ha dichiarato che l’impianto di compostaggio di Polla è perfetto. Il Codacons di Sala Consilina ha sollevato alcuni dubbi sull’opportunità di realizzare un altro impianto di compostaggio tra Sala Consilina ed Atena Lucana e sul perché continuare a mandare l'immondizia in Sicilia se l'impianto di Polla potrebbe essere utilizzato come spiega Ganapini. Uno spreco di danaro, insomma, che intercorre già da alcuni anni. L’impianto, difatti, fu bloccato quando il Commissariato depositò in esso 1.700 tonnellate di fos, scarti che possono essere smaltiti solo in discarica. Da qui, un’ordinanza del Comune di Polla di non utilizzare l’impianto fino al trasferimento del  fos in altri luoghi. Ciò non è mai avvenuto, per cui il Commissariato continua a pagare 67mila euro mensili al Consorzio di bacino Sa3 per il ristoro del fos. Una situazione che, qualche mese fa, ha portato i comuni di Atena Lucana e Sala Consilina a proporre la realizzazione di un nuovo impianto, mentre quello di Polla, sembra, resterà inutilizzato.



E poi c’è la discarica che, nonostante la presenza di 3 milioni di euro per la bonifica, non è ancora stata bonificata ed i costi per la gestione annuale sono ancora pari a 500mila euro circa: 148mila euro per il trasporto del percolato, 200mila per lo smaltimento, 18mila per il noleggio delle macchine e 48mila euro per l’ammortamento. Di recente è stato finanziato dalla Regione Campania il progetto di messa in sicurezza della discarica con 2 milioni 157mila euro, ma sembra che i lavori non potranno essere appaltati se prima non sarà rimosso il compost, per un costo di 1 milione di euro. “Eppure- spiega Ferrari- i costi per la bonifica noi li abbiamo già pagati. Per scaricare nella discarica, i Comuni dovevano pagare una tassa che comprendeva anche i costi della bonifica. E adesso, invece, il Consorzio ci chiede di contribuire ulteriormente attraverso l’aumento delle quote consortili che sono state raddoppiate”.
I debiti sono dei Comuni. “In realtà, l’aumento delle quote -specifica Zambrotti, consulente economico del Consorzio - è determinato dal fatto che la gestione del Consorzio è in perdita, ha cioè dei debiti, seppure si tratta di indebitamento corrente, non straordinario o bancario”. 



Il Consorzio, in effetti, ha maturato una serie di debiti costituiti da mutui passivi, debiti verso fornitori, verso banche e verso imprese controllate, seppur minimi, e una quantità di debiti rilevante che non è specificata nel bilancio se non con la voce “altri debiti”. Anche i crediti sono rilevanti soprattutto verso i Comuni, soci e clienti che, come si specifica in una relazione di bilancio di previsione per il 2007, scaricano le loro criticità di cassa sul Consorzio.



I costi delle società controllate. 

Il 14 aprile scorso il Sindaco di Sala Consilina Gaetano Ferrari ha inviato una missiva al Consorzio in cui si chiedeva il compenso previsto per il direttore generale, il ruolo di Enrico Zambrotti, le consulenze dell’ente, chi fossero i consiglieri di amministrazione nelle società controllate e anche i costi sostenuti. “I costi del Consorzio sono eccessivi anche per la presenza inutile di società controllate” afferma Ferrari. Il Consorzio di Bacino, oltre ai rifiuti, svolge anche altri ruoli relativi allo sport, al turismo, a servizi comunali e ha costituito tre società controllate: la Ergon spa, la Meta spa e la MetanoGas spa, con altrettanti consigli di amministrazione, amministratori delegati e consigli dei revisori. Costi eccessivi secondo Ferrari, ma necessari e ridotti al massimo rispetto alla normativa nazionale, secondo il Consorzio. Le uniche 2 consulenze richieste dal Consorzio ammontano a 19 mila euro circa. I consiglieri della Ergon percepiscono 200 euro netti al mese, quelli del Consorzio, 600 euro mensili.
Il futuro. Il 28 aprile scorso, sul Burc della Regione Campania è stata pubblicata una legge che cancella i Consorzi. Sembra, ma non è ancora chiaro, che gli enti spariranno entro novembre 2008 e le competenze passeranno alle Province. Passano alla Provincia anche i debiti e i crediti del Consorzio, ma esse non sono del tutto d’accordo nell’accollarsi i servizi. Probabilmente saranno costituite altre grosse società pubbliche, oppure le competenze saranno trasferite tutte al Consorzio Siis che si appresta a gestire tutto quello che concerne i servizi idrici in Provincia.   



La tariffa sui rifiuti aumenterà. In ogni caso, quel che sembra certo è che la tassa sui rifiuti è in aumento ovunque, ma lo sarà ancora di più dal prossimo anno. Se oggi i Comuni con i soldi dei cittadini coprono il 65 per cento della spesa complessiva dei rifiuti, nel 2009 i comuni avranno l’obbligo di pagare il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti al 100 per cento con la sola tariffa sui cittadini.
Fonte:www.altrodiano.it


REGIONE CAMPANIA
7 gennaio 2003 da 'la Città'
A Sassano ancora polemiche sui tributi
Stangata sulla tassa rifiuti Il Codacons adesso diffida l'amministrazione comunale
 
Salvatore Medici
 
Sassano. Inviata la diffida sull'aumento delle tasse della raccolta dei rifiuti urbani da parte del Codacons, all'ufficio tributi del Comune di Sassano. E, per conoscenza, la lettera è stata spedita anche all'attenzione della Procura della Repubblica di Sala Consilina, chiedendo la verifica di una procedura che secondo l'associazione dei consumatori è illegittima. La riunione, tenutasi sabato scorso a Sassano, presso il bar Abruzzese, tra il rappresentante del Codacons Roberto De Luca, i cittadini di Sassano e il Comitato Pro Acqua è servita a fare il punto della situazione in merito ai tributi sull'acqua e sui rifiuti. Dopo aver ottenuto il riconoscimento dell'aumento ingiustificato del 91,10% delle bollette dell'acqua, che secondo l'ufficio tributi è stato determinato da un errore materiale di meccanizzazione, la vertenza e la protesta si sono spostate sulle tasse dei rifiuti. Anche se, per quanto riguarda l'acqua, il Codacons ha chiesto che le somme in esubero già versate dai cittadini siano restituite di ufficio dal Comune, e non solo dopo una richiesta fatta dal cittadino in forma scritta. Inoltre, dato «l'eccezionale errore fatto», la vicenda è stata comunicata e fatta presente anche al Prefetto di Salerno. Per quel che riguarda i rifiuti, la contestazione si basa sulla retroattività della tassa. L'aumento del 23,70 per cento, infatti è stato imposto dall'Ufficio tributi, in seguito a una delibera di giunta del marzo 2002, a partire dal gennaio 2001, che adeguava quindi l'aumento anche per i mesi precedenti alla delibera. Un procedimento retroattivo che secondo il Codacons è illegittimo. La prima azione per scongiurare tale procedimento è stata appunto la lettera di diffida dell'aumento, spedita al Comune e per conoscenza alla Procura della Repubblica. Presentando l'atto comunale come discostante dalla legge vigente, il Codacons si è appellato all'articolo 11 del codice civile sulla natura delle leggi e sulla non retroattività legislativa. Una vicenda che quindi non contesta l'aumento in avvenire delle tasse, un dato del resto assodato anche in altri comuni, come Polla o Teggiano, dove gli aumenti oscillano tra il 40 e il 50 per cento. Una vicenda che tuttavia attende la risposta del sindaco Gaetano Arenare, per chiarire le procedure ed eventuali correzioni nell'interpretazione della delibera.



REGIONE CAMPANIA
13 agosto 2003 da 'la Città'
 Nel Diano stangata sulla Tarsu
Il Codacons mostra i dati Chieste verifiche al Prefetto

Elia Rinaldi

SASSANO. Scattano gli aumenti dell'acqua e dei rifiuti nel Vallo di Diano. A lanciare l'allarme è il Codacons di Sala Consilina che ieri ha diffuso i tassi di incremento del costo dell'acqua e della Tarsu del Comune di Sassano, mentre altre indagini sulla tassa rifiuti, avviate dalla sede locale del Codacons anche a Teggiano, Buonabitacolo e Padula, presto saranno in grado di fornire una mappa dettagliata dei rincari in molti comuni della zona. Ma il responsabile locale del Codacons, Roberto De Luca, anticipa già che, «a partire dal 2000, nell'ambito del Consorzio Bacino Sa/3 si è registrato un incremento medio annuo della tassa sui rifiuti solidi urbani del 30 per cento». Un rincaro eccessivo, secondo il Codacons, che ha già chiesto l'intervento e la verifica da parte del Prefetto: «Il tasso di incremento della tariffa è ben al di sopra dell'indice di inflazione di molti comuni del Vallo di Diano, come dimostra l'indice di inflazione (2.7% annuo) del Comune di Sassano ». A proposito di Sassano, il Codacons riferisce che «nella delibera di Giunta del 19 marzo 2002 venivano rilevati due errori materiali a danno degli utenti: un aumento del 91,10% del prezzo dell'acqua per il primo trimestre 2002 (definito errore di meccanizzazione) e un aumento (retroattivo così come si leggeva nella delibera) del 23,7% della tassa sui rifiuti solidi urbani. Nel frattempo, però, il 20 marzo 2001 la Tarsu era già aumentata del 25,148%. Insomma, un aumento del 55% circa rispetto all'anno 2000, tenendo conto dell'effetto cumulativo degli aumenti successivi. Come se non bastasse, riappaiono nelle bollette degli addizionali non meglio specificati, in misura del 15%. Per cui l'aumento complessivo in due anni ha raggiunto quasi il 70%». Ma come se non bastasse il Codacons avverte che «negli avvisi di pagamento dell'Etr, relativi alla tassa sui rifiuti solidi urbani dello scorso anno, si sono verificate due anomalie: in primo luogo, l'Etr ha rateizzato l'importo in sole due rate, rispettivamente con scadenza 30 settembre 2003 e 30 novembre 2003, mentre il regolamento Comunale prevede la rateizzazione dell'importo dovuto in quattro rate. In secondo luogo, la raccolta differenziata, in vigore a Sassano dal 15 aprile 2002, non ha garantito, a conti fatti, un abbattimento dei costi finali del servizio». Tempi duri, per i contribuenti valdianesi, colpiti dall'enneesima stangata tributaria. Il Codacons ha dunque chiesto al Prefetto di valutare attentamente questa vicenda, tenendo anche in conto altre gravi situazioni segnalate nel passato.



REGIONE CAMPANIA
2 ottobre 2003 da 'la Città'
 L'associazione vuole un'indagine su tutti i centri che ricadono nell'ambito di competenza del Bacino Sa 3
 Tassa sui rifiuti: tanti aumenti sospetti
 
Sala, il Codacons ha chiesto l'intervento immediato del prefetto

Elia Rinaldi

SALA CONSILINA. Il Codacons di Sala Consilina - dopo le prime indagini sugli aumenti della tassa sui rifiuti in alcuni Comuni del Diano - ha chiesto al Prefetto di estendere i controlli a tutti i Comuni del Bacino Sa/3 e nel contempo di risalire alle cause degli aumenti. Sotto accusa anche le decisioni prese dal Consorzio Centro Sportivo Meridionale (Bacino Sa/3) circa lo smaltimento dei rifiuti. Spetterà al Prefetto, dunque, indagare sulle cause degli aumenti della Tarsu nei Comuni del Vallo di Diano e «ristabilire controllo ed equità negli enti dove non esistano presupposti minimi per la corretta gestione», ha detto il responsabile del Codacons di Sala Consilina, Roberto De Luca. Ha ricordato che nella nota inviata al Prefetto le indagini finora condotte dal Codacons hanno registrato un aumento della tassa sui rifiuti solidi urbani a Sassano del 25, 148 per cento nel 2001 e del 23, 7 per cento l'anno successivo. Sempre nel 2002 a Padula, invece, l'aumento è stato del 33,3%, a Buonabitacolo del 75,6% e a Teggiano dell'80%. Aumenti che secondo De luca «mettono il cittadino in una situazione di disagio economico, aggravata dall'economia non proprio florida del Vallo di Diano e della particolare congiuntura che stiamo attraversando». Inoltre De Luca ha chiesto al Prefetto di valutare le decisioni del Consorzio bacino Sa/3 circa lo smistamento dei rifiuti. Peraltro alcuni dei comuni indagati dal Codacons fanno parte dell'ente presieduto da Enrico Zambrotti. Teggiano e Padula, non a caso, nella scorsa primavera furono alcuni dei comuni che minacciarono di staccarsi dal consorzio per formare dei ''soggetti di cooperazione'', che avrebbero dovuto coordinare l'intero ciclo della raccolta rifiuti. Contro la decisione dei quattro comuni, naturalmente, il presidente del consorzio che decise di ricorrere al Tar contro un provvedimento giudicato illegittimo. La stessa ordinanza, inoltre, aprì una crisi politico Ð istituzionale all'interno del consorzio che culminò con le dimissioni di Zambrotti. Poi rieletto nuovamente a luglio dall'assemblea del Consorzio di bacino Sa 3 all'unanimità presidente dell'ente. Nella stessa occasione anche i quattro comuni dissidenti decisero di rientrare all'interno del consorzio, definendo un piano di interventi per la gestione efficace dell'ente. Ma i dati sulla differenziata del primo semestre di quest'anno nella provincia di Salerno non lasciano dubbi: il Consorzio di bacino Sa /3 è il primo dei bacini della provincia nella raccolta differenziata dei rifiuti. Quest'anno, con il 76,5 per cento di raccolta differenziata dei rifiuti Padula si è classificata al primo posto, fra tutti i comuni della provincia di Salerno, nel concorso ''Comune riciclone''. Non solo, ma Padula vanta anche il primato di raccolta rispetto ai dati del 2001. Oltre all'importante riconoscimento, Padula ha ricevuto un premio in euro «che sarà impiegato nell'ambito degli interventi finalizzati alla tutela dell'ambiente», hanno assicurato l'assessore Giuseppe Comuniello e del sindaco Giovanni Alliegro. Inoltre, il risultato ottenuto dal Comune di Padula riserva una sorpresa ai contribuenti: con l'imminente applicazione della tariffa unica provinciale per i rifiuti, saranno applicate sensibili riduzioni della tariffa per i comuni, in funzione delle percentuali realizzate con la raccolta differenziata. Buone notizie per Padula. Per gli altri comuni bisognerà attendere la verifica da parte del Prefetto. 

REGIONE CAMPANIA
REGIONE CAMPANIA
19 ottobre 2003 da 'la Città' 

Sassano, il Prefetto indaga sulla Tarsu 
Dopo le numerose segnalazioni del Codacons Laudanna ha chiesto chiarimenti al comune

Salvatore Medici

Sassano. Il Prefetto di Salerno avvia una indagine conoscitiva sull'aumento delle tasse dei rifiuti a Sassano, dopo le segnalazioni, le indagini e le richieste fatte dal Codacons del Vallo di Diano. Nello specifico la Prefettura ha spedito una missiva al comune di Sassano e all'Etr, l'ente gestore dei tributi, e per conoscenza al Codacons stesso nella quale si chiedono notizie e documenti in merito, al fine di valutare meglio la questione. «Si trasmette, per le valutazioni di competenza, l'unita nota del Codacons in data 7 agosto decorso, concernente l'oggetto. Si resta in attesa di notizie al riguardo». Secondo i dati raccolti dall'associazione, l'ente comunale, con due successive delibere di giunta, avrebbe decretato l'aumento della TARSU, una prima volta nel marzo 2001 del 25,148% e una seconda volta nel marzo del 2002, del 23,70%. Lo stesso ente, nella delibera del marzo 2002 faceva corrispondere l'aumento del 23,70% anche all'anno 2001 in modo retroattivo, cosa che sarebbe stata dettata da un errore materiale. Nella nota del Codacons si legge che l'Etr ha emesso avvisi di pagamento relativi a suddetti tributi. Gli avvisi, in cui risultavano tariffe addizionali del 15%, erano accompagnati da soli due bollettini con scadenza 30 settembre 2003 e 30 novembre 2003, «contrariamente Ð dice il responsabile del Codacons Vallo, Roberto De Luca Ð a quanto previsto dal regolamento comunale, nel quale si legge che la rateizzazione dell'importo avviene su quattro rate». Da qui la richiesta di far luce sulla questione. «L'effetto euro, associato a rincari selvaggi, ha contratto fortemente il potere d'acquisto del salario di un lavoratore medio. Quello che adesso proviene dal Prefetto ci sembra un primo positivo segnale per cercare di ristabilire un corretto rapporto tra un ente gestore, che ha aumentato una tariffa in un momento nevralgico per l'intera nazione, e il consumatore Ð aggiunge De Luca Ð speriamo che l'intervento sia decisivo e risolutivo, perché non siano sempre e soltanto i bilanci familiari a dover rimpinguare le casse esauste ora di questo ora di quell'ente gestore». Intanto, come più volte scritto, il Codacons ha chiesto verifiche e accertamenti anche per quel che riguarda l'aumento della Tassa rifiuti in altro comuni, quali Buonabitacolo, Teggiano e Padula. 



REGIONE CAMPANIA
10 febbraio 2004 da 'la Città' 
Il Codacons a quattro comuni
 Gli aumenti Tarsu sarebbero illegittimi Chiesto il rimborso

Salvatore Medici

Sassano. Il Codacons del Vallo di Diano chiede i rimborsi d'ufficio delle cifre aggiuntive che sono state illegittimamente richieste agli utenti da parte di alcuni comuni del comprensorio e relative alla tassa sulla raccolta dei rifiuti (Tarsu). La specifica richiesta nasce da una precisa constatazione da parte dell'associazione a tutela dei consumatori. Quella cioè che i comuni di Teggiano, Sassano, Buonabitacolo e Padula non hanno dimostrato di avere inviato a tempo debito, al ministero dell'economia e delle finanze le delibere sull'aumento della Tarsu. L'invio, previsto dalla legge entro 30 giorni dalla data di deliberazione, è necessario affinché il ministero possa, entro sei mesi, controllare la legittimità delle tariffe. Il Codacons, che ha scritto al ministero e al Prefetto di Salerno, aveva inviato ai quattro comuni una richiesta di accesso agli atti per la legge sulla trasparenza. E' emerso che il comune di Sassano ha inviato l'informativa solo dopo aver ricevuto la richiesta dell'associazione e dopo alcuni anni dalla delibera, precisamente il 10 dicembre scorso; che il comune di Teggiano ha inviato l'informativa al ministero dell'ambiente e non a quello delle finanze; e che Padula e Buonabitacolo non hanno risposto alla richiesta di accesso agli atti. «In questi due casi si prefigura una grave omissione. In assenza dei controlli di legittimità Ð spiega Roberto De Luca, responsabile Codacons nel Vallo Ð non possiamo considerare gli aumenti legittimi e pertanto chiediamo il rimborso delle somme in eccesso». 

REGIONE CAMPANIA
1 maggio 2004 da 'la Città' 
in quattro comuni 
Il Codacons in Procura

Salvatore Medici

Sala Consilina. Il caso degli aumenti della tassa sui rifiuti a Padula, Sassano, Buonabitacolo e Teggiano finisce alla Procura della Repubblica di Sala Consilina su iniziativa del Codacons. L'associazione ha presentato una denuncia in cui si chiede di accertare le responsabilità per la mancata segnalazione da parte dei 4 Comuni al ministero dell'Economia e delle Finanze, delle delibere che hanno deciso l'aumento della Tarsu. L'invio delle delibere sulle variazioni tariffarie, previsto dalla legge entro 30 giorni dalla data di deliberazione, è necessario affinché il ministero possa entro sei mesi controllare la legittimità delle tariffe imposte. «Non è però questo l'iter che si è effettivamente seguito nei 4 Comuni - sostiene il Codacons - . Tali Comuni, infatti, hanno applicato un consistente aumento tariffario dei rifiuti, senza preventivamente informare l'organo preposto al controllo di legittimità. Per tale ragione il deliberare un aumento di tale tassa senza rispettare l'iter di legittimità espressamente previsto dal legislatore a tutela dei cittadini, configura un grave sopruso commesso dagli organi preposti all'imposizione dei tributi locali. Risulta evidente come l'imposizione di un incremento tributario illegittimo, integri, contemporaneamente, sia un ingiusto profitto per l'ente impositore sia un ingiusto danno per il cittadino pagante». Il Codacons direttamente dalla sede nazionale di Roma ha quindi chiesto per vie legali di accertare se si è in presenza di un abuso di atti di ufficio con danno ai cittadini. Il Comune di Sassano avrebbe inviato una informativa al ministero solo dopo la richiesta dell'associazione e dopo alcuni anni dalle delibere, il Comune di Teggiano ha inviato un'informativa al ministero dell'Ambiente, mentre i Comuni di Padula e Buonabitacolo a tutt'oggi non hanno risposto alla denuncia fatta dal Codacons. Secondo le indagini del Codacons di Sala Consilina, l'aumento della Tarsu nelle abitazioni private per quanto riguarda le tariffe minime, a Sassano nel 2001 è stato del 25 % circa e nel 2002 del 23,7%. Padula ha registrato nel 2002 un aumento del 33,3% passando da una tariffa di 900 lire a metro quadro, a una di 1.180 delle vecchie lire. Buonabitacolo nell'aprile del 2002 ha deliberato un aumento del 75,6% passando da 600 lire del 1995 ad una tariffa di 1.394 delle vecchie lire del 2002. Infine a Teggiano nel 2002 si è registrato un aumento dell' 80%. Quello che viene contestato tuttavia non è la somma pro capite a metro quadro, che può essere più o meno uguale agli altri Comuni, quanto l'aumento sconsiderato per arrivare a tali somme. Nel Vallo le tariffe più basse sono a Casalbuono con 720 lire al metro quadro e Atena Lucana con circa 900 lire. Per quanto riguarda i Comuni più grandi, Sala Consilina ha una tassa di 1.300 lire circa, mentre Polla si attesta più o meno sullo stesso valore. 




ARCHIVIO LA CITTÀ DI SALERNO DEL 2007: Padula, Tarsu più salata
Lucia Giallorenzo



Caselle in Pittari: aumento Tarsu, interviene il Codacons
12 Febbraio 2010 

Con questo comunicato vorremmo complimentarci con la compagine dell’opposizione del Consiglio comunale di Caselle in Pittari per l’iniziativa intrapresa a contrasto degli aumenti della Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani (Tarsu). Infatti, il 6 febbraio 2010 è stata scritta, dall’opposizione e dalla stessa Amministrazione comunale, una bella pagina di democrazia partecipata in questo paese: numerosi cittadini sono intervenuti all’incontro pubblico in cui il sottoscritto era stato invitato in qualità di responsabile della sede locale del Codacons. A seguito della decisione del Consiglio comunale di Caselle in Pittari, presa a maggioranza, con la votazione contraria dell’opposizione, di approvare, lo scorso mese di ottobre 2009, una delibera (che a noi appare illegittima, trattandosi di un aumento retroattivo della Tarsu dell’86,07% per lo stesso anno 2009) la minoranza ha indetto un’assemblea pubblica per discutere della questione insieme alla cittadinanza e alla Giunta comunale. Durante l’incontro si è sviluppato un dibattito serrato sulle problematiche locali legate alla gestione dei rifiuti e su temi generali circa la necessità di potenziamento della raccolta differenziata. A nostro avviso, tuttavia, questo confronto andava aperto già da tempo dall’Amministrazione, senza aspettare la lodevole iniziativa della minoranza. Eppure, meglio tardi che mai. Ilcapogruppo della minoranza, Bruno Speranza, ha responsabilmente affrontato sia la questione della gestione della raccolta dei rifiuti, sia l’improvviso e sostanzioso aumento della Tarsu. Il Sindaco di Caselle ha avuto modo di prendere la parola più volte e di controbattere ai rilievi di Bruno Speranza e di altri relatori della minoranza. Il tutto in clima di civile confronto sui temi di interesse generale. Anche il sottoscritto è intervenuto, facendo presente che aveva appreso con sorpresa di questa tardiva decisione del Consiglio comunale sul sostanzioso aumento della Tarsu, che non pochi disagi avrà procurato, a giudicare dalle testimonianze raccolte in sala, ai cittadini di Caselle in Pittari che hanno visto la tariffa schizzare a livelli abbastanza alti nella classifica dei Comuni del Cilento e Vallo di Diano. Solo per fare un confronto, consideriamo il Comune di Sassano. Mentre un abitante di quest’ultimo paese paga 1,20 Eur ogni metro quadrato di superficie abitativa più un 15% di addizionale provinciale, per un totale di 1,38 Eur, un abitante di Caselle in Pittari dovrebbe pagare, stando alla delibera dello scorso ottobre (con strana validità retroattiva), 1,62 Eur più un 15% di addizionale provinciale, per un totale di 1,86 Eur ogni metro quadrato di superficie abitativa. E’ stato chiesto dalla minoranza un tavolo tecnico per affrontare e risolvere le questioni inerenti questi aumenti e per cercare di contenere i costi di gestione del servizio della raccolta dei rifiuti, per non gravare troppo pesantemente sulle tasche del cittadino che è già chiamato, oggi, ad affrontare una crisi economica di vaste proporzioni. Si spera, adesso, che la Giunta comunale, alla quale arriverà una nostra formale richiesta di accesso agli atti, voglia tener conto del responsabile invito della minoranza e cercare di venire incontro alle esigenze dei cittadini di Caselle in Pittari.
Il Responsabile della sede
Dott. Roberto De Luca    

venerdì 2 dicembre 2011

Acqua Bene Comune (l'ABC della buona politica)


Ecco, il momento è giunto: il Consiglio Comunale di Sala Consilina ha deliberato sul trasferimento della gestione del servizio idrico al CONSAC S. p. A., società per azioni con sede legale in Vallo della Lucania, nonostante la protesta dei cittadini che hanno fatto circolare questo manifesto in paese. A seguire: convocazione del Consiglio e mie considerazioni sulla vicenda. 

L’Acqua è un Bene Comune: questo dovrebbe essere l’ABC della gestione idrica dopo il Referendum contro la privatizzazione delle nostre risorse idriche.

E, invece, a Sala Consilina:

SI VUOLE CEDERE LA GESTIONE DELLA RETE IDRICA AD UNA SOCIETA’ PER AZIONI DI VALLO DELLA LUCANIA;

SI VOGLIONO IMPORRE AUMENTI DEL 40% SULLA BOLLETTA DELL’ACQUA ALL’INDOMANI DEL PASSAGGIO DI GESTIONE;

SI VUOLE ADERIRE ALLA SUDDETTA SOCIETA’ CON UN VINCOLO EFFETTIVO DI 40 ANNI.    

In questo modo, per un disegno politico-amministrativo di cui si immaginano i retroscena clientelari sarà ancora il territorio del Vallo di Diano a soffrire un ennesimo smacco e saranno ancora i cittadini a pagare con le proprie tasche queste scelte inopportune.

Nella prossima riunione del Consiglio Comunale, venerdì 2 dicembre ore 18,30, si discuterà del processo di trasferimento della gestione della rete idrica. Dobbiamo essere in tanti per dire che l’acqua di Sala Consilina non è merce di scambio e non si tocca.

Sala Consilina 30 novembre 2011
    Il Comitato promotore ABC (Acqua Bene Comune)





COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE

Il Consiglio Comunale resta convocato in sessione ordinaria di seconda convocazione per il giorno 2/12/2011 alle ore 18,00 con il prosieguo, presso la solita sede –Aula Consiliare Via Mezzacapo, per discutere e deliberare il seguente ordine del giorno:
1)Monetizzazione area da destinare a standard urbanistico ex art.5 D.M. n.1444/1968 (ditta richiedente Arnone Michele).
2)Adesione alla Società Consac s.p.a.- Servizio Idrico Integrato. Provvedimenti.
3)Locazione all’ENEL Distribuzione S.p.A.di due cabine elettriche di trasformazione in località Fontanelle.
4)Situazione rifiuti solidi urbani. Provvedimenti.
5)Servizi Sanitari. Comunicazioni al Consiglio Comunale.
ARGOMENTO RICHIESTO DALLA MINORANZA CONSILIARE
6)Situazione della rete idrica comunale e della gestione del servizio, prospettato trasferimento al CONSAC. Determinazioni.
IL PRESIDENTE



L’ORO DEL TERZO MILLENNIO
E il rischio futuro per le nostre candide spose


Se il petrolio è stato il volano di un rapidissimo sviluppo della civiltà occidentale nello scorso millennio, insieme alle contemporanee innovazioni tecnologiche rese possibili, nello scorso secolo, da un altrettanto rapido sviluppo delle scienze, l’acqua è stata, è tuttora e sarà in futuro un elemento importante per la sopravvivenza dell’uomo e del mondo animale e vegetale. L’acqua si trova in abbondanza sul pianeta Terra, ma solo una frazione dell’idrosfera è rappresentata dai laghi, fiumi e torrenti, sotto forma di acqua dolce. E, ancorché questa frazione potrebbe essere sufficiente per una popolazione terrestre di 20 miliardi di persone circa, la qualità delle nostre acque dolci non sempre è idonea al consumo da parte dell’uomo. Se a questo si aggiunge che la distribuzione dell’acqua potabile sul nostro pianeta non è uniforme, vediamo anche che l’ottimistica stima data in precedenza non è proprio in linea con la drammatica attuale situazione di intere regioni del Sud del Mondo, costrette a ricorrere, già oggi, alla dissalazione dell’acqua marina per potersi approvvigionare di acqua potabile.

In Italia, la situazione è molto buona, essendo il nostro un paese potenzialmente ricco d’acqua per via delle abbondanti precipitazioni, il cui volume è in media tra i più cospicui in Europa. Eppure, il bene acqua, in Italia, è in parte sprecato (circa il 40% del volume di acqua potabile nelle condotte sotterranee viene perso) e in parte dilaniato da assurdi crimini ambientali, che le istituzioni locali non sanno ancora prevenire e reprimere. E questo nonostante si voglia considerare che anche dalla qualità delle acque discende la salubrità di un territorio. Tra gli altri sprechi di acqua dobbiamo annoverare le tante fontane a zampillo continuo o quelle a flusso cospicuo, la cui destinazione sono una rete fognaria e non, per esempio, l’irrigazione dei campi o l’alimentazione di vivai ittici o altri buoni utilizzi. Un rapido rimedio a tutto ciò c’è ed è anche semplice. Basta una semplice valvola a pedale, che lascia fluire acqua al bisogno. Se proprio si vuole che l’acqua fluisca libera, visto che il territorio è ricchissimo di questo bene, la si può convogliare in condotte che servano poi i campi per l’irrigazione.

Il rischio nel nascondere in tubi questo bene c’è, giacché qualcuno ha già scavato per convogliare interi fiumi in condotte sotterranee per fare non si sa che cosa. Intanto questa ricchezza è nelle disponibilità di questi “signori del tubo”. Tuttavia, diciamocelo con franchezza: nonostante questo territorio sia ricchissimo d’acqua, si lascia gestire questo prezioso liquido da società per azioni con sede legale in luoghi limitrofi, forse per un certo senso del dovere nei confronti di chi, per via dell’epoca, non può più godere dello ius primae noctis. Procedendo di questo passo, tuttavia, arriveremo anche a cedere le nostre candide spose, non avendo altro da poter offrire: sanità, ambiente, politica, servizi sociali in genere sono già appannaggio del territorio cilentano, che qualcuno, da queste parti, ha sempre considerato con una certa superiorità. Una sorta di nemesi storica, quindi. La rivincita di un territorio nei confronti di chi si credeva così evoluto da poter guardare dall’alto l’attivismo in campo politico di alcuni personaggi, che stanno provando che la distribuzione dell’acqua sulla crosta terrestre non è poi un fatto così cruciale. Infatti, possiamo oggi capire che, laddove vi sia carenza di acqua, la politica può supplire e fare arrivare tanto liquido in giro da venderlo a caro prezzo anche a chi di questo bene ne ha a profusione. Questo sta succedendo proprio nel Vallo di Diano, senza che nessuno provi vergogna.