Powered By Blogger

domenica 19 aprile 2015

LETTERA DA UN PROFESSORE

Tema: LA BUONA ScuOLA

Cosa ne pensa un professore fuori sede della "buona" riforma, mentre a Roma si protesta, nell'attesa dello sciopero del 5 maggio prossimo? Specifico, a scanso di equivoci: il professore non sono io.

Siamo tutti qui a sperare che l’ormai tanto decantato DDL “buona scuola” possa essere varato in tempi brevi, in modo da poter attuare tutte le assunzioni promesse per settembre 2015, ma comunque successivamente alle operazioni di mobilità. Una via che ad oggi appare il futuro più probabile e che eliminerebbe, quasi per sempre e di fatto, la possibilità di rientrare nella provincia di residenza e/o di origine per chi è in attesa da anni, ma che nel corso della propria carriera scolastica mai ha potuto beneficiare, nell'organico riservato ai trasferimenti, di questo doveroso ampliamento che NON SI PUÒ PERMETTERE VENGA ATTUATO A “BOCCE FERME”!

In altre parole, secondo il normale buon senso, non credo sarebbe accettabile nessun aumento dell’organico riservato alle nuove assunzioni, se di tale aumento non possano, almeno in parte, beneficiare in via preventiva  i docenti che sono già di ruolo e a tempo indeterminato da più di un anno scolastico.

Occorre, infatti, far notare come tale questione non sia per niente di “lana caprina” se è vero che siamo alle porte del NUOVO FEUDALESIMO SCOLASTICO, dove per poter ottenere un trasferimento bisognerà entrare nelle grazie di un Dirigente Scolastico che nemmeno si conosce e che dovrebbe scegliere sulla base di un curriculum, del  quale sono largamente opinabili scelte e preferenze, in un mondo in cui le clientele e il nepotismo non erano ANCORA entrati.

Eccoci tutti catapultati in un mondo dove un Dirigente, che non si è ancora ben capito come sarà valutato e da chi, sarà il Dio Onnipotente della scuola. Tutta nelle sue mani sarà la possibilità di scegliere chi gli fa più comodo, con buona pace della libertà di insegnamento. Siamo oltre le Baronie universitarie, che almeno prevedono dei giochi di potere tra fazioni contrapposte ad equilibrare un sistema distorto. Siamo nell’epoca di un uomo solo al comando che deciderà delle sorti dei suoi sottoposti, I DOCENTI! Potranno facilmente entrare nella scuola, in tal modo, la politica, le logiche clientelari, la criminalità organizzata e tutto quello che la nostra fervida fantasia di popolo italiano avrà l’ardire di immaginare.

Ci rendiamo realmente conto di tutto quello che potrà generare una simile “Riforma”? Crediamo i nostri dirigenti scolastici in grado di gestire un tale potere senza subire le eventuali conseguenze di un fallimento? Come normalmente farebbe un manager privato o un imprenditore che rischia il proprio capitale. Dove andrebbe a finire la continuità didattica se un professore diventasse improvvisamente inviso al dirigente di turno? Mi si risponderà che un professore amato dai suoi studenti non potrà mai essere cacciato nemmeno dal più miope dei dirigenti. Ma quando un insegnante riesce ad essere realmente importante per la vita di un ragazzo? Quando prova ad essere integgerrimo, severo ed esigente? Oppure quando risulta tranquillo, accomodante e remissivo? E chi per alcune famiglie e molti ragazzi, “viziati” da una società oziosa, è più facile amare il primo od il secondo prototipo appena descritti? Cosa succederebbe se un professore non fosse disposto a promuovere chi è vicino a qualcuno di veramente importante agli occhi del sommo dirigente? E la politica, resterebbe fuori la porta di questo “fortino inespugnabile”?

TROPPE DOMANDE E POCHE RISPOSTE IN QUEST’IDEA DI FUTURO CHE CI SI VUOL PROPORRE, IL TUTTO NASCOSTO DIETRO L’ANNUNCIO DI ASSUNZIONE DI PIÙ DI 100.000 NUOVI INSEGNANTI DA “SCHIAVIZZARE”: CHAPEAU!

domenica 12 aprile 2015

Sassano verso il rinnovo del consiglio comunale VI

Sesta e ultima  puntata

L’attuale Consorzio Centro Sportivo Meridionale Bacino SA/3, con varie competenze dallo sport alla raccolta dell’immondizia, viene costituito nel 1997 e subentra alle funzioni del Consorzio Comuni Depressi (CoCoDe). Il CoCoDe è voluto, negli anni ’70, dal Sen. Enrico Quaranta per la costruzione e la gestione del Centro Sportivo Meridionale (CSMe). Nel 1972 si metteva la prima pietra di questo grande complesso sportivo, che occupa 15 ettari di terreno, con un contributo da parte della Cassa per il Mezzogiorno di 15 miliardi circa delle lire di allora. Il CSMe sembrerebbe essere tuttora, in estensione, il più grande centro sportivo dell’intero Meridione. Nel 1981 si completavano i lavori, ma le piscine non andavano in funzione. La prima manifestazione sportiva di inaugurazione del 1981 prevedeva infatti esclusivamente delle gare di atletica. Solo di recente e con altri finanziamenti pubblici, dell’ammontare di circa 5 milioni di euro, è stato effettuato il rifacimento delle piscine, per lungo tempo lasciate al loro destino (oltre vent’anni). I lavori sono stati affidati alla ditta IGECA Spa di Napoli.

Ma che c’entra il CSMe, il CoCoDe e il Consorzio SA/3 con Sassano? Il CSMe oggi ingloba altre società con capitale misto pubblico-privato (http://www.consorziosanrufo.it/struttura.php). Infatti, un presidente dell’epoca ebbe a definire questa realtà economica una “holding” in una ormai famosa intervista rilasciata al giornalista Salvatore Medici nel 2006. Nascevano così altre controllate, per differenziare le funzioni del CSMe, come, ad esempio, la raccolta differenziata e lo sport. Tra queste controllate la Ergon S.p.A., appunto, il cui presidente è stato proprio il sindaco PMLT (l’acronimo sta per “Pro Molto Lungo Tempore”) del comune di Sassano. Inutile riferire il nome, dopo aver parlato per cinque puntate della reggenza di questo abile politico di lunghissimo corso. Le vicende più recenti sfuggono, tuttavia, alle capacità interpretative dello scrivente. Pertanto, mi limiterò a scrivere delle cose che conosco e che si fermano agli anni “caldi” in cui effettuavamo controlli puntuali sul costo dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani al cittadino. Quello che di strano notavamo era che il sindaco (e poi vice-sindaco nel 2005) fosse anche presidente dell’Ergon, che gestiva la raccolta dell’immondizia proprio a Sassano. E - molto stranamente - per le bollette della TARSU (Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani) si registrava un aumento di circa il 75%, nel biennio 2001 e 2002, proprio mentre le operazioni d’alta finanza di cui abbiamo raccontato sopra andavano in porto. Certamente una strana coincidenza. Altri aumenti venivano riscontrati in altri paesi del Vallo di Diano all’indomani dell’entrata in vigore della moneta unica europea: le Amministrazioni del Vallo di Diano, quasi all’unisono, e quasi obbedendo a un richiamo collettivo, si davano da fare per rincarare la TARSU. Il record spettava a Teggiano (D. G. n. 32 del 28-02-2002), con un ritocchino dell’80% in un sol colpo. Le coincidenze, a volte, possono anche essere numerose. E alla faccia degli appelli dell’allora Presidente della Repubblica Ciampi contro gli aumenti! Ma il caso è il caso, c’è poco da fare.
  
Articolo nel quale si ipotizza l'interessamento dell'antimafia
a questioni legate allo smaltimento dei rifiuti e alla società
partecipata ERGON S.p.A. 

Una testata giornalistica ipotizzava, nel 2011, un interessamento dell’antimafia alle questioni interne all’Ergon. Notizie, mai confermate, mai verificate, mai approfondite: non notizie quindi? Certo è che dare una notizia del genere e poi non far partire un’inchiesta giornalistica sembra cosa molto strana. Noi vogliamo credere che nulla sia emerso da quell’ipotetico interessamento dell’antimafia e così continuiamo a narrare quello che sappiamo. Vogliamo quindi interrogarci su quale fosse la situazione tariffaria negli anni del listone unico. Per capirlo, diamo uno sguardo all’evoluzione della TARSU a Sassano in tre anni monitorati nel quinquennio 2005-2010:

Anno 2006:  0.80 EUR/mq + addizionale del 15% = 0.92 EUR/mq
Anno 2007:  0.95 EUR/mq + addizionale del 15% = 1.09 EUR/mq
Anno 2008:  1.20 EUR/mq + addizionale del 15% = 1.38 EUR/mq

Un incremento secco del 50%, quindi, dopo vari altri aumenti durante gli anni precedenti. Intanto sembra che l’Ergon vanti non banali crediti dai comuni serviti e che, a causa dei mancati introiti, i dipendenti che si occupano della raccolta dei rifiuti siano pagati a singhiozzo. La salvaguardia del posto di lavoro di tante persone assunte nel corso degli anni sembra essere sempre stato – diciamo anche giustamente - un punto di forza di chi gestisce il servizio per gli enti. Sulla questione immondizia abbiamo più volte ribadito la necessità di differenziare i rifiuti per ottenere materie prime-seconde da rifiuti. Eppure, la nostra impressione è che, più il cittadino differenziava, impegnandosi in questa non semplice operazione, più egli veniva TAR(SU)tassato. Oggi TAR(I)tassato. Non ci stancheremo di dire, però, che le amministrazioni locali dovrebbero effettuare ricavi, se mettono in atto un’attenta raccolta differenziata, dalla cessione della materia prima-seconda (alluminio, vetro, plastica, carta, umido),  per non TAR(I)tassare eccessivamente i cittadini. Se esiste questo problema, secondo il parere di chi scrive, è perché fortissime pressioni impediscono di dare vita al ciclo virtuoso dei rifiuti. Insomma, qualcosa sembra non funzionare a livello locale, e non solo. Ma nessuno se ne preoccupa. La “politica” men che meno.

Il Consorzio di Bacino SA/3 oltre a controllare, da “holding”, le varie società diversificate per interessi, ha anche finanziato - nel passato - eventi locali, quali le giornate dedicate all’orchidea selvatica nell’omonima valle a Sassano. Sassano è un paese che non possiede un solo albergo sul proprio territorio, eppure si pregiava (si pregia ancora?) di invitare a conviti gratuiti molti ospiti durante le giornate primaverili in cui si organizzava la kermesse. E, naturalmente, tutto con i soldi dei contribuenti e degli sponsor pubblici (che poi è la stessa cosa). Sassano, tuttavia, possedeva ( e forse ancora oggi possiede?) un famoso “bed and breakfast” finanziato con svariate decine di migliaia di euro pubblici e, guarda caso, sito proprio nello stabile dove abitava e abita il sindaco PMLT, a Silla di Sassano. Quando si dice la coincidenza! Forse bastava quel locale per giustificare la spesa pubblica per la Valle delle orchidee? Questo è difficile dirlo. Tuttavia, di certo  l’allegro listone ha fatto inalberare non poco l’associazione naturalistica AMINT nel 2008 (terzo anno della lista unica). Leggiamo, infatti, da un comunicato che si riporta in modo testuale:  Menù a base di Orchidee spontanee” puntata del 16 maggio 2008 rubrica “Terre e Sapori” del Tg 1. Con sgomento, la nostra Associazione Naturalistica AMINT, ha assistito alla messa in onda del servizio “Campania, metti un’orchidea a tavola”, a cura della rubrica “Terre & Sapori” del Tg 1. In questo servizio veniva pubblicizzato e decantato l’impiego in cucina delle Orchidee spontanee. Probabilmente chi ha realizzato questo servizio non è a conoscenza del fatto che queste piante sono protette da una convenzione internazionale (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione, conosciuta anche come CITES) ed inoltre che la Comunità Europea, dal 1° gennaio 1984, ha recepito la normativa CITES con regolamenti che, per alcune specie, sono anche più restrittivi di quella CITES”. Ma così vanno le cose. E l’associazione naturalistica forse non sa che da noi bisogna inventarsi qualcosa per promuovere il turismo per le “innumerevoli” attività ricettive presenti sul territorio.



Termino questa serie di scritti, dopo aver raccontato, in sei puntate, qualcosa sul nostro paese, dicendo che, fintanto che ognuno di noi non farà un lungo e meditato esame di coscienza, fintanto che non riporteremo la politica sui binari sicuri dell’interesse collettivo, Sassano e il territorio tutto ne soffriranno in modo profondo. Alcuni ipotizzano, infatti, che interessi particolari hanno tenuto il comprensorio privo di una linea ferroviaria per anni. Questo stesso tipo di interessi, se lasciati incontrollati, priveranno di un futuro vero le generazioni a venire. Per questo, bisognerà trovare la forza per un estremo scatto di orgoglio per dire no a chi fa della politica un mezzo per accrescere solo ed esclusivamente le proprie posizioni di rendita. 

Quello che doveva essere il simbolo della lista
di opposizione nel 2005. Sassano rimase, invece,
senza alternativa, con un listone unico.

Il 31 maggio prossimo il candidato, che continuerà a stare in pianta stabile all'interno del seggio elettorale di fronte all'indifferenza di tutti e con l'escamotage di fungere da rappresentante di lista per elezioni concomitanti, toccherà con propria mano l'inutilità dell'onestà di chi chiede che questi fenomeni siano scongiurati. Gli stessi episodi si ripeteranno, ne siamo sicuri. Come siamo sicuri che ci troveremo ancora di fronte ad un'attrezzatura carente delle sale adibite a seggio elettorale. Per legge dovrebbero essere provviste di un solido tramezzo, per permettere al cittadino (al cittadino!) di restare al suo interno per seguire le operazioni nel seggio, durante l’attesa prima del voto, e dello spoglio delle schede, dopo la chiusura delle urne. Pertanto, il cittadino non deve essere tenuto fuori dalla porta, anche metaforicamente parlando. Nonostante questa deficienza nell’arredo sia stata dallo scrivente segnalata, in occasione delle elezioni politiche del 2008, per quanto concerne il seggio dove mi reco al voto, si continua a far finta di nulla (vedi elezioni amministrative del 2010 ed elezioni referendarie del 2011). Per chi volesse capire cosa dico ecco il riferimento di legge:

DPR del 16 maggio 1960, n. 570
Testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni

Art. 37
1. La sala dell’elezione ... deve essere divisa in due compartimenti da un solido tramezzo con un’apertura nel mezzo per il passaggio.

Un rammarico mi accompagna: non essere riuscito a formare una lista di opposizione nel 2005 e, al contempo, vedere oggi, a distanza di dieci anni, gli stessi protagonisti, allora tutti raggruppati nel listone unico, dare vita a varie formazioni civiche. Semmai verrà un giorno in cui le ramificazioni di quel listone abbandoneranno il campo, per un motivo o per un altro, vorrei invitare i nostri giovani a fare tesoro di queste poche (e forse povere) informazioni per cambiare decisamente rotta rispetto al passato

sabato 11 aprile 2015

Sassano verso il rinnovo del consiglio comunale V

Quinta puntata

Una storia che ha dell’incredibile, ma che è indicativa del grado di sensibilità ambientale posseduto dalla variegata compagine amministrativa “unica” che ha retto le sorti del paese nel quinquennio 2005-2010.

 
E invece, l’amministrazione di Sassano, il 24 dicembre 2003 (D.C.C. n. 26/2003), approva il Piano Insediamento Produttivi redatto da tecnici del posto. Il progetto prevedeva una strada nel boschetto (oggi parzialmente realizzata), che ne isolava i due rami irreversibilmente. La Regione Campania, senza preoccuparsi dell’assenza di una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per l’opera infrastrutturale da eseguirsi in una zona “di particolare pregio ambientale e paesistico”, finanziava il progetto per un importo di 808.205,05 EUR (del. G.R. n. 5450/02). L’importo totale dell’opera era di 861.954,17 EUR, di cui 53.699,12 a carico del Comune di Sassano. I lavori vengono svolti un’impresa di Casal di Principe e i risultati sono quelli che abbiamo sotto gli occhi. Il corpo Forestale dello Stato è intervenuto, in data 20 gennaio 2011, con un sequestro penale di buona parte dell’area. La nostra associazione, già dal momento della denuncia del giorno 11 dicembre 2010, ha espresso la volontà di costituirsi parte civile in un eventuale processo. Tuttavia, alle conclusioni delle indagini solo il Comune di Sassano viene riconosciuto come parte offesa. Il Comune non si costituisce parte civile, così come dovrebbe, e noi rimaniamo fuori. L’evoluzione dettagliata di questa vicenda può essere appresa dal post “Una brutta Storia". In sintesi, un ex senatore della Repubblica Italiana viene rinviato a giudizio per occupazione di suolo pubblico dopo il sopralluoogo del Corpo Forestale dello Stato. Dal verbale della Forestale emergeva anche che "sono stati distrutti circa 2000 mq di bosco". Ma non si saprà nulla sui responsabili.


Era il 2003, quando nel Vallo di Diano venne dato l’annuncio di una sconcertante scelta amministrativa: a Sassano una zona di pregio ambientale doveva essere sacrificata sull'altare del falso progresso, fatto di cemento e capannoni. Dopo un lungo e tortuoso iter amministrativo la Giunta Comunale sassanese approvava, nel maggio del 2003, un progetto di insediamento industriale secondo un piano regolatore del 1984, che andava rivisto alla luce di una nuova sensibilità sociale nei confronti dei temi ambientali (vedremo in seguito i dettagli). La minoranza, poi confluita allegramente nell'amministrazione “unica” nel 2005, dava una mano.  La Giunta Comunale, grazie forse anche a questa "aspettata" sinergia, dava il via libera ai lavori dopo quattro mesi da una delibera della Comunità Montana, che individuava quella zona come un boschetto (o bosco) paleo-palustre da preservare, testimonianza viva di quella che fu la natura paludosa della vallata prima della bonifica del territorio. Il progetto tecnico dell’insediamento industriale non riportava, a quanto è dato sapere, uno studio di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Come dire, faccio un intervento invasivo su di un punto dove è delicatissimo l’equilibrio dell’ecosistema locale e non effettuo nemmeno degli studi che possano scongiurare (o almeno minimizzare) i danni ambientali prodotti da un insediamento produttivo. Al contrario, si asseriva sulla stampa che era necessario costruire l’insediamento produttivo per creare occupazione. Ora, a rigore di logica, in un territorio a vocazione agricola e turistica si distruggono potenziali posti di lavoro se si dà l’assalto alla vallata e, in particolar modo, se si cancella, con una inopinata delibera, un sito di pregio ambientale, che una precedente delibera di un ente sovra-comunale (febbraio 2003) avrebbe voluto tutelare, a seguito di un dettagliato studio che ha portato alla definizione di una “carta di destinazione d’uso del territorio” per il nostro Vallo. Veniamo allora ai dettagli.

Con una legge regionale (L.R. 17/1998) si richiedeva alle Comunità Montane di stilare una “carta di destinazione d’uso del territorio” per individuare “le aree di prevalente interesse agrosilvo pastorale e di particolare pregio ambientale e paesistico, le linee d’uso delle risorse primarie e dello sviluppo residenziale produttivo, terziario, turistico e la rete delle infrastrutture aventi rilevanza territoriale”. Con una certa inerzia, la Comunità Montana del Vallo di Diano, il 13 febbraio del 2003, riuscì a deliberare su uno studio in tal senso prodotto anche grazie alle consulenze del prof. Pasquale Persico, del dott. Nicola Di Novella e della dott.ssa Maria Giovanna Fiume. Non sappiamo (né ci interessa poi tanto sapere) quanto siano costate queste consulenze. Tuttavia, dobbiamo rilevare che esse non possono essere state gratuite, per la mole di lavoro prodotta. Che cosa si stabilisce nella “carta di destinazione d’uso del territorio”? A pag. 252 si elencano, tra le aree di particolare pregio ambientale e paesistico, anche le “macchie e boschetti paleo-palustri”. Ora, si potrebbe obiettare: ma chi definisce boschetto paleo-palustre quello della zona Cappuccini, in altre parole la zona “umida, malsana e limacciosa” che ritroviamo in alcuni scritti? A prova del fatto che tale è la definizione del boschetto che ospita una zona PIP, si può leggere una lettera, avente a oggetto la salvaguardia degli ambienti umidi del Vallo di Diano, inviata al sindaco del Comune di Sassano pro tempore e ad altre istituzioni locali da Salvatore Della Luna Maggio, responsabile territoriale dell’associazione ambientale ATAPS-FIPSAS. In questa lettera, custodita gelosamente nel nostro archivio, ancora si può leggere: “… nelle tavole delle aree d’interesse naturalistico della carta d’uso del territorio veniva evidenziata la macchia ed il relativo boschetto paleo-palustre della località Cappuccini in agro di Sassano”. Ciò “è emerso durante l’incontro che la Comunità Montana Vallo di Diano, attraverso i suoi uffici tecnici, ha tenuto il giorno 1 luglio 2003 presso il municipio di Sala Consilina”. Che cosa preoccupava Della Luna Maggio? Si legge nella stessa lettera: “Con grande sorpresa, nel corso dell’illustrazione delle successive tavole, si è evinto che nella cartografia riguardante le aree PIP della comunità montana, una delle due aree PIP del comune di Sassano insisteva sul boschetto palustre di Ponte Cappuccini”. Salvatore Della Luna Maggio chiedeva, infine (così come prevede la L.R. 17/98, d'altronde) che il Comune di Sassano rivedesse il piano regolatore, vecchio di quasi vent'anni all'epoca, alla luce di quanto emerso in sede di discussione il giorno 1 luglio 2003.   

Nel 2007, consci del fatto che “i Comuni orientano i loro piani regolatori alle indicazioni della carta di destinazione d’uso del territorio elaborata dalla Comunità Montana” (come si legge nella L.R. 17/98), dopo vari inutili tentativi di interloquire in modo costruttivo con l’amministrazione locale, abbiamo cercato di interessare il Ministero dell’Ambiente, con un’interrogazione parlamentare richiesta all’on. Trepiccione dalla nostra associazione. Nella seduta n. 159 del 17/5/2007, l’on. Trepiccione formulò un’interrogazione a risposta scritta all'allora ministro dell’Ambiente on. Pecoraro Scanio. Un estratto di tale interrogazione recita: “il PIP di Sassano (paese che conta poco più di 5.000 abitanti) prevede 20 lotti da 2.000 mq l'uno e le necessarie opere infrastrutturali; a Teggiano, 5 chilometri più in là nasce un altro PIP, proprio nell'areale della cicogna; ed altri ne sono previsti ad Atena Lucana, a Polla, a Sala Consilina e a Padula, tutte cittadine del Vallo di Diano con una media di meno di 10.000 abitanti ognuna, dislocate nel raggio di 20 chilometri; dalla vicenda in oggetto possono trarsi alcune considerazioni: che le opere pubbliche infrastrutturali tendono ad essere insediate nelle aree libere del territorio, aree che sono considerate di scarso valore se non res nullius, quando invece dovrebbero essere considerate di valore più elevato rispetto alle aree edificate; che la previsione delegata ad ogni singolo comune di realizzare proprie aree di insediamento, senza complessiva concertazione e senza un coordinamento quanto meno provinciale, sta trasformando il Vallo di Diano in una distesa di aree asfaltate e ben che vada di capannoni, poiché i fondi sono spesi in quanto vincolati allo scopo e non in base a reali esigenze produttive ed ogni comune tende a spendere quanto ottenuto senza interfacciarsi con i comuni confinanti; che la mancanza di norme centralizzate per l'uso dei suoli sta distruggendo il territorio, in quanto qualsiasi centro commerciale è considerato «migliore», in quanto produce più reddito, di qualsiasi area agricola o ambientalmente significativa”.


La vicenda di questa interrogazione parlamentare è singolare, perché essa viene prima formulata e poi ritirata. L’attuale sindaco Pellegrino era allora parlamentare dei Verdi e aveva certamente letto quella interrogazione di pregevole fattura. All'epoca, tuttavia, egli intratteneva buoni rapporti con l’amministrazione (a lista unica) di Sassano. Proviamo allora solo a immaginare come siano andate le cose, senza aggiungere altro. Eppure sono sacrosante le parole pronunciate dall'on. Trepiccione. E un passaggio di quell'interrogazione non dovrebbe sfuggire agli amministratori locali: “Esiste una proposta, da parte della Regione Campania, di istituire una Zona di Protezione Speciale a ridosso del Tanagro, proprio per il forte flusso migratorio che tale specchio d'acqua attira”. Tramite l’associazione che rappresento, spedisco, il 22 settembre del 2006, una lettera ai sindaci di Sassano, Sala Consilina, Teggiano e San Rufo, per sollecitare la perimetrazione delle aree. Il sindaco di Sassano, dott. Rubino, risponde il 24 ottobre del 2006 (prot. 5298): ”… si rappresenta che questa Amministrazione, di concerto con gli altri Comuni interessati, sta procedendo alla redazione di una proposta di perimetrazione della Z. P. S. da presentare al Tavolo di Concertazione presso l’Assessorato Regionale competente.” Oggi siamo ancora in attesa che tale perimetrazione venga fatta e che una Zona di Protezione Speciale venga istituita per il Tanagro. Ma che volete che importi a noi tutti del Vallo di Diano degli uccelli migratori, quando sono in gioco vicende legate agli uccelli rapaci stanziali?


Sembra allora che il tempo sia trascorso inutilmente in questo ridente paesino ai piedi del Monte Cervati, poiché dal 1984 nessuna nuova sensibilità si è aggiunta alla pervicace intenzione di voler sacrificare una testimonianza dell’ambiente umido originario di questo grande anfiteatro naturale: il Vallo di Diano. Qualcuno sospetta addirittura che vi sia stata una compravendita di terreni agricoli della zona avvenuta prima del 2003. Ma questo è solo il fisiologico divenire dei fatti amministrativi, si dice in giro. Questi fatti costituiscono la rappresentazione plastica della nostra realtà, fatta di trovate amministrative, e di osservatori del paesaggio che, come dice il nome stesso, stanno solo a guardare. Tutto questo mentre solo pochi fessi, che alla fine vengono anche odiati e messi all'indice proprio da chi osservando si ingrassa, si impegnano fino in fondo nelle cose in cui credono. E questo perché in ogni piccola comunità è ancora possibile scorgere l’anima di Peppino Impastato che continua la propria silenziosa lotta contro il potente “Tano Seduto” e i suoi accoliti.

Mi permetto di concludere con un canto al capannone abbandonato, che a volte mette in bella mostra il nome del benefattore di turno (qui si chiamano così), nella speranza che qualcosa possa un giorno cambiare.

ODE AL CAPANNO(NE) ABBANDONATO

A te che pur solingo i giorni meni
sul lato della strada abbandonato;
a te che tempi bui e meno ameni
or temi e non vorresti mai esser nato;

a te che a sera penso quando trovo
albergo nella mia calda dimora,
avendo attraversato il lungo covo
della vallata che l’avar divora.

Se tu sapessi quanto affanno e quanto
alte le grida alla tua triste sorte
levai al vento come incauto canto,

allor potresti giudicare il danno
di chi distrugge la vetusta corte
fiero del nome, o fetido capanno.




martedì 7 aprile 2015

Sassano verso il rinnovo del consiglio comunale IV

Quarta puntata

Nel 2006 c’è stata una novità che ha rinsaldato la maggioranza unica: viene eletto al Parlamento, in quota Verdi, il dott. Pellegrino Tommaso, che l’anno precedente aveva caldeggiato la candidatura del dott. Cammarano Vincenzo al Consiglio Regionale. L’insuccesso del dott. Cammarano non aveva quindi precluso l’ascesa del dott. Pellegrino al Parlamento: un mancato sindaco, ma un parlamentare in più. E il bilancio sembra essere positivo. La seconda avventura di Prodi dura il tempo necessario a far maturare i diritti di pensione ai parlamentari della legislatura troncata dalle dimissioni dell'indultante" guardasigilli Mastella. Nel 2008 il centro-destra dilaga in tutta Italia: Mister B torna al governo. Nel 2009 (storia più recente) il centro-sinistra perde la provincia di Salerno; Sassano perde un assessore provinciale (il vice-sindaco Arenare). Intanto si fanno strada degli astri nascenti o risorgenti. Il dott. Calandriello, primario presso l’ASL unica di Salerno, collega del sindaco por-tempore di Sassano, il dott. Rubino Domenico, si riaffaccia, dopo anni di presente assenza, nel mondo della politica locale. Presidente della BCC di Sassano, egli veniva eletto in quegli anni nell'Assemblea nazionale del PD, rappresentando così la corrente di Franceschini del Vallo, che però non è risultata vincente nelle primarie di partito a livello nazionale. Avversario politico di Arenare nel corso delle legislature antecedenti al 2000 (il termine “avversario” si usa in senso lasco, naturalmente, come abbiamo visto), adesso è chiamato a ingrossare (facciamo bene attenzione all’uso delle vocali!) le file del PD sassanese con i suoi uomini. Il duo Arenare-Calandriello (A-C), una volta strenua coppia di oppositori, forse solo per quel gioco delle parti del potere a due facce, per metà politico (anche qui l’accezione lasca ci sembra la più appropriata), per metà fatto di affari locali, adesso sembra non avere rivali, anche perché, nel frattempo, anche i sostenitori del dott. Pellegrino stanno veleggiando verso il PD. E così i colori si sbiadiscono e si confondono in una danza dettata soprattutto da convenienze e da amicizie, più che da idee e convincimenti politici.  


Un’altra novità stava emergendo nello scenario politico locale: Valentino Di Brizzi, fratello minore del compianto arch. Ottavio Di Brizzi, che ha lasciato in moltissimi un buon ricordo si sé e una sua interessante opera per i caduti di Sassano, della quale abbiamo parlato anche in questo blog. Sostenuto da un numero non esiguo di persone, a Sassano riporta un discreto successo alle elezioni provinciali del 2009 vinte dal centro-destra. Non è però eletto. In quel frangente in contrasto con l’amministrazione comunale, anche per la questione della natura dei suoli utilizzati dalla sua impresa, nel 2010 dà vita ad una cosiddetta “terza lista”, che, paradossalmente, avrebbe potuto avvantaggiare proprio l’amministrazione uscente. Ed è in questo difficile contesto che si gioca la partita del dott. Cammarano, anch'egli ritornato in  gioco dopo la parentesi di cinque anni della quale abbiamo già detto: in quel periodo di assenza dalla vita politica avrà certamente maturato il convincimento che i Verdi non sono una formazione politica a lui confacente e, da mastelliano pentito, ha optato per un partito più moderato, l’UdC appunto. Già amico di Mastella, poi candidato con i Verdi su suggerimento del dott. Pellegrino, abbandona il suo temporaneo mentore per diventare referente locale del partito di Casini. Appronta una lista contro Arenare, destinata alla sconfitta, nonostante una variabile di non poco conto a suo favore: il consigliere uscente Petrizzo Francesco, operatore sanitario molto ben voluto localmente, tanto da riportare, nel 2005, un numero di preferenze addirittura maggiore a quelle dell’allora vice-sindaco, all’epoca anche assessore provinciale (Arenare, chi altri). Il buon Petrizzo aveva tentato di conquistare per sé uno spazio più ampio all'interno dell’amministrazione “unica”, ma dovette prima accontentarsi di un assessorato, poi, a seguito di contrasti interni, dovette rinunciare anche a questo incarico. Nemmeno alla fine della legislatura ebbe a formare un gruppo consiliare di opposizione, anche se la sua posizione sembrava essere di contrasto (ma sempre in senso lasco, per carità!) rispetto all'amministrazione “unica”. Riepilogando, allora, le liste in ballo, nel 2010, erano ben quattro, quasi tutte gemmate dal listone del 2005: la lista Pellegrino-Calandriello, la lista Arenare, la lista Cammarano e la lista Di Brizzi (quest’ultima con simbolo partitico del PDL e unica a non essere propaggine diretta della listone) . Elencate nell'ordine di successo elettorale, le quattro liste hanno dato l’impressione di voler fornire un nuovo impulso alla vita sociale e politica del paese: impressione che fu subito smentita dall’acquiescenza durata per altri cinque anni. Il dott. Tommaso Pellegrino diventa sindaco, promettendo una stagione di rinnovamento. Qualche cosa inizialmente si vede, ma il paese resta fermo al palo del progressivo spopolamento del centro storico, delle difficoltà socio-economiche che affliggono il Vallo di Diano e l’Italia tutta, di uno scollamento sempre più evidente tra la classe dirigente del paese e una parte della cittadinanza, così come mai si era visto prima. La partenza della sesta tappa del Giro d’Italia da Sassano nel 2014 e le varie iniziative (alcune encomiabili, alcune solo di facciata) che dovevano creare fermento socio-culturale sul territorio, poco hanno inciso su un sostrato sociale non omogeneo, a volte dilaniato da forti e insanabili contrasti personali. Sassano è stato al centro di una tragedia collettiva nel settembre del 2014, quando il mandato del dott. Pellegrino stava volgendo al termine: la morte di quattro giovani davanti al bar del centro di Silla, frazione di Sassano. Un evento vissuto in modo drammatico dall'intera comunità. Un evento che ha segnato la vita di ogni singolo cittadino di questo paese dell’entroterra del Salernitano. Un evento che giovani e meno giovani non dimenticheranno mai.

Finora abbiamo parlato di uomini e non di idee e di programmi.  E qui ci dobbiamo accontentare, come avrete potuto capire. Eppure Sassano è un paese con buone potenzialità di sviluppo. E così dovremmo anche dire che, se finalmente rinunciassimo al sacco della vallata, portato avanti con determinazione scientifica e con connivenze ai più alti livelli istituzionali, la valorizzazione ambientale e un forte impulso all’agricoltura di qualità e alla zootecnia tradizionale potrebbero ancora offrire buone opportunità occupazionali nel futuro. Qui non pensiamo solamente alla filiera agricola e pastorale, ma a un più vasto indotto, che va dall’allevamento ittico in acqua dolce alla ristorazione e alla ricezione turistica in senso più ampio, alla ricreazione e allo sport. In queste ultime due attività, non si pensi solo alla pesca, ma anche al “bird watching” (l’osservazione degli uccelli nel loro habitat naturale), all'escursionismo, e a sport quali la canoa, il ciclismo, la marcia, tutti praticabili lungo il corso dei tanti fiumi che attraversano Sassano e il Vallo di Diano. L’abbandono delle attività agricole tradizionali ha purtroppo lasciato campo libero alla speculazione e al conseguente impoverimento ambientale della nostra vallata e ora è urgente accoppiare queste attività in dismissione ad altre più attuali, armonizzando il tutto in un contesto di collaborazione tra i residui piccolissimi imprenditori, incentivando la cooperazione. Qualcuno si chiederà perché di questo non si parli in questi tempi di imminenti elezioni comunali. La risposta è abbastanza semplice. La politica, oppure, più semplicemente, la pseudo-politica locale, non ha mai affrontato, per incapacità o per convenienza, questi temi. Sono temi scomodi, che intralciano il libero mercato dei terreni agricoli, soggiogati alle volontà speculative di investitori con pochi scrupoli. Ma non è da pensare che siano solo le attività private ad avere fatto scempio di terre da coltura, anche per fini criminosi. Basti pensare a quello che è successo a Teggiano, dove, in una località denominata Pantano, per via delle frequenti inondazioni, si vanno a costruire le infrastrutture per un’improbabile zona industriale, proprio laddove la Comunità Montana aveva individuato un’area di pregio ambientale: l’areale della cicogna (Carta di destinazione d’uso del territorio, febbraio 2003). E, per fortuna, la cicogna nidifica ancora; e purtroppo lo fa nell'indifferenza totale di chi potrebbe ricavare da questa presenza grandi vantaggi di immagine. E cosa dire proprio di Sassano, dove, in località Ponte Cappuccini, esiste una residua traccia di quella che era la vegetazione originaria della vallata, una stupenda macchia mediterranea denominata “boschetto paleo-palustre”: indicato anche questo sito come area di pregio ambientale dalla Comunità Montana, là vi si costruisce un’area industriale di cui abbiamo parlato nel post “Una brutta storia”. Ancora, San Pietro al Tanagro: una vasta area agricola completamente urbanizzata e mai completamente utilizzata. E allora le oasi di bellezza naturale locali scompariranno? Tra breve, forse sì. E tra queste vogliamo menzionare un sito conosciuto solo per caso, i poco noti “pozzi”, degli acquari cilindrici naturali di una profondità di svariati metri e di raggio di un metro circa, conficcati nel terreno ai confini del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano in località Valle a Sassano. Sì; forse queste oasi scompariranno, perché le indicazioni che promanano dalle istituzioni locali su questo patrimonio ambientale sono poche, se non del tutto assenti.


Altre due puntate alla fine. Nella prossima alcune considerazioni sul “boschetto paleo-palustre”, nell'ultima alcuni fatti sulla gestione locale del ciclo dei rifiuti.

lunedì 6 aprile 2015

Sassano verso il rinnovo del consiglio comunale III

Terza puntata

Dal 2005 al 2010 hanno amministrato tutti i candidati di una lista unica, felici e contenti. Nel 2005, infatti, successe un fatto strano, tutto giocato all'interno della cittadina di Sassano. Il vicesindaco uscente, dott. Vincenzo Cammarano, in quota Udeur e legittimo aspirante alla carica di sindaco, viene intruppato nei Verdi dal compaesano dott. Tommaso Pellegrino, allora coordinatore della compagine ambientalista. Un’azione congiunta di convincimento forse è stata necessaria per dissuadere il dott. Cammarano dall'abbandonare l’allora legittima aspirazione a diventare sindaco del paese alla testa di una coalizione trasversale, unica e perciò, per definizione, “invincibile”. Un sindaco “in pectore” viene così candidato alle concomitanti elezioni regionali, con una probabilità molto bassa di ottenere un quorum utile per essere eletto consigliere. Infatti, non viene eletto. Eppure la mossa fu di un’astuzia unica (o forse doppia). Lo stesso dott. Cammarano contribuì, con la sua influente presenza, a non concedere spazi alla formazione di una lista di opposizione (si veda logo già pronto), in modo da non dare adito a spaccature nel consenso, che nelle sue intenzioni doveva essere granitico, per il “paesano” (qui si vota ancora così, che ci volete fare!). E così fu. Nessuno fu in grado di presentare una lista di opposizione (un tentativo disperato era stato da me fatto, tuttavia, purtroppo con infiltrazioni spurie di alcuni personaggi di ventura) e l’amministrazione volò con il vento in poppa, con l’unico rischio di un non raggiungimento del 50% più uno di votanti tra gli aventi diritto al voto. Il dott. Cammarano, con la sua propria popolarità, costruita attraverso anni di lavoro come medico di base a Sassano e come vicesindaco del longevo sindaco Arenare, riuscì a trascinare alle urne, per la gioia dell’amministrazione che stava per insediarsi, una percentuale molto più alta del 50% di elettori. E pochi erano consapevoli che si poteva anche andare a votare per le regionali, rifiutando la scheda per le comunali, come appunto fece un gruppo sparuto di persone. Cercai di spiegarlo in piazza in un pubblico comizio (l’unico fatto in quella tornata elettorale!), ma la gente sembrava atterrita dalla sola idea di farsi vedere in piazza. Così, alla guida della giunta comunale trasversale “unica” si insediò il dott. Domenico Rubino, primario del reparto di Urologia presso il plesso ospedaliero di Polla. Il rag. Arenare, che allora ricopriva il ruolo di assessore provinciale alla formazione, fungeva da mentore, nel suo doppio ruolo di vicesindaco e di assessore provinciale. Intanto, il dott. Cammarano, dopo questa bellissima prova di sostegno all’attuale amministrazione multicolore, sembrava fosse definitivamente uscito dalla scena politica. E invece, come nella più gloriosa tradizione mastelliana, egli ricomparve come referente dell’UdC a Sassano alla vigilia del 2010, rincorrendo quella passata legittima aspirazione di capeggiare una lista per governare Sassano.
 
Intanto, il rag. Arenare, forte dei successi amministrativi raccontati prima, dopo quasi trent’anni di reggenza, diretta e indiretta, stava già preparando le proprie truppe per una nuova spedizione politica. Egli, e non il dott. Rubino, si propone alla guida della compagine che dovrà affrontare una lotta a quattro, tra i quali il dott. Cammarano. Due uomini, due destini “in  comune”, mentre il rinnovamento della classe dirigente del paese e l’innesto di idee innovative nell’amministrazione della cosa pubblica restavano e restano al palo. Qualche Clarinetto già dice che bisogna rassegnarsi, perché non vi è nessuno che meglio possa rappresentare il volere popolare di questi due personaggi che, se messi uno accanto all’altro, diventano invincibili; l’uno, l’altro, o entrambi perdono solo se corrono separati. Insomma, dietro queste aspirazioni al comando (qui si usa la forma verbale “comandare” al posto di “amministrare” per ovvie ragioni semantiche), da parte di due capitani di lungo corso, si celano anche questioni e interessi locali sedimentati nel tempo. Di certo, ciò che muore, in questo contesto, è la coscienza del cittadino-elettore, ormai abituato all’indecente mercato elettorale del parente e dell’uomo forte. Ma quali novità portarono, localmente, le elezioni politiche del 2006, quelle successive del 2008 e le provinciali del 2009 e come si schierano politicamente i soggetti che da oltre trent’anni reggono le sorti del paese? Quali sono stati gli scenari politici nel 2010?


Ed ecco che arrivano le elezioni politiche della primavera del 2006 che vedono il centro-sinistra vincente per un pugno di voti e Romano Prodi presidente del Consiglio. Gli amministratori di Sassano all’epoca formano una compagine a prevalente maggioranza DS, così come si può evincere dall’invito al voto a favore del partito giunto a casa dei cittadini e firmato dal Sindaco e da ben undici consiglieri su sedici. Il resto della coalizione, si deve presumere, si riconosce tutta nell’area del centro-sinistra, in quanto scaturita da una singola lista, l’unica presente alla competizione elettorale del 2005. Tuttavia le urne producono un risultato paradossale: la maggioranza politica di Sassano risulta essere appannaggio del centro-destra, che, apparentemente, non ha rappresentanti politici in Consiglio Comunale. Tutto ciò nonostante l’invito al voto (invito scritto e firmato, per giunta!) recapitato nelle case dei cittadini. Questa situazione, in un contesto dove sono ancora valori positivi la sensibilità nei confronti della crescita sociale del territorio e il rispetto della volontà dell’elettorato, avrebbe dovuto dare adito alle immediate dimissioni della compagine amministrativa. Sembra però ancora di sentire la frase fatta per ricusare qualsiasi richiesta di dimissioni: le due competizioni elettorali non hanno correlazioni tra loro, cosicché esse vivono su due piani politici diversi. E invece penso che ciò non sia vero, e spiego qui brevemente il mio punto di vista. L’azione di una compagine politica che amministra una comunità è soggetta al periodico vaglio da parte dell’elettorato, anche attraverso le consultazioni elettorali di carattere nazionale o europeo. Nel caso di Sassano, dove a maggior ragione si doveva tener presente il segnale elettorale, vista la non usuale situazione amministrativa dovuta all’assenza di una minoranza, la fiducia accordata all’amministrazione nel 2005, un anno dopo, nel 2006, è stata contrastata da un chiaro dissenso politico. Addirittura, se si fossero letti attentamente i risultati elettorali, i rappresentanti dei partiti che sedevano in Consiglio erano in netta minoranza; pertanto, essi non avrebbero dovuto sentirsi politicamente legittimati a proseguire il mandato accordato loro, soltanto un anno prima, dai cittadini, in seguito ad una consultazione amministrativa in cui era presente un’unica lista. Ed è così che la mancata presenza di luoghi di scambio di opinione e di confronto, quale la piazza, l’agorà, centro della vita democratica dell’antica Grecia, la riduzione della partecipazione a comizi (ormai quasi esclusivamente effettuati alla vigilia del giorno di riflessione), fa sì che le opinioni politiche siano mero frutto di elaborazioni individuali delle rappresentazioni catodiche che vengono offerte dalle varie televisioni (locali e non). E se la vita politica è vissuta in questo modo, laddove la vera politica richiederebbe un serrato scambio di idee e una costante elaborazione collettiva di percorsi sociali comuni, i due livelli possono essere opportunisticamente scissi per non arrecare disturbo al manovratore locale. Ma se la classe politica tutta, locale, provinciale e regionale, fosse stata accorta a questi segnali, invece di rincorrere l’imbalsamazione della vita amministrativa per salvaguardare gli interessi di una classe di potere, avrebbe aperto un vero dialogo con la cittadinanza, facendo venir fuori una nuova classe dirigente (nuova nei metodi e nelle idee, non tanto negli uomini), di cui il Vallo di Diano tutto sente un immediato bisogno. Ma costoro sono stati ancora una volta sordi a questi importanti segnali e la scelta ricade sempre e comunque sulle alchimie locali fatte di potere e sottopotere, di interessi personali e di cordate. E toccheremo con mano alcuni aspetti legati alla pubblica amministrazione nelle puntate successive. 

sabato 4 aprile 2015

Sassano verso il rinnovo del consiglio comunale II

Seconda puntata

Un episodio emblematico, per descrivere come è stata amministrata la cittadina di Sassano – ma non solo - negli ultimi anni. Un paese (e un territorio) ricco d’acqua: la risorsa idrica, quindi, avrebbe potuto essere un punto di forza per l’amministrazione e, di conseguenza, per i cittadini.Soprattutto in seguito alla scoperta di una  sorgente di acqua sulfurea in Via Molinella a Silla.  Eppure, proprio l’acqua diventa un punto debole. E vediamo perché.
 Rassegna stampa del Codacons:
si riporta un articolo apparso su 

“La Città di Salerno”citato sotto.
Lo stato di disagio per l’acqua sporca che è sgorgata per anni dai rubinetti delle case dei cittadini di Sassano, nelle frazioni Silla e Varco, è comprovato da due ordinanze di non potabilità dell’acqua emanate dal sindaco pro-tempore, rag. Arenare Gaetano, una nel 1998, una nel 2002. Questi episodi, tuttavia, non conteranno più e verranno rimossi dalla memoria collettiva ai primi solfeggi di lode negli affollati bar del luogo, forse unici luoghi di aggregazione e di trasmissione della cultura sociale. Il rag. Arenare, già assessore provinciale alla formazione, sindaco di questo paese dagli anni ’80 fino al 2005 e vicesindaco dal 2005 al 2010, ad una trasmissione di Radioacolori di Oliviero Beha ebbe modo di affermare che l’acqua se la beveva (trasgredendo egli stesso, forse, la propria ordinanza). Nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale del 2010 ha capeggiato la lista dell’amministrazione uscente, grazie alla perdita di memoria collettiva di questi eventi e a un buon lavoro di propaganda, che però non gli è bastato per evitare una cocente sconfitta contro la lista dell’ex deputato Tommaso Pellegrino. La nostra sincera opposizione a cominciare proprio da questo episodio è stata come una sorta di flebile controcanto, di certo poco efficace, sia per il luogo poco frequentato (un blog semisconosciuto su una pagina web) sia per il sofisticato e “pericoloso” (per chi scrive) mezzo utilizzato (la scrittura, appunto). E per anni è stata l’unica vera opposizione in questo paese. 



Torniamo alla vicenda dell’acqua sporca. Una prima ordinanza del sindaco, datata 25-11-1998, veniva revocata solo il 24-01-2001, dopo che era stata inviata alla Procura una lettera che chiedeva il ripristino della normalità nel paese. Si potrebbe allora ipotizzare che alcuni dialoghi istituzionali avessero suggerito la revoca. Nulla di male in tutto ciò. Eppure, il problema non era stato rimosso, se non dal punto di vista meramente burocratico. Una seconda ordinanza, datata 19-10-2002, infatti, doveva essere emessa a causa dell’invasione dei rubinetti da liquido fangoso. L’ordinanza veniva poi revocata in data 26-11-2002. Un esempio di azione istituzionale sinergica, si direbbe. Ma il disagio dei cittadini veniva schernito due volte. La prima, mediante l’invio di avvisi di pagamento in cui, per l’acqua sporca, veniva richiesto prezzo pieno. Circa duecento famiglie allora intentano causa al Comune di Sassano e al Consorzio Acquedotti Cilento (CONSAC) che, nel frattempo era intervenuta nella gestione dell’acquedotto. E questo forse anche per lo stato di esasperazione prodotto dalla non potabilità dell’acqua, che assumeva un caratteristico colore rossastro quando si aprivano i rubinetti. La seconda, mediante un sollecito di pagamento da parte del Comune di Sassano proprio alla vigilia delle elezioni provinciali del giugno 2009 (una coincidenza?) e proprio mentre si era in attesa dell’agognata sentenza del procedimento civile N. R. G. 281/03 tra le parti: Arnone Michele + 192 contro il Comune di Sassano (SA) e contro il CONSAC. Dal verdetto salomonico si apprese che l’acqua doveva essere pagata a metà prezzo. L’insolvenza contrattuale presupponeva altro, così come fece notare il giudice Ferdinando Imposimato in una trasmissione di FORUM dedicata alla questione e alla quale presi parte. Ma tant’è: sappiamo quali sono le dinamiche in questi e altri contesti. 
Manifesto di protesta contro
le bollette dell'acqua sporca.
Questa la storia più in dettaglio. A Giugno del 2002 i ruoli del servizio acquedotto riportavano il prezzo pieno per l’acqua sporca erogata dai pozzi di Silla. Le prime bollette, per gli anni 2000, 2001 e per il primo trimestre 2002 arrivavano nelle case dei cittadini l’1 ottobre, con due rate scadute, rispettivamente, ad agosto e a settembre. Le restanti due rate avrebbero dovuto essere pagate entro il Novembre 2002. Viste le vibrate proteste della cittadinanza, l’amministrazione comunale decide di dilazionare il pagamento con rate a scadenza 31 ottobre, 31 dicembre, 28 febbraio e 30 aprile 2002. Intanto, con una delibera di giunta tardiva, datata 3 settembre 2002, protocollata solo il 25 ottobre 2002, si riduce, non si sa per quale tipo di calcolo, del 20% il prezzo dell’acqua sporca per i cittadini che abitavano nell’area servita dai pozzi di Silla. Da qui l’azione giudiziaria di circa duecento famiglie nei confronti del Comune di Sassano e del CONSAC che, nel frattempo, era subentrato nella gestione dell’acquedotto comunale. Alla richiesta di rimborso della spesa per l’acqua minerale fatta al vicesindaco, dott. Cammarano, dai cittadini che non potevano bere l’acqua dei rubinetti, questi rispondeva in sintesi, in una pubblica assemblea, forse personalizzando un po’ il proprio ruolo pubblico: “E vogliamo vedere che, adesso, voi bevete l’acqua minerale ed io ve la pago?”. Simpatica presa di posizione, non c’è che dire!  

Richiesta, da parte dell'amministrazione,
di un contratto ex-novo e di un
versamento di un nuovo anticipo di
consumo in seguito alla cessione
dell’utenza idrica al CONSAC. Questi

documenti dovrebbero essere scalfiti
in una lapide indistruttibile, perché
danno un concreto spaccato dell'agire
amministrativo.
La stessa amministrazione, sindaco il rag. Arenare, vicesindaco il dott. Cammarano, si era già resa artefice di una bella iniziativa non proprio a vantaggio del cittadino, proprio in occasione del passaggio delle consegne della gestione dell’acquedotto dal Comune di Sassano al CONSAC: un’illegittima richiesta, da parte della stessa amministrazione e del CONSAC, di un contratto ex-novo e di un versamento di un nuovo anticipo di consumo in seguito alla cessione dell’utenza avvenuta nell’aprile del 2002 (si veda documento riportato). In quell’occasione è stato il CODACONS a tutelare gli interessi dei cittadini di Sassano, riuscendo a far recedere sia il CONSAC sia l’amministrazione sassanese dai loro illegittimi propositi. Una somma stimata di circa mezzo miliardo delle vecchie lire sarebbe stata ingiustamente incassata dal CONSAC, se quell’operazione fosse andata in porto. E proprio allora scorgemmo le prime prove pratiche di amministrazione unica: l’opposizione non fece una piega alle proteste dei cittadini, che si affidarono al CODACONS e ad un gruppo di volenterosi per poter portare avanti la loro battaglia di civiltà, per ribadire che il Codice Civile (alquanto sconosciuto) non prevede un nuovo contratto e successivo versamento di anticipo di consumo in caso di cessione delle utenze ad altro gestore (si veda anche rassegna stampa del CODACONS in cui si riporta un articolo apparso su “La Città di Salerno”). Nella legislatura successiva la minoranza (da non confondere con "opposizione") confluiva nella maggioranza, dando vita ad una lista unica, così come abbiamo già detto, la sola presentata al vaglio degli elettori nell’anno 2005. Ma qui ci fermiamo per il momento. Daremo uno sguardo più approfondito a quanto successe in quella primavera del 2005 nella prossima puntata.