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venerdì 29 luglio 2016

Costruzione del consenso


A sentir dire da un sopraffino intellettuale, durante la piacevole presentazione di un suo interessante libro, che egli mai si sarebbe piegato alla logica della raccolta del voto attraverso il favore alle clientele o la partecipazione ossessiva e inopportuna ai funerali di ciascun defunto, mi chiedevo se fossero proprio queste le vie locali al consenso. E mentre gli inviti (alcuni anche interessati) alla partecipazione alla vita amministrativa del paese si sprecavano, era commovente assistere alla strenua difesa della propria integrità caratteriale da parte del plurilaureato scrittore. 

Molti si chiedevano ad alta voce come mai la vita socio-politica del posto dovesse rimanere chiusa all'ingresso di intellettuali che potrebbero dare un valido apporto di conoscenze e competenze. Sul banco degli imputati, quindi, non venivano posti gli amministratori locali e gli attuali metodi di raccolta dei voti, ma l’intellettuale che non si prestava al gioco e che aveva, addirittura, l’ardire di affermare la propria diversità antropologica rispetto a chi calca la scena politico-amministrativa del luogo.
Una parte della centrale fotovoltaica (?)
a Teggiano. 

Invece, a subire un processo da parte dell'opinione pubblica dovrebbero essere proprio quegli amministratori che hanno così tanto alterato il clima politico-amministrativo da rendere una persona di cultura incompatibile con una competizione elettorale a qualsivoglia livello. Tuttavia, se si potesse attrezzare un luogo, anche non fisico, dove discutere pacatamente di questioni simili, chiamando a raccolta le residue forze sociali sane, ancora non contaminate dalla logica becera del voto dato, in una sorta di partita di giro, alla compagine che si ritiene vincente, si potrebbe cominciare a imbastire un dialogo franco su queste dinamiche perverse. 
Alberi che invadono la carreggiata
di una strada di Sala Consilina.

Eppure, il clima sociale appare così alterato che qualsiasi tentativo di cambiare lo stato attuale potrebbe essere destinato a fallire. La stessa area della protesta, che vent'anni fa non esisteva affatto, è corrotta dal virus dell’acrimonia e del contrasto alla persona. Coniugando il motto della giungla “mors tua, vita mea”, molti si abbandonano alla lotta all'individuo, finalizzata al rimpiazzo di una classe dirigente con un’altra identica, invece di proporre nuove idee amministrative e di promuovere progetti di rilancio del territorio.

Pur tuttavia, sebbene gli esperimenti fatti e da fare nella direzione dell'aggregazione delle forze di contrasto al "sistema" potrebbero risultare fallimentari, questi stessi esperimenti possono costituire l’inizio di una nuova fase di pensiero e di azione per la vallata. Bisogna però abbandonare la logica imperante del comando per il comando, del potere come affermazione di se stesso, e ricordare che la politica è un servizio alla collettività che comporta molti oneri e, se va bene, qualche onore.


Alberi abbattuti in un parco giochi di
Sant'Arsenio.
Per questi motivi si prova compatimento nei confronti di quegli amministratori che ostentano i numeri come prova delle proprie capacità. Perché proprio questi hanno avvelenato il clima democratico fino ad azzerare, in alcuni casi, il dibattito politico in alcuni popolosi paesi della vallata. Cosicché, per rovesciare questa situazione, bisognerebbe fare affidamento sulle intelligenze integre e sulla volontà di rilancio di un progetto comune. E questa sembra essere davvero un’ardua impresa; non impossibile, tuttavia.