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domenica 29 aprile 2012

A Sala Consilina, nel 2009


Per non lasciare che la storia di queste terre venga dimenticata, riportiamo un pezzo di essa relativo alle elezioni amministrative del 2009 a Sala Consilina 

DURANTE IL COMIZIO DI APERTURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE, LA LISTA N. 1 (IdV) FECE CIRCOLARE QUESTO VOLANTINO.


§
La LISTA N. 1: un progetto per Sala Consilina e per il Vallo di Diano

Una terza lista a Sala Consilina? Intanto diciamo che quella dell’IdV è la prima lista a Sala Consilina (la Lista n. 1, appunto!). E adesso analizziamo il modo in cui si sono formate le altre due liste (la seconda e la terza).

Primo comizio della Lista n. 1 a Sala
Consilina
Si partiva da uno scenario di quattro schieramenti (qualcuno diceva troppi): Lista Colucci (che “guardava a destra”, con un accattivante simbolo già pronto); la lista capeggiata da Ferrari, formata da una parte dell’amministrazione uscente; la lista capeggiata da Paladino (che intanto aveva incassato l’appoggio ufficiale di una parte del PD) e quella del centrodestra, con un candidato a sindaco incerto. Si sono avute poi le fusioni Colucci-Ferrari e Paladino-centrodestra per fare blocco comune e per rendere più probabile ai sopravissuti la scalata al potere. Nei giorni di intenso lavorio e di accordi tra queste liste, la Lista N.1 dell’IdV si è andata concretizzando, seppure con una chiara connotazione minoritaria.

Si immagini, adesso, lo scenario politico che si avrebbe se non fosse presente la Lista N. 1: un sistema a matrioska. In un caso i protagonisti della vecchia politica inglobano i nuovi rigurgiti di cambiamento che promanavano dal centrodestra, nell’altro caso l’amministrazione attuale fagocita la matrioska che l’aveva generata. In entrambi i casi le operazioni di fusione sono politicamente eterogenee, producendo sia malcontento nelle file del centrodestra, sia un certo sconcerto e disorientamento tra gli elettori di entrambi gli schieramenti. E, matrioska nella matrioska, le due liste sembrano la rigenerazione del passato (altro che!). La lista dell’IdV ha invece fatto una netta scelta politica: un simbolo che possa essere garante delle istanze di trasparenza e legalità della pubblica amministrazione e di solidarietà nei confronti delle classi sociali più disagiate. Un simbolo che possa dare la speranza di rinnovamento non solo nei personaggi, ma anche nei metodi; un simbolo che guardi al futuro con speranza, confidando nell’apporto delle idee di tutti e, in primo luogo, di quelle delle giovani generazioni.

Il primo comizio della lista n.1 a Sala
Consilina
Se la Lista N. 1 è in campo, essa è presente con pari dignità politica rispetto alle altre due. Già da adesso diciamo che vogliamo mettere sul tavolo della discussione molte novità, alcune futuribili, altre immediatamente applicabili, delle quali è bene cominciare a parlare qui e subito. La democrazia è anche questo: lavoro duro e trasparente, solidarietà piena nei confronti delle classi sociali più disagiate, attenzione verso i giovani e verso le loro esigenze di crescita culturale e sociale, lotta durissima e convinta alla disoccupazione attraverso il sostegno alle politiche socio-economiche più idonee per il territorio.

In una parola, la Lista N. 1, è un “laboratorio-progetto di idee per Sala Consilina e il Vallo di Diano”, senza per questo voler nascondere le difficoltà che si possono incontrare durante il cammino. L’Italia dei Valori può rappresentare una speranza di un futuro più roseo per le nostre terre, di una rottura definitiva con i freni socio-politici che hanno da un lato imbrigliato lo sviluppo sostenibile del comprensorio, dall’altro svenduto le nostre prerogative territoriali a potentati di varia natura, facendo accrescere i privilegi di pochi a discapito dei diritti di molti.  

La LISTA N. 1 è quindi lista utile, la sola vera alternativa per poter rinnovare la classe politica del territorio, cominciando dal paese capofila.  

Il Comitato Elettorale della LISTA N. 1  (Di Pietro – Italia dei Valori) 

§

DOPO LE LEZIONI COMUNALI, LA LISTA N. 1 AFFISSE QUESTO MANIFESTO PER LE STRADE DI SALA CONSILINA.

AI  CITTADINI  DI  SALA  CONSILINA


Dal risultato delle elezioni per il Parlamento Europeo si evince che l’Italia dei Valori è il terzo partito politico a Sala Consilina. Ringraziamo quindi tutti i cittadini che hanno voluto concedere fiducia ai nostri ideali di chiarezza, trasparenza e legalità.
Nei giorni successivi alle elezioni abbiamo appreso, con nostra grande sorpresa, dell’attribuzione alla lista dell’Italia dei Valori di due seggi all’interno del Consiglio Comunale di Sala Consilina. Questa assegnazione è stata dovuta, evidentemente, ad un errore di calcolo dei quozienti attribuiti alle liste di minoranza. Immediatamente, appresa la notizia, proprio per il rispetto delle norme e per rendere trasparente ogni atto amministrativo, abbiamo dato la nostra disponibilità a chiarire e a correggere l’errore. Avevamo, infatti, già consapevolezza delle norme e del metodo di calcolo e quindi sapevamo che non poteva essere assegnato alcun seggio alla lista dell’Italia dei Valori.
Continueremo, quindi, nel rispetto delle persone che hanno voluto esprimere il loro consenso alla nostra azione politica, a lavorare per il progresso sociale del territorio. Lanciamo inoltre un appello a tutti coloro i quali si riconoscono negli ideali dell’Italia dei Valori a collaborare attivamente con il Circolo di Sala Consilina, perché si possa vigilare sull’operato amministrativo in modo stretto.
Nonostante non siamo presenti in Consiglio, non faremo mancare il nostro contributo di idee per lo sviluppo del territorio ed un controllo politico delle attività messe in essere dall’attuale amministrazione. Questo perché il nostro partito possa continuare a portare con fermezza il vessillo della trasparenza e della legalità. 

Il Circolo IdV di Sala Consilina

Sala Consilina, 13 Gugno 2009

mercoledì 25 aprile 2012

Opposizione sociale

Da un "post" di Umberto Sessa su FB.

Nel Vallo di Diano abbiamo un'opposizione sociale espressa da un pezzo di PD nei comitati, da IDV e da SEL. Ora sabato scorso stesso giorno stessa ore due iniziative su sviluppo sostenibile sia di SEL a Sassano che da IDV a Sala Consilina. Un po' di comunicazione/coordinamento è possibile?


Ringrazio Umberto del suo "post", perché dà occasione di chiarire a me stesso, con riflessioni del tutto personali, alcuni aspetti legati all'"opposizione sociale" e alla sovrapposizione degli eventi, giustamente menzionati nel suo breve ed efficace scritto. 

Foto dal "post" di Umberto Sessa
Bisogna cominciare col dire che "opposizione" è anche (e soprattutto) opposizione politica, cosa che IdV ha fatto in modo chiaro ed esplicito a Sala Consilina, invitando SEL, in tempi debiti, alla stessa azione. Purtroppo, pur avendo IdV riconosciuto la necessità di una rappresentanza comune in Consiglio Comunale, SEL ha voluto fare altre scelte. Per quanto mi risulta e per quanto ufficialmente dichiarato - in pubblico e in mia presenza - da un rappresentante locale dello stesso partito, SEL (o un pezzo di SEL) ha appoggiato l'attuale amministrazione di Sala Consilina. Per quanto mi risulta, i rappresentanti di SEL hanno appoggiato e appoggiano le amministrazioni di Teggiano e Sassano. Lo stesso è avvenuto a Salerno, dove SEL appoggia il progetto del Sindaco De Luca e la costruzione di qualche inceneritore e qualche piazza (vedi CRESCENT) a ridosso del litorale. Nulla da dire sul colore delle alleanze (a parte gli indefinibili progetti che si stanno appoggiando a Salerno e anche, localmente, nel Vallo di Diano), per carità. Anzi, bisogna riconoscere a SEL la capacità di entrare nell'amministrazione degli Enti locali, direttamente - con suoi rappresentanti - o indirettamente, attraverso forme di collaborazioni esterne. Quindi, mentre IdV può fregiarsi del ruolo di oppozione politica (e sociale) al "sistema" locale, SEL non può fare lo stesso, visto che mantiene rapporti di convivenza amichevole (anche se forse forzata) con chi ha trasferito la gestione della rete idrica cittadina ad una S.p.A. con sede locale in Vallo della Lucania.

Inoltre, mentre IdV ha dichiarato, da settimane, l'intento di voler organizzare la propria manifestazione territoriale a Sala Consilina, con inviti estesi via FB anche ai rappresentanti di SEL locali, ecco che, in perfetta concomitanza e senza alcun invito, si è avuta notizia di un altro evento a Sassano. 

Che dire? In passato abbiamo dovuto subire quanto segue:

1) boicottaggio della campagna elettorale 2009 con copertura sistematica dei nostri manifesti nei NOSTRI spazi elettorali;

2) fiorire di cartelloni Hollywoodiani abusivi in campagna elettorale, senza il minimo senso del pudore e nella tacita accettazione di chi si dice difensore dell'ambiente e del paesaggio;

3) impedimento ad utilizzare gli spazi pubblici nei nostri comizi, con spegnimento strategico della pubblica illuminazione e con la chiusura dei luoghi pubblici (vedi evento delle Scuole Elementari di Via Viscigliete);

4) tentativi di delegittimazione di ogni nostra azione volta alla difesa dei diritti dei cittadini e dell'ambiente come "azione demagogica".   

Noterà allora Umberto come la nostra azione politica, essendo alquanto disinteressata, abbia - ciononostante - ingenerato una forte crisi di rigetto da parte del "sistema" locale. A noi - infatti - non interessa entrare nei Consigli Comunali per coltivare qualche affare o fare qualche commercio. A noi interessa costruire un'alternativa politica "vera" ad una classe dirigente fallimentare sotto diversi aspetti. Di certo, però, se fossimo stati in Consiglio Comunale, avremmo fatto "opposizione" dura e, solo per fare un esempio, avremmo fatto di tutto, a cominciare dal giugno 2011, per evitare la messa in atto della scelta scriteriata del trasferimento della rete idrica ad una S. p. A. con sede legale in Vallo della Lucania. 

Allora, ci si potrebbe anche chiedere come mai a noi appaiono naturali le menzionate sovrapposizioni, nel contesto che ho descritto, che credo Umberto non disconoscerà, da persona onesta e intelligente quale è. E come mai non sia stata data l'opportunità ad una forza politica affine per identità e finalità politiche di entrare in Consiglio Comunale, nonostante il nostro invito a concorrere all'elezione di un rappresentante comune. Si è data invece via libera all'ennesima formazione ibrida, dove ad amministrare sono sempre i soliti noti, con qualche giovane amico di Dell'Utri e qualche opportuno innesto berlusconiano, senza che di questo il partito SEL avesse mai dovuto rendere conto al proprio elettorato e all'opinione pubblica. Conosciamo già la risposta ufficiale: "Non abbiamo partecipato alle elezioni comunali". Apparentemente no, rispondo. In effetti, se un eminente rappresentante di SEL si professa pubblicamente elettore del sindaco Ferrari, di fatto si dovrebbe aprire - qui e adesso - un caso politico. Cosa che, tuttavia, personalmente non intendo promuovere all'interno della compagine politica di cui faccio parte.  

Umberto noterà anche come non sia un caso se nelle lotte per la preservazione di una zona di pregio ambientale SEL preferisca tacere, proprio mentre vanno avanti disperati tentativi di sensibilizzazione dell'opinione pubblica su queste tematiche, che non sono certo di mero interesse localistico, ma rappresentano importanti istanze territoriali per la lotta contro la cementificazione del territorio.

Quando finalmente si farà chiarezza su queste cose, il dialogo potrà iniziare sulla base di un franco e onesto confronto politico, che non può sussistere, a mio modesto avviso, fintanto che si vorranno perseguire strabiche logiche amministrative. La perdurante condizione di sottosviluppo alla quale si sovrappone l'attuale lacerante contingenza socio-economica e politica ci impongono scelte chiare per il futuro. Noi abbiamo incominciato a farle dal 2009; altri cincischiano con le amministrazioni locali, anche le più impresentabili.

Spero, allora, che questo articolato discorso possa servire a chiarire alcuni aspetti relativi alle questioni da opportunamente sollevate da Umberto, perché è opportuno incamminarsi verso un percorso comune, senza quelle furberie e quei colpi bassi che siamo stati costretti a subire da parte del "sistema" locale. Personalmente, poi, posso dare la mia disponibilità a farmi promotore di un dialogo intenso con le posizioni di "opposizione sociale" vere, come quelle rappresentate dal Movimento Cinque Stelle, ad esempio, che era formalmente presente al comizio iniziale della campagna elettorale IdV del 2009 a Sala Consilina. Pertanto, qualora SEL intendesse rompere gli indugi e appoggiare, in modo chiaro e netto, le stesse nostre posizioni alternative alla ormai vecchia politica locale, saremo contenti di aprire tutte le strade possibili per una collaborazione alla costruzione di un futuro diverso per Sala Consilina e per il Vallo di Diano.               

Sperando di aver risposto in modo esauriente alle giuste e opportune riflessioni di Umberto, auguro allo stesso buon lavoro, salutandolo con stima.

sabato 14 aprile 2012

Legalità, informazione e futuro sostenibile.


In questi giorni difficili è opportuno misurare le parole, per senso di responsabilità e per sincero rispetto nei confronti di coloro i quali, mentre noi stiamo qui a discutere del futuro della nostra vallata, stanno seriamente temendo per il futuro delle loro famiglie. A tutte le persone in difficoltà in questo tempo di profonda crisi, che non è solo economica, ma sociale e politica insieme, è rivolto il nostro primo pensiero.


Facendomi ora portavoce di tutti coloro i quali hanno dato vita alla lista dell’Italia dei Valori in campagna elettorale nel 2009 per rivendicare la diversità di questo partito anche a livello locale - lasciatemi ringraziare voi che siete intervenuti ad un evento che si aspettava da tempo. Nel 2009 è stato lanciato un seme, che adesso abbiamo tutti noi il dovere di far germogliare.


Campagna elettorale 2009. A sinistra il Sen. Belisario,
al centro il candidato Idv alle elezioni del Parlamento Europeo, Aldo Michele Radice

Un grazie quindi al Sen. Di Nardo, al vice-coordinatore regionale Luciano Ceriello, al consigliere provinciale Carlo Guadagno e al direttore di Orizzonti Nuovi Orlando Vella. La loro presenza è per noi di conforto, perché le esigenze del Vallo di Diano, che sta attraversando un periodo di regressione su vari fronti, possano essere tenute in conto nei luoghi decisionali a vari livelli, perché oggi più che mai abbiamo bisogno della politica e, soprattutto, della buona politica. Perché la buona politica serve a promuovere la giustizia sociale, ad armonizzare le risorse ambientali con le esigenze urbanistiche e produttive, a smussare le tensioni e a evitare il collasso di un intero modello socio-economico. Laddove la non-politica, o quella clientelare e corrotta, è capace solo di creare quei disastri sociali di cui oggi siamo, purtroppo, testimoni.


E veniamo al tema dell’incontro. Esprimendo l’intento di dare questo titolo all’evento, ho raccolto delle perplessità. Mi è stato detto che questi tre concetti, legalità, informazione e futuro sostenibile, potrebbero sembrare tra loro troppo distanti. Eppure, risuonano sempre alla mia mente le parole di Mons. Riboldi che, parlando a Policastro Bussentino nel 2001, ebbe a dire che: “Non esiste sviluppo senza legalità”. Pertanto, sostituendo la parola “sviluppo” con “futuro sostenibile”, potremmo ben dire che la legalità è una condizione necessaria (e ahinoi non sufficiente!) per il futuro delle generazioni che erediteranno queste terre. E noi oggi vorremmo per loro un “futuro sostenibile” dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.

Abbiamo così trovato un legame logico stretto tra legalità e futuro sostenibile. Ma perché menzionare l’informazione? Proprio in questi giorni, se lanciamo uno sguardo alla vallata sottostante, dalla posizione privilegiata di questo paese, possiamo intuire i moti dell’animo di chi ci ha lasciato testimonianza scritta degli “Splendori sul Vallo”. E come non riconoscere a questa vallata tutte le potenzialità di accogliere una vita al contempo sana, agiata e piena dal punto di vista culturale. Eppure, oltre a riconoscere le bellezze intrinseche, e a preservarle e valorizzarle, non possiamo non notare alcune verità scomode. E forse proprio l’avere per troppo lungo tempo sottaciuto queste verità, abbiamo dovuto subire il mancato decollo socio-economico della vallata e la parziale deturpazione dei suoi beni ambientali. Ed è così che anche l’informazione, quella sana, corretta e tesa al progresso collettivo, deve necessariamente entrare a far parte di quel progetto di rilancio del nostro Vallo di Diano.

Parlando di legalità, di informazione e di futuro sostenibile, quindi, non posso non menzionare, nell’ordine, il rischio della soppressione del Tribunale di Sala Consilina, non posso non esprimere solidarietà a quegli operatori dell’informazione locale che oggi sono in difficoltà, non posso, infine, non notare che questa vallata è sotto assedio da parte delle compagnie petrolifere per i suoi giacimenti di carburanti fossili.

Considerando proprio quest’ultimo aspetto, vorrei dire che mai si era vista una sensibilità così spiccata verso i beni ambientali del nostro territorio, che potrebbe essere bene trasformato in un luogo florido se solo si puntasse più decisamente sulle indiscusse potenzialità nel campo dell’agricoltura, dell’artigianto e del commercio.  Questa sensibilità ambientale è stata ostentata anche da parte di chi, nel passato, ha operato scelte amministrative sbagliate, come quella, ad esempio, di lasciar sorgere zone industriali in siti di pregio ambientale, riconosciuti tali dalla Carta di destinazione d’uso del territorio, approvata dalla Comunità Montana nel 2003. La tardiva sensibilità ambientale di alcuni amministratori locali non ha impedito, tuttavia, che un’estensione del nostro territorio pari a 41 mila mq divenisse ricettacolo di rifiuti nocivi per la salute, così come appurato dall’inchiesta Chernobyl condotta dall Procura di Santa Maria Capua Vetere. La stessa Procura sammaritana ha sventato un altro rischio: la costruzione di un inceneritore proprio al centro del Vallo di Diano. Alcuni amministratori locali avevano già dato il loro lasciapassare all’affare, se così lo possiamo definire. Tuttavia, l’affare non è andato in porto (ma non è detta ancora l’ultima parola, che spetta al TAR adito da alcuni associati della sede CODACONS locale) proprio perché la stessa Procura ha aperto un’inchiesta sull’intreccio politico-affaristico legato alla costruzione di questi impianti in Campania.


Tra le voci che oggi si levano sul tema vorrei però far rilevare due esempi tra quelle sinceramente convinte della inalienabilità dei beni ambientali di questa vallata. Il primo esempio è costituito dalla coraggiosa testimonianza, da parte di una signora di Padula, sui rischi sanitari a cui siamo esposti come abitanti della vallata. Il secondo, sempre sullo stesso blog “La Terra che vogliamo”, è un documentato resoconto sulle vicissitudini alle quali i beni ambientali del Vallo di Diano sono stati esposti nell’ultimo decennio. Inoltre dobbiamo menzionare l’impegno costante di chi, all’interno della nostra compagine politica, sta localmente tentando di operare un cambiamento culturale orientato all’utilizzo delle energie alternative. Dobbiamo ancora riconoscere la testimonianza costante delle voci che lottano per il ripristino della linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro, inattiva dal 1987. Dobbiamo menzionare la voce di chi non ha più voce nel ripetere che il sistema sanitario locale va razionalizzato sì, ma reso anche fruibile da una popolazione di circa settantamila abitanti, che ha bisogno di cure come ne hanno bisogno i cittadini di una città di pari popolazione. Dobbiamo infine dire che le amministrazioni di una vallata ricca d’acqua hanno tutto il diritto (e anche il dovere) di organizzare localmente un’azienda speciale di diritto pubblico per la gestione idrica, anziché affidare questo bene di importanza primaria ad una società per azioni di Vallo della Lucania. A Sala Consilina, la prossima settimana, il Consiglio Comunale è chiamato ad esprimersi sull’ammissibilità di due quesiti referendari presentati dal Comitato Acqua Bene Comune (ABC) sulla gestione della rete idrica, affidata ad una S.p.A. nel dicembre scorso. Il nostro auspicio è che questi quesiti possano essere ammessi e che la decisione possa passare al vaglio della popolazione salese.

Con l’augurio che questa compagine politica possa dare un contributo decisivo al progresso della Nazione e al benessere di questa vallata, prima di cedere la parola, nell’ordine, a: Orlando Vella, Carlo Guadagno, Luciano Ceriello, sen. Aniello di Nardo, pregherei chi volesse intervenire nel breve dibattito successivo, a far presente tale intenzione prima della fine del penultimo intervento. Grazie della vostra attenzione e buon lavoro a tutti i relatori.

domenica 8 aprile 2012

Tempo di passaggi e sacrifici


In questi giorni di riflessione sul "passaggio", religioso o laico che sia, ci chiediamo se siamo tornati a celebrare riti arcaici, nei quali si sacrificavano esseri umani per soddisfare i voleri (o i capricci) di divinità adorate da comunità primitive. Siamo giunti a questo, oppure siamo ancora capaci di immaginare un assetto sociale che vada oltre il volere dei fantomatici "mercati" che tutto muovono e tutto regolano?
La sede della BCE a Francoforte

La diatriba sull’articolo 18 è solo un esempio dei tanti paradossi che la politica italiana sta elaborando. In effetti, si comprende come questo “passaggio” parlamentare sia di fondamentale importanza per chiedere altri sacrifici (forse anche umani) alla Nazione: l’obiettivo è di giungere alla licenziabilità di centinaia di migliaia di persone, così come è accaduto in Grecia. In questo modo, i “mercati” saranno soddisfatti del “sacrificio” e il resto del Paese riuscirà a sopravvivere (e questa sarà, probabilmente, la litania che ci verrà propinata a rete unificate). E chissà per quanto tempo, dopo l'operazione draconiana, la Nazione sopravviverà al disastro sociale procurato da questo paradossale modo di intendere l’azione politica. Intanto, il sacrificio attuale di milioni di persone, tra nuovi poveri e disoccupati, non sembra essere sufficiente a sfamare l’ingordigia dei “nuovi ricchi”. Se crediamo che in tempi non molto lunghi vi è conservazione della massa monetaria, bisognerà dire che, se da una parte si crea povertà, da qualche altra si crea ricchezza. E quindi, sarebbe opportuno scovare questa ricchezza. Innanzitutto, sarebbe opportuno evitare la concentrazione di cariche e incarichi pubblici; da subito. Sarebbe utile, poi, stabilire un tetto alquanto basso alle retribuzioni da pubblico impiego, in quanto lo Stato – per primo - non può alimentare le diseguaglianze sociali. Sarebbe poi giusto stabilire regole che impediscano una così grande disparità tra la paga di un operaio e quella di un cosiddetto “manager” di una qualsiasi impresa. Per una volta si potrebbe incominciare dall’alto, toccando i papaveri e lasciando in pace le papere.
Senza alcun ardore ideologico, si potrebbe istituire un reddito minimo garantito per tutti coloro i quali non riescono a trovare impiego: ognuno di noi ha infatti bisogno di un posto dignitoso dove vivere, di cibo a sufficienza e di un lavoro. E su quest’ultimo punto si esprime persino la Costituzione, quando afferma che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, anche se le forme di partecipazione democratica si stanno affievolendo sempre di più e il lavoro sta scomparendo a poco a poco. Le risorse per rendere la vita meno grama alle fasce più deboli della nostra società potranno essere prese dai grandi patrimoni, con buona pace dell’onesto (ehm!) accumulo di danaro nel corso degli anni.

I cosiddetti PIIGS (Portogallo, Irlanda,
Italia, Grecia, Spagna).
La lotta alla criminilità organizzata dovrebbe poi essere un imperativo categorico per il nuovo corso politico e sociale. Uno Stato che non saprebbe vincere la guerra contro la malavita, ormai fermamente radicata in tutto il territorio nazionale, non dovrebbe essere degno di chiamarsi tale. In alcune regioni, infatti, si assiste all’assurda inversione dei ruoli, dove lo Stato viene visto come vessatorio e il malavitoso come un salvatore del cittadino vessato. La criminilità, nelle sue floride attività illegali, riesce così ad attirare consenso sociale, anche attraverso l’elargizione di posti di lavoro, mentre lo Stato arretra sul fronte dei diritti costituzionalmente garantiti, come il diritto alla salute. Per fare solo un esempio, non si dovrebbe lasciar morire – dopo sei ore di attesa - una persona in un pronto soccorso, così come purtroppo è anche accaduto. Questa strana rappresentazione dell’assetto sociale è, a volte, alimentata proprio da una classe dirigente poco osservante delle leggi e molto attenta al proprio tornaconto. Per questo, nel corso degli anni, si è assistito alla corsa alla poltrona, non tanto per mettersi al servizio della collettività, quanto per aggiustare affari propri o quelli di amici e parenti. E questo non è successo solo in politica. Un sistema che si è retto su questi schemi non ha saputo affrontare la pressante richiesta di innovazione di un mondo che avanzava speditamente verso traguardi scientifici e tecnologici sempre più spinti. E laddove ha cercato di reggere il passo con la modernità, ha abbandonato la propria identità culturale, facendo di luoghi e terre incontaminati un ammasso di cemento e di brutture di ogni tipo e trasformando le tradizioni socio-economiche del posto in un cumulo di cenere. Lo strapotere della criminalità organizzata, inoltre, si è chiaramente manifestata agli Italiani allorquando un ministro della Repubblica ha voluto affermare che con la malavita bisognava convivere. Un’infelice concetto che rende bene, tuttavia, la forza dell’economia mafiosa nel nostro Paese.


Per giunta, oggi si vive in una sorta di stato di guerra dettato dai potentati economici che hanno preso di mira, sembrerebbe, il benessere dei cittadini comuni. Da qualche parte, poi, si sente parlare di crisi come opportunità. Se questo è vero, l’opportunità risiede nel fatto che alcuni stanno approfittando della crisi per accumulare sempre più ricchezze, così come i rilevamenti statistici sui flussi monetari ci fanno intuire. Le grandi imprese di distribuzione di servizi essenziali, infatti, non conoscono crisi e sono sempre pronte a far quadrare i conti con aumenti delle tariffe, a volte non ben giustificati. E in questa guerra economica si innesta una nuova lotta di classe: quella della casta privilegiata contro quella che una volta si indentifivava con la classe operaia. Nella visione marxista la classe operaia avrebbe preso il sopravvento sulla borghesia dominante proprio perché demograficamente più rilevante. In questo mondo alla rovescia, la casta sta prendendo il sopravvento sulla classe media e sui ceti sociali più deboli, proprio perché in possesso delle leve del potere politico, economico e finanziario insieme e proprio perché sembra abbia accettato, molto cinicamente, la "convivenza" con la criminalità organizzata. Molti di noi stanno assecondando questo disegno in modo più o meno consapevole. Cosicché, mentre la religione una volta poteva essere pensata come un mezzo per sopire i rancori sociali, oggi i meccanismi per poter controllare la rabbia, che la classe media e i ceti meno abbienti stanno covando, sono di diversa natura. Si parta dal considerare che, nell'attuale modello sociale, il livello di utilizzo dei beni prodotti è diventato talmente elevato che gli scarti della società dei consumi (i rifiuti) costituiscono oggi un vero e proprio problema dal punto di vista ambientale. Alcuni sostengono che abbiamo creato un mostro: una società che si regge sul consumo e sulla crescita, ossia sulla realizzazione di un prodotto interno lordo sempre maggiore. Ed ecco il nuovo oppio: il cittadino diventa un consumatore pacifico se nel suo paniere riesce a inserire, acquistandoli, un numero di beni sufficiente alla propria soddisfazione. Pertanto, il telefono cellulare (per fare un esempio banale) diventa, a ragione, un oggetto essenziale; il grado di sofisticazione tecnologica (e quindi il prezzo) dello strumento, tuttavia, diviene uno "status symbol", così come è avvenuto per l’automobile. Pur tuttavia, un modello di società siffatto non è "sostenibile", ovvero non permette la sopravvivenza del modello stesso se non per un numero di anni esiguo sulla scala del secolo, diciamo. In questo modo, dobbiamo trovare nuovi modelli e nuovi paradigmi al di fuori degli schemi che potrebbero portarci al collasso sociale e al disastro ecologico. E qui dovrebbe intervenire la politica che, al momento, altro non sa fare che assecondare la sconfitta delle classi sociali più deboli a favore della casta.


I modelli di sviluppo proponibili non possono che essere ispirati alla sostenibilità del futuro di "Gaia", ossia dell’ecosistema nel suo insieme, e a una maggiore sostenibilità sociale, costituita da un progressivo livellamento del grado di benessere dei cittadini. Per venire incontro alle richieste di sostenibilità ambientale, si dovrà passare dall’era del petrolio, inquinante e concentrato nelle mani di pochi, a quella completamente decarbonizzata  e democratica dell’idrogeno, così come previsto da Jeremy Rifkin [1]. Questo stesso passaggio semplificherà il ruolo del politico nel trovare le giuste leve per armonizzare i livelli di reddito e di godimento dei benefici materiali che la "generazione distribuita" di energia pulita produrrà. La comunità umana scoprirà, dopo l’abbandono dell’era del petrolio, che lo sfruttamento indiscriminato delle risorse della Terra costituisce un atto eticamente scorretto. Per addivenire a questo "passaggio" c’è bisogno di una profonda trasformazione culturale e scientifica. Molti stanno lavorando per rendere possibili questi eventi nel futuro, mentre dubitano che gli attuali politici possano essere preparati a guidare, in modo socialmente accettabile, questi "passaggi" cruciali. Per il momento la casta sta semplicemente chiedendo vittime sacrificali da immolare sull’altare del mercato, facendo credere a tutti che "il mondo sta cambiando". Parlano, tuttavia, di un mondo vecchio, senza comprendere affatto l’unico scenario futuro possibile per l’astronave Terra. Sono cariatidi imbalsamate che vorrebbero fermare il tempo, per continuare a godere dei loro privilegi. Sono cariatidi cieche, infine, perché non comprendono che il vecchio modello economico e finanziario non regge più; dovremo cercare nuovi approdi socio-economici e formulare nuove proposte politiche per poter risolvere, in modo definitivo, i nodi congiunturali che questa classe dirigente ha creato. La strada sarà lunga e sarà bene cominciare da subito questo cammino.  

[1] J. Rifkin, Economia all’idrogeno, Arnoldo Mondadori Editore (2002).