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giovedì 28 agosto 2014

Casa Nostra


Due querce secolari che invadono la 

carreggiata in località Quattro Querce 

a Sala Consilina.
I paesi del Vallo di Diano (oblungo altopiano attraversato per intero dal fiume Tanagro e posto a Sud di Salerno) dovranno decidere se confluire in un unico ente oppure rimanere divisi in tante realtà territoriali contrapposte negli interessi di campanile o di bottega. A sentire le litanie degli amministratori fantasma, questo passo “storico” si farà. Questi ectoplasmi si materializzano solo nelle occasioni mediatiche e scompaiono opportunamente quando devono dar conto ai cittadini su problemi inerenti la salute, l’economia, i rifiuti (vero e proprio business locale che conta punte di eccellenza nello smaltimento illecito), il bene acqua, i beni ambientali e così via. Per anni hanno praticato una politica di divisione quasi su tutto, riuscendo addirittura a non tramutare i punti di forza del territorio in una ricchezza per tutti. Anzi, hanno continuamente depauperato il comprensorio con scelte miopi. Un esempio, solo per rendere l’idea.


Una fontana pubblica sigillata con cemento (si 
immagina dopo la cessione della rete idrica da 
parte del Comune ad una S.p.A. di Vallo della 
Lucania) nel centralissimo parco giochi nei 
pressi della Chiesa di S. Anna a Sala Consilina. 
Il Vallo di Diano ha una produzione di acqua di altissima qualità in surplus. Ossia, con l’ottima acqua valdianese possiamo non solo soddisfare le esigenze dei circa 60mila abitanti del posto, ma possiamo rifornire – così come avviene oggi – i territori vicini tramite condotte e quelli meno vicino con l’imbottigliamento di questo bene prezioso. A Sassano, tuttavia, è sgorgata acqua sporca per anni dai rubinetti delle case degli abitanti delle frazioni Silla e Varco: le due ordinanze di non potabilità emanate dal sindaco dell’epoca, Gaetano Arenare, comprovano quanto si dice. La prima ordinanza del sindaco, datata 25-11-1998, veniva revocata solo il 24-01-2001, dopo che era stata inviata alla Procura una lettera che chiedeva il ripristino della normalità nel paese. Si potrebbe allora ipotizzare che alcuni dialoghi istituzionali avessero suggerito la revoca. Nulla di male in tutto ciò. Eppure, il problema non era stato rimosso, se non dal punto di vista meramente burocratico. Una seconda ordinanza, datata 19-10-2002, infatti, doveva essere emessa a causa dell’invasione dei rubinetti da liquido fangoso. L’ordinanza veniva poi revocata in data 26-11-2002. Ma il disagio dei cittadini veniva schernito due volte. La prima, mediante l’invio di avvisi di pagamento in cui, per l’acqua sporca, veniva richiesto prezzo pieno. Circa duecento famiglie allora intentano causa al Comune di Sassano e al Consorzio Acquedotti Cilento (CONSAC) che, nel frattempo era intervenuto nella gestione dell’acquedotto, credo perché qualcuno aveva percepito lo stato di esasperazione prodotto dalla non potabilità dell’acqua, che assumeva un caratteristico colore rossastro quando si aprivano i rubinetti. E ciò avveniva non senza i soliti strani balletti di cui siamo increduli spettatori ancora oggi a Sala Consilina. La seconda, mediante un sollecito di pagamento da parte del Comune di Sassano proprio alla vigilia delle elezioni provinciali del giugno 2009 (una coincidenza?) e proprio mentre si era in attesa dell’agognata sentenza del procedimento civile N. R. G. 281/03. Da un verdetto salomonico (che ci era stato preannunciato non so per mezzo di quali poteri divinatori) si apprese, successivamente, che era “giusto” pagare l’acqua a metà prezzo. L’insolvenza contrattuale presupponeva altro, così come fece notare il giudice Ferdinando Imposimato in una trasmissione di Forum dedicata alla questione. Ma tant’è. In ambiti dove un sostituto procuratore non disdegna fotografie di gruppo con attuali e passati amministratori, indistintamente di maggioranza o minoranza (pari son...), siamo già fortunati a poter discorrere di queste cose (assolutamente vere) in pubblico. La nota folkloristica in tutto ciò è che il primo cittadino di allora, già assessore provinciale alla formazione, sindaco di questo paese dagli anni ’80 fino al 2005, vicesindaco dal 2005 al 2010, presidente dell’Ergon S.p.A. (raccolta rifiuti) per molti anni e attualmente consigliere comunale, in una trasmissione di Radioacolori di Oliviero Beha, interlocutore lo scrivente, ebbe a dire che egli l’acqua se la beveva (trasgredendo, forse, la propria ordinanza). Nelle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale (A. D. MMXV) potrà ancora tranquillamente capeggiare una lista, grazie alla perdita di memoria collettiva circa questi eventi. La notizia sbalorditiva è che la lista è data per vincente da qualche commentatore locale. E chissà quanti e quali amministratori di maggioranza, prestando fede a questi commenti, stanno già considerando di ingrossare le fila del vincitore. 
 
Nei pressi dell'aviopista (una lingua di asfalto e cemento lunga 800 metri 
e larga 35 metri) a Teggiano, nel mezzo della vallata. Lo smaltimento illecito 
dei rifiuti è una triste costante nel nostro territorio.
Marco Tullio Cicerone pensava che la storia potesse insegnare qualcosa agli uomini (La storia è vera testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità). E se Cicerone credeva ciò, un motivo forse c’era. Oggigiorno, tuttavia, sembra che neanche la storia recente riesca a scalfire le coscienze, l’essenza delle quali si indurisce sempre di più in questo mercato globale della dignità. Guai a parlare di questi fatti e di altri anche più gravi (se possibile). 

Eppure, fintanto che non riporteremo la politica sui binari dell’interesse collettivo e non di quello di bottega, il territorio ne soffrirà in modo profondo. Questi stessi interessi hanno fatto sì che non fiorisse, localmente, una società pubblica per la gestione dell’ottima acqua del comprensorio. Questi stessi interessi hanno tenuto il Vallo di Diano privo di una linea ferroviaria per anni. Questi stessi interessi, infine, priveranno di un futuro vero le generazioni a venire, se non sapremo trovare la forza per uno scatto di orgoglio e dire no a chi fa della politica un mezzo per accrescere solo ed esclusivamente le proprie posizioni di rendita, ormai consolidate negli anni. E per finire, diciamo che potremmo anche incamminarci verso la strada che ci porta alla “Città del Vallo di Diano”, ma dovremmo farlo con spirito diverso, altrimenti sarà solo un modo più sbrigativo, senza più passare attraverso tante delibere di altrettanti Consigli Comunali, per completare l'operazione di svendita di quei pochi gioielli residui che ancora conserviamo in casa nostra