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mercoledì 18 novembre 2015

Un nuovo patto politico contro il rischio di desertificazione sociale del Vallo di Diano

Si torna a scrivere su cose ormai note. E come nella trama scontata di un film drammatico, assistiamo alle sequenze finali, nelle quali i protagonisti devono purtroppo prendere atto di un triste epilogo: la desertificazione sociale della vallata.
Così come altri giornalisti e analisti hanno fatto rilevare in questi giorni, l'inizio del declino del Vallo di Diano può essere fatto coincidere con l’anno 1987. Proprio in quell’anno veniva chiusa al traffico la linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro. Poche le voci contrarie alla chiusura allora. Pochissime le voci favorevoli alla riapertura oggi. Molti, invece, i tentativi di speculazione e di aggressione nei confronti della strada ferrata. Solo per citare un esempio eclatante, lo stesso sindaco pro-tempore di Sala Consilina veniva rinviato a giudizio, nel 2013, insieme al direttore dei lavori del viadotto autostradale e del direttore dei lavori dell'Anas, per alcuni lavori compiuti sul viadotto stesso in località Quattro Querce a Sala Consilina. Il processo (*) si sta oggi svolgendo a Lagonegro, nell’indifferenza dei più, dopo la chiusura del Tribunale locale nello stesso anno 2013 voluta dal “Partito della Nazione” (PdN). L’intera vicenda ha dell’incredibile ed è indicativa, per chi volesse trarne qualche utile spunto di carattere socio-politico, di quanto sia tenuta in considerazione, in questo lembo di terra, la strada ferrata, che oggi potrebbe collegare i centri valdianesi alla linea ad alta velocità a soli 70 Km di distanza.

Si legge, infatti, in un articolo apparso su La Città il 6 gennaio 2013 a firma di Pasquale Sorrentino. … « da un significativo fascicolo fotografico sullo stato dei luoghi del Corpo Forestale dello Stato e dal verbale di accertamento della Direzione compartimentale di Rete Ferroviaria Italiana del marzo 2010 si evinceva che una stretta strada comunale di campagna, parallela alla linea ferroviaria, al servizio di un complesso immobiliare privato di nuova costruzione in località, aveva invaso il demanio pubblico ferroviario. La Procura aveva fatto richiesta di archiviazione al Gip. Questi però disponeva - anche a seguito di una nostra opposizione alla richiesta di archiviazione - l'imputazione coatta per danneggiamento della linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro nei confronti del direttore dei lavori del viadotto e del direttore dei lavori dell' Anas. Lo stesso Gip ordinava l' imputazione coatta del sindaco di Sala Consilina per occupazione di demanio pubblico ferroviario». Il virgolettato contenuto in uno degli innumerevoli (quanto inutili!) comunicati della Sede Codacons del Vallo di Diano.

 Naturalmente, gli eventi che si sono succeduti negli anni non hanno fatto altro che mettere in evidenza una sorta di cecità di un’intera classe dirigente e dei clarinetti che l’hanno sostenuta. Pronta a dilaniarsi su questioni di potere locale, questa congrega di opere pie è stata totalmente incapace di progettare un futuro di prosperità per le future generazioni. Così come nel medioevo, quando ai valvassini bastava godere di un potere periferico quali rappresentanti di un più solido e dispotico potere centrale, alcuni amministratori locali hanno fatto a gara per occupare poltrone utili solo per la distribuzione delle pubbliche commesse. Ed è stato così che alcuni appalti di opere pubbliche hanno percorso strade circolari, ritornando al mittente nella terra di nessuno, dove la giustizia sociale è diventata un miraggio ancor prima di quel fatidico 13 settembre 2013.

E proprio nel 2013 furono in pochi a partecipare alla marcia organizzata dalla sede Codacons locale: si partiva dal Tribunale per arrivare al punto più vicino della linea Sicignano-Lagonegro in località Sant’Agata. Molti ci derisero. Ma quella marcia era solo l’inizio di un triste percorso verso il deserto sociale che si stava parando davanti agli occhi dei valligiani. Avranno adesso di che ridere i benpensanti di allora. Ancora prima – nelle amministrative locali del 2009 - molti non compresero una candidatura a Sala Consilina per un esperimento politico che andasse al di là dei confini del paese e che investisse temi comuni a tutta la vallata. E così, in occasione delle regionali del 2015, abbiamo dovuto vedere affissa sui muri di quella stessa cittadina l’assurda frase “Io voto salese”. Mentre proprio ai cittadini di Sala Consilina doveva essere proposto un nuovo patto politico. Per il fatto stesso che essi fossero residenti in quello che una volta fu il paese capofila della vallata, era necessario - per quegli stessi cittadini - farsi promotori di esperimenti politici che potessero ridare slancio alla vita socio-economica di tutto il Vallo di Diano. E, invece, prima le annunciate dimissioni dei sindaci della vallata, mai formalizzate, per protestare contro la soppressione del tribunale, poi il “voto salese” hanno definitivamente rotto questo patto tra i cittadini della vallata, implicitamente accettato da molti. Ora nemmeno si prova più a chiamare gli altri sindaci a raccolta per scongiurare, con uno “scatto d’orgoglio”, la definitiva perdita di un carcere-gioiello, dove il numero di ore trascorse fuori dalla cella erano ben otto e dove si potevano svolgere attività culturali e di formazione.

Addirittura, coloro i quali rappresentano localmente i materiali esecutori di questo ennesimo scippo, inscenano adesso strane esibizioni di protesta, offendendo l’intelligenza del cittadino medio.Ormai rotto il primo, adesso sarebbe opportuno un secondo patto politico tra la gente del Vallo di Diano. Un patto che possa, per prima cosa, scongiurare l’arrivo delle trivelle. Perché noi crediamo che la desertificazione sociale del territorio, l’impoverimento economico progressivo e l’abbrutimento del paesaggio siano funzionali alle mire di chi da questo Sahara vorrebbe estrarre petrolio a seimila metri di profondità. Un patto che vada stretto tra i cittadini e le forze extra-governative per un impegno reciproco. I cittadini valdianesi si impegnerebbero a risanare le ferite impresse al paesaggio e alla natura, nel rispetto delle vere vocazioni del territorio, mentre le forze sociali esterne si impegnerebbero a rendere questo territorio vivibile, costringendo il governo a riaprire al traffico la linea ferroviaria, ergendosi a salvaguardia dei presidi sanitari locali e facendo in modo che i servizi sottratti al cittadino nel corso degli anni vengano progressivamente ripristinati. Nessun paese sarà più capolfila di nulla nel nulla, ma si andrà verso la creazione di un’unione dei paesi del Vallo, per condividere servizi e risorse, ognuno con la propria identità storica e culturale, senza più cianciare su fantomatiche città.

E, soprattutto, tutti i cittadini si impegneranno a mettere in netta minoranza tutti i rappresentanti delle forze di governo in tutti gli enti locali del comprensorio. Perché, anche se molti sindaci, nonostante recenti adesioni spontanee, rinunciassero oggi alla tessera del PD (un partito che sembra avere una sorta monopolio politico localmente), ci sono molte altre tessere che possono portare consensi a quel PdN che tanto male ha fatto al Vallo di Diano. In questo partito esteso, infatti, si funge da rappresentante locale delle forze di governo e, nel contempo, da tenace oppositore delle decisioni del governo centrale. Per poter prendere in giro il cittadino anche alla prossima tornata elettorale. E perché sia sempre rispettato il motto “Io voto salese… e ne pago le spese “.



Sassano, 7 novembre 2015


* Si legga aggiornamento nel commento sottostante.


mercoledì 11 novembre 2015

Bomba o non bomba, si arriverà al dunque…

Salerno, 11 novembre 2015

Ore 9.50, aula n. 16 del Tribunale di Salerno. Entra il collegio giudicante (al completo). La quinta prima udienza del processo denominato Chernobyl dovrebbe iniziare tra un’ora circa. In aula pochi avvocati delle parti civili. E’ presente, come in ogni (prima) udienza finora celebrata, l'avv. Alfonso Penna che rappresenta il Comune di Sassano e supplisce all’assenza di vari altri legali che dovrebbero curare gli interessi di altri Comuni del Vallo di Diano. Tra le parti civili sono presenti in aula l'avv. Vera Sticco, che rappresenta Legambiente e Coldiretti, l’avv. Matteo Marchetti per il Codacons e Vincenzo Di Riso, referente del Comitato cittadino Ponte Barizzo di Capaccio. Anche il Ministero dell’Ambiente è rappresentato in aula.

Sono previste altre udienze prima della quinta prima udienza del processo Chernobyl. Colpisce la mancanza quasi totale di attinenza con quanto di grave si dovrebbe trattare in questa quinta prima udienza sullo smaltimento illecito di rifiuti. Telefonate, messaggini e vicende sentimentali tengono banco: l’amministrazione della Giustizia è anche tutto ciò. I fatti, legati ad un’intricata vicenda sentimentale che coinvolge varie persone, risalgono alla fine del 2013. Ma come è celere la Giustizia in alcuni casi! Più di una dettagliata deposizione testimoniale  su un uomo conteso tra due donne riempie il cuore di speranza che quanto accade in questo mondo è anche dettato dall'Amore, la forza attrattiva nel pensiero di Empedocle, e non solo dall’Odio, forza ritenuta repulsiva dallo stesso pensatore di Agrigento.Buongiorno principessa”… questo l’incipit dei messaggini letti in aula. E poi vacanze estive e gite domenicali raccontate con dovizie di particolari. Sembra di assistere ad un’edificante telenovela, di quelle che lasciano una traccia nell'animo. Ed è molto giusto che anche il “non posso vivere senza di terimbombi nelle austere aule dei nostri tribunali, per allietarne l’aulica atmosfera.

Oggi, tuttavia, si dovrebbe decidere sulla costituzione di parte civile di tutti gli Enti e di tutte le Associazioni che hanno fatto richiesta di prendere parte attiva al processo Chernobyl. Oggi si dovrebbe intraprendere un importante cammino per comprendere cosa sia successo negli anni 2006-2007 nei 41mila metri quadrati di terreno agricolo del Vallo di Diano posti sotto sequestro dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. E perciò, finito con le senz'altro formative testimonianze sulle vicende amorose di un fortunato (o sfortunato?) amante, i lavori giudiziari vengono sospesi per una decina di minuti. Sono le undici e con l'avv. Marchetti si pensa di andare al bar nelle immediate vicinanze del Tribunale a prendere il primo caffè della giornata, dopo la rapida colazione della mattina. La giornata è straordinariamente bella; un sole quasi primaverile riscalda le coste del capoluogo di provincia. Ma l'avv. Marchetti si accorge che qualcosa di anomalo sta succedendo: le porte del Tribunale stanno per essere chiuse proprio quando ci accingiamo a bere il caffè. Bevuto in tutta fretta l’agognata tazzina di caffè, si corre verso la porta del Tribunale. Che sta succedendo? Allarme bomba la risposta.

Corso Vittorio Emanuele a Salerno, ore 12:00 del giorno 11-11-2015


Con l’avv. Marchetti si aspetta al di fuori di quella porta, dalla quale escono a piccoli gruppi le persone. Verso le 11 e trenta si riesce a sapere che la quinta prima udienza del processo Chernobyl è stata rinviata al 20 gennaio 2016 (decisione presa in un attimo?). Antonello Venditti cantava “bomba o non bomba, noi arriveremo a Roma. A guardare la scena, anche nei volti delle persone che uscivano (per nulla allarmate, alcune – anzi – visibilmente felici) dalla porte in ferro del Tribunale, nel notare l’assembramento intorno allo stabile (una vera bomba avrebbe dovuto consigliare di allontanarsi ancora di più dal Palazzo di Giustizia), una domanda attraversava la mente: “Chi è Stato”? Di certo non tutti quei bambini e quelle maestre che aspettavano che l’allarme rientrasse nel bel mezzo di Corso Vittorio Emanuele. Essi erano stati distolti dalle attività quotidiane da chi è Stato, da chi decide se si va a scuola, se si celebrano i processi, se questi processi possono essere seguiti oppure no dalla stampa nazionale o locale. Quindi è Stato chi sorride di queste assurde vicende, facendo finta di stare dalla parte degli onesti. È Stato chi si dimostra indifferente, è Stato chi decide di non andare più a votare solo perché si è accorto di non aver votato molto attentamente in passato. È Stato chi non ha il coraggio di essere un cittadino ma preferisce il rassicurante abbraccio di un conformismo locale che porta dritto verso l'anticamera della corruzione e del malaffare, locale e globale. Intanto la prescrizione del reato di disastro ambientale, di cui sono accusati gli imputati, è prevista per il giugno del 2019. La sesta prima udienza si celebrerà nel 2016; un passo in avanti è stato fatto, nell'indifferenza della quasi totalità della stampa.