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sabato 30 luglio 2011

PEZZI DI GOMORRA NELLA VALLE DELL’EDEN

Riflessioni sulle condizioni ambientali e sociali del Vallo di Diano o di qualsiasi altra estensione territoriale omogenea del nostro Sud

Materiale di risulta nel Boschetto paleo-palustre
Lembo meridionale della provincia di Salerno al confine con la Basilicata, un’ubertosa e oblunga vallata è attraversata longitudinalmente dal fiume Tanagro. Dopo l’unità d’Italia si intraprese la costruzione, parallelamente al corso d’acqua, della linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro, portata a termine nel 1892. Agli inizi del secolo scorso la classe contadina del posto contribuì con le proprie braccia alla bonifica completa delle terre acquitrinose e malsane periodicamente invase dal Tanagro e dai suoi numerosi affluenti. Alcuni pagarono quell’impegno con la vita, ma alla fine tutti intravidero un promettente futuro di riscatto sociale e di emancipazione culturale. Nacquero figli nobili nella Valle dell’Eden e quella via di fuga ferrata li portò lontano, forse troppo lontano.

Nel 1987, col pretesto dei lavori di adeguamento, il traffico sulla linea ferroviaria venne interrotto; non è più stato riattivato. Le sterpaglie ormai definitivamente occultano il tracciato delle due parallele metalliche che scorrono affianco al placido corso del Tanagro. L’involuzione socio-economica successiva a quella data non si è fatta attendere. E la Valle dell’Eden conosce oggi conseguenze simili a quelle scaturite dalla maledizione di Gomorra. Una classe dirigente inamovibile non ha più prestato attenzione alle richieste di modernità della cittadinanza. Di contro, gli interessi particolari sono stati salvaguardati. I terreni agricoli sono stati invasi da capannoni vuoti e zone industriali costruite, nell’indifferenza di tutti, nelle zone di pregio ambientale, così come sono state riconosciute dalla Comunità Montana locale.
Materiale di risulta utilizzato come sostegno all'argine
nel Parco di Silla: sono visibili spuntoni in ferro all'interno del
cemento armato a diretto contatto con l'acqua.

A tale punto è giunta l’arroganza e l’insipienza di chi ha amministrato queste terre che la vocazione agricola e turistica del territorio è stata snaturata per lasciare il posto al pervasivo cemento, comparso anche ad alta quota nel vicino Parco Nazionale per fini speculativi. La risorsa acqua, sgorgante in surplus dai monti perimetrali, è stata occultata per improbabili fini irrigui e in parte inquinata fino al punto da rendere alcuni affluenti del Tanagro completamente privi di vita. Un tempo la fauna acquatica guizzava in quelle acque e il solo utilizzo di questi canali per l’allevamento ittico sarebbe potuto diventare una fonte di ricchezza per gli abitanti del luogo. Tuttavia, chi ha denunciato le continue morie di pesci veniva guardato con fastidio da alcune istituzioni locali. Forse perché non si doveva sapere che nei terreni (e forse anche nelle acque!) venivano sversati, a più riprese, rifiuti tossici, così come purtroppo si è appreso dalla recente inchiesta Chernobyl condotta dal p.m. Donato Ceglie presso la lontana Procura di Santa Maria Capua Vetere. Nel mentre, la natura era prodiga di doni e faceva sgorgare dalle falde in pianura acqua sulfurea. Ma nessuno se ne dava per inteso. E chi ne parlava di questi doni non faceva altro che indurre fastidio negli amministratori.
Ancora materaile di risulta nel Boschetto
paleo-palustre

Eppure noi oggi siamo ancora qui a chiederci perché qualcuno da lontano avesse capito cosa stava accadendo al nostro territorio, mentre proprio noi abitanti del luogo abbiamo preferito tenere le bocche cucite. Forse lo abbiamo fatto per non confermare che la Valle dell’Eden era diventata, definitivamente, una Gomorra nostrana?    

Per finire, propongo un pezzo di Di Feo e Fittipaldi tratto da L'Espresso dell'11 settembre 2008

 
Così ho avvelenato Napoli
Gianluca Di Feo, Emiliano Fittipaldi
L’Espresso  - 11 settembre 2008 -

Le confessioni di Gaetano Vassallo, il boss che per 20 anni ha nascosto rifiuti tossici in Campania pagando politici e funzionari
… intendo riferire sullo smaltimento illegale dei rifiuti speciali, tossici e nocivi, a partire dal 1987-88 fino all'anno 2005. Smaltimenti realizzati in cave, in terreni vergini, in discariche non autorizzate e in siti che posso materialmente indicare, avendo anche io contribuito...


lunedì 25 luglio 2011

LA NOBILE PAROLA D’ONORE DI UN RE E I MOTI DEL CILENTO DEL 1828

Potrebbe sembrare che queste righe non abbiano alcuna attinenza con il presente. Eppure la storia, sebbene insegni poco a chi ambisce a vestire i panni del tiranno, è sempre viva e dal passato, a volte, investe la nostra quotidianità con un flusso continuo di passioni, idee e ricordi. Il post è stato scritto, anche grazie alla consultazione di Wikipedia, dopo una visita a Bosco il 24 luglio 2011. 

·         Cosa successe nel 1828 a Bosco e perché la gente si ribellò?
Nel 1820 il Re Ferdinando I delle Due Sicilie, in seguito ad alcune sommosse organizzate dalla Carboneria, fu costretto a concedere una costituzione ai suoi “sudditi”. Pochi mesi dopo, tuttavia, lo stesso Re – rinnegando i suoi stessi giuramenti - chiese ai suoi alleati di aiutarlo a restaurare il regime assolutistico. In questo modo, l’anno successivo (1821) le truppe austriache, dopo aver sconfitto l’esercito borbonico guidato da Guglielmo Pepe, presero la città di Napoli. La costituzione fu quindi abrogata, formalmente contro la volontà del Re. I Carbonari cercarono di riorganizzarsi per ottenere di nuovo la possibilità di mitigare il potere assoluto del Re attraverso il Parlamento napoletano e per poter portare avanti gli ideali di eguaglianza e di libertà.

Bosco: la chiesa di San Nicola
Il canonico Antonio Maria De Luca, nato Celle di Bulgheria nel 1764, nel breve periodo costituzionale fu deputato al Parlamento per il distretto di Vallo della Lucania. Il canonico organizzò, con i Filadelfi (massoni del Cilento e dell’irpinia), la sommossa  nell’estate del 1828. Un congiurato, tuttavia, lasciò trapelare l’intenzione rivoluzionaria, che venne scoperta in anticipo dal Re Francesco I, che nel frattempo era succeduto a Ferdinando I. Dopo i primi moti locali nel Cilento nella notte tra il 27 e il 28 giugno del 1828, il maresciallo Del Carretto, già carbonaro e capo di Stato Maggiore nell'esercito costituzionale di Guglielmo Pepe, prese a marciare da Napoli alla volta del Cilento alla testa di 8.000 soldati. I ribelli, alla notizia dell’arrivo dell’esercito, consapevoli della loro inferiorità numerica e delle loro limitate capacità belliche, si dispersero.
Josè Ortega: Campesina de Bosco
(dettaglio)
Giunto nel Cilento, il maresciallo Del Carretto fece radere al suolo a cannonate la cittadina di Bosco. Furono eseguite numerose condanne a morte e le teste degli insorti giustiziati furono esposte nelle località della zona. La resa ufficiale avvenne a Vallo della Lucania il 7 luglio 1828, ma molti insorti si dettero alla macchia. Il canonico ribelle non fu trovato dal maresciallo Del Carretto, che minacciò di riservare la stessa sorte di Bosco a Celle di Bulgheria, paese natale di De Luca. Quest’ultimo, però, per evitare una dolorosa sorte al proprio paese, si consegnò all’esercito borbonico e il 24 luglio 1828 venne giustiziato, insieme al nipote, anch’egli canonico. Per l’esecuzione si aspettò la scomunica dell’arcivescovo di Salerno Camillo Alleva, che arrivò puntuale. Le crudeli azioni repressive si protrassero per circa un anno. I fratelli Capozzoli (Donato, Domenico e Patrizio), infatti, fuggiti in Corsica e poi tornati a Palinuro, vennero fucilati in pubblico e le loro teste furono mozzate e portate in mostra nei paesi limitrofi.

·         Bosco e Josè Ortega
Concludo questo post con le parole di Ugo Di Pace*, nel tentativo di capire il legame ideale tra i moti del 1828, la cittadina di Bosco – tranquillamente adagiata tra i monti del Cilento e lo splendore del Golfo di Policastro - e la pittura e l’ideologia di Ortega.

Josè Ortega
“Il pittore del mondo contadino, nato nella terra di Don Chisciotte, scelse quella cittadina di poche centinaia di anime come seconda casa. Poteva essere Parigi, dove Ortega, condannato dal regime franchista per reati di opinione, si trasferì in esilio nei primi anni Sessanta. Poteva essere Matera, la città dei Sassi, dove pure Ortega andò a vivere nel 1973» . L’artista spagnolo che la critica definisce un esponente del realismo pittorico con Guttuso, Migneco, Cantatore e Guerricchio, scelse Bosco, per vent’anni, prima di andare a morire a Parigi. E sembra di vederlo Ortega nella sua casa di Bosco, tra le famose maioliche che raffigurano i moti rivoluzionari risorgimentali del 1828. Era qui che Ortega, grande amico di Sandro Pertini, trovò serenità ed ispirazione. Forse perché qui, nel Cilento, Ortega ritrovò uomini e donne liberi, refrattari ad ogni tentativo di oppressione, uomini e donne pronti a ribellarsi a tutte le forme di odiosa limitazione della libertà”.
* Ugo Di Pace, “Bosco omaggia l’arte di Ortega, pittore comunista allievo di Picasso”, Corriere del Mezzogiorno, 1 luglio 2011 cormezz_UgoDiPace

sabato 23 luglio 2011

LETTERA A UN AMICO

Duole vedere come, nel tentativo di difendere quel minimo spazio di libertà che resta all'opinione della gente comune (l'insieme dei cosiddetti semplici cittadini) su fatti realmente accaduti, un amico sia costretto a difendersi nelle aule di un tribunale. E' questa la società che ci stiamo costruendo e che, un po' alla volta, sta cercando di sopprimere il profumo di libertà dello spirito dialettico proprio delle civiltà a democrazia avanzata.
 Le buie stanze del potere, ormai use alle più torbide faccende, sembrano allergiche ai controlli e alle critiche. Nonostante ciò, da anni anch'io sto cercando, nel mio piccolo, di scoprire scampoli di verità - da semplice cittadino - illuminando pezzettini di quell'immenso grigiore. Un esempio è questo scritto del 2008 che dedico al mio amico che dovrà difendersi nelle aule dei tribunali e al quale esprimo la mia solidarietà, con l'augurio di poter provare che solo il senso civico e il desiderio di partecipazione alla vita pubblica hanno sospinto la sua penna in appassionati scritti.

PIOVE, MA NESSUNO SI BAGNERA’
Meditazioni di fine Ottobre (30-10-2008)
La vallata allagata a seguito di una delle piogge dello scorso
inverno
Spero di non rompere il silenzio promesso, se vi parlo sottovoce. E sottovoce vi dico che ieri ho ascoltato una notizia che ha dell’incredibile. Lo stadio comunale di Sala Consilina, recentemente inaugurato dopo i lavori di ristrutturazione, è stato definito un luogo per lo sport. E certo, uno stadio dovrebbe servire proprio a questo, alla pratica dello sport. Nel servizio che ho ascoltato, tuttavia, nessuno ha detto che quello stadio serve anche per il commercio. Il giovedì mattina, infatti, il mercato settimanale organizzato dall’amministrazione si svolge proprio nello stadio comunale, nell’ampia fascia ricoperta di asfalto nel perimetro esterno al terreno di gioco, oggi rifatto in erba sintetica: una meraviglia della tecnologia moderna! Le mezze verità, allora, a chi servono? Servono alle amministrazioni, per continuare ad imbonire il pubblico con messaggi veri a metà, la stessa mezza verità di chi dice: “Oggi, sfortunatamente, pioverà, ma nessuno, fortunatamente, si bagnerà”. E così noi non diremo mai che lo stadio comunale è stato reso più funzionale allo svolgimento del mercato, perché, altrimenti, qualcuno potrebbe essere indagato, da qualche solerte magistrato inquirente, per utilizzo improprio di fondi destinati allo sport. Ce ne guarderemo bene, allora, dal fiatare sui finanziamenti destinati alle opere pubbliche, anche se dovessero risultare un doppione di opere già esistenti a pochi chilometri di distanza, come nel caso del secondo impianto di compostaggio per il nostro territorio. E non parleremo mai dei capannoni “nominali” costruiti e abbandonati, perché nessuno si possa sentire in colpa sia per lo scempio di terreno agricolo sia per lo sperpero di danaro pubblico. Non difenderemo più le rondini, per non svelare le pochezze di chi, con la solita sicumera, non tiene conto degli appelli degli scienziati e degli ecologisti di tutto il mondo contro le disinfestazioni selvagge. E non scriveremo più fiumi di parole per non farci dire che siamo prolissi e poco chiari.
Sottovoce, tuttavia, vi racconto un’altra storiella simpatica. Una volta avere un figlio che sapeva leggere e scrivere era  motivo di orgoglio per i genitori. Oggi, se un figlio scrive è solo motivo di preoccupazione per le mamme. Non voglia il cielo che, con quegli scritti, un figlio possa scomodare qualche benpensante o qualche potente locale, o solo qualche stimato professorone iscritto a qualche potente lobby para-massonica locale. Se le mamme sono anziane, poi, la preoccupazione è ancora più grande. Ecco che, tra i mezzi di dissuasione contro lo scrivere, il leggere e l’informarsi, si potrà, da oggi, anche ricorrere all’ansia delle mamme anziane, magari già sofferenti e malate. Così, occuparsi del sociale, in un paesino dove ormai non esiste più il controllo amministrativo di un’opposizione politica (senza che per questo i cittadini e le istituzioni provino minimo scorno) è diventato quasi un crimine da punire con l’emarginazione sociale. Ed ecco allora come è ridotto un territorio che da anni non conosce più se non queste mezze verità, amplificate dai mezzi di comunicazione che si prestano al gioco: è tutto un fiorire di cultura e di economia, di spensieratezza sociale e di benessere salutare. Così, con queste mezze verità, potremo anche affermare, esultando, che stiamo, qui e adesso, vivendo la più bella esperienza di vita, mai narrata a memoria d’uomo, in questo splendido paradiso terrestre dove l’areale della cicogna serve a creare un habitat ideale per questo animale, il boschetto paleo-palustre altro non è che un ricco laboratorio di botanica, i fiumi limpidi e pescosi, l’aria tersa e non inquinata da centrali termoelettriche, il cibo della terra incontaminato e la società sana e laboriosa. Salvo svegliarsi la mattina e alzare lo sguardo su questi splendori del Vallo, stadio comunale compreso.
 Roberto De Luca
(dalla sponda sud del paradiso terrestre sopra descritto) 

giovedì 14 luglio 2011

CARO ANONIMO SASSANESE

A te che scrivi in chiave sarcastica di fatti noti – riportati in una serie di articoli reperibili ai seguenti link – celandoti, purtroppo, sotto il velo dell’anonimato, vorrei dedicare queste righe di riflessione, assicurandoti che ho sempre tenuto alta la guardia in questi anni; nonostante tutto, nonostante tutti.





Caro Anonimo,

se ognuno di noi fosse schierato a favore della legalità, allora un sussulto di orgoglio potrebbe essere sufficiente per dire :”Basta!”. Basta con la guerra, basta con il “mobbing” sociale e lavorativo, basta con la rincorsa al potere, basta con la delinquenza, basta con lo spaccio di droghe, basta con l’inquinamento, basta con la corruzione. Eppure, la “poltiglia” attuale rende le persone perbene e oneste disperse anch’esse in mille rivoli, tanto che non riescono più a parlarsi e a far fronte comune contro l’illegalità dilagante. Qualche persona perbene, addirittura, può essere anch’essa trascinata in questa grande corrente dell’illegalità diffusa, che sembra essere presente come un morbo endemico a tutti i livelli, nessuno escluso, in tutte le istituzioni, nessuna esclusa.

Partiamo dalla guerra. Con pochissime eccezioni, tutti hanno giustificato questa inutile carneficina, che avviene addirittura sotto gli occhi di “turisti di guerra” (una vergogna nella vergogna). Centinaia di vite umane perdute in territori che potrebbero essere considerati vere e proprie “terre promesse”, dilaniati da ordigni di ultima generazione. Non si deve necessariamente essere pro o contro questa o quella religione, questo o quel partito politico, questa o quella fazione per provare indignazione e sconforto per quello che è accaduto da ultimo e ancora sta accadendo. Basta essere donne o uomini perbene e onesti per poter dire basta. Ma dire basta è difficile, perché il mondo è ormai una poltiglia di idee e di ideali sfuggenti, di interessi e ragioni di stato feroci, di economie e politiche allo sbando, di attori e figuranti animati, a volte, solo dalla loro saccente - e ridicola - protervia.

Basta con la rincorsa al potere. Basta con la politica fatta da arrivisti, basta con gli affari fatti con la politica, basta con le S. p. A. costruite con i soldi pubblici e popolate dai politici e dai loro parenti e sodali. Questa un’altra piaga: se voglio assumere chi mi pare e piace, sia per sistemare i miei parenti, sia per favorire i mie sodali, potrei immaginare di fare in questo modo. Da un consorzio pubblico creo una serie di società per azioni, che godono di stato giuridico diverso rispetto ai consorzi. Faccio in modo, tuttavia, che esse siano controllate dal consorzio pubblico, che ne detiene una quota sostanziale. Faccio poi entrare nei consigli di amministrazione gente fidata e… il gioco è fatto! Ogni mio sodale è presidente di un consiglio di amministrazione. I suoi amici sono consiglieri e così intervengo in vari settori della vita sociale. Intanto faccio assumere chi mi aggrada dai miei sodali e lascio che loro assumano figli, parenti, nipoti, amici, clientes e via discorrendo. E non si creda che quello che qui viene detto sia molto lontano dalla realtà dei fatti. Il giudice Raffaele Cantone, che tanta parte ha avuto nella lotta al clan dei Casalesi, ha rimproverato alla politica proprio questi metodi nella trasmissione di Ballarò di martedì 13 gennaio 2009 (controllare per credere!). Proprio per questo è difficile agire politicamente (in senso stretto) in un contesto dove i meccanismi sono molto simili a quelli descritti e dove la rete di connivenze è estesa anche agli organismi del controllo democratico.             

Basta con le varie delinquenze! Ma come si può, tuttavia, quando il professorino (se vogliamo utilizzare un diminutivo che contiene in sé una connotazione negativa) viene recepito e descritto sui media come un fannullone o, se gli va bene, come una persona (magari pur essendo un orgoglioso studioso) colta, ma inutile per la vita sociale? Quel bene immateriale che è la trasmissione del sapere, di ogni sapere, non è più riguardata come una ricchezza. La vera ricchezza di una società. Forse così come l’agricoltura non è più riguardata come una risorsa, forse la risorsa principe di un territorio a vocazione agricola. Ormai conta il danaro, la macchina e l’abito. E quanti delinquenti vedete in bella vista nelle bellissime auto in giro per le strade dei nostri centri? Per molti giovani diventano dei veri punti di riferimento. Che conta come si sono procurati quei danari? Che conta se le loro attività sono in odore di camorra? Dalle apparenze conducono una vita brillante; vengono rispettati e temuti. Pensate che il tessuto sociale si possa corrompere fino a questo punto senza quella connivenza necessaria a rendere queste piaghe purulente fino al punto di tentare (riuscendoci) di espungere persone di cultura dalla vita attiva come dei veri e propri personaggi ingombranti? E allora, tutto dovrebbe iniziare dagli organismi di controllo (eh sì!) per capire come si attivano questi meccanismi perversi e come sia possibile che essi non siano rapidamente fermati. Salvo poi correre ai ripari quando il danno sociale è fatto.


Una lettera anonima (l'ultima in ordine di tempo) contenente
un volantino che racconta di alcune vicende amministrative
di Sassano
Quando le persone oneste sapranno organizzarsi almeno tanto quanto sanno fare i delinquenti (infatti non si parla mai di onestà organizzata, ma molto di associazioni per delinquere) allora ci sarà una speranza. Per il momento ci limitiamo ad ascoltare il canto degli assassini, intercettato dalle forze dell’ordine, accompagnato dai loro strumenti di morte nelle feroci mattanze in terra di camorra. Quando le persone oneste sapranno organizzarsi non per badare solo ai fatti propri, ma per promuovere lo sviluppo della collettività in cui vivi, caro anonimo, allora ci sarà una speranza che anche tu possa mettere una firma sotto le tue lettere.


sabato 9 luglio 2011

Prima che arrivi la pioggia

Bastano solo poche foto per far toccare con mano lo stato del fiume Tanagro e, in particolare, del canale parallelo nei pressi del ponte in località S. Agata a Sala Consilina. Proprio in quella località, nel novembre del 2010, gli argini cedettero in più punti per le piogge insistenti (e non solo!). La situazione del letto del canale parallelo, lo scorso anno, non era molto dissimile rispetto a quella che oggi vediamo in queste foto. E allora, prima che comincino le piogge autunnali, bisogna chiedere al Consorzio di Bonifica del Vallo di Diano di iniziare, con largo anticipo, l’opera di manutenzione del canale parallelo, che si sta trasformando in una vera e propria foresta.


Lo stato del canale "parallelo" nei pressi del Ponte S. Agata
a Sala Consilina



 Abbiamo udito voci, tese forse a giustificare l’assenza di intervento, che parlano di ipotetiche associazioni ambientaliste che ostacolano la manutenzione del canale e lo sgombero dai detriti del letto del fiume nei pressi del Ponte Cappuccini. L’associazione da me rappresentata sul territorio si chiama fuori, perché crediamo che la salvaguardia del territorio passi anche attraverso la manutenzione degli argini (ma dove sono finiti i pioppi che fungevano da sostegno?). È stata caldeggiata l’istituzione di una Zona di Protezione Speciale (alla quale i Comuni di Sala Consilina, Sassano, Teggiano e San Rufo sembrano non essere interessati) per l’intero tratto del fiume interessato da un importante flusso di uccelli durante la stagione migratoria. Questa richiesta è stata inoltrata dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Campania ai Comuni “non-interessati”, i quali avrebbero solo dovuto fornire la perimetrazione dell’area da sottoporre a protezione. Un’interrogazione parlamentare  su questa stranissima vicenda, dopo quella dell’On. Trepiccione ( interrogazione 1 ), ritirata per ragioni poco chiare, è stata inoltrata dall’On. Leoluca Orlando e dal Sen. Nello Formisano alla Presidenza del Consiglio (interrogazione 2 - a pag. 20467). Speriamo di poter presto avere notizie in merito all'esito di questa seconda interrogazione parlamentare.   

Il fiume Tanagro e il canale "parallelo"
- Ponte S. Agata (Sala Consilina) -

Attraverso una particolare attenzione verso l’avifauna, il territorio agricolo e tutte le zone umide del Vallo di Diano, si potrebbe attivare un percorso virtuoso per raggiungere i seguenti obiettivi:

·         valorizzazione delle colture locali;
·         creazione di vivai per la piscicoltura;
·         incremento del flusso turistico in punti per la pesca sportiva o in punti di osservazione dell’avifauna locale;
·         predisposizione di punti di ristoro per sentieri da percorrere a piedi, a cavallo o su biciclette nei pressi del fiume Tanagro;
·         contrasto all’incuria a cui da anni è sottoposto il corso d’acqua più importante della vallata;
·         estensione delle zone alberate e impianti di pioppi nei pressi dei corsi d’acqua, anche per la produzione di biomassa;
·         incentivo alla nascita di agriturismi tematici in tutta la vallata (uno per ogni specificità locale).

Queste cose rimarranno scritte solo in un grande libro dei sogni se non saremo disposti a investire - in tutti i sensi - molto di più per difendere e valorizzare i nostri beni ambientali, piuttosto che a deturparli, come purtroppo oggi riusciamo a fare anche all’interno delle zone protette.


domenica 3 luglio 2011

Se manca il "solido tramezzo"

Roberto Saviano, in un opportuno intervento sui tentativi di inquinamento del voto da parte della criminalità organizzata, ha scritto: “Il senso del "è tutto inutile" toglie speranza nel futuro, e ormai sono sempre di più coloro che abbandonano la propria terra per andare a vivere al Nord o in un altro paese. Lontano da questa vergogna. Io non voglio arrendermi a un'Italia così, a un'Italia che costringe i propri giovani ad andar via per vergogna e mancanza di speranza”.


Il pm Raffaele Marino, procuratore aggiunto nella “trincea giudiziaria” di Torre Annunziata, parlando all'Istituto studi filosofici di Via Monte di Dio a Napoli lo scorso anno, ha detto: “La mia esperienza professionale mi ha portato a verificare che nelle pubbliche amministrazioni e nelle istituzioni di molti enti pubblici in Campania c'è un'assenza preoccupante del rispetto delle regole e del diritto”. Ha poi aggiunto: “Il futuro è della camorra”. Spiegando che “la camorra… ha il solo scopo di guadagnare sempre di più e di far guadagnare persone che altrimenti non potrebbero sostentarsi”.



Sono parole, quelle di Saviano, che fanno riflettere chi si reca alle urne e vede l'inutilità dell'onestà di fronte alla tracotanza e all'indifferenza, al contempo. La tracotanza di chi, candidato, sta in pianta stabile all’interno del seggio elettorale di fronte all'indifferenza di tutti. L'inutilità dell'onestà di fronte ad una carente attrezzatura delle sale adibite a seggio elettorale. Per legge dovrebbero essere provviste di un solido tramezzo, per permettere al cittadino (questo sì!) di restare al suo interno per seguire le operazioni nel seggio, durante l’attesa prima del voto, e dello spoglio delle schede, dopo la chiusura delle urne. Pertanto, il cittadino non deve essere tenuto fuori dalla porta, anche metaforicamente parlando. Nonostante questa deficienza nell’arredo sia stata da me segnalata, in occasione delle elezioni politiche del 2008, per quanto concerne il seggio dove mi reco al voto, si continua a far finta di nulla (vedi elezioni amministrative del 2010 ed elezioni referendarie del 2011). Per chi non volesse capire ecco il riferimento di legge:



DPR del 16 maggio 1960, n. 570

Testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni



Art. 37

1. La sala dell’elezione ... deve essere divisa in due compartimenti da un solido tramezzo con un’apertura nel mezzo per il passaggio.





Chi, da cittadino, non ha il compito di far rispettare le regole, è stanco di questa indifferenza. L'inutilità dell'onestà anche di fronte alle gigantografie elettorali illegali che proliferano sulle strade: nella più completa indifferenza e nel più completo dispregio delle regole, sono state erette, ex novo, delle strutture in legno su di una strada statale per ospitare i cartelloni “pubblicitari” dei candidati nel 2010. E i manifesti elettorali illegalmente affissi sotto i viadotti ancora ci ricordano i faccioni e i nomi di chi ha partecipato alle competizioni elettorali nel recente passato. L’assenza del solido tramezzo, la presenza inopportuna dei candidati nei seggi elettorali e la pratica odiosa del manifesto selvaggio possono anche essere considerati degli indici metaforici: il cittadino tenuto fuori dalla porta già dal momento del voto; il candidato legittimato al controllo della vita pubblica già prima della propria elezione; lo spreco di carta, l’imbrattamento dei luoghi pubblici e il dispregio delle regole sempre a vantaggio del più forte e del più furbo. 



Sono parole, quelle del pm Marino, che fanno raggelare il sangue a quel genitore che vede i propri figli crescere in Campania. Bisogna allora scappare quanto prima? Bisogna dunque fare in fretta, prima che la malapianta alligni anche nelle coscienze di queste giovani vite? A chi fa finta di nulla, a chi chiude gli occhi non solo davanti ai rifiuti tossici ma davanti a tutte quelle miriadi di atti illegali che hanno contribuito a regalare, forse in modo irreversibile, queste terre alla camorra, dobbiamo infine dire grazie. Eppure bisognerebbe forse fuggire proprio per non ringraziare, anche domani, chi dovrebbe accettare i nostri figli nel mondo del lavoro. Da queste parole, tuttavia, dobbiamo comprendere che anche l'onestà più severa sarà una pratica inutile, se non saremo in grado (tutti, nessuno escluso) di ricondurre i nostri comportamenti all'osservanza di un rigoroso codice etico secondo il quale chi ha interessi locali non deve ricoprire cariche pubbliche. A volte si nota che c’è gente che fa affari con la politica e fa poi politica con gli stessi affari che porta a compimento: anche questo è camorra. Prima che sia troppo tardi, quindi, bisogna cambiare rotta. Prima che la vita dei nostri figli sia contaminata dall'omertosa indifferenza di una fetta della popolazione ormai definitivamente - anche se inconsapevolmente - allineata ai metodi della camorra, che potrebbe diventare regina incontrastata del futuro di queste terre, bisogna reagire.