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sabato 27 dicembre 2014

E vissero tutti prescritti e contenti


Se tutto crolla, può sembrare inutile stare a fare da puntello qua e là. Quando tutto viene giù come una frana, ogni singolo sforzo sembra vano. Tuttavia, è doveroso opporsi alla corruzione dilagante e fare da argine, per quello che si può, a questa valanga di fango che sta invadendo la nostra penisola. Bisogna farlo, anche se dovessimo diventare – col tempo - martiri laici, pagando di persona le gravi conseguenze dell’isolamento sociale. 

Manifesti, anche elettorali, affissi
in spazi non consentiti: nessun
responsabile.
Una vera e propria colata di fango melmoso e putido, come quello illecitamente smaltito nelle nostre campagne, ci sta sommergendo. E sembra quasi che, assecondando tale slavina, possiamo salvarci. Ma il destino ultimo della massa che scorre è un salto nel vuoto, un baratro di dimensioni tali che non ci permetterà più la risalita in tempi brevi. Pertanto, resistere fin che si può non solo è doveroso, ma è anche l’unica speranza di salvezza che ci resta.

Entrando in un’aula di giustizia, oggi non ci si chiede più a quale verità si approderà, ma quando quella sospirata verità verrà sepolta sotto il velo delle prescrizione. Come raccontava Carlo Collodi nelle sue intramontabili “Avventure di Pinocchio”, esiste un paese alla rovescia, quello di Acchiappacitrulli. Sembra allora che questo posto si stia materializzando sotto i nostri occhi in virtù di leggi fatte su misura per i delinquenti. E, in effetti, sembra proprio che oggi si chieda ai delinquenti di fare le leggi (o le riforme, così come lessicalmente connotate, per dissimulare la deriva autoritaria di cui siamo noi stessi testimoni oculari). 

Rifiuti illecitamente smaltiti nel sito di
elevato pregio ambientale del boschetto
paleo-palustre di Sassano: nessun
responsabile.
Solo una sapiente e continua lotta contro queste forze antidemocratiche oscure (perché di questo si tratta) potrà preservare il nostro futuro e quello dei nostri figli. E tuttavia, ancora non si vede all'orizzonte nemmeno l’ombra di una volontà di chiamare a raccolta le forze sociali sane residue del Paese contro la formidabile armata dei padroni, dei padrini e dei predoni che stanno primeggiando nella lotta di classe, che si credeva dovesse essere vinta dai cittadini comuni.  

Così la prescrizione di reati molto gravi viene agognata e ottenuta con mezzi e mezzucci. E la lentezza della giustizia diviene un’arma in mano a chi certamente non trarrebbe vantaggio dall'accertamento della verità. Fin qui le considerazioni di carattere generale. 

Adesso parliamo più propriamente della prescrizione dei reati ambientali, senza necessariamente mettere in relazione quanto scritto prima con quanto segue. Perché la padronanza della sintassi italiana ormai è merce rara. E consideriamo le inchieste giudiziarie Cassiopea e Chernobyl, condotte dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Sebbene la pubblica opinione non sa (o forse non deve sapere), queste inchieste riguardano molto da vicino la provincia di Salerno.
Un esempio di smaltimento illecito di rifiuti:
amianto abbandonato e poi bruciato sotto un
ponte dell'autostrada SA-RC: nessun
responsabile.
 
Due i processi, incardinati inizialmente a Santa Maria Capua Vetere, a seguito del rinvio a giudizio di due cartelli di persone dedite allo smaltimento di rifiuti. Tanti rifiuti. Disastro ambientale il capo di imputazione più grave. Prescrizione del reato: dodici anni.
Per Cassiopea le indagini si chiudono nel 2001 e il processo, incardinato presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, viene spostato a Napoli per un’eccezione della difesa. Uno degli imputati è il “Re Mida” della nostra provincia. Quella persona che, godendo di non si sa quali coperture, trasformava – così come diceva in un’intercettazione telefonica - la monnezza in oro. Ha dato il nome a un’altra inchiesta (“Re Mida”, appunto): il processo che ne è scaturito si sta svolgendo a Napoli nell’indifferenza di tutti. Ma torniamo a Cassiopea. Non contenti del primo trasferimento, i difensori richiedono al giudice del Tribunale di Napoli di trasferire di nuovo il processo a Santa Maria Capua Vetere, dove si estingue nel 2013. Comprendiamo il meccanismo? Un reato di disastro ambientale che va in prescrizione è il risultato di questo meccanismo.

Ora veniamo a Chernobyl, un’inchiesta terminata nel 2007, molto simile a Cassiopea, ma con diversi nomi (nel periodo compreso tra gennaio 2006 e luglio 2007 i 38 imputati avrebbero concorso tra loro allo smaltimento illecito di 980.000 tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, procurando per sé un profitto illecito di 50 milioni di euro). Stessa trafila: si incardina presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, poi viene trasferito a Salerno. La prima udienza preliminare si tiene nel 2013. Rinviati a giudizio tutti i 38 indagati per tutti i capi di imputazione dal GUP Dolores Zarone, ad esclusione dei reati di smaltimento illecito e deturpamento delle bellezze naturali (ormai prescritti), la prima udienza dibattimentale avrebbe dovuto svolgersi il 9 aprile 2014. Rinviata, per difetto di notifiche, al 17 dicembre 2014. Il 17 dicembre eravamo in aula, ma un nuovo rinvio al prossimo 8 aprile 2015 è stato necessario ancora per un difetto di notifica. La prescrizione del reato di disastro ambientale viene comodamente attesa per l’agosto del 2019.