Se ad un primo acchito questo accrocco di sigle risulta un po’ difficile da seguire, è da dire che lo strumento socio-politico del GAL potrebbe essere un vero punto di forza per il nostro territorio. Infatti, se non si seguisse la logica dei malpensanti, che guardano al GAL come a un’ennesima opportunità per soddisfare richieste clientelari che provengono da una società stremata da una crisi economico-finanziaria di lunga durata e da un’eccessiva strumentalizzazione, a fini di bottega, dei soldi pubblici, allora diremmo che i cospicui finanziamenti ottenuti per lo sviluppo delle aree rurali potrebbero servire, finalmente, a superare quei nodi che da secoli affliggono la società contadina del luogo. Eppure, leggendo tra i progetti presentati e in attuazione, ne notiamo uno con uno strano nome: ”Il parco del porco” (La programmazione LEADER 2007-2013, Idee e progetti in corso, Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali).
Per quanto riguarda il Vallo di Diano, se ritorniamo indietro con la memoria all’esperienza degli altri LEADER (1 e 2) non possiamo dire certo che la ricaduta sul territorio e gli effetti posti in essere siano stati particolarmente significativi per l’economia locale. Mentre nel caso del LEADER 1 si possono ancora scorgere in giro – a distanza di 15 anni - tentativi di valorizzazione del territorio anche attraverso strategie promo-pubblicitarie e di identificazione attraverso un marchio (Vallo di Diano Natura&Cultura), del secondo non si ha notizia alcuna e se ne ignorano (ahinoi!) le ricadute.
Effettivamente, bisognerà conoscere e giudicare il contenuto del progetto “il parco del porco”, come di altri messi in campo dal GAL Vallo di Diano, quando questi diventeranno esecutivi. Noi siamo tranquilli, tuttavia, come cittadini, che tutti i fondi a disposizione del GAL verranno utilizzati per la soluzione (se non totale, almeno parziale) di alcuni problemi quali, ad esempio, l’abbandono progressivo dell’agricoltura, l’eccessiva parcellizzazione delle colture, l’assenza quasi endemica di cooperazione, il riproporsi di nuovi rischi ambientali (episodi di sversamento illecito di rifiuti che a più riprese hanno interessato i nostri terreni vergini), l’assenza di una rete di trasporto pubblico tra i Comuni consorziati, l’erosione di terreni agricoli da parte di capannoni prima nominati e poi abbandonati, e così via. E il tutto sarà affidato alla perizia amministrativa del RAF del GAL. Buon lavoro, allora, e in bocca al lupo – eh sì! – a tutti i cittadini del Vallo di Diano in attesa di quel tanto atteso sviluppo rurale!
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