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giovedì 1 agosto 2013

UNA FAVOLA SENZA LIETO FINE


In questo "post" ho l'onore di riportare uno scritto della prof.ssa Rosa Maria Antonietta: una favola triste, una lettera scritta dai cani avvelenati ai cittadini di Sant'Arsenio. Una lettera da leggere fino in fondo con molta attenzione.

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Cari  cittadini di Sant’Arsenio,

vi vogliamo comunicare che vi hanno liberati della nostra presenza, uccidendoci, nascosti nel buio della notte, nei pressi del campo sportivo dove si sono presto preoccupati di scavare una grande fossa che coprisse i nostri corpi ed occultasse il reato commesso. Da anni vivevamo nel vostro paese perché i nostri padroni ci avevano abbandonati, credevamo di aver trovato ospitalità in un paese sensibile ed attento al rispetto della legalità, che proibisce qualsiasi crudeltà verso gli animali, punendola con multa e reclusione. Ci siamo uniti in gruppo perché gli uomini ci hanno insegnato che l’unione fa la forza, anche quella buona. Avevamo sentito che in questo paese si stava costruendo per noi, cani abbandonati e randagi, un canile che ci avrebbe accolti, sfamati e protetti, ne eravamo sicuri perché c’era stata una petizione con 200 firme di cittadini (che fine hanno fatto?). Nell'attesa che questa promessa si realizzasse abbiamo vissuto sfidando la pioggia, il gelo ed, essendo spesso bagnati, non abbiamo potuto pensare alla nostra toelettatura, come quella dei cani fortunati. Per questo motivo non abbiamo disturbato la vostra vita, non eravamo belli, uscivamo solo di notte, aspettando quegli “angeli” che ci portavano il cibo per sfamarci e, di “angeli”, ne abbiamo trovati parecchi. Quando li vedevamo eravamo felici, scodinzolavamo e facevamo le feste, solo così potevamo dire il nostro GRAZIE. 

Anche la sera del 10/07/2013 abbiamo  mangiato quei bocconi dati da qualcuno che sembrava un “angelo”, purtroppo la nostra fiducia è stata tradita, perché quelle mani ci hanno avvelenati, portandoci alla morte con dolori atroci. Prima di morire ci siamo uniti in gruppo, sperando di aiutarci a vicenda. Non è stato possibile. Il nostro capo, prima di morire, ci ha chiesto, con un filo di voce: ”Cosa avete fatto? Non avete rispettato le regole? Quali colpe avete commesso?”. Il più piccolo di noi ha risposto: ”Noi li abbiamo sempre rispettati, non abbiamo aggredito i loro bambini, non siamo entrati a rubare nelle loro case, né nei loro bar. Non abbiamo distrutto, entrando per 3 volte nel cimitero, le lapidi dei loro morti”. Billy ha aggiunto: ”Non abbiamo fatto amicizia con il capo della ndrangheta che, da qualche mese, si era rifugiato in questo paese, né gli abbiamo dato la nostra zampa, forse lui si è nascosto meglio di noi ed  ha avuto un’accoglienza alla luce del sole, migliore della nostra. Non abbiamo distrutto gli alberi della villa comunale, facendo sui tronchi la nostra pipì. Eppure qualche albero è stato decapitato senza un valido motivo. 

Con noi, per caso, era un cane da pastore che, prima di morire, ha pensato al suo padrone ed alle sue pecore che non avrebbe più potuto proteggere. Era venuto a salutarci e non sapeva che, anche per lui, quella sarebbe stata l’ultima cena. Non abbiamo più il tempo di porci domande a cui possiamo dare una sola risposta: su di noi si sperimentano farmaci e cosmetici ma, anche e soprattutto, si sperimenta la crudeltà. Pochi di noi si sono salvati ed oggi, agli altri cani, diciamo: “Attenti all'uomo, non fidatevi perché questo paese è pericoloso”.
Firmato
8 cani avvelenati immotivatamente


P.S.: quando ci hanno seppelliti, scavando la fossa, abbiamo incontrato nella buca le ossa di altri cani che avevano fatto, prima di noi, la stessa fine. Gli uomini dovrebbero ricordare, con terrore, un periodo della loro storia in cui c’erano fosse comuni. Insieme a quelle ossa (mandibole, femori), che sono riaffiorate, è venuta fuori quella verità che gli uomini volevano nascondere. Non era la prima volta che noi cani venivamo avvelenati, non era la prima volta che veniva commesso lo stesso reato. Vi lasciamo un territorio libero per i concerti ma, dopo aver suonato, cantato e ballato, ci auguriamo che abbiate anche meditato. Grazie a chi ha dato voce a chi non può parlare.

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