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mercoledì 12 agosto 2015

ASPETTANDO LA RIVOLUZIONE

Le idee nascono dai fatti e non questi da quelle, e il popolo non sarà libero perché sarà istrutto, ma sarà ben tosto istrutto quando sarà libero. 
(C. Pisacane)

Queste poche righe sono state scritte per i concittadini del Vallo di Diano che, forse giustamente, rifiutano il modo in cui è avvenuta l'annessione del nostro Sud al Regno sabaudo ad opera di Garibaldi, che a Teano, nell'ottobre del 1860, consegnò l'Italia meridionale a re Vittorio Emanuele II. Tuttavia, molto incredibilmente, alcuni di loro - forse per contrasto - inneggiano al regime dispotico dei Borboni, che Pisacane contrastò con tenacia, fino a pagare questa fiera avversione con la sua stessa vita. 


Con l'arrivo di Pisacane e dei Trecento nel Vallo di Diano, alla fine di giugno del 1857, tre anni prima della spedizione dei Mille, questo territorio avrebbe potuto contribuire alla riuscita della prima rivoluzione (socialista e repubblicana) per la liberazione del nostro Sud dal giogo borbonico, contrastando - al contempo - le mire di potere dei Piemontesi sull'Italia meridionale. Così non è stato per vari motivi, non tutti riconducibili ai demeriti organizzativi del manipolo di uomini guidato dal rivoluzionario partenopeo. Anzi, la popolazione, che avrebbe dovuto insorgere contro i Borboni, assaltò Pisacane nella sua ritirata verso Sapri. Di seguito viene rappresentata, in una iconografia dell'epoca, la morte di Carlo Pisacane nei pressi di Sanza.




Altri, facendo (forse volutamente) confusione, pensano che Pisacane sia stato un emissario di Casa Savoia, alimentando così una sorta di risentimento nei suoi confronti, a causa della successiva annessione del Sud al Regno di Sardegna. E invece, possiamo leggere le inequivocabili parole tratte dal Testamento politico del duca rivoluzionario per confutare questi goffi tentativi mediatici:
«Per quanto mi riguarda, io non farei il più piccolo sacrificio per cambiare un ministero e per ottenere una costituzione, neppure per scacciare gli austriaci della Lombardia e riunire questa provincia al Regno di Sardegna. Per mio avviso la dominazione della Casa di Savoia e la dominazione della casa d’Austria sono precisamente la stessa cosa. Io credo pure che il regime costituzionale del Piemonte è più nocivo all’Italia di quello che lo sia la tirannia di Ferdinando II […] Io credo al socialismo… il socialismo di cui parlo può definirsi in queste due parole: libertà e associazione» .


In effetti Carlo Pisacane aveva avvertito i propri conterranei molto chiaramente sulla dominazione piemontese. Resterebbero da approfondire, pertanto, i motivi per i quali Garibaldi prese una decisione in contrasto con le idee di un amico e compagno, che aveva visto al proprio fianco durante la nascita e il rapido declino della Repubblica Romana del 1849.   

Dopo circa un secolo e mezzo dalla spedizione dei Trecento, i resti di questi uomini ancora riposano nel Vallo di Diano. Ingrata sorte la loro: per anni le loro ossa non hanno trovato quella degna sepoltura di cui ora godono. La nemesi storica non si è però fatta attendere, perché l'oscurità, in cui questa vallata sta sprofondando, sembra essere solo una drammatica conseguenza di una rivoluzione tradita. 

Il tradimento sembra continui ancora nei giorni nostri:

 - chiusura al traffico di una linea ferroviaria che attraversa la vallata dalla fine del secolo XIX;

-  trasferimento dell'importante plesso giudiziario di Sala Consilina in un'altra regione (la Basilicata); 

- impoverimento progressivo del territorio con conseguenti nuovi flussi migratori dei giovani verso l'estero;

- sacco continuo dei beni ambientali a valle dei monti del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

E l'elenco non finisce qui, purtroppo.

1 commento:

  1. Interessante articolo di Giuseppe Galasso, che spiega, in modo alquanto approfondito, come un certo revisionismo storico si stia facendo strada. Riporto solo un passo:
    "Il risultato è che oggi il primo che incontriate per istrada o altrove può farvi dotte lezioni sui cento e cento primati del Regno delle Due Sicilie, sulla rapina delle ricchezze meridionali dopo il 1860. E ancora sul felice stato e sulla lieta vita del Mezzogiorno prima del 1860, sulla deliberata politica di dipendenza coloniale e sfruttamento in cui l’Italia unita tuttora mantiene il Mezzogiorno, e su altre simili presunte «verità», lontane dalla «storia ufficiale».Tutto ciò farebbe pensare a quella quindicina e più di generazioni di meridionali susseguitesi dal 1860 in poi come segregate dalla vita civile e istituzionale dello Stato e della società italiana. Si sa, però, che non è così".

    http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/arte_e_cultura/15_luglio_13/galasso-il-paradiso-borbonico-solo-un-invenzione-nostalgica-eaae7d16-293b-11e5-a9e7-030a682fda66.shtml?refresh_rum

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