Se facessimo attenzione
a come utilizziamo il nostro conto corrente, forse saremmo in grado di scoprire
che il parallelismo tra questo strumento e un secchio bucato potrebbe anche non
essere considerato un’assurda iperbole. In sintesi estrema è questo il
contenuto dell’articolo “Propensity to
spending of an average consumer over a brief period” (Propensione alla spesa di un consumatore medio sul breve periodo) apparso di recente sulla rivista "European Physical Journal B", disponibile per la sola lettura al seguente indirizzo: http://rdcu.be/jU6E.
Un serbatoio con un
foro nel fondo da dove un
fluido ideale fuoriesce con una portata q(t). Un
rubinetto fornisce una portata p(t) in ingresso. Il
volume di liquido nel serbatoio è s(t).
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Certamente non possiamo descrivere
in un modo così semplicistico il comportamento di un consumatore medio, che
utilizza il proprio conto corrente per ricevere un salario o delle remunerazioni per le
proprie prestazioni professionali (entrata) e per l’acquisto di beni e servizi,
per pagare le tasse e quant'altro (uscita).
Pur tuttavia, la natura fornisce un
illuminante esempio con la “formula di Torricelli” [1] che si applica a un
grosso serbatoio con un buco nel
fondo, in cui è presente del fluido ideale, così come mostrato nella figura.
Possiamo pensare al volume del fluido ad un certo istante di tempo t come al saldo sul nostro conto corrente, alla
portata del fluido in uscita come alle spese sostenute durante un intervallo di
tempo prefissato (diciamo un mese) e al fluido versato nel serbatoio bucato,
attraverso un rubinetto, come al salario o all’introito medio mensili. In
questo caso, dunque, il tempo t denoterà un certo mese di un dato anno.
Si
noti che in questo modello idrodinamico si trascurano gli interessi maturati
nel tempo. A questo punto siamo pronti per comprendere il parallelismo tra il
sistema fisico e quello economico: la massa del fluido deve conservarsi,
cosicché quello che esce, q(t),
e ciò che viene risparmiato in un mese, s(t)-s(t-1),
ove s(t) è il saldo al tempo t, deve essere
esattamente uguale a ciò che entra, ossia p(t). Perciò non dovrebbero
esserci difficoltà nello scrivere l’equazione seguente:
p(t)-q(t)=s(t)-s(t-1),
che riassume, in una sola formula, quanto
detto prima.
Ora sappiamo che
ciascun addendo nell'equazione di sopra è una portata (ossia, un volume di
fluido che scorre in un certo intervallo di tempo, che noi abbiamo preso implicitamente uguale a un mese).
Per semplicità di
ragionamento, consideriamo un salario
mensile fisso k. L’apparentemente semplice equazione che mette in relazione
l’entrata (in questo caso p(t)=k) con l’uscita (l’addendo q(t)), tenendo conto di
quanto viene accumulato nel serbatoio nel tempo t (il termine s(t)-s(t-1)) si riduce, in
effetti, a un’equazione differenziale, così come essa viene definita dai
matematici. Questa equazione differenziale descrive la dinamica dell’altezza h del fluido nel serbatoio. Il termine q(t) in questa equazione è importante: nel sistema
idrodinamico esso è proporzionale, secondo la formula di Torricelli, alla
radice quadrata dell’altezza h del fluido nel serbatoio.
Pertanto, semmai
esistesse una corrispondenza stretta tra questa legge e quella del nostro conto
corrente, allora diremmo che la natura potrebbe riprodurre in pieno il
comportamento di un consumatore medio. In effetti, anche se qui descriviamo il
comportamento di un fluido ideale in un secchio bucato, possiamo dire – per
quanto detto sopra – che il termine q(t) descrive la propensione alla spesa del
consumatore medio. Pertanto, questa propensione dipende da quanto è alto il
livello dell’acqua nel serbatoio al tempo t e, quindi, da quanto vale il saldo s(t). Nel lavoro citato
sopra, tuttavia, sebbene venga introdotto e utilizzato il modello idrodinamico
in figura, non viene presa come funzione della propensione alla spesa quella
derivabile dall'equazione di Torricelli.
Viene invece fatta l’ipotesi che il
consumatore sia più cauto e che, per bassi livelli di h, la spesa cresca molto
più lentamente rispetto a quanto avviene se adottiamo la funzione radice.
Questa ipotesi – valida soprattutto in un periodo di crisi economica – porta
alla predizione che, per redditi mensili maggiori dei consumi, nonostante la
propensione alla spesa cresca con h,
il saldo nel nostro conto corrente tende a portarsi su un livello costante. Naturalmente,
le condizioni economiche del consumatore, per il quale l’ipotesi di un reddito
che superi i consumi non sia vera, sono da considerarsi davvero critiche. In
questo caso, infatti, si può calcolare un intervallo di tempo entro il quale un conto corrente si esaurisce
anche per livelli di consumo minimi. Sarebbe del tutto auspicabile, perciò, che
il consumatore medio possa essere in grado, entro lo stesso lasso di tempo , di recuperare un
reddito che gli permetta di sostenere i consumi necessari per non contrarre
debiti.
Ma quanto di tutto
questo corrisponde alla realtà? Già intorno al 1990 Angus Deaton [2], a cui è
stato attribuito il premio Nobel per l’economia nel 2015, aveva svolto studi
sul legame che esiste tra il livello di reddito e la propensione al consumo. Naturalmente,
il tentativo di dare una descrizione quantitativa di questi aspetti della vita
economica attraverso l’introduzione del concetto di “consumatore medio” rischia
di non fornire una descrizione dettagliata della realtà. Infatti, non tutti
reagiamo nello stesso modo alla crisi economica e, perciò, quello che si può
dire per un “agente rappresentativo” potrebbe non valere, in particolare, per
un consumatore scelto a caso. Pur tuttavia, il modello idrodinamico ha il
pregio, secondo gli autori del lavoro, di cogliere gli aspetti essenziali della
propensione alla spesa di un individuo medio. Questi studi possono essere
utili, infine, anche in campo macroeconomico per comprendere come un certo
livello di tassazione possa influire sulla propensione alla spesa del
consumatore e, d’altro canto, come il reddito medio possa essere messo in corrispondenza
con un livello massimo di spesa pubblica. A questi aspetti verrà dedicato un
secondo lavoro che, si spera, verrà presto alla luce.
Bibliografia
[1] F. W.
Sears, M. W. Zemansky, H. D. Young, University
Physics, 5th ed. (Reading: Addison-Wesley, 1977).
[2] A.
Deaton, Understanding Consumption
(Oxford: Clarendon Press, 1992).
* Considerazioni tratte dall’articolo “Propensity to spending of an average consumer over a brief period” (Propensione alla spesa di un consumatore medio sul breve periodo) pubblicato sulla rivista European Physical Journal B
Roberto De Luca1, Marco Di Mauro1, Angelo Falzarano2, Adele Naddeo3
1 Dipartimento di Fisica E.R.Caianiello, Università degli Studi di Salerno, 84084 Fisciano (SA), Italy
2 Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche, Università di Napoli Federico II, 80126 Napoli, Italy
3 INFN Sezione di Napoli, 80126 Napoli, Italy