Repubblica Italiana, Tribunale di
Salerno (aula 16),
31 gennaio 2018
Ore 9.20 In attesa
dell’inizio della seconda udienza dibattimentale del cosiddetto processo
Chernobyl. La prima “vera” udienza è stata celebrata il 20 ottobre 2017, dopo
circa tre anni di rinvii e dopo un cambio della presidenza. Ricordiamo infatti
le date: il 9 aprile 2014 la prima udienza non fu celebrata per un difetto di
notifica. A questa “prima udienza” si sono succeduti altri otto tentativi di
inizio del processo andati a vuoto a causa di vari motivi: altri difetti di
notifica, quattro astensioni consecutive degli avvocati penalisti e un allarme bomba
(che non sembrava l’unico evento ad orologeria).
Il decimo tentativo non è andato
a vuoto e il 20 ottobre 2017 il collegio giudicante decideva di ascoltare,
nell’udienza successiva, i testimoni indicati dal pubblico ministero sulla
questione legata agli sversamenti illeciti di 980mila tonnellate di rifiuti
speciali in varie località delle Campania.
E così si leggerà, nella sentenza
definitiva, il lungo elenco dei rinvii, compresa la menzione dell’allarme bomba.
Ed è proprio in queste occasioni che si può notare quanto la giustizia sia
coraggiosa nel citare questi eventi su atti ufficiali e quanta cura abbia nel ricordare ogni singolo rinvio, con le relative cause.
Con decreto del 25.2.2014 gli imputati sono stati rinviati
a giudizio dinanzi a questo tribunale per rispondere dei reati descritti in
rubrica.
·
All’udienza del
9.4.2014 si è fatto rinvio per difetto
di notifica.
·
All’udienza del
17.12.2014 si è fatto rinvio per difetto
di notifica.
·
All’udienza
deil’8.4.2015 si è fatto rinvio per difetto
di notifica.
·
All’udienza del
12.6.2015 si è fatto rinvio, con l’invito alle parti a depositare memorie.
·
All’udienza dell’i
1.11.2015 si è fatto rinvio per l’impossibilita di tenere udienza, in ragione
di un allarme bomba.
·
All’udienza del
20.1.2016 si è fatto rinvio per astensione
dalle udienze da parte della classe forense e per difetto di notifica (donde l’impossibilita di considerare il
rinvio come sospensivo del termine di prescrizione)’.
·
All’udienza del
25.5.2016 si è fatto rinvio per astensione
dalle udienze da parte della classe forense, assenti pero anche i testi
(donde l’impossibilita di considerare il rinvio come sospensivo del termine di
prescrizione).
·
All’udienza del
18.1.2017 si è fatto rinvio per astensione
dalle udienze da parte della classe forense, assenti pero anche i testi
(donde l’impossibilita di considerare il rinvio come sospensivo del termine di
prescrizione).
·
All’udienza del
24.5.2017 si è fatto rinvio per astensione
dalle udienze da parte della classe forense, assenti però anche i testi (donde l’impossibilita di considerare il
rinvio come sospensivo del termine di prescrizione).
·
All’udienza del
20.10.2017 è stata disposta l’acquisizione delle consulenze tecniche delle
parti.
·
All’udienza del
31.1.2018 dette consulenze sono state materialmente acquisite ed è stato
sentito il teste Gennaro MAGNESE.
·
All’udienza del
14.2.2018 le parti hanno formulato le proprie richieste e l’imputato CERINO ha
reso spontanee dichiarazioni, quindi il tribunale ha rinviato per l’acquisizione
a cura della cancelleria del certificato di morte dell’imputato Gaetano FERRENTINO.
·
All’udienza del
7.3.2018 si è fatto rinvio per sospensione elettorali.
·
All’udienza del 28.3.2018 le parti hanno ribadito le
proprie richieste e il tribunale ha emesso sentenza della quale ha dato
pubblica lettura.
In mancanza di
sospensioni del termine di prescrizione, i reati si sono prescritti alle seguenti
date: quello di associazione per delinquere (capo A), contestato fino al 30.5.2007,
il 30.2.2016 per capi, promotori e organizzatori e il 30.11.2014 per i meri partecipi;
quello di smaltimento illecito di rifiuti (capo B) il 30.11.2014; quello di disastro
(capo F) il 30.ll.20l4; per il danneggiamento (capo G) a novembre 2014; idem per
il reato di falso (capo H), per quello di frode nelle pubbliche forniture (capo
I) e per quello di truffa contestato al capo J; le truffe contestate ai capi L
ed M si sono prescritte il 30.11.2014; infine, il reato di violazione di
sigilli (capo N) si è estinto ancor prima, a febbraio o a marzo 2014.
Ore 10.00 La prima udienza in calendario riguarda una questione
legata allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Ore 10.45 Terminata la parte dedicata allo spaccio di droghe, la
seconda udienza dibattimentale del processo Chernobyl può iniziare.
Ore 11.45 Si inizia con il lungo appello: l’elenco degli imputati è
lungo, come sappiamo; le parti civili sono rappresentate dai legali di alcuni comuni
del Vallo di Diano e del beneventano, di alcune associazioni, tra le quali
Legambiente e il Codacons, e dai legali incaricati dalla Provincia di Salerno e
dal Ministero dell’Ambiente. Eccolo completo, così come tratto dagli atti:
- ·
Anpana,
- ·
Codacons Campania
onlus,
- ·
Coldiretti Campania,
- ·
Comune di Castelnuovo
di Conza,
- ·
Comune di
Montecorvino Rovella,
- ·
Comune di Sala
Consilina,
- ·
Comune di San Pietro
al Tanagro,
- ·
Comune di San Rufo,
- ·
Comune di
Sant’Arsenio,
- ·
Comune di Santomenna,
- ·
Comune di Sassano,
- ·
Comunità montana
Tanagro Alto e Medio Sele,
- ·
Comunità montana
Vallo di Diano,
- ·
Federconsumatori Campania,
- ·
Federconsumatori
nazionale,
- ·
Legambiente Campania,
- ·
Masseria Codanti,
- ·
Ministero dell’ambiente,
difeso dall’Avvocatura dello Stato;
- ·
Provincia di Salerno,
- ·
Regione
Campania.
A mezzogiorno circa si procede
all’interrogatorio, da parte del pubblico ministero, dell’unico teste chiamato
a deporre: un maresciallo maggiore del NOE (Nucleo Operativo Ecologico dei
Carabinieri) che aveva partecipato alle indagini. Già prima della deposizione
avevamo assistito a uno scambio di battute tra un avvocato difensore e il
presidente del collegio giudicante. Il senso dell’interlocuzione era il
seguente. L’avvocato si rivolge al presidente facendo comprendere abbastanza
chiaramente che la giustizia italiana potrebbe anche fare a meno di celebrare
questi processi per occuparsi di cose ben più importanti e che un’eventuale rapida
conclusione dello stesso potrebbe concedere più tempo alla giustizia di
perseguire reati gravi.
Si legge poi nella sentenza, in
merito alla volontà del pubblico ministero:
All’udienza del
31.1.2018 il pubblico ministero ha espressamente chiesto di limitare l’istruttoria
a questo solo reato (a suo avviso non ancora prescritto), nulla opponendo le
difese degli imputati (che a tal fine, del resto, avrebbero dovuto rinunciare
alla prescrizione).
Tuttavia, nulla faceva presagire
quanto era da venire. Nell’interrogazione, infatti, abbiamo sentito distintamente
che si faceva riferimento soltanto a
rifiuti speciali non pericolosi. E così veniva fedelmente riportato negli
atti:
Il teste MAGNESE ha detto che nel corso dell’indagine
emersero solo rifiuti speciali non pericolosi, che non furono fatti accertamenti sull’inquinamento di
matrici ambientali come acqua,suolo, fiumi, sottosuolo, falde acquifere, ne
verifiche sanitarie di tipo epidemiologico su malesseri,malori, malattie,
lesioni. Gli unici accertamenti furono fatti dall’Arpac, ma sui campioni di
rifiuti,non sulle matrici ambientali.
Intanto, nella richiesta di
rinvio a giudizio dei 38 indagati nell’ambito dell’inchiesta denominata
Chernobyl condotta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere tra gennaio 2006 e
giugno 2007, in parte riportata nel testo della sentenza, si legge:
… smaltimento illecito di imponenti quantitativi di rifiuti speciali
pericolosi e non pericolosi, allo stato solido, liquido e semiliquido, rifiuti
costituiti in particolare da fanghi da depurazione delle acque reflue urbane e
sabbie provenienti dal trattamento delle acque reflue, nonché rifiuti liquidi
provenienti dal porto di Napoli, da ospedali e lidi balneari del litorale
domizio, e da una pluralità di fosse settiche di impianti ospedalieri e
strutture private, per una quantità di rifiuti illecitamente smaltiti stimabile
in circa 980.000 [tonnellate, n. d. r.] in circa 18 mesi…
e ancora
venivano smaltiti illegalmente fanghi tossici…fanghi assolutamente
pericolosi in quanto rifiuti speciali da smaltire in discarica…
È poi vero che la stessa Procura
della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, il 16 agosto del 2007, spediva ai
sindaci dei Comuni, nei quali ricadevano i terreni interessati dagli
sversamenti, una comunicazione in cui si chiedeva alle Amministrazioni
competenti di intervenire. Il testo della missiva viene di seguito testualmente
riprodotto.
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Procura della Repubblica
Santa Maria Capua Vetere
Quest’Ufficio accertava smaltimenti illeciti di imponenti quantitativi
di rifiuti su aree, terreni e fondi agricoli in numerosi comuni della Regione
Campania e Puglia, attività criminali messe in atto da un’articolata e
pericolosa organizzazione criminale stabilmente dedita alla perpetrazione di
numerosissimi reati ai danni dell’ambiente, nonché di truffa a pubbliche
amministrazioni.
Ai sensi degli artt. 197, 239, 245 e 305 e segg. del D. Lgs. 152/06, la
presente vale come richiesta di interventi da parte delle Amministrazioni
competenti, attesa l’estrema pericolosità derivante dalle attività criminali
accertate in tema, in particolare, di smaltimenti illeciti di rifiuti.
Tanto si comunica per quanto di competenza; in attesa di riscontro alla
presente si porgono distinti saluti.
S. Maria C. V. 16/08/2007
Il Sostituto Procuratore Il
Procuratore della Repubblica
------------------------------------------
Con questa testimonianza e con la decisione, da parte del pubblico ministero, di non ascoltare altri testi, si poteva
già ipotizzare l’esito del processo, ossia che si stava andando verso la
prescrizione (tutti i reati contestati, tranne quello di disastro ambientale
sono prescritti: tra i capi di imputazione ricordiamo quello di distruzione e
deturpamento delle bellezze naturali). Così come un avvocato difensore aveva
poi fatto notare in aula, si poteva già ipotizzare che il capo di imputazione
di disastro ambientale non sussistesse. In questo modo, con la conclusione
rapida del processo nell’interesse dell’amministrazione della giustizia, si
avrebbe avuto più tempo per affrontare questioni di ben più grave portata.
Pertanto, il 14 febbraio 2018 (giorno degli innamorati) si sarebbe potuto
prendere atto che 980mila tonnellate di rifiuti illecitamente smaltiti non
costituiscono un danno così ingente per l’ambiente da dar luogo a un cosiddetto
“disastro ambientale”. Tanto più che il solo teste interrogato, alla domanda da
parte del pubblico ministero se risultasse che questi sversamenti avessero
prodotto dei danni alla salute dei cittadini, aveva prontamente risposto che
ciò non risultava. Tuttavia, così come riportato prima, non sono stati fatti
studi epidemiologici. Ed è bene leggere, ancora una volta, le parole riportate
nella sentenza:
Il teste MAGNESE ha detto che nel corso dell’indagine
emersero solo rifiuti speciali non pericolosi, che non furono fatti accertamenti sull’inquinamento di
matrici ambientali come acqua, suolo, fiumi, sottosuolo, falde acquifere, né
verifiche sanitarie di tipo epidemiologico su malesseri, malori, malattie,
lesioni. Gli unici accertamenti furono fatti dall’Arpac, ma sui campioni di
rifiuti, non sulle matrici ambientali.
In conclusione dell’udienza un avvocato chiede
il dissequestro di tutti i terreni agricoli.
Repubblica Italiana, Tribunale di
Salerno (aula 16),
14 febbraio 2018
Si può ascoltare la requisitoria
del pubblico ministero che ricalca i timori da noi espressi in un comunicato
del giorno 1 febbraio 2018: si chiede l’assoluzione per il solo capo
d’imputazione sopravvissuto agli undici lunghi anni dalla chiusura delle indagini,
ossia, il disastro ambientale (tutti gli altri reati contestati sono già
prescritti). Si prende effettivamente in considerazione il fatto che, non
esistendo un impianto accusatorio solido, le 980mila tonnellate di rifiuti
illecitamente smaltiti non dovrebbero costituire un danno così ingente per
l’ambiente da dar luogo a un cosiddetto “disastro ambientale”. In ogni caso il
pubblico ministero chiede al presidente di inoltrare ai comuni interessati
dagli sversamenti una richiesta di intervento, per la salvaguardia della salute
dei cittadini. Nella sentenza, in merito a questa richiesta, venuta poi anche
da pare di alcune parti civili, così si legge:
Essendo i reati tutti
prescritti, non può darsi corso alla richieste delle parti civili di disporre
perizia sui terreni per verificare se il reato ambientale sia o meno avvenuto o
il relativo pericolo si sia o meno prodotto, non essendo giuridicamente
possibile compiere ulteriori atti istruttori su illeciti ormai estinti. Peraltro,
nel caso di specie si tratterebbe, più che di un atto istruttorio, di un vero e
proprio atto di indagine, in quanto tale spettante al pubblico ministero, e
difficilmente compatibile con la terzietà propria alla magistratura giudicante.
Ciò in quanto, non essendo la chiesta verifica stata fatta in precedenza da
alcuna delle parti (con l’eccezione di quella
disposta per conto dell’imputato CERINO su una sola delle aree oggetto delle imputazioni),
la perizia non avrebbe il compito di stabilire quale attendibilità abbiano
indagini già svolte dalle parti processualmente contrapposte, bensì di andare a
ricercare per la prima volta ed ex novo elementi processualmente utili: ed è
evidente che una siffatta ricerca — a fronte della assoluta assenza allo stato di
elementi a carico degli imputati — sarebbe suscettibile di modificare l’attuale
situazione probatoria solo ed esclusivamente a danno degli imputati (e qui cade
quanto si diceva a proposito della inevitabile perdita di terzietà all’esito di
un siffatto intervento).
Infine, ognun vede l’impossibilità
di verificare lo stato di terreni a distanza di molti anni dai fatti dedotti in
imputazione e di attribuirne eventuali modificazioni alle predette condotte
anziché di possibili eventi sopravvenuti. Tanto premesso, prima di passare all’esame
del merito delle accuse, va chiarito che una piena istruttoria è stata svolta
solo per il reato descritto al capo F, del quale è evidente l’insussistenza,
posto che il teste MAGNESE ha chiarito
che i rifiuti erano speciali ma non pericolosi e che non furono fatti
accertamenti sui terreni.
Dopo il clamore sullo smaltimento
dei rifiuti in Campania, dovuta all’inchiesta di Fanpage, forse l’opinione
pubblica potrà finalmente trovare un momento di conforto rispetto ai fatti
legati ai processi quali, ad esempio, il processo Cassiopea. Potranno così
essere smentiti, almeno in questo caso, i toni allarmistici della brava
giornalista Rosaria Capacchione che in un suo articolo su Il Mattino del 5 luglio
2007 così esordiva: «Rifiuti tossici, Campania come Chernobyl». Sottotitolo:
Smaltimento fuorilegge dei fanghi, scorie utilizzate come concime: 38 arresti,
sequestrati 4 depuratori. Infatti, le inchieste e i successivi processi
denominati Cassiopea e Chernobyl non possono essere considerati alla stessa
stregua. Nonostante il fatto che entrambi i processi siano stati incardinati–
inizialmente – a Santa Maria Capua Vetere, a seguito del rinvio a giudizio di
due diversi gruppi di persone che si occupavano di smaltimento di rifiuti.
Tanti rifiuti, a leggere le carte della Procura. E nononstante il fatto che il
capo di imputazione più grave in entrambi i processi sia proprio il disastro
ambientale (prescrizione: 12 anni). Per Cassiopea, infatti, le indagini si chiudono
nel 2001 e il processo da Santa Maria Capua Vetere viene spostato a Napoli per
un’eccezione della difesa. Dal Tribunale di Napoli il processo viene poi di
nuovo trasferito a Santa Maria Capua Vetere, dove si estingue nel 2013.
Per Chernobyl non è così. Dopo 11
anni, infatti, c’è una richiesta di assoluzione a Salerno, dove il processo è
stato trasferito da Santa Maria Capua Vetere. Dal giorno in cui verrà letta in
aula la sentenza, sarà quindi possibile far nascere un nuovo futuro fatto di
consapevolezza, di sostenibilità dei processi produttivi, di rispetto per
l’uomo e per l’ambiente, e di partecipazione vera ai processi democratici del
Paese.
La seduta del 14 febbraio si
conclude con un avvocato delle parti civili che richiede che si effettui
un’indagine sui terreni ancora sottoposto a sequestro. Un altro avvocato di
parte civile fa presente l’incongruenza tra quanto affermato dall’unico teste e
quanto riportato nella richiesta di rinvio a giudizio dei 38 indagati. Si dà
infine la parola a uno degli imputati il quale, dopo essersi professato
innocente, dichiara in aula di aver fatto eseguire analisi del sangue ai suoi
vicini di casa e parenti: stanno tutti bene. Il solito avvocato difensore
chiede il dissequestro di tutti i terreni agricoli.
Repubblica Italiana, Tribunale di
Salerno (aula 16),
7 marzo 2018
Si è votato da pochi giorni. Gli
Italiani hanno chiesto un cambiamento di rotta alla politica italiana.
Arriviamo in aula con tanti scatoloni disseminati qua e là: le nostre schede
elettorali. La volontà del popolo italiano è ben custodita in quelle scatole,
mi dico. In scatole simili, per anni, sono state custodite le ossa dei Trecento
a Padula. Erano scatole di cartone e la stampa si era interessata a quella
vicenda, legata a lla Storia della nostra nazione. La lettura della sentenza è
rinviata, per l’acquisizione di un certificato di morte di uno degli imputati,
al 28 marzo 2018.
Repubblica Italiana, Tribunale di
Salerno (aula 16),
28 marzo 2018
Ore 14:00 circa Dopo una
camera di consiglio che dura poco più di mezz’ora si può ascoltare la sentenza,
letta dal presidente del collegio giudicante. In sintesi: capo d’imputazione f)
disastro ambientale: assoluzione perché il fatto non sussiste; per gli altri capi d’imputazione: non si deve
procedere per avvenuta prescrizione. Tutto come previsto. Il solito avvocato
chiede il dissequestro di tutti i terreni agricoli. E lo ottiene, finalmente.
Infatti, si leggerà nella sentenza: I beni in sequestro vanno restituiti
agli aventi diritto.
Infine, un estratto della parte
finale della sentenza pronunciata in nome del popolo italiano lo stesso giorno:
… il tribunale, visto
l’articolo 530 c.p.p. assolve … [nomi degli imputati] … dal reato loro ascritto
al capo F della rubrica perché il fatto non sussiste; e visto l’articolo 531
c.p.p. dichiara non doversi procedere nei confronti di … [nomi degli imputati] …
in ordine ai restanti reati loro rispettivamente ascritti perché estinti per
prescrizione…
Restituzione agli
aventi diritto dei beni in sequestro.
Così deciso a Salerno il 28
marzo 2018.