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domenica 17 aprile 2011

Quale rivoluzione?

Una nuova rivoluzione industriale (e culturale) è indispensabile per cambiare, in modo definitivo, l’attuale sistema di produzione e di utilizzo dell’energia. Per raggiungere lo stadio di sostenibilità dei consumi, infatti, bisognerà innanzitutto considerare lo sfruttamento indiscriminato delle risorse del sottosuolo come un modello di sviluppo obsoleto e dannoso per l’ecosistema. Questa rivoluzione deve avvenire in modo pervasivo nella società, a cominciare dall’ambito domestico e industriale, fino al campo dei trasporti pubblici e privati. 

Sarebbe quindi utile che la politica, quella sana e disinteressata, non quella legata alle cricche degli affari, guidasse in modo saggio questo processo rivoluzionario, che tenderà a rimpiazzare, negli anni, l’utilizzo dei carburanti fossili con le fonti di energia rinnovabili, così come predetto da Jeremy Rifkin. In questa prospettiva un economista o uno scienziato dovrebbe rispondere al seguente interrogativo: «Esiste davvero la possibilità che una fonte energetica pulita fornisca una quantità di energia sufficiente al fabbisogno attuale (e a quello futuro) dell’intera Umanità?». La risposta affermativa andrebbe così costruita.

 Il fabbisogno energetico attuale, che si stima essere pari all’energia prodotta da 16.000 centrali da un GigaWatt (un milione di kWatt) l’una, per un  totale di 16 TeraWatt (16 miliardi di kWatt), potrebbe essere soddisfatto da un’unica centrale nucleare. Per la gioia di tutti, questa centrale è lontana dai giardini di ognuno di noi ed è in funzione, in modo continuo di giorno e di notte, da circa cinque miliardi di anni senza aver mai conosciuto un singolo episodio di malfunzionamento. Molti scienziati ci garantiscono che essa continuerà a funzionare, senza la necessità di intervenire per ripararla, almeno per altri cinque miliardi di anni. Tuttavia, mentre alcune specie viventi sul pianeta Terra, come ad esempio le piante, sono capaci di fondare il loro ciclo vitale sull’energia di questa centrale, il genere umano non ha ancora saputo sviluppare un sistema così ricercato nello sfruttamento dell’energia che da essa promana.

È chiaro, quindi, che la centrale nucleare della quale stiamo parlando è il Sole. Una centrale a fusione, non a fissione, tuttavia, in cui gli atomi di idrogeno vengono fusi in elio con un rilascio di energia radiante. Se facessimo un semplice calcolo dell’energia trasferita dal Sole alla superficie terrestre, non considerando la parte ricoperta dalle acque, una stima pessimistica ci porterebbe a considerare una figura ben 700 volte superiore alla quantità di energia di cui potremmo aver bisogno nel 2030 (ad esempio) per vivere una vita altrettanto confortevole quanto quella che alcuni terrestri (non tutti, purtroppo) stanno attualmente vivendo.

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