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mercoledì 22 agosto 2012

Fuoco!

Un rogo a Padula (foto: gentile
concessione di Giuseppe Verga)
Il Sole, nel suo moto apparente lungo l’eclittica tracciata sulla sfera celeste, sorge ancora ad Est in questa estate di roghi

Il carro di Apollo si manifesta agli abitanti della valle del Diano facendo la propria entrata trionfale dai monti della Maddalena, a confine tra la Campania e la Basilicata, proprio alle spalle della Certosa di Padula. Lo stesso carro che vide a terra esanimi trecento coraggiosi eroi con Carlo Pisacane nei pressi di Sanza, nel lontano luglio del 1857, in questo ennesimo giorno di canicola è stato oscurato, per vari giorni, dal fumo denso del rogo che si è sviluppato sui monti, a ridosso di un nucleo abitativo della ridente (o forse non più?) Sala Consilina. 



Rogo notturno

Le ragioni dei roghi e di altre nefandezze non sono state mai  scoperte, a memoria d’uomo. Tuttavia, nemmeno gli allagamenti dovuti all'incuria prolungata dei corsi d'acqua nei luoghi umidi della Macedonia o lo sventramento efferato del sacro Olimpo avrebbe un responsabile in queste terre desolate. Forse questi fatti sono l’ennesima prova dell’indigenza degli abitanti di questa desolata vallata, o forse la malcelata rabbia che essi nutrono verso la matrigna natura, o forse ancora semplice ignoranza, o forse - infine - il caso? 



E se fosse il fio che bisogna ora pagare per esserci vilmente ritratti di fronte all'avanzare del Capitano ”con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro”? Allora non abbiamo avuto il coraggio di dare una svolta alla Storia, schierandoci dalla parte della "rivoluzione", cosa che stiamo pagando con una profonda marginalizzazione delle nostre terre. Così continuiamo vilmente a sopportare che, anno dopo anno, un pezzo della nostra splendida vallata, che non ha saputo reagire alla codardia della borghesia del tempo, si trovi oggi a dar conto agli Italiani (esclusi forse i nuovi barbari e gli antichi nemici del Capitano) di quella strofa ricorrente della poesia del Mercantini: Eran Trecento, eran giovani e forti e sono morti.


Il canale parallelo al fiume Tanagro in località S. Agata
E in questa estate di roghi, un incendio divampa in campagna poco prima del ponte S. Agata (domenica 19 agosto 2012), nell'omonima località di Sala Consilina, bruciando immondizia sparsa al suolo, sterpaglie alte quanto un casolare di campagna che diventa, esso stesso, cenere. I pali del telefono sono bruciati alla base e pericolanti. Per effetto di un'ordinanza che viene dal Comune, si chiude lo stesso tratto di strada altre volte interdetto al traffico per i continui allagamenti dovuti alle sponde del Tanagro rotte durante l’alluvione del novembre 2010 e riparate solo nell’aprile del 2011. Non più acqua, ma fuoco. Come per onorare la memoria del lavoro di Anassimandro, i quattro elementi (acqua, aria, terra, fuoco) sono temuti e venerati a Sant’Agata. 


Lettera pubblicata su
"La Repubblica Napoli"
il 24 agosto 2012.
Mentre tutto intorno i monti del Vallo di Diano vengono presi d’assalto dalle fiamme e la stampa locale si interessa ai roghi più gravi, l’usuale distrazione nei confronti di questi abitanti diventa ancora più allarmante. La dura vita dei campi e la dignità che contraddistingue queste persone ha fatto richiedere – durante il periodo di allagamenti del 2011 – un intervento a sostegno di un gruppo di volontari che gli stessi coltivatori diretti erano pronti a organizzare per riparare temporaneamente gli argini del Tanagro. Poco dopo la fine dei lavori, commissionati dalla Regione Campania, la loro voce si è fatta sentire di nuovo, per mezzo di un Comitato appositamente costituito per superare il precedente grave stato di rischio a cui decine di famiglie erano continuamente sottoposte a ogni giornata di pioggia (in genere nei mesi invernali piove, infatti!). Avevano allertato, per mezzo stampa, il comune di Sala Consilina e il Consorzio di Bonifica perché venisse tenuto pulito tutto quel bellissimo intreccio di canali per due motivi. Il primo era per poter irrorare, d’estate, i loro preziosi e umili terreni. Il secondo, per prevenire gli incendi estivi. E puntuale, l’elemento fuoco di Anassimandro, forse mosso dall’Odio (una delle due forze che compongono la realtà immanente e che si oppone all’Amore), ha preso a distruggere campi e fienili, bruciando, ai margini delle strade che ospitano sterpaglie altissime, cumuli di immondizia. Ci dispiace che nessuno fosse presente quella domenica del 19 agosto sul posto, ad eccezione di un giovane e volonteroso reporter di OndanewsQuesto giornalista non ha dimenticato i nostri eroi moderni, onorandone, con la propria presenza, il prezioso, umile e dignitoso lavoro nei campi.

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