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domenica 27 gennaio 2013

LA RIVOLUZIONE TRADITA


Rivoluzione, una nobile parola. Se si affianca ad essa l’aggettivo “civile”, il risultato è senz'altro efficace. Di una rivoluzione l’Italia ha sempre avuto bisogno, da quando i Trecento di Pisacane (o forse ancora prima?), in quel lontano luglio del 1857, sbarcarono sulle coste cilentane. La spigolatrice canta ancora, per queste anime impavide, l’ode del Mercantini. Ancora s’odono dei sordi lamenti di morte tra le austere mura dell’ossario che ospita, a Padula, i resti dei coraggiosi precursori dell’impresa dei Mille. La Storia, per una volta, è passata da queste parti. Per una volta l’ardire di trecento giovani ha infiammato le speranze di quei pochi rivoluzionari che hanno sempre mal sopportato la cecità e l’arretratezza dei potentati locali. Una storia finita nel sangue: quelle giovani membra non meritavano tutti i supplizi a cui sono state sottoposte in quegli ultimi (per noi davvero tali) giorni di rivoluzione. A volte, però, si fanno stime che non tengono in conto sottomissione, codardia, slealtà, false credenze, malafede, arrivismo e ignoranza. Questo miscuglio infernale ha falcidiato la vita dei Trecento e ancora oggi miete innumerevoli vittime.

Rivoluzione, la parola che vorremmo sentire sulla bocca di quei giovani costretti a prendere armi e bagagli, dopo una sofferta laurea, per andare via da questa vallata. Lontano. Alcuni per non tornare più in questa terra matrigna, altri per sostarvi solo nei giorni più afosi dell’anno. Il fresco delle antiche contrade è infatti ancora quasi lo stesso di quello di tanti anni fa.

Rivoluzione, la parola che vorremmo gli studenti cominciassero a pronunciare nelle aule delle scuole, mentre la vita culturale della nostra Nazione si impoverisce e i magnati della finanza si arricchiscono. Vorremmo che, per una volta, tra tante insulse gite, ve ne fosse una che portasse loro, tutti loro, a rendere omaggio alle ossa di quei Trecento che riposano a Padula. Perché possa fluire, da quei resti, ancora la voglia di rivolta contro le tante (troppe) ingiustizie che i maiali e i cani Orwelliani stanno perpetrando a loro danno.

Rivoluzione, è la parola che vorremmo ascoltare dalle labbra dei nostri vecchi malati che non trovano più conforto tra le mura degli ospedali. Dopo una vita di affanni e di sacrifici anche loro, come i giovani, vanno via. Per difficili cure, alcuni per non tornare più. La cattiva politica, quella che ha saputo accentrare tutto nella Valle della Lupa (la sanità, l’acqua, l’ambiente), quella del tutto a me e nulla a voi, quella dei figli e nipoti, dei clientes e degli amici, quella che svende le risorse locali per un piatto di lenticchie, questa politica ha saputo fare anche di più: negare cure amorevoli ai nostri padri e alle nostre madri.

Rivoluzione, la parola che vorremmo pronunciare in coro con le classi più disagiate, oggi alla mercé dei capricci della politica degli interessi forti (e stupidi). I contadini, oggi imprenditori agricoli, ai quali Pisacane rivolgeva la propria attenzione, avranno mai modo di vedere le loro case abitate dalla gioia e dalla speranza in un futuro di prosperità e di benessere? E gli artigiani, che vedono le loro botteghe sempre più vuote? E i commercianti, alle cui attività l’abbandono progressivo dei centri storici ha nociuto?

Materiale di risulta nel 
boschetto devastato
E chi può pronunciare la parola rivoluzione in questa vallata? Chi potrebbe e dovrebbe farlo in pubblico, nei prossimi giorni? Non certo chi ha tradito questa importante parola. Non certo chi deve prima spiegare alla popolazione del Vallo di Diano i propri legami con una Banca di Credito Cooperativo locale. Non certo chi deve prima chiarire agli abitanti dell’intera Nazione perché il proprio nome non risulta completamente slegato da quello di una società cooperativa denominata Betulla. Il rappresentante legale di questa società – già senatore della Repubblica Italiana -  oggi è sotto inchiesta per occupazione di suolo pubblico ricadente in una zona industriale urbanizzata (si fa per dire) da una ditta di Casal di Principe. La stessa  area chiamata “boschetto paleo palustre” appetita dalla società cooperativa Betulla, alla quale si trovano legati pezzi delle istituzioni locali: politici, amministratori e un giudice di pace. La stessa area denominata di pregio ambientale nella Carta di destinazione d’uso del territorio, redatta dalla Comunità Montana (D.C.M. 13-02-2003) ai sensi della L. R. n. 17/1998. La stessa area adibita a zona P.I.P. del Comune di Sassano, in cui – come risulta dalle indagini svolte dal Corpo Forestale dello Stato - “sono stati distrutti circa 2000 mq. di bosco”.

E allora ci si chiede chi potrebbe urlare: “Rivoluzione!”. Forse chi ha rifiutato una candidatura di servizio, che altri avrebbero di buon grado accettato per non tradire quella sacra parola, legata – in questo territorio - a Carlo Pisacane e ai suoi Trecento? Ancora una volta, dopo molti decenni, questa parola è stata tradita, come si legge dalle desolanti frasi che si riportano sotto (http://www.ondanews.it/buonabitacolo-vito-trotta-candidato-con-ingroia-a-sua-insaputa_3075835.html).


Buonabitacolo : Vito Trotta candidato con Ingroia...a sua insaputa

Vito Trotta, consigliere comunale di Buonabitacolo, ha appreso dai giornali della sua candidatura alla Camera dei Deputati con la lista “Rivoluzione civile” capeggiata da Ingroia. L’equivoco era nato dalla disponibilità offerta al partito da parte di Vito Trotta a candidarsi al Senato, in una posizione utile.

Poi è successo che gli organizzatori non hanno preso in considerazione la candidatura al Senato e, arbitrariamente, lo hanno inserito al 19° posto nella lista alla Camera Campania2. 
Le proteste da parte di Trotta non si sono fatte attendere e pertanto sarà ora la Corte di Appello di Benevento, competente per territorio, a procedere alla esclusione di coloro che si sono trovati involontariamente candidati, senza accettare la candidatura.
Oltre a Vito Trotta, infatti, nella lista alla Camera, ci sono altri casi analoghi. 
“La mia protesta sta nel fatto che all’interno del Movimento non vi è, evidentemente, un progetto chiaro per quanto attiene il futuro – ci dice Vito Trotta - Per le candidature pensavo che si facesse un gioco di squadra e che, invece, non fossero piovute dall’alto. Se le scelte non fossero state imposte dall’alto avrei anche accettato, ovviamente, una candidatura di servizio. Non è certamente così, comunque - conclude Trotta - che si dà visibilità ai territori e solo Dio sa come il Vallo di Diano avrebbe, in questo momento storico, bisogno di una rappresentanza in Parlamento.”

- ondanews - 

Di quale equivoco si tratta non è dato saperlo, visto che il nome non compare (o non compare più?) nelle liste dei candidati alla Camera di Rivoluzione Civile (http://www.rivoluzionecivile.it/candidati-alla-camera-per-rivoluzione-civile/). Un giallo tutto nostrano. Intanto, l’effetto è stato quello di impedire, ancora una volta, di porre le basi per la costruzione di una vera “rivoluzione civile” nel nostro Vallo di Diano.

2 commenti:

  1. http://www.grantforgende.blogspot.it/2013/01/parentesi-elettorale.html

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    1. Grato a Generazione Democratica per questo contributo di verità. Nel mio piccolo cerco anch'io di diffondere questo importante ingrediente della democrazia. Non ero al tavolo della discussione quando venivano decise le candidature. Di certo, mi fa un certo effetto sapere che altri, poi trasmigrati in altre compagini, fossero là...

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