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venerdì 19 luglio 2013

Centrali Elettriche

Scritto dedicato a Filomena e a tutti coloro i quali credono in un futuro migliore.

Commento all'articolo "Vallo di Diano, nei progetti di Terna due Centrali  Elettriche e un elettrodotto ad altissima tensione" reperibile sul sito di UNOTV al seguente indirizzo


Vorrei innanzitutto complimentarmi con l'autore Antonio Sica per la chiarezza di esposizione dei fatti e per aver anticipato un "disegno globale" ben preciso.

E sebbene nessuno sia profeta in patria proprio perché, a volte, le persone che si incontrano per strada vengono valutate per quello che appaiono e non per quello che sono o che - magari anche in sordina - fanno, vorrei ciononostante esprimere un mio personale parere sulla questione.

Concedetemi, innanzitutto, una breve premessa. In questi anni ho maturato un po' di esperienza, anche grazie al valido contributo di altri colleghi, sul tema delle energie alternative. L'ultima pubblicazione sull'argomento risale allo scorso aprile(http://iopscience.iop.org/0143-0807/34/3/763) e un'altra è in corso di valutazione da parte dell'editore. In quest'ultima parliamo di un "consumatore intelligente" ("smart consumer") che, a seconda del livello energetico della propria "riserva" e della propria produzione, effettuata attraverso un generatore ibrido (che sfrutta più fonti rinnovabili nel contempo), decide di attivare i propri elettrodomestici. Giustamente, la descrizione del consumatore intelligente potrebbe essere connotata o come utopica, o come puramente accademica. Eppure, se un'intera comunità scientifica si sta orientando verso lo studio della dinamica della produzione e del consumo di energia elettrica non solo del singolo "consumatore intelligente", ma di una rete di "prosumers" (produttori e consumatori, insieme) collegati tra loro da una "smart grid" (rete intelligente, appunto), allora questo non sarà solo per caso.

Un esempio di sistema ibrido solare-eolico.
Fatta questa premessa, allora, devo dire che da una parte c'è la cruda realtà descritta dall'attento giornalista Antonio Sica, dall'altra una visione del futuro che va nella direzione opposta a quella delineata dalle multinazionali. Stiamo vivendo un'epoca di transizione, dove la prossima rivoluzione industriale (così come descritta da Jeremy Rifkin nei suoi recenti saggi) sarà completamente impostata su un modello di produzione basato non più sui carburanti fossili, ma sulle varie fonti rinnovabili, quali l'energia solare, nelle sue più svariate forme, l'energia idroelettrica, l'energia eolica, l'energia derivante dal moto ondoso o dalle maree, l'energia geotermica, l'energia prodotta attraverso la combustione di biomasse. Di queste fonti rinnovabili, la più diffusa è quella solare. E qui vorrei aprire una parentesi.

Abbiamo sul nostro territorio un cultore di questo tipo di energia che, da ormai qualche anno, va diffondendo l'idea della possibilità di "catturare" la luce del sole per vari usi. In altri posti questa persona, che si indentifica col prof. Paolantonio Zozzaro, sarebbe stata avvicinata da imprenditori e finanziatori per mettere a frutto almeno un paio delle idee che il prof. Zozzaro stesso va disseminando. Idee che non provengono da mera speculazione, ma che trovano fondamento su principi fisici e calcoli rigorosi. Ma questo non accade, e non è difficile immaginare il perché. Una delle ragioni è che siamo ancora troppo legati alle fonti di energia tradizionali e poco propensi a pensare a un futuro senza il petrolio, anche se diciamo di credere nella "green economy".

La trappola delle luce solare: un sistema ottico
a doppia riflessione e un corpo assorbente.
Avendo avuto modo di partecipare alla prima e alla seconda conferenza europea sull'energia (EEC), mi sono reso conto che - nel futuro - l'era dei carburanti fossili sarà vista come una breve parentesi nella storia dell'umanità. Dalla scoperta del primo giacimento di petrolio in Pennsylvania nel 1859 all'avvento della "terza rivoluzione industriale", tutta fondata sulle energie rinnovabili, saranno trascorsi, guardando in retrospettiva dal quarto millennio, poco più di duecento anni. Per esempio, l'era dell'energia prodotta dalla combustione della legna, al confronto, avrà avuto una durata molto più lunga. Sarebbe quindi del tutto inutile e dannoso insistere, oggi, sull'utilizzo di vecchi schemi legati a metodi di produzione che appartengono all'era del petrolio. Infatti, quando si parla di reti di trasmissione ad alta e ad altissima tensione, si parla del passato. Nel futuro vi sarà una rete "intelligente", che adotterà metodi di distribuzione dell'energia simili a quelli utilizzati oggi per smistare l'informazione sulla rete INTERNET. E non ci saranno più mega-centrali.

Quindi, non solo i consumatori dovranno essere intelligenti, ma anche la rete di distribuzione dovrà essere dotata di un software speciale che consentirà il trasferimento dell'energia dove richiesta. Il ruolo degli attuali gestori, che oggi producono l'energia nelle centrali, sarà quello di gestire la rete e di consentire, a ogni nuovo "prosumer", di entrare in contatto con altri "prosumer". Questo futuro non è molto lontano, come non sarà lontano il tempo in cui gli enti comunali adotteranno auto elettriche, che si muovono senza far rumore e senza inquinare, per la mobilità all'interno dei centri cittadini. Queste automobili potranno  essere alimentate da una rete di energia prodotta da fonte fotovoltaica, ad esempio. Ma la vecchia classe dirigente fa finta che questo futuro non debba mai venire, mentre esso è letteralmente alle porte. Questo futuro non conviene però alle multinazionali, che oggi trovano conveniente, per l'alto prezzo dei carburanti, trivellare il sottosuolo fino a 6 chilometri di profondità. Il primo pozzo petrolifero, per confronto, fu trovato a meno di venti metri di profondità.

Calcoli per il sistema di trappola della luce
solare a doppia riflessione.
Quando intervenni nella manifestazione di Montesano Scalo, nei pressi della stazione elettrica che sta, giustamente, ingenerando preoccupazione nella cittadinanza locale, dissi che avremmo dovuto adottare una strategia, come territorio, per poter continuare a dire no a questo modello di sviluppo fasullo, tutto fondato sui carburanti fossili. Dopo poche settimane, un gruppo di persone di buona volontà (tra cui il sottoscritto) si fece promotore di un'iniziativa volta allo sfruttamento sostenibile della biomassa nel Vallo di Diano. Un progetto già pronto, elaborato da due giovani ingegneri, poteva essere adottato dalla Comunità Montana o da un insieme di comuni virtuosi. Si trattava di creare un'azienda che potesse ricavare il "pellet" dalla biomassa naturalmente prodotta nella vallata e sui monti circostanti, invece di lasciarla bruciare nei caldi mesi estivi. L'impianto sarebbe stato del tutto autosufficiente, in quanto un cogeneratore, che avrebbe prodotto calore ed energia elettrica, avrebbe utilizzato la biomassa poco pregiata per far funzionare l'intera struttura produttiva. Naturalmente, la proposta è ancora ferma al suo punto di partenza, mentre continuiamo a importare "pellet" dai paesi esteri, ingenerando - in questo modo - una doppia diseconomia: la materia prima locale non viene più venduta, mentre viene importato un prodotto simile dall'estero.

E adesso vi racconto brevemente come un ente pubblico potrebbe diventare "consumatore intelligente", in un senso un po' diverso da quello illustrato sopra. Un ente pubblico affronta, purtroppo, una spesa energetica annua cospicua: illuminazione pubblica, riscaldamento degli uffici e degli istituti scolastici, gestione idrica (laddove non abbia già ceduto la stessa), etc. Con le tariffe energetiche e i prezzi dei carburanti fossili attuali, tale spesa sta diventando insostenibile. Ecco che, con un investimento "ad hoc", che in effetti si finanzierebbe con i risparmi realizzati negli anni, si potrebbero acquistare  sistemi di produzione energetica (usufruendo, se previsto, di incentivi). In questo modo l'ente locale non solo darebbe un buon esempio ai cittadini, ma incomincerebbe a dire il vero "NO" alle centrali e alle stazioni elettriche, alle trivellazioni, all'inquinamento dell'aria e delle acque. Per fare ciò c'è bisogno di un cambio di rotta, di un nuovo modo di intendere la vita pubblica, di un sistema virtuoso di buona politica che pensi al futuro delle future generazioni e non al presente degli amici e degli amici degli amici. Un nuovo sistema non fondato sull'omertà e sulla sfiducia, ma sullo slancio rivoluzionario di nuove idee che possano aprire nuovi squarci di speranza per tutti noi.


Inevitabilmente, qualcuno dirà che queste sono inutili chiacchiere di un "delinquente" (epiteto gentilmente attribuitomi da una persona - residente a Sala Consilina - che in passato ha raggiunto le massime cariche rappresentative della Repubblica Italiana). A queste persone risponderemo che ognuno utilizza gli strumenti suoi propri. Peccato che chi ha rappresentato il territorio ai massimi livelli non sia riuscito a far altro che svenderne le prerogative anno dopo anno. Toccherà, adesso, ad una nuova classe dirigente tirare questa vallata fuori dalla palude socio-economica in cui essa è stata relegata. 

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