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sabato 7 maggio 2016

Il prossimo 25 maggio e l'incedere stanco della vita

L'albero della "legalità" nel Parco di Silla
intitolato a Paolo Borsellino. Sta morendo,
probabilmente perché le radici affondano
nello stesso terreno dove è stato smaltito
materiale di risulta.
Non è il giorno successivo alla marcia sul Piave (24 maggio 1915) da parte dell'esercito italiano all'inizio del primo conflitto mondiale, ma la data della settima (e - si spera - ultima) "prima udienza" del processo Chernobyl.

La sesta mancata "prima udienza" avrebbe dovuto aver luogo lo scorso 20 gennaio. Sciopero degli avvocati penalisti, fu detto. E tra bombe (finte!), mancate notifiche (troppe!) e scioperi (scioperi?) siamo alle soglie del 25 maggio 2016. La prescrizione del reato di disastro ambientale è prevista esattamente tra tre anni, nel 2019. Soli tre anni, dunque, per un accertamento della verità giudiziaria. Mentre ai cittadini del Vallo di Diano e a quelli di altre zone della Campania interesserebbe anche un'altra verità, quella che è sotterrata sotto i terreni posti sotto sequestro dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere.

Verità sotterrate, come nella pratica italiana più recente. Piccole e grandi verità insieme: navi dei veleni e materiale di risulta, ingenti quantità di rifiuti e spezzoni di cemento armato. Ma sotterrate per sempre, perché nessuno veda, nessuno indaghi, nessuno parli.

Spuntoni di ferro che fuoriescono dal cemento di edifici
preesistenti all'abbattimento: un esempio di come si possa
smaltire il materiale di risulta in modo economico nel fiume
Cavarelli (ormai privo di fauna acquatica) che scorre a 

pochi passi da una Scuola per l'Infanzia presso il Parco 
di Silla intitolato a Paolo Borsellino.

Si urbanizzano le zone di particolare pregio ambientale; addirittura si costruiscono zone industriali nell'areale della cicogna a Teggiano e nel boschetto paleo-palustre a Sassano. Ma nessuno è disposto a prestare attenzione a queste cose. Anzi, gli artefici di queste epiche imprese vengono premiati con lunghe e luminose carriere politiche.

Quel che rimane di un ramo del boschetto
paleo-palustre di Sassano in una zona che il
Corpo Forestale dello Stato ha sequestrato 
nel 2011. Si legge nel rapporto "sono 
scomparsi circa 2000 mq di area boscata".
Ma così va il mondo ed è inutile cercare di invertire la rotta, se la collettività non prenderà coscienza del delicato momento che l'intera Umanità sta vivendo: una sorta di follia collettiva che ci porta a consumare il suolo, l'aria e l'acqua in modo scellerato, deturpando l'intero globo e mettendo a rischio l'assetto climatico del pianeta. Preoccupa anche il fatto che alcune metropoli stiano toccando punte estreme nel numero di abitanti. Preoccupa, altrettanto, la volontà cieca di voler sguarnire i presidi urbani delle periferie del mondo, sottraendo ad esse servizi e risorse, alimentando così lo spopolamento, fenomeno che le nostre zone interne stanno purtroppo sperimentando sulla pelle degli abitanti del posto. Ma piccoli uomini spocchiosi ancora danno la caccia alla poltrona, in questo momento in cui ogni posto di responsabilità deve essere occupato con umiltà e competenza.

Così arrivano i giorni delle liste uniche e delle liste civette. E, per rimanere in ambito zoologico, arriva anche il giorno della quaglia. Perché, pur di rimanere nel giro, non si esita a cambiare squadra. L'interesse spicciolo è il collante di queste compagini, dove a dettare il ritmo delle danze è, per lo più, un unico partito, quello della nazione, senza progetti, senza strategie da proporre. Così il territorio langue, i giovani scappano e lo spopolamento si fa strada anche nei centri medio-grandi del Vallo di Diano. I servizi vengono "razionalizzati", come nella prosa di Orwell, dove i maiali non parlavano mai di "riduzione", ma sempre di "razionamento". Così un tribunale chiude, un carcere-gioiello pure, la ferrovia è chiusa al traffico da anni e un ospedale che dava conforto alla gente del posto diventa un "pronto-soccorso". In compenso le ecomafie prosperano, perché la gente - pur di credere e far credere alla favola dell'isola felice - fa finta di non sapere che anche i giovani incominciano ad ammalarsi di cancro.

Un pezzo del boschetto paleo-palustre devastato
dalla voglia di cemento di un'amministrazione
(a lista unica nel 2005 e a lista unica nel 2015) che
si definisce ecologista. I lavori di questa zona PIP
sono stati eseguiti da una ditta di Casal di Principe.

Arriva anche il giorno della triste constatazione che nessuno vuole o, pur volendo, è in grado di opporsi con chiarezza a questo potere che, come una crosta purulenta, si spande sulle amministrazioni locali, diventate le aziende più prospere in questa desolata valle. La cultura allora passa in secondo piano, perché con la cultura non si mangia. E tutto si riduce a una corsa al danaro, pubblico o privato che sia. Tutto diventa "business" e il sistema si regge sugli interessi dei singoli che sono pronti a svendere i beni comuni affinché siano fatti salvi i propri privilegi e i propri affari. Una triste e pessimistica visione delle cose che, purtroppo, non è molto lontana dalla realtà dei fatti. E mentre la democrazia viene sbeffeggiata da chi non sa praticarla e sa solo ululare alla luna o da chi, con le mani in pasta, ha il potere di costruire (nel giorno fatidico della civetta) anche liste ad hoc per evitare sorprese nelle urne, o ancora da chi - dicendo di fare gli interessi dei cittadini - non dispera della collaborazione di fidati scudieri per tentare la strada della lista unica, l'opposizione sociale è ferma al palo, perché il pallore dei visi di alcuni oppositori è indice della paura che questo arrogante potere incute in questi anni di profonda crisi economica, sociale e politica. Non tutti però sono presi da timore. Ci sarà sempre chi, nella terra del sacrificio di Pisacane, non potrà mai dare tregua a un potere arrogante e inconcludente che sta arrecando solo danno ai cittadini di questa valle.      


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