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mercoledì 31 agosto 2011

Sicignano-Lagonegro: la corrispondenza con Mons. Angelo Spinillo

Pubblichiamo, di seguito, il carteggio tra la sede Codacons del Vallo di Diano (all'epoca di Sala Consilina) e il Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, Mons. Angelo Spinillo.

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RISPOSTA DI MONS. SPINILLO ALLA NOSTRA PRIMA MISSIVA (pubblicata nel post precedente)

Egregio Sig. Roberto De Luca          
                                                                                      Responsabile Sede CODACONS
                                                                   C.so V. Emanuele 30
                                                                             84036 SALA CONSILINA

                                                                               Egregio Sig. Rocco Panetta
                                                                                   Responsabile Settore Trasporti
CODACONS – SALA CONSILINA  


Carissimi Amici, Responsabili e Membri del CODACONS,

devo anzitutto scusarmi per non aver dato immediatamente risposta alla lettera aperta, inviatami per posta elettronica e poi pubblicata lo scorso 29 febbraio sulla stampa locale, dai Responsabili del Codacons di Sala Consilina in merito alla necessità di sostenere la proposta di un rapido ripristino della tratta ferroviaria Sicignano-Lagonegro.

Mons. Angelo Spinillo, relatore ad un
convegno.
Preso dalla preparazione delle celebrazioni pasquali, non sono riuscito a dare una risposta in tempi accettabili. Ma direi una bugia se dicessi che la colpa del ritardo nel rispondere a quella sollecitazione sia tutta e solo negli impegni propri di questo periodo festivo. Devo, infatti, dire che ho avuto, ed ho, difficoltà a capire in quale direzione potrei muovermi o cosa, oltre una qualche forma di sensibilizzazione, io potrei efficacemente fare per raggiungere l’obiettivo che è stato proposto. La seconda difficoltà, che mi sta più a cuore, consiste nel fatto che non credo ad una correlazione tra i pur numerosi episodi di autolesionismo o di degrado per la dipendenza da sostanze stupefacenti o da alcool, che sta segnando negativamente il nostro territorio, e l’assenza di un collegamento ferroviario con i centri più importanti della provincia. In verità già nel settembre dell’anno 2002, in occasione dell’annuale convegno della nostra Diocesi, parlai di queste due forme di preoccupante disagio personale e sociale di tanti  cittadini del nostro territorio. In quell’anno il nostro territorio diocesano, che comprende anche il Golfo di Policastro, registrò, purtroppo, circa 20 suicidi. La cosa non poteva lasciarci indifferenti, come continua a chiederci attenzione anche se poi fortunatamente, negli anni successivi, il numero di tali eventi non ha raggiunto più quel picco.Ugualmente non ci lascia indifferenti, anzi ci preoccupa ogni giorno di più, l’aumento di uso di sostanze stupefacenti e l’abuso di alcolici. Ci preoccupa perché porta in sé il segno di una grande incapacità di vivere il reale, di apprezzare la vita quotidiana ed impegnarsi in essa ed a favore di essa. E’ un dramma che fa trasparire scarsa attenzione alla verità ed alla ricchezza del proprio essere per montarsi in una falsa, e tragicamente deludente, visione di sé e del mondo.

Da cosa dipende tutto ciò? Dalla mancanza di mezzi di comunicazione? Non credo.

In verità nella mia memoria sono rimaste sempre piacevolmente impresse, come credo in tutti gli allora studenti universitari, le simpatiche chiacchierate e gli incontri più o meno vivaci che si sviluppavano nelle ore di attesa sui marciapiedi delle stazioni o negli scomparti della mitica Littorina, magari prendendo spunto dalla pagina del giornale che il vicino di sedile stava leggendo, dagli studi che si andavano compiendo, dai problemi e dalle speranze da realizzare nel lavoro, da qualche presenza un po’ originale o da un piccolo inconveniente, che non mancava mai tra i passeggeri del treno, e di cui si discuteva e spesso si sorrideva bonariamente tutti insieme sentendosi coinvolti in una specie di complicità che generava anche amicizia. Ciò che, poi proprio mi affascinava erano i panorami di questa nostra meravigliosa terra, sicuramente arricchiti dalla cura che gli stessi ferrovieri usavano nel gestire gli spazi delle nostre stazioni, e che, visti dal finestrino del treno, con la libertà del semplice passeggero, in ogni stagione sembravano offrire novità da guardare e di cui ancora poter parlare notandone particolari e varietà di forme.    

Paradossalmente, però, oggi qualcuno ha detto che i tanti suicidi che abbiamo dovuto  registrare, possono dipendere anche dalla conformazione di un territorio come il nostro che pare pesantemente segnato dai monti che chiudono la Valle in un orizzonte assai limitato e, perciò, causa di depressione psicologica. Paradossalmente, ancora, molti legano proprio alla facilità di certe comunicazioni la diffusione di modelli di comportamento non adatti alla crescita positiva del nostro popolo che risulta poi come sganciato dalla genuina semplicità e dalla concretezza dei valori che (sembra!) abbiano arricchito la vita di tempi ormai passati e lontani. Io non sono tra questi e non credo a queste analisi assai superficiali. Io auspico che le possibilità di comunicazione siano sempre più ampie ed efficaci, come desidererei tanto che anche dal finestrino di un treno in corsa (non troppo veloce!) e tra il chiacchierio della gente che occupa gli scompartimenti si possa tornare a guardare e ad ammirare la vita. Purtroppo, però, come anche Lei ha citato, rilevo e lamento nella nostra gente una grossa difficoltà a comunicare, quasi una chiusura ad un dialogo vero e vivo, capace di condividere speranze e sentimenti, idee e progetti per camminare verso il futuro.

Ribadisco, come il Dott. Panetta ha voluto gentilmente citare del mio pensiero, la necessità di “creare degli spazi di incontro e di confronto civile”, ma questo è chiesto a chi ha la responsabilità della vita pubblica e sociale del territorio non meno che a ciascuno di noi cittadini. Infatti credo che oggi (per quanto ci sia sempre da migliorare, ed una ferrovia potrebbe essere un miglioramento) non mancano tanto i mezzi per la comunicazione ed il movimento delle persone, quanto la volontà, il desiderio, o peggio, qualche volta i contenuti di pensieri e di sentimenti da condividere con altri. Viviamo una sorta di sfiducia nella parola, nella sua verità e nella sua efficacia, e siamo come chiusi in delusioni che non accolgono quanto altri potrebbero comunicarci. In questo senso, allora, tutti siamo chiamati a creare spazi di dialogo e di condivisione in cui ci sia possibilità di esprimersi con serenità e si viva la fiducia che l’altro non è lì come un nemico che usa la parola per ingannare e dominare, ma come un autentico compagno di viaggio capace di cercare con noi l’orientamento o la destinazione giusta e anche di aiutare a portare un bagaglio più pesante.

In questo ha sicuramente una grande importanza la politica e chi si presenta responsabilmente a parlare dell’organizzazione e dello sviluppo della vita della società, ma ha anche uguale importanza chi nella realtà delle nostre comunità civili può cercare di aprire e sviluppare occasioni e momenti di dialogo intensi e sereni nella comune ricerca del bene e della verità, aiutandone la conoscenza e condividendone la speranza e la bellezza.
La galleria Timpone sulla Sicignano-Lagonegro

In conclusione: mi impegnerò a parlare dell’opportunità di rimettere in funzione la tratta ferroviaria Sicignano-Lagonegro? Se ne avrò qualche volta l’occasione lo farò. Non mi sento di assicurare che cercherò l’occasione, perché, con tutti i vantaggi che pure potrebbe portare al territorio, non ritengo questa la più efficace soluzione alle esigenze di cui abbiamo parlato. Devo dare atto ed esprimere gratitudine a Voi impegnati nel Codacons, come pure nel Comitato-pendolari, di tenere desta l’attenzione sulla questione e sulla possibilità di sviluppare positivamente migliori opportunità per il trasporto pubblico. Mi associo certamente a questo impegno. Onestamente devo dire anche che l’interesse mio e della Chiesa al bene dei cittadini non si ferma alla rivendicazione del poter usufruire di un particolare servizio, ma vuole aprirsi alla ricerca di attenzioni più intensamente proiettate allo sviluppo del cammino dell’uomo nella verità, ed a fare tutti partecipi di un vivo dialogo nel bene.

Sono certo di trovare, ora, io un alleato in Voi e nei membri del comitato, mentre mi dichiaro a disposizione, per quanto so e posso, per collaborare ad ogni iniziativa di crescita e sviluppo per la vita della nostra gente.

Con viva cordialità e con sensi di profonda stima, presento a tutti il mio saluto e la mia amicizia.


                                                                                  + Angelo Spinillo

                                                                                           Vescovo di Teggiano-Policastro

     Teggiano 26 marzo 2008


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NOSTRA CORDIALE REPLICA ALLA RISPOSTA DI MONS. SPINILLO

Sulla risposta del Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, Mons. Angelo Spinillo, alla lettera aperta del 29 Febbraio, 2008. Nostro ringraziamento e ulteriore commento.
Eccellenza,
innanzitutto La ringraziamo per aver voluto dare risposta alla nostra missiva dello scorso 29 Febbraio con la Sua del 26 Marzo 2006.
Dalla Sua risposta ci sembra di apprendere che Ella non pensa che vi siano correlazioni tra i fenomeni di autolesionismo nel Vallo di Diano e l’assenza dei mezzi di trasporto su ferro. Rispettiamo la Sua opinione. Ci permettiamo solo di precisare che tali correlazioni sono state individuate, da quello che abbiamo appreso su La Repubblica di Napoli, in uno studio di dieci anni fa dal prof. Maj della Seconda Università di Napoli. Noi ci siamo solo limitati a trasferire a Lei, perché conoscevamo il Suo impegno relativamente ad alcuni temi di carattere sociale, le conclusioni di questo studio. La logica conclusione della Sua lettera, data la premessa di sopra, è che un Suo ipotetico impegno, volto a sollecitare la riapertura della Sicignano-Lagonegro, non avrebbe effetto alcuno sul fenomeno dei suicidi che si registrano, con tragica frequenza, nel nostro comprensorio. Ella, pur tuttavia, avendone l’occasione, che non cercherà (a quanto sembra di capire), potrebbe anche dire qualcosa a favore della riapertura della linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro.
Il dott. Rocco Panetta, Responsabile
Trasporti della sede CODACONS
del Vallo di Diano.
Nonostante il Suo scetticismo, relativamente alla piena valenza socio-culturale di questa infrastruttura, noi vogliamo ringraziarLa, perché ha accettato un confronto con un’Associazione che sta cercando, tra mille difficoltà e nel silenzio assordante delle istituzioni, di tutelare, per quanto possibile, l’ambiente (bene comune) e che sta portando avanti discorsi di carattere collettivo. Certo, l’attesa di una risposta da parte Sua non è stata breve, ma alfine la risposta vi è stata, e questo ci servirà senz’altro da stimolo per continuare ad agire nella direzione intrapresa. E proprio in questa direzione si innesta la nostra convinta battaglia sulla riapertura della Sicignano-Lagonegro, che non è mera ostentazione di impegno sociale, ma profondo sentire. Secondo noi, infatti, tale linea è necessaria, al di là delle ragioni espresse dal prof. Maj, anche per altri seri motivi, che attengono alla sfera dei bisogni delle persone deboli e svantaggiate, il cui benessere a Lei sicuramente sta molto a cuore.
Parliamo infatti del diritto alla mobilità dei disabili e degli ammalati, di fatto negato dai mezzi di trasporto su gomma privi degli accorgimenti necessari per rendere possibile e accogliente la loro presenza a bordo, e meno improba la loro fatica nel momento della salita e della discesa dal mezzo. I non vedenti, i sordi e chi è costretto a muoversi con una sedia a rotelle potrebbero viaggiare, oggi, non sulla “Littorina” ma sul “Minuetto”, treno carrozzato da Giugiaro, senza barriere architettoniche, con avvisatori acustici e luminosi per le fermate, tasti in braille, posto per la sedia a rotelle, toilette per i disabili, aria condizionata, prese per computer e telefonini, videosorveglianza. Si potrebbe viaggiare comodi e sicuri, alla velocità di 130 km/ora tra Polla e Montesano S/M. Gli ammalati italiani vanno in pellegrinaggio a Lourdes in treno, non con l’autobus, da sempre. Papa Giovanni Paolo II per recarsi ad Assisi con un mezzo alternativo all’elicottero ha usato il treno, non l’autobus. Se l’attuale Pontefice volesse usare questo stesso mezzo per visitare la nostra Diocesi, dovrebbe fermarsi a Sicignano. Parafrasando Carlo Levi, potremmo dire che: ”Cristo si è fermato a Sicignano”. E, siccome Ella ha voluto, nella Sua risposta, parlare del Suo tempo piacevolmente trascorso a viaggiare, durante gli studi universitari, sulla “Littorina”, vorremmo raccontarLe che cosa adesso significa un viaggio in autobus per uno studente universitario del luogo.
Premettiamo che di ciò che andremo a dire ne abbiamo prova diretta. Immaginiamo allora che uno studente universitario voglia oggi salire su un autobus a Sala Consilina, diciamo, per recarsi a Fisciano, dove è collocata la struttura di un Ateneo molto frequentato dai nostri ragazzi. Lo studente sale allora sull’autobus, in genere non propriamente nuovissimo (nemmeno le Littorine lo erano, è vero!), con la certezza di tempi di percorrenza non propriamente brevi: due ore circa, se tutto va bene. Le ragioni per tempi di percorrenza così alti sono comprensibili: servizi effettuati in coincidenza con altri e “giri turistici” del Vallo per percorsi che si snodano nei vari centri storici: risultato, il tratto Sala Consilina – Polla a volte si percorre in mezz’ora. Se si voleva una corsa “non troppo veloce” la si è trovata. Va peggio agli studenti del versante opposto, che visitano anche la Sua Teggiano, con tutti i tornanti annessi, prima di approdare a Polla per il trasbordo. Gli studenti nell’autobus in genere ascoltano musica dalle loro cuffie; e così sia la possibilità di studio, sia la possibilità di incontro e di dialogo vengono pressoché annullate. Non c’è nemmeno spazio per visioni romantiche del viaggio, ma solo fastidio, forse, per la costrizione di giovani membra in posti angusti.
Questo stato di cose, e ci riferiamo soprattutto al servizio dei trasporti locali per la fascia sociale dei disabili, non è noto ai più ed è forse bene che non lo sia: in questo modo tutte le persone normo-dotate saranno un po’ più tranquille con la loro coscienza, che non verrà turbata dal mesto giacere delle rotaie sul nostro territorio, dalla lunga assenza dei treni (il 1° Aprile saranno ventuno anni!) e dalla presenza ingombrante di autobus inquinanti in giro per i nostri paesi.
 Naturalmente, Eccellenza, ci farà sempre piacere ricevere da Lei qualsiasi commento e qualsiasi nota su quanto da noi riportato. Speriamo di non averLe arrecato eccessivo disturbo con questa  nuova missiva, che ci auguriamo vorrà considerare come una prova della nostra stima nella Sua missione.

Cordiali saluti,

dott. Rocco Panetta
Responsabile Settore Trasporti
sede CODACONS di Sala Consilina

dott. Roberto De Luca
Responsabile sede CODACONS di Sala Consilina
Sala Consilina, 31 Marzo 2008 

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RISPOSTA DI MONS. SPINILLO ALLA NOSTRA SECONDA MISSIVA


Egregio Sig. Roberto De Luca          
                                                                                      Responsabile Sede CODACONS
                                                                   C.so V. Emanuele 30
                                                                             84036 SALA CONSILINA


                                                                               Egregio Sig. Rocco Panetta
                                                                                    Responsabile Settore Trasporti
 CODACONS – SALA CONSILINA   

Carissimi amici,

ho preso visione della vostra comunicazione a seguito del mio scritto e delle mie perplessità circa un possibile collegamento tra le situazioni di disagio personale della gente del nostro Vallo e l’assenza di un collegamento ferroviario conseguente alla soppressione della linea Sicignano-Lagonegro.

Ovviamente non contesto, anzi faccio mia e riconosco, la validità delle motivazioni da voi riportate per chiedere un rapido ripristino della tratta ferroviaria di cui discutiamo. In ciò che proponete ci sono tante verità di situazioni non agevoli della vita dei nostri paesi su cui opportunamente dovremmo tutti portare la nostra attenzione.

Ribadisco che quello su cui avevate chiesto il mio interessamento, pur supportato da studi e ricerche di livello universitario, non mi sembra il più realistico. Sicuramente, però, ci sono altre motivazioni sulle quali potremmo discutere e sperare di far crescere un consenso ed un’attenzione da parte di chi ha direttamente responsabilità nella gestione della vita sociale.

Augurandovi ogni bene e, come ho detto, rimanendo a disposizione per tutto quanto possa realmente sostenere, con voi e con tutti i nostri concittadini, per la promozione del bene comune, cordialmente vi saluto. 

                                                              + Angelo Spinillo   

Teggiano  3 aprile 2008

martedì 30 agosto 2011

Autolesionismo nel Vallo di Diano


Un tratto rettilineo della Sicignano-Lagonegro
Nel marzo del 2008 scrissi un accorato appello al Vescoso della Diocesi di Teggiano-Policastro, Mons. Angelo Spinillo, dopo aver letto su Repubblica un articolo circa lo studio del prof. Maj sul tema dei suicidi nel Vallo di Diano. Ripropongo la missiva all’attenzione degli amici di Trinità di Sala Consilina che, attraverso Facebook, stanno proponendo una nuova sottoscrizione di firme per il ripristino del traffico sulla Sicignano-Lagonegro. Questo documento vuole essere solo una testimonianza dell’impegno che il dott. Rocco Panetta e l’associazione che io rappresento nel Vallo di Diano hanno profuso negli anni.

Lettera aperta al Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, Mons. Angelo Spinillo


Eccellenza,
solo di recente abbiamo appreso che il fenomeno dell’autolesionismo nel nostro Vallo di Diano è stato analizzato 10 anni fa da studiosi del Secondo Ateneo di Napoli. Immagino che il nostro territorio si sia imposto all’attenzione di questi ricercatori per aver toccato un livello di 8.7 suicidi per 100.000 abitanti contro il 6.1 dell’Italia in quegli anni e perché, ancora oggi, è teatro di tanti, troppi episodi di autolesionismo. Il prof. Maj, psichiatra e docente presso il Secondo Ateneo di Napoli, ha dichiarato, in una recente intervista pubblicata su La Repubblica, quanto segue: ”Noi attribuimmo questo dato innanzitutto all’isolamento della popolazione a cui contribuivano l’assenza di un collegamento ferroviario tra i vari centri del territorio e i lunghi tempi di viaggio per carenza di un sistema ferroviario efficiente, nonché la scarsa presenza di locali pubblici”.
La stazione di Pertosa

Tempo or sono, in una Sua intervista rilasciata a Il Mattino, proprio in seguito ad un ennesimo triste evento di questo genere, Ella si mostrò molto preoccupato per il fenomeno e, se ricordo bene le Sue parole, Ella esortò chi di dovere a creare degli spazi di incontro e di confronto civile, per combattere l’esclusione e l’isolamento sociale a cui alcuni nostri conterranei sono tuttora soggetti. Di recente, abbiamo avuto modo di apprezzare le Sue parole di preoccupazione, che facciamo nostre, circa un altro devastante fenomeno: il diffuso consumo di droga da parte delle giovani generazioni.

Come si evince dall’intervista al prof. Maj, il ripristino della linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro sembra essere un fattore importante per poter ridare vitalità al nostro comprensorio e per poter scongiurare l’acuirsi del doloroso fenomeno dell’autolesionismo. Le scrivo perciò questa lettera aperta perché Ella possa esortare all’azione quei politici che, invece di impiegare una parte delle loro energie per risolvere il problema dell’isolamento del Vallo di Diano, pensano quasi esclusivamente alla gestione del potere locale, con le conseguenze sociali, economiche e ambientali che, purtroppo, tutti abbiamo sotto gli occhi.

In passato, alcuni soggetti, forse sospinti dalla volontà di salvaguardare interessi economici di alcune imprese locali, hanno voluto ridicolizzare chi si faceva paladino di questa battaglia, sostenendo l’inutilità di un eventuale intervento per il ripristino della linea ferroviaria; questo si legge in un recente scritto del dott. Rocco Panetta, cittadino che dal 1995 tanto inchiostro ha versato per proporre rimedi a questo problema. Alcuni, ancora, hanno impostato intere campagne elettorali sulle promesse di ripristino della linea, salvo poi dimenticarsi del caso dopo la chiusura delle urne. Si sono anche avanzate proposte di utilizzo alternativo dei binari, cosa che tuttavia non potrebbe risolvere il problema dell’isolamento e della marginalità attuale del nostro territorio.
La vecchia "littorina".

Perché non si commettano più errori di questo genere, a tutto danno della collettività, La prego di intervenire sulla questione per dissuadere tutti dall’ostacolare il progetto di ripristino della linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro e per esortare, proprio in prossimità di questa imminente campagna elettorale, quei politici locali che vorranno essere candidati al Parlamento a non fare solo vane promesse ai cittadini, ma ad essere sobri nel trattare questo annoso problema. Bisognerebbe tutti fare in modo da convincere queste persone ad agire positivamente dopo la prossima tornata elettorale, qualsiasi l’esito delle elezioni. Adesso è il momento in cui bisogna tutti adoperarsi perché vengano reperiti i mancanti 13 milioni di euro per il ripristino della linea ferroviaria. E non è casuale che tale somma costituisca proprio il costo dell’inutile aggiuntivo svincolo autostradale in località Trinità di Sala Consilina, che in molti vogliono, forse per un malinteso senso del progresso. Solo così la politica potrà tornare ad essere servizio verso il territorio ed i cittadini tutti e non più mera fonte di potere locale. 

Confidando nella Sua sensibilità verso questi temi e certo di un Suo intervento in merito, La saluto cordialmente.

Roberto De Luca
Responsabile sede CODACONS di Sala Consilina

sabato 27 agosto 2011

GRAZIE!

Espressioni di stima nei miei confronti da un cittadino del Vallo di Diano in una lettera (per fortuna non anonima), della quale prontamente divulgo il contenuto, ringraziando per l'attenzione.

La lettera pone il seguente pressante interrogativo, secondo il mio parere: chi dovrebbe provvedere a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…” [art. 3, Costituzione Italiana, ndr]? Sì, perché proprio di ingiustizia sociale, della dignità della persona e del ruolo della politica locale parla il nostro amico Delio [nome di fantasia da me attribuito, ndr] nella sua lettera.

Il nido delle cicogne che da anni è ospitato su di
un traliccio dell'Enel nel mezzo della vallata.
Dall'alto questi eleganti uccelli sembrano voler
monitorare i cambiamenti che avvengono sul
territorio.
Delio è un agricoltore. Egli pone all’attenzione di alcune testate giornalistiche locali, dalle quali credo non avrà alcun riscontro, vari problemi. Il primo e molto particolare caso riguarda le condizioni di lavoro dei precari di un Ente consortile presente sul territorio. Questi lavoratori - dice Delio - che “giocano sul campo, che ascoltano i nostri sfoghi e lamentele, che tentano di assecondarci sistemando al meglio ciò che in realtà andrebbe rifatto, …, che percepiscono circa mille euro al mese per quattro mesi, vengono [sistematicamente, ndr] licenziati (e questo accade nei decenni) nella speranza che l’anno successivo vengano riassunti”. Delio continua la sua lettera riferendo che la classe dirigente locale afferma che a questa situazione non c'è alternativa. Egli fa notare però che, con opportuni accorgimenti, “gli operai potrebbero tranquillamente lavorare l’intero anno garantendoci servizi efficienti che andrebbero a vantaggio dell’intera collettività”. Egli infatti enumera una serie di interventi dell’Ente consortile per i quali si spendono ingenti somme di denaro pubblico. Secondo Delio, razionalizzando le spese e rendendo i lavori effettivamente utili agli agricoltori (nella lettera si riferisce, ad esempio, di un investimento di cinque milioni di euro effettuato nel 2007 nel territorio di Teggiano per un’opera tuttora non fruibile), si potrebbero trovare risorse per gli operai.

Un passo della lettera mi ha particolarmente colpito. Delio parla di “agricoltura molto povera” e lascia capire che vi è una scarsa attenzione da parte della politica locale ai problemi legati al settore. E come non condividire lo sfogo di Delio. Ma dobbiamo coltivare, io credo, la speranza in un futuro più roseo per le nostre terre, di una rottura definitiva dei freni socio-politici che hanno da un lato imbrigliato lo sviluppo sostenibile del comprensorio, dall’altro svenduto le nostre prerogative territoriali a potentati di varia natura, facendo accrescere i privilegi di pochi a discapito dei diritti di molti. La strada sarà quella della democrazia, lunga e difficile. Dobbiamo tuttavia avere il coraggio di percorrere questo lungo tragitto in molti, uscendo finalmente allo scoperto, proprio come ha fatto Delio con la sua lettera. Sembra allora di tornare indietro col tempo alle prime lotte per il riscatto sociale della classe contadina. Sembra di sentire un certo Pisacane, che voleva l’emancipazione, indotta attraverso la sua rivoluzione, di questa importante fetta della nostra società. Per fortuna oggi abbiamo strumenti democratici per operare, eppure – proprio come fece Pisacane - non bisogna farsi indietro nella lotta quotidiana per i diritti. E quella “verità che rende liberi”, che Delio evoca nella sua lettera, dovrà allora essere un faro per tutti noi. Dovremo essere in numero più di trecento per essere custodi di questa “verità”, tuttavia. Dovremo essere in molti, infatti, a voler costruire una società più libera, più giusta, meno corrotta. Si sappia però che, per raggiungere questi obiettivi, bisognerà sostenere lunghi e a volte duri confronti con le forze che resistono al cambiamento e che cercano e cercheranno con ogni mezzo di alterare quella “verità” ai loro fini. Questa è però la forza della democrazia: la possibilità di sconfiggere le pseudo-idee che portano al disastro sociale a cui purtroppo stiamo assistendo oggi. Queste pseudo-idee, propalate in modo servile ad uso del potente, sia esso locale, sia esso transnazionale, conducono al conflitto perenne tra gli individui a causa delle ingiustizie che si consumano a danno delle classi sociali più disagiate. Una di queste è la precarizzazione del posto di lavoro, tema affrontato da Delio. La logica dietro tutto ciò è molto chiara. E altrettanto chiara deve essere la risposta della società, pena il veder annullati molti diritti conquistati con lunghissime lotte e il veder sorgere, di conseguenza, nuove forme di schiavitù.

La cecità della classe dirigente attuale è così intensa da non permettere la percezione della protesta sociale che sta montando. E la lettera di Delio è un chiaro sintomo di tutto ciò: una solidarietà trasversale tra diversi settori della nostra società per combattere contro le inefficienze e i privilegi di una classe politico-amministrativa che non ha saputo interpretare le legittime aspirazioni di un mondo che non sente affatto il bisogno di sempre nuove paure e sempre nuove guerre. Se saremo in molti a coltivare una speranza di un futuro di pace tra i popoli e di sviluppo compatibile con l’ecosistema del nostro pianeta Terra, tuttavia, le pseudo-idee non avranno modo di mietere altre vittime sociali, che si contano non più a centinaia, ma a milioni ormai.

giovedì 25 agosto 2011

Parmenide, Zenone e il Cilento oggi

A quasi un anno dall’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, ancora non si hanno certezze su chi siano i responsabili di questo sconvolgente delitto. Circa un anno fa scrissi queste righe. Le ripropongo oggi.



Capo Palinuro


06/09/2010

TRA LA VETTA DELL’OLIMPO E IL REGNO DI POSEIDONE

Roberto De Luca

Il luogo dove sorgeva l'antica Elea
Percorrendo l’ex strada statale 447 che da Ascea va a Palinuro, si ha l’impressione di essere molto vicini alle rappresentazioni simboliche delle divinità dell’antica Grecia. Su di una collinetta con vista sul mare Parmenide e Zenone sviluppavano le loro teorie sul mondo, in contrasto con il “panta rei” di Eraclito da Samo. Quest’ultimo immaginava che il tempo scorresse inesorabilmente, non lasciando mai uguali le cose nel suo fluire. I famosi paradossi di Zenone, quei coraggiosi tentativi fatti per dimostrare l’immobilità del tutto, ancora lasciano sbigottiti tanti studenti; adesso, tuttavia, dopo aver appreso gli elementi della fisica e della matematica, essi trovano una loro collocazione logica più propria nella mia mente. Camminando per le strade di quella che è stata l’antica Elea, il ricordo di quella freccia che esitava a raggiungere il suo bersaglio mi ritorna nitido alla mente. Lo sguardo si sofferma sulle colline costellate di ulivi, poi attraversa le strade, ancora impervie, fino a raggiungere il regno di Poseidone, che oggi è tormentato dalle notizie che provengono dall’entroterra. Tra il mare e i monti, su di una stradina tortuosa, ci sono io, piccola creatura alla quale è dato godere di questo immenso ed inestimabile patrimonio naturale.

Stamattina ho appreso che il sindaco di Pollica è stato assassinato. Forse è caduto per mano di quei nuovi barbari che stanno invadendo la terra degli Eleati, disseminandola di cemento. Gli ulivi che hanno benedetto, con le loro lacrime, il cibo degli abitanti di quei luoghi, lasciando tracce della longevità dei Cilentani sui libri di scienze, stanno cedendo il passo all’ingordigia di chi ama speculare sulle bellezze del Cilento. All’interno del Parco Nazionale, a ridosso di un mare cristallino, secoli fa alcune navi greche decisero di attraccare in quell’insenatura per porre la prima pietra di Elea, la città di Parmenide e Zenone. E così due filosofi fiorirono in successione nello stesso luogo incantato per dare al mondo una speranza di progresso nella comprensione dei fenomeni naturali. Poco importa se il paradosso di Achille e la tartaruga resta tale. Poco importa se Achille, con la rapidità del suo passo, non solo raggiunge la tartaruga, ma la sorpassa. Poco importa se la punta della freccia, scoccata con forza dall’arciere, si conficca senza ritardi e senza esitazioni nel bersaglio. Il solo tentativo di aver voluto comprendere il mondo fisico secoli prima della nascita di Cristo nella terra il cui suolo sto adesso calpestando mi rende orgoglioso di essere nato in un paese non molto distante da qui. E tanto più sentito è questo senso di appartenenza a queste terre e a questa cultura, tanto più vivo è il dolore per la morte di un uomo che combatteva giuste battaglie per l’ambiente, ricoprendo una carica istituzionale di alta responsabilità. Ritroveremo la forza per stringerci agli stessi ideali del sindaco Vassallo per continuare la sua lotta contro la deturpazione di luoghi da salvaguardare nella loro limpida bellezza o ci lasceremo corrompere dal miraggio del falso progresso del cemento e del denaro facile? Sarà questa la domanda che dovremo porci da domani, per onorare il ruolo di quei cittadini che, in vari modi, danno parte della loro esistenza per tutelare l’integrità del territorio in cui essi vivono.   

venerdì 19 agosto 2011

REQUIEM PER IL CAVARELLI

Cavarelli - griglia in località "la Botte". Si noti
lo strato di materia oleosa sul pelo dell'acqua 
(foto del marzo 2008).
La stampa si è interessata, nel corso del tempo, ai fenomeni di morie di pesci nelle acque dei canali del Vallo di Diano. Basti solo leggere cosa scriveva su La Città del 19 luglio 2007, a pag. 36, Salvatore Medici, un noto operatore dell’informazione del luogo, che tempo fa ha condotto una dettagliata inchiesta sull’inquinamento da rifiuti delle nostre campagne: “Ancora pesci morti nelle acque del Vallo di Diano. Questa volta il canale interessato è il lagno Termine, affluente del fiume Tanagro nella piana tra Sala Consilina e Teggiano, nelle vicinanze del sito dove è ubicato il traliccio che ospita la cicogna bianca: una zona che da alcuni anni è al centro dell’attenzione per l’evento costituito dall’arrivo della coppia di cicogna e dalla nascita dei piccoli; una zona, insomma, da considerare simbolica e dunque da proteggere, ma che invece non è per nulla tutelata…Gli episodi si ripetono nel tempo: prima a Silla di Sassano, poi tra Sassano e Teggiano, poco tempo fa tra San Pietro al Tanagro e Sant’Arsenio fino a Polla e ieri tra Teggiano e Sala Consilina. La presenza di pesci morti è la spia più evidente. I corsi d’acqua che attraversano il comprensorio del Vallo di Diano sembrano essere continuamente minacciati e con essi l’intero ecosistema”. Quindi, il problema esiste e dovrebbe essere affrontato non solo dal lato socio-culturale della questione, ma anche politico. Altre segnalazioni, infatti, sono di recente giunte alla sede CODACONS del Vallo di Diano circa una moria di pesci avvenuta nel territorio a confine tra Sassano e Sala Consilina, nel silenzio assordante che ormai ha avvolto questo tema, a luglio 2011 in un fiume collegato con il fiume Cavarelli nel loro punto di intersezione chiamato "la Botte" a Silla di Sassano. Eppure, sembrava che le cose stessero migliorando e che i fenomeni, descritti nelle foto scattate nel periodo 2007-2008, stessero scomparendo. Una persona di Silla, sentendomi rincuorato sullo stato del fiume, mi ha detto in confidenza: "Ma che dici? Quell'acqua è veleno assoluto. Veleno assoluto". Dovrà forse avere le sue ragioni, se mi dice ciò. In verità non si vede un pesce nel Cavarelli da anni.
  
Schiuma sul pelo dell'acqua del Cavarelli
nei pressi del plesso della Scuola
Elementare di Silla di Sassano
(foto del 2007)
E mentre ci si chiede se esista una vera strategia di sviluppo del territorio o se essa sia unicamente affidata all’improvvisazione degli amministratori locali, la maggior parte dei quali non brilla di certo per sensibilità ambientale e per capacità progettuale, ecco che una visione politica di più ampio respiro ci giunge dal compianto Gerardo Ritorto, astro nascente della classe dirigente valdianese degli anni ’70, tragicamente scomparso proprio mentre stava completando il suo “cursus honorum”. L’allora assessore regionale ebbe ad affermare che “bisogna incominciare ad affrontare e risolvere i nodi sociali ed economici a livello comprensoriale”. A questi nodi noi oggi aggiungiamo anche quelli ambientali, che non sono affatto disgiunti dai precedenti. E allora non possiamo non domandarci quale potrebbe essere una possibile soluzione al problema ambientale attuale. Proviamo perciò a dare una risposta. Se la tutela ambientale fosse una delle priorità nell’agenda della politica del Vallo (ma così attualmente non sembra) e se essa potesse ancora costituire un traino per l’intera economia del comprensorio, grazie all’adozione di opportune politiche legate alle attività produttive sostenibili di qualità, alla valorizzazione del patrimonio naturale e culturale locale, allora saremmo già sulla buona strada.
Sostanza rossastra fuoriscita da uno
sbocco nel Cavarelli, all'altezza del
Parco di Silla (foto del giugno 2008).
Si pensi, ad esempio, a come questi corsi d’acqua potrebbero essere sfruttati per allevamenti ittici. Vedo già qualche ambientalista lungimirante storcere il naso, mentre sono fermamente convinto che questa attività non solo preserverebbe le specie ittiche autoctone nei fiumi, perché l’allevamento avrebbe bisogno di acqua pulita, ma potrebbero occupare, vista la grande disponibilità di corsi d’acqua, uno spazio avulso dai restanti tracciati fluviali, per evitare la miscibilità delle specie ittiche (autoctone e non). Un’alternativa potrebbe poi essere costituita dall’allevamento di specie ittiche nostrane con metodi naturali. Infine, se venissero periodicamente organizzate gare di pesca sportiva per invogliare, anche localmente, tale attività ludica, si darebbe respiro all’indotto della ricezione turistica del posto. Purtroppo, mentre il raggiungimento di questi obiettivi si fa sempre più pressante, anche a fronte delle emergenze, locali e globali, che l’Umanità è chiamata ad affrontare da subito, alcuni danarosi quanto impietosi furbi stanno selvaggiamente cementificando e devastando il Vallo di Diano con un danno irreversibile alle colture, all’ecosistema locale e all’estetica della vallata. Il sacco della vallata non verrà fermato fintanto che la politica non aprirà gli occhi su quanto sta accadendo. E mentre aspettiamo che qualcuno si svegli, non possiamo che riportare il pietoso canto di requiem per il Cavarelli scritto nel 2008.

REQUIEM PER IL CAVARELLI
(dodecasillabi in rima)
Roberto De Luca

All’ultimo serpe, dal milite scorto,
la bava del putrido letto s’avvolge
e tremiti irosi, ancora da morto,
la vittima ignara al cielo rivolge.

E l’ultimo segno di vita scompare
coi pesci e le verdi dimore di insetti.
La schiuma da presso alle piante riappare:
disegna sull’acque dei cerchi perfetti,

a volte tangenti, a volte distanti,
recanti vestigia di alchemici danni.
I bimbi nel parco con urla festanti
raccolgon nell’aria futuri malanni.

I vecchi proverbi solevano dire
che a volte non basta voler maledire,
e certo non basta mostrare l’affanno
se infestan la piana le orde del danno.

Eppure se dici al gendarme di ronda
che chiara e lampante v’è bava alla sponda,
costui non appare per nulla allarmato
e sempre contento lo vedi e azzimato.

Per tutte le cose che noi abbiam detto
per tutte le urla che c’eran nel petto
v’è certo qualcuno che all’ombra del dolo
dirà: il Cavarelli? è morto da solo!

mercoledì 17 agosto 2011

OLTRE TRE ANNI FA

Ciò che scrivevo oltre tre anni fa è, purtroppo, di una disarmante attualità. Walter Ganapini all’epoca era Assessore all’Ambiente della Regione Campania. Ebbi modo di interloquire, in un pubblico dibattito, con l’assessore Ganapini in occasione dell’inaugurazione dell’isola ecologica di Sala Consilina. La risposta che ebbi alla mia domanda sul viaggio dell'immondizia (vedi sotto) fu che in Campania esistono degli strani broker del trasporto. Sono passati altri tre anni e questi broker sono sempre là, inamovibili, che fanno viaggiare la nostra immondizia tra Scilla e Cariddi. Qualcuno a ingrassare e noi a pagare le nostre bollette ogni anno più care. Questa, purtroppo, ancora oggi la dura realtà.


NELLA SOLITA PALUDE DELL'IMMONDIZIA MORALE
Roberto De Luca 
Sala Consilina, 8 Giugno 2008
(dormiveglia nella lunga notte dei valori in un mondo alla rovescia dove l’immondizia fa giri turistici in mare  e gli impianti di compostaggio “perfetti” non vengono messi in funzione, mentre la verità viene fatta a pezzi)

A volte sembra di lottare una lunga, interminabile battaglia contro il malaffare e le connivenze, a vari livelli. A volte non si riesce a comprendere la cupidigia di quanti, ormai satolli, ancora utilizzano la cosa pubblica per piegarla ai loro interessi, impoverendo tutti, anche se qualche ricchezza, in qualche tasca, viene creata. A volte non si capisce l'inerzia di quanti dovrebbero controllare. A volte sembra che i politici di destra e di sinistra siano del tutto equiparabili quando si tratta di fare affari, anche sulla pelle dei cittadini ignari. A volte nemmeno i prelati della Chiesa, nemmeno quelli, si salvano: riescono a raccomandare per un posto di lavoro, come se facessero la carità. Ma quale carità se per ogni raccomandato ci sono dieci, cento che non ce la fanno ad avere un posto come spazzino? Peggio è, poi, se quelli che ce la fanno a diventare spazzini sono anche parenti dell’alto prelato. Capite? Spazzini, non professori, funzionari, impiegati. Spazzini!
Il sito di trasferenza di San Giovanni, prima dell'apertura dell'
isola ecologica di Sala Consilina.
A volte non si sopportano quei lunghi, terribili silenzi sulla corruzione, su orribili misfatti, sui crimini ambientali. A volte non si comprende il lasciar fare a tutti i costi, forse solo per un ritorno di voti. E capannoni e casacce abusivi in campagna, e pattume dappertutto. E se lo dici, ti ridono in faccia. Zone industriali in siti di pregio ambientale e ruspe coi cingoli nei Parchi Nazionali. E se denunci i fatti, sei un infame. Se ti fai i fatti tuoi, sei una persona per bene, un vero professionista. Sei affidabile, insomma; funzionale al “sistema”. Le sponde dei fiumi incendiate, per ripulirle dalle erbacce; letti raschiati per non far depositare la melma, perché i corsi d'acqua vengono utilizzati per smaltire liquami reflui. La vita è scomparsa e la morte ha vinto in quei fiumi e nelle menti di chi si macchia di questi crimini odiosi. Le future generazioni ringraziano quanti hanno taciuto e quanti hanno permesso, quanti si sono voltati dall’altra parte e quanti hanno solo riscaldato le poltrone o rimpinzato le loro tasche durante i loro mandati. 

Ma, nonostante tutto ciò, bisogna reagire e non scoraggiarsi. E proprio per questo si lotta, si resiste, si invoca l'aiuto di persone di buona volontà, di destra e di sinistra, per fare breccia nella palude dell'immondizia morale, che ormai sommerge tutta la regione. La cultura della legalità non sta sopra o sotto, a dritta o a manca; sta nei cuori e nelle menti delle persone oneste. E ce ne sono, per fortuna. C’è chi rinuncia all’affetto di un amico o di un congiunto pur di non vedere scalfita la propria integrità morale. Chi rifiuta frequentazioni equivoche, pur di non essere coinvolto in una putrida palude di affari poco chiari.


Da ultimo abbiamo ascoltato le parole di Walter Ganapini, assessore tecnico all'ambiente della Regione Campania, membro onorario dell’Agenzia Europea per l'Ambiente, su Internet all’indirizzo seguente http://it.youtube.com/watch?v=syJzVR9uzzU.


Incendio nel sito di trasferenza di San Giovanni il 1 agosto
2009. Dopo il ripetersi di episodi simili, fu inaugurata l'isola
ecologica di Sala Consilina e il sito di stoccaggio temporaneo
dei rifiuti fu portato lontano dal centro abitato.
Ganapini ci dice, in questo breve passaggio, che alcuni impianti di compostaggio non vengono utilizzati, anche se, secondo il suo parere, potrebbero tranquillamente funzionare. L’assessore regionale parla di “disastro del pubblico erario”. E' la parola di un esperto, non la nostra. Tra questi impianti viene menzionato quello di Polla, in provincia di Salerno, definito “perfetto”. Ma allora, se l'impianto di Polla potrebbe essere utilizzato (e non dubitiamo delle parole di Ganapini) perché tenerlo inattivo e continuare a mandare l'immondizia in Sicilia, così come avviene per la frazione umida prodotta nel Vallo di Diano? A volte noi non capiamo. Non capiamo perché proprio in Sicilia, oltre lo Stretto di Messina. Non capiamo il viaggio in mare, tra Scilla e Cariddi, dei container di immondizia. Ma quanto diamine costa? Non capiamo tutti questi quattrini che ci fanno sborsare. Non capiamo alcuni personaggi che, nonostante tutto, ancora capeggiano queste grandi, epiche imprese. Siamo limitati, a volte. Qualcuno ci aiuti a comprendere; almeno per una sola volta, in questa nostra breve esistenza immersa in tutta questa immondizia materiale e morale.

martedì 16 agosto 2011

Acqua, aria, terra e fuoco

Empedocle da Agrigento pensava che il mondo così come lo conosciamo fosse il risultato della miscela di quattro elementi fondamentali: acqua, aria, terra e fuoco. Questi elementi, combinandosi tra loro per mezzo di forze attrattive (amore) o repulsive (odio), avrebbero dovuto dar luogo, secondo il filosofo della Magna Graecia, all’essenza dei minerali, dei vegetali e degli animali. Adesso sappiamo che la realtà che circonda è molto più complessa di quanto ipotizzasse Empedocle. Eppure, così com’è universalmente noto, questi quattro elementi svolgono un ruolo davvero importante per la vita dell’uomo sul pianeta Terra.
Il fiume Tanagro (a sinistra) visto dal Ponte Sant'Agata qualche
ora prima dell'esondazione notturna (9 novembre 2010). Si noti
la folta vegetazione ancora visibile nel canale parallelo a destra.
E il pensiero va all’acqua che ha rotto gli argini del fiume Tanagro, invadendo le case di tanti agricoltori, lo scorso novembre. O all’acqua che, ci dicono, non arrivi in alcune abitazioni in località Quaddariello, un ridente agglomerato di case in montagna a Sassano, per via di una rottura dell’acquedotto non riparato. Oppure alla destinazione di quell’acqua captata in flussi enormi, scavando nel ventre di una montagna ai piedi del monte Cervati, per usi diversi. Oppure a quel dono di primavera (2010) che mai è stato apprezzato: l’acqua sulfurea di via Molinella, sempre a Sassano.
 L’aria è quel dono immateriale di cui possiamo usufruire senza che alcuno ne abbia ancora tentato la privatizzazione, a differenza dell’acqua, per la quale abbiamo dovuto lottare perché rimanesse un bene pubblico. L’aria è un dono prezioso, che riusciamo a inquinare in modi diversi.
Abbiamo inquinato anche la terra, che ci dà cibo, con rifiuti tossici. Presto a Santa Maria Capua Vetere si celebrerà il processo contro un manipolo di persone che hanno sversato materiale nocivo in terreni vergini anche nel Vallo di Diano. Grazie all’inchiesta Chernobyl, portata avanti dal pm Donato Ceglie, che ha fatto in modo che si sequestassero dei terreni a Teggiano, Sant’Arsenio, San Pietro al Tanagro e San Rufo, si è sventato un grave pericolo. Siamo stati avvertiti, in questo modo, che alcune attività illecite si svolgevano anche nel nostro territorio, che non è nuovo a queste misere esperienze. Ed è come se non riuscissimo a capire che l’ambiente – e con esso il suolo, la terra - è un dono da preservare. La cosa che fa ancora male è l’assordante silenzio su questi avvenimenti e la quasi totale mancanza d’informazione sull’intera vicenda.
Il canale parallelo visto da Ponte Sant'Agata (giugno 2011). La
vegetazione nell'alveo è stata successivamente tagliata. In
seguito all'essiccazione, i residui vegetali hanno preso fuoco
(oppure sono stati incendiati, non è dato sapere). Le fiamme
hanno lambito le abitazioni di alcune famiglie che vivono in
località Sant'Agata. L'acqua e il fuoco, due elementi
complementari, ma parimenti temibili per alcuni abitanti di
Sala Consilina.
 Da ultimo il fuoco ha fatto capolino nella contrada Sant’Agata a Sala Consilina, già colpita dall’alluvione del novembre 2010. Acqua e fuoco, quindi, da temere a Sant’Agata; la terra per vivere e l’aria per respirare. Su questo evento mi vorrei brevemente soffermare non tanto per amor di polemica, ma solo per dare qualche consiglio a chi è chiamato alla tutela del territorio. L’incendio è divampato all’interno del canale parallelo al fiume Tanagro. A quest’opera artificiale è demandato il compito di alleviare il flusso d’acqua nel corso principale durante le piene. Nasce a Ponte Cappuccini, in Silla di Sassano, dove è presente una chiusa, e attraversa la contrada di Sant’Agata e di San Giovanni, nel territorio di Sala Consilina. Abbiamo apprezzato, dopo l’alluvione del 2010, la funzione di queste opere di sapiente ingegneria idraulica effettuate all’inizio del secolo scorso. Adesso il canale parallelo è oggetto di pulitura dalla vegetazione che ne aveva invaso l’alveo. I residui sono stati probabilmente lasciati “in situ” e, dopo l’essicazione, hanno preso fuoco o sono stati bruciati, non è dato sapere. Fatto sta che le fiamme che si sono sviluppate hanno lambito l’abitazione di alcune famiglie della contrada. E così abbiamo imparato che anche il fuoco è da temere.


Diremo solo questo, come corollario a quanto scritto: i residui del taglio sono doni preziosi. Essi costituiscono la cosiddetta biomassa, che può essere raccolta, essiccata e destinata all’incenerimento in caldaie di piccole o medie dimensioni. È giunto il momento di pensare in questi termini, ormai: fare tesoro di qualsiasi dono della natura, cercando di preservare l’integrità del nostro suolo e del sottosuolo. È il momento di pensare allla vegetazione che cresce nella nostra vallata, all’acqua che beviamo, all’aria che respiriamo, al cibo che mangiamo. È l’ora di dare a questi eroi moderni – i nostri agricoltori - il ruolo che essi meritano nella nostra società. E il nostro vivere collettivo deve sempre più essere uniformato ad una civiltà della conoscenza, del buon vivere nel rispetto delle cose che ci circondano, e sempre meno ad una civiltà della deliquenza, di quella che sembra stia prendendo il sopravvento, di quella a cui ci riferiamo con un solo termine: camorra. Ma anche per la camorra, come per la realtà che ci circonda, dobbiamo dire che essa è un fenomeno complesso di difficile definizione e comprensione. La lotta contro la camorra, tuttavia, è una lotta per l’acqua pulita, per la terra integra, per l’aria tersa e per il giusto fuoco, che ci auguriamo possa continuare a riscaldare le nostre dimore nelle lunghe e umide serate invernali.

domenica 7 agosto 2011

Un RAF del GAL con PAL

Il Gruppo di Azione Locale (GAL) è una società consortile, che può essere composta da soggetti pubblici o privati, avente come scopo lo sviluppo locale di un’area rurale. Il GAL del Vallo di Diano ha nominato di recente un Coordinatore e un RAF (Responsabile Amministrativo Finanziario). Per maggiori informazioni sui nominativi si veda il sito: http://www.galvallo.it. Questi Gruppi di Azione, che nulla hanno a che vedere – se non per assonanza - con alcune formazioni di lotta politica, elaborano un PAL (Piano di Azione Locale). Da qui il titolo: un Responsabile del GAL Vallo di Diano, che già si è fornito di Piano di Azione Locale. Ora, per realizzare il PAL, il GAL si avvale dei fondi stanziati nell’ambito dei programmi della comunità europea denominati LEADER. IL GAL, quindi, è uno strumento di programmazione (redige quindi il PAL secondo determinati criteri) e di attuazione dello stesso PAL attraverso i fondi europei. Pertanto, in una prima fase, si propongono dei modelli locali di sviluppo orientati alla valorizzazione delle risorse e delle opportunità presenti nel territorio (il PAL, appunto) redatto secondo le indicazioni del PSR (Programma di Sviluppo Rurale), che stabilisce le strategie, le priorità e gli obiettivi specifici da perseguire nel periodo 2007-2013. A questa fase segue una fase attuativa (essenzialmente un ampliamento dei programmi LEADER) che il coordinatore e il RAF sovrintendono dal punto di vista tecnico ed amministrativo, rispettivamente.



Se ad un primo acchito questo accrocco di sigle risulta un po’ difficile da seguire, è da dire che lo strumento socio-politico del GAL potrebbe essere un vero punto di forza per il nostro territorio. Infatti, se non si seguisse la logica dei malpensanti, che guardano al GAL come a un’ennesima opportunità per soddisfare richieste clientelari che provengono da una società stremata da una crisi economico-finanziaria di lunga durata e da un’eccessiva strumentalizzazione, a fini di bottega, dei soldi pubblici, allora diremmo che i cospicui finanziamenti ottenuti per lo sviluppo delle aree rurali potrebbero servire, finalmente, a superare quei nodi che da secoli affliggono la società contadina del luogo.  Eppure, leggendo tra i progetti presentati e in attuazione, ne notiamo uno con uno strano nome: ”Il parco del porco” (La programmazione LEADER 2007-2013, Idee e progetti in corso, Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali).

Per quanto riguarda il Vallo di Diano, se ritorniamo indietro con la memoria all’esperienza degli altri LEADER (1 e 2) non possiamo dire certo che la ricaduta sul territorio e gli effetti posti in essere siano stati particolarmente significativi per l’economia locale. Mentre nel caso del LEADER 1 si possono ancora scorgere in giro – a distanza di 15 anni - tentativi di valorizzazione del territorio anche attraverso strategie promo-pubblicitarie e di identificazione attraverso un marchio (Vallo di Diano Natura&Cultura), del secondo non si ha notizia alcuna e se ne ignorano (ahinoi!) le ricadute.

Effettivamente, bisognerà conoscere e giudicare il contenuto del progetto “il parco del porco”, come di altri messi in campo dal GAL Vallo di Diano, quando questi diventeranno esecutivi. Noi siamo tranquilli, tuttavia, come cittadini, che tutti i fondi a disposizione del GAL verranno utilizzati per la soluzione (se non totale, almeno parziale) di alcuni problemi quali, ad esempio, l’abbandono progressivo dell’agricoltura,  l’eccessiva parcellizzazione delle colture, l’assenza quasi endemica di cooperazione, il riproporsi di nuovi rischi ambientali (episodi di sversamento illecito di rifiuti che a più riprese hanno interessato i nostri terreni vergini), l’assenza di una rete di trasporto pubblico tra i Comuni consorziati, l’erosione di terreni agricoli da parte di capannoni prima nominati e poi abbandonati, e così via. E il tutto sarà affidato alla perizia amministrativa del RAF del GAL. Buon lavoro, allora, e in bocca al lupo – eh sì! – a tutti i cittadini del Vallo di Diano in attesa di quel tanto atteso sviluppo rurale!