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domenica 4 settembre 2011

Signori, la mousse è servita

Il prof. Domenico De Masi(1), durante il breve periodo di presidenza dell’Ente Parco, ha provveduto a dare una descrizione della realtà sociale del Cilento molto cruda, ma allo stesso tempo molto vicina al vero, citando dati precisi che si riferiscono, tuttavia, solo all’area cilentana. L’analisi dello studioso, prestato alle istituzioni pubbliche, è apparsa su La Repubblica di Napoli del 29-07-08. Apprezziamo quanto è stato scritto con coraggio e professionalità sul Cilento dal prof. De Masi. E proprio per una certa continuità territoriale tra il Cilento ed il Vallo di Diano credo sia possibile ribadire alcuni concetti particolarmente illuminanti, contenuti nell’articolo dell’ex presidente del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Mousse al cioccolato

“In mezzo, tra cittadino e Stato, vi è una mousse politica prevalentemente screditata, unita e divisa da interessi contingenti, sradicata da qualunque ideologia, senza piani precisi per il futuro”.




Come non riconoscere questa sostanza gelatinosa anche nel nostro territorio. Col tempo, la credibilità istituzionale della mousse è andata man mano scemando, anche se l’appeal che essa esercita sul cittadino medio si è accresciuto, per via della gestione diretta del potere locale, diventata, con gli anni, una sorta di investitura a vita. Il termine gastronomico non è scelto a caso. La mousse va intesa sia nel senso della sua consistenza fisica, sia nell’assenza di una sua propria connotazione politica.


“Questa mousse ha sperperato gli aiuti pubblici impiegandoli in imprese insensate; ha devastato il territorio con una speculazione demenziale, parimenti efferata nei centri costieri e in quelli interni; ha assicurato al Cilento un reddito pari alla metà di quello veneto; ha creato un patrimonio edilizio fatto per il 36 per cento di case vuote; ha desertificato un paesaggio collinare che copre con le sue imprevedibili bellezze il 67 per cento dell’intero territorio; ha invaso le zone balneari con un turismo massificato che riesce a saturare i posti letto solo per il 26 per cento”.

Capo Palinuro
Sono i disastri che abbiamo anche noi sotto i nostri occhi: una vallata completamente distrutta nel suo insieme da un inquinamento selvaggio, da capannoni orribili e dall’abbandono delle pratiche virtuose dell’agricoltura tradizionale. Un disastro portato avanti dai Robin Hood alla rovescia che non sono mai paghi di accumulare risorse e potere, lasciando un intero comprensorio nell’abbandono più completo. Una mousse che non sa e non vuole programmare il nostro futuro e non riesce proprio a capire una cosa semplice: non c’è opportunità di sviluppo senza una rete integrata dei trasporti locali e senza mettere a punto una strategia compatibile con le vocazioni del territorio. Infatti, se i capannoni pubblicitari o le zone industriali fantasma costruite in campagna o, peggio, nei siti di pregio ambientale della nostra vallata possono procurare, attraverso i finanziamenti pubblici, un arricchimento temporaneo di alcuni soggetti, essi, nel lungo periodo, attraverso lo snaturamento di queste zone, renderanno questa vallata impresentabile, distruggendo definitivamente quello che è il nostro bene di maggior rilievo: le risorse ambientali. Per porre rimedio a queste devastazioni ci vorranno anni, se non decenni. E’ bastato qualche lustro a questa mousse per depredare il territorio con la connivenza di chi si è mostrato sereno davanti a tali scempi e ha abbozzato uno sguardo truce contro chi voleva fermare le ruspe con cingolati anche in piena zona 1 del Parco Nazionale, a 1100 metri sul livello del mare.


“E’ dunque persa ogni battaglia di modernizzazione? Tutt’altro! Il Cilento rappresenta l’area campana con i maggior potenziale di sviluppo. Le sue coste, benché mortificate dalla speculazione rapace, riservano ancora tesori di bellezze incontaminate, disponibili per un turismo di alta qualità. Il suo associazionismo culturale mette ancora a disposizione del territorio una “università invisibile” che fa del Cilento l’area più intellettualizzata della regione. La sua rete di imprenditori e di professionisti, esasperata dal prezzo finora pagato al clientelismo miope, è impaziente di novità e di trasparenza. Tutto è pronto, dunque, per un salto del Cilento dal torpore rurale allo sviluppo postindustriale”.


Veduta del Vallo di Diano in una zona
sgombra da orribili capannoni
Come non apprezzare l’analisi fatta da De Masi e, soprattutto, non abbracciare la stessa speranza di una futura rinascita anche per il Vallo di Diano. E’ importante, però, dare voce anche a queste “università invisibili” del nostro territorio e non solo a quelle asservite, per il solito piatto di lenticchie, all’imperatore, al re, al satrapo, al tiranno di turno. Alcuni giullari di corte, intanto, sembrano stiano già celebrando (ruolo in verità a loro poco consono!) le esequie per la linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro, mentre continuano a cantare, imperterriti, le gloriose gesta della mousse politica locale.






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