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sabato 29 ottobre 2011

DATI DI FATTO

Ho letto di recente un significativo articolo di Salvatore Medici, noto operatore dell’informazione locale per anni, oggi giornalista all’estero (Svizzera), dal titolo "Chernobyil, l´inquinamento nel Vallo e i cittadini. Qualcosa non funziona" (Salvatore Medici).
Di Salvatore ricordo le coraggiose inchieste sulla gestione dei rifiuti del Bacino SA/3 e sul monitoraggio delle tariffe dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani imposte agli utenti del Vallo di Diano. Ricordo l’impegno nel portare avanti notizie relative ai beni ambientali del nostro territorio, tra i quali il boschetto paleo-palustre di Sassano e l’areale della cicogna di Teggiano, due siti di elevato pregio ambientale (Carta di Destinazione d’Uso del Territorio, D. C. M. n. 3 del 13-02-2003, pag. 252). Entrambi i siti sono stati destinati a zona PIP dalle rispettive amministrazioni comunali, come sappiamo. Ricordo il suo diretto interessamento alla questione della moria di pesci nel fiume Cavarelli e in altri corsi d’acqua del territorio. Ricordo la sua presenza, discreta ma costante, agli appuntamenti culturali di rilevante interesse sociale. Non che non avessi avuto da ridire, anche con Salvatore, del modo troppo morbido con il quale la stampa locale affrontava il problema dell’inquinamento e dell’etica pubblica nella politica e nelle istituzioni del posto, ma nulla si poteva contestare alla sua sapienza professionale. A tal proposito, ricordo un collegamento in diretta con la trasmissione di Oliviero Beha, Radioacolori, da Salerno, tutta condotta da Beha in corrispondenza telefonica con Salvatore che forniva le notizie sul campo. Ero con lui, come rappresentante dell’Osservatorio della Legalità e dei Diritti all’epoca, associazione che aveva sollecitato l’intervanto della RAI su di una questione di pubblico interesse, e posso testimoniare la perizia di questo giornalista. Ricordo la sua presenza in occasione della visita dell’On. Di Pietro nel Vallo di Diano nel 2002. Salvatore porse delle domande a Di Pietro nella pubblica piazza Umberto I. Molti, oggi, hanno dimenticato
Salvatore ha avuto modo di svolgere anche dei servizi sull’inchiesta Chernobyl nel 2007 e oggi testimonia così questo suo impegno nel suo già citato articolo:
“… grazie al Codacons mi occupai della vicenda nella trasmissione Altromondo, in onda su Italia Due nell´ottobre del 2007. In quella sede mostrai la documentazione con dispositivo di sequestro, nome e cognome dei proprietari e indicazione geografica dei terreni nonché i metri quadri degli stessi. Spiegai che la Procura di Santa Maria Capua Vetere aveva inviato ai Comuniobbligo di intervento, a fini di bonifica e messa in sicurezza dei siti sequestrati.
Telefonai agli uffici comunali di competenza per capirecosa stessero facendo. I Comuni si erano informati delle competenze e come accade spesso, tentavano di rimpallare le responsabilità ad altri organi, penso anche per risparmiare danaro comunale.
Eloquente immagine del boschetto paleo-palustre
oggi
Così al Comune di Teggiano mi spiegarono di avere prima chiesto e poi accertato che i terreni contestati non erano nel proprio territorio. Quelli del Comune di San Pietro al Tanagro mi spiegarono di aver accertato che il terreno coinvolto non era stato analizzato e perciò avevano chiesto le analisi alla Regione Campania. La Regione aveva interessato l´organo scientifico , cioè l´Arpac che per fare le analisi dei terreni all´epoca stava ancora aspettando, non si sa cosa. Stesso iter per Sant´Arsenio e San Rufo. Il primo aveva inoltre chiesto l´esatto confine dei terreni ,anche perché gli inquisiti non risultavano proprietari dei terreni, ma solo coltivatori.
La preoccupazione dei Comuni insomma non fu quella di verificare la sicurezza dei siti, ma capire se questi si trovassero nel proprio territorio. Come se l´inquinamento si fermasse ai confini comunali.
La chicca però è questa. Il grano del terreno di San Pietro al Tanagro intanto era cresciuto nei terreni sequestrati. Sul foglio di sequestro il terreno misurava 12milametri quadri, ma il nucleo operativo ecologico ne sequestrò 4mila. Così il grano cresciuto nei 4mila metri quadri rimase incolto, l´altro, quello dei restanti metri quadri, a pochi centimetri dalla sezione sequestrata, fu tagliato e probabilmente venduto.

Taglio selvaggio di alberi del boschetto paleo-palustre
Dalla descrizione che Salvatore fa della vicenda vien fuori un certo presappochismo nell’affrontare il problema e quel senso di fastidio mostrato da alcuni, come forse si è potuto notare ancora oggi che la questione è tornata alla ribalta per la determinazione esatta delle coordinate di quei terreni segnalati, già nel 2007, dalla Procura di Santa Maria di Capua Vetere ai Comuni interessati: San Pietro al Tanagro, Sant’Arsenio, San Rufo e Teggiano.
Qualcuno già si affretta a dire che la notizia è vecchia e non riveste ormai nessun interesse giornalistico. Qualcuno dice che stiamo solo facendo una campagna allarmistica. Eppure ci siamo limitati a far vedere che cosa era scritto nei pubblici atti della Procura di Santa Maria Capua Vetere relativamente al processo che verrà celebrato a breve, in seguito al rinvio a giudizio di tutti gli indagati coinvolti nell’inchiesta Chernobyl condotta dal Pm Donato Ceglie. La coraggiosa denuncia di Salvatore risuona oggi come un monito grave per tutti noi. Ed è così che ho sentito il dovere di trasmettere il suo articolo alle autorità preposte al controllo del territorio, perché qualcuno sapesse che esistono ancora dei giornalisti capaci di testimoniare la realtà dei fatti. E tra me e me mi son chiesto se fosse solo per questo motivo che ho fatto ciò, oppure per dare un'ennesima prova del mio essere ancora legato alla figura di quel burattino del paese di Acchiappacitrulli, oppure solo per amore di questa vallata e dei suoi abitanti (me compreso). 

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