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sabato 22 ottobre 2011

LAVORATORI





Art. 1

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

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Art. 4


La Repubblica riconosce a tutti i cittaidni il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

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Art. 23


Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge.


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Di recente, ho letto una lucida sintesi della vertenza dei lavoratori della Ergon S.p.A. a firma di Maddalena Robustelli, esponente regionale del PD in Campania. Ve la ripropongo, per poterla successivamente commentare, anche alla luce degli articoli della Costituzione Italiana riportati sopra. Il pezzo è intotolato “I diritti ed i bisogni dei lavoratori non hanno colore politico”.

Museo della memoria, Bologna
 La vicenda delle rivendicazioni salariali degli operai dell’Ergon Spa si incrocia in maniera netta e precisa con la “battaglia politica” posta in essere per annullare gli attuali vertici della suddetta società e per consegnare successivamente il Consorzio Sa 3 nelle mani del commissario G. Siano, in ottemperanza del disposto della legge 26/2010. Difatti tale impianto normativo, statuendo la provincializzazione del ciclo dei rifiuti, ha determinato in primo luogo lo scioglimento dei vari consorzi presenti nell’ambito territoriale salernitano ed il conseguente loro affidamento a commissari nominati dal Presidente della Provincia, on. E. Cirielli, affinchè in secondo luogo concertassero la loro azione politico-amministrativa con la società provinciale creata ad hoc, Ecoambiente, presieduta da R. Celano, consigliere d’opposizione nell’assise comunale salernitana. Ma, mentre il cammino dei tre commissari sub provinciali dei Consorzi di bacino Sa1, Sa2, Sa4 è stato relativamente facile, il designato a capo del Sa3 si è trovato di fronte a veri e propri scogli di natura giuridica ed amministrativa nascenti dalle caratteristiche del suindicato consorzio, che non si occupa solo di rifiuti ma, anche, di promozione turistica, sport, formazione professionale, turismo ed altro. Se a ciò si aggiunge la circostanza che il ramo rifiuti dell’ente è stato ceduto all’Ergon Spa, sua consociata, con il relativo trasferimento delle maestranze, la matassa è apparsa di difficile dipanamento. Si è conseguentemente intrapresa da parte delle contrapposte istituzioni territoriali, la Provincia da un lato ed il Consorzio Sa3 dall’altro, una vera e propria battaglia giudiziaria a suon di ricorsi e controricorsi, che oggi vedrà V. Esposito, presidente dell’ente consortile, consegnare nelle mani del custode giudiziario G. Siano le funzioni del ramo rifiuti. Tutto apparirebbe, quindi, risolto se non fosse che è stata sollevata questione di illegittimità costituzionale della legge 26/2010 sulla provincializzazione del ciclo dei rifiuti e ,quel che è più rilevante, che l’ass. reg. G. Romano ha dilazionato di un altro anno (gennaio 2013) l’entrata in vigore della suddetta legge, perché le province di Napoli, Salerno e Caserta non hanno presentato il relativo piano. Il panorama normativo è, quindi, di difficile attuazione e le nebbie della politica calano pesantemente sulle sorti dei lavoratori.

Non entro nel merito delle considerazioni che Maddalena Robustelli fa sulla questione, tutte contenute nel seguito del suo scritto pubblicato su Quasimezzogiorno (articolo), perché rischierei di effettuare un’operazione critica che non attiene al tema. Mi limito solo a dire che riconosco la legittimità delle posizioni politiche del PD locale (che tuttavia non comprendo e non condivido affatto) sulla vicenda.

Illustrazioni de "Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino",
Carlo Collodi, Bemporad & figlio, Firenze 1902 (disegni di
Carlo Chiostri)
 Questa compagine politica controlla quasi tutta la vita amministrativa del Vallo di Diano e localmente ha saputo imporsi, anche se a macchia di leopardo, con lucida presenza anche in varie attività economiche – un presidente di una S.p.A. si definisce addirittura “indicato” dal partito - e finanziarie che nulla o poco dovrebbero avere a che fare con la politica. Il sospetto, poi, è che questa presenza si estenda impropriamente anche in altri settori, alcuni proprio di garanzia del corretto vivere civile. Da qui a condizionare il corso della vita sociale e individuale e dell’economia (la cui attuale floridità tutti hanno sotto gli occhi) di un intero comprensorio, il passo è breve. La pericolosa miscela tra potere politico-amministrativo e potere economico-finanziario lascia poco spazio ad un dibattito politico sereno sui temi del lavoro (oggi così importanti anche per la vertenza degli idraulici-forestali e del licenziamento – notizia appresa solo ieri – di tutti i dipendenti di una vivace realtà metalmeccanica di Sala Consilina). Così come lascia poco spazio al dibattito sul ruolo dell’ambiente e dell’agricoltura nel nostro territorio invaso da capannoni orribili. Questa miscela è pericolosissima e andrebbe combattuta con armi politiche se, appunto, fossimo un Paese normale. Eppure, mentre la pseudo-politica impropriamente occupa spazi imprenditoriali che essa stessa ha creato, mentre le aree di pregio ambientale vengono invase da capannoni senza che alcuno fiati, mentre gli affari dei para-massoni locali infiltrati in ogni dove (pur di lucrare su qualche rivolo di finanziamento pubblico) ancora prosperano, i lavoratori soffrono quelle pene che, attraverso la nostra Costituzione, avremmo voluto scongiurare per sempre. E proprio perché questo dramma umano viene vissuto da molte famiglie del Vallo di Diano, sentiamo vivo il dovere civico di dire tutte queste cose, prima che questa scossa tellurica non tramuti tutto in rovina. E prima che sia troppo tardi, qualcuno dovrebbe recidere questi legami. Tuttavia, posso assicurare a Maddalena Robustelli che ciò non avverrà proprio perché non viviamo in un Paese normale, ma in uno molto simile a quello di Acchiappacitrulli. Le metafore costruite da Collodi sul burattino Pinocchio sono sempre attuali, infatti. Pinocchio venne turlupinato dal Gatto e la Volpe, mandato sotto processo per aver denunciato il misfatto dei due delinquenti e lasciato a marcire in galera. Ecco la parabola giusta per una persona che “scrive troppo”. Potrei scrivere ancora di più, ma sono cosciente del fatto che bisogna utilizzare questa strada con parsimonia, per tante intuibili ragioni.

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