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domenica 20 novembre 2011

LO SVILUPPO POSSIBILE


Vorrei dedicare questo scritto del 5 luglio 2008 al piccolo Gaetano, al quale auguro di poter vedere questa vallata, nel lontano futuro da Sala Consilina, in modo diverso da come la vediamo oggi. Io spero che saremo in grado di lasciare in eredità a Gaetano una valle ridente e florida, popolata da gente laboriosa e colta, sensibile ai beni ambientali e alle tradizioni culturali del luogo. Già nel 2008 dedicavo questo scritto a chi sarebbe venuto dopo di noi. Oggi questa dedica è più particolare e ne sono felice.

LO SVILUPPO POSSIBILE 
(scritto dedicato a chi verrà dopo di noi)

In questi difficili periodi di transizione, aspettando una nuova rivoluzione socio-economica, per la quale, secondo le tesi di Jeremy Rifkin, le fonti di energia non saranno più distribuite dalle potenti multinazionali, è bene incominciare a pensare a possibili scenari per il futuro della nostra vallata. Ed è opportuno che anche noi avanziamo il nostro punto di vista sulle opportunità di sviluppo, dopo aver così apertamente contestato lo scellerato uso del territorio da parte di alcuni nostri inconsapevoli conterranei.

Un airone bianco (sembrerebbe - non sono un esperto
ornitologo) sosta su di un piccolo isolotto nel fiume Tanagro.
Ci diciamo allora che, se finalmente rinunciassimo al sacco della vallata, portato avanti con determinazione scientifica e con connivenze ai più alti livelli istituzionali, la valorizzazione ambientale e un forte impulso all’agricoltura di qualità ed alla zootecnia tradizionale potrebbero ancora offrire buone opportunità occupazionali nel futuro. Qui non pensiamo solamente alla filiera agricola e pastorale, ma ad un più vasto indotto, che va dall’allevamento ittico in acqua dolce alla ristorazione, alla ricreazione e allo sport. In queste ultime due attività, non si pensi solo alla pesca, ma anche al “bird watching” (l’osservazione degli uccelli nel loro habitat naturale), all’escursionismo, e a sport quali la canoa, il ciclismo, la marcia. L’abbandono delle attività agricole tradizionali ha infatti lasciato campo libero alla speculazione e al conseguente sacco della nostra vallata e ora è urgente accoppiare queste attività in dismissione ad altre più attuali, armonizzando il tutto in un contesto di collaborazione tra i residui piccolissimi imprenditori. Qualcuno dirà perché di questo non si parla in questi ultimi tempi. La risposta è abbastanza semplice. La politica, oppure, più semplicemente, la pseudo-politica locale, non ha mai affrontato, per incapacità e per convenienza, questi temi. Sono temi scomodi, che intralciano il libero mercato dei terreni agricoli, soggiogati alle volontà speculative di investitori con pochi scrupoli. Ma non è da pensare che siano solo le attività private ad avere fatto scempio di terreni agricoli, anche per fini criminosi. Basti pensare a quello che è successo a Teggiano, dove, in una località denominata Pantano, per via delle frequenti inondazioni, si vanno a costruire le infrastrutture per una improbabile zona industriale, proprio laddove la Comunità Montana aveva individuato un’area di pregio ambientale: l’areale della cicogna. E, per fortuna, la cicogna nidifica ancora; e purtroppo lo fa nell’indifferenza totale di chi potrebbe ricavare da questa presenza grandi vantaggi di immagine. E cosa dire di Sassano, dove, in località Ponte Cappuccini esiste una residua traccia di quella che era la vegetazione originaria della vallata, una stupenda macchia mediterranea denominata “boschetto paleo-palustre”: indicato anche questo sito come area di pregio ambientale dalla Comunità Montana, là vi si costruisce un’area industriale. Ancora, San Pietro al Tanagro: una vasta area agricola completamente urbanizzata e mai completamente utilizzata. E questo per quanto riguarda il suolo.

Stesso airone bianco della foto sopra. Accortosi della
presenza dell'uomo è in procinto di spiccare il volo.
Per quanto concerne lo stato dei nostri corsi d’acqua, dobbiamo poi dire che esso è pessimo: in alcuni fiumi alcuni soggetti sembra abbiano acquisito il diritto allo sversamento di liquami di ogni genere. E questo non solo i privati, se è vero, così come afferma l’attuale Assessore all’Ambiente della Provincia di Salerno, che la maggior parte dei depuratori non sono adeguati alle necessità locali. Anche se qualcuno potrebbe maliziosamente pensare che si affermi questo anche per attirare ingenti finanziamenti pubblici, attraverso i quali captare clientele, la realtà  è che la situazione è tragica: interi fiumi, una volta grondanti di vita, oggi sono completamente morti. Per alcuni corsi d’acqua un recupero sembra ormai impossibile, in quanto le continue ingenti captazioni, che hanno occultato in condotte sotterranee l’oro blu del terzo millennio, prima distribuito in rivoli e fiumiciattoli, in una stupenda sintesi di ingegneria idraulica naturale, rende vano qualsiasi tentativo di rigenerazione per mancanza di una portata media minima per tale recupero. Per altri fiumi, invece, ancora serbiamo qualche speranza, sempre che si vogliano definitivamente eliminare le fonti di inquinamento stabilizzato. Anche in questi casi, la mancanza di lungimiranza della pseudo-politica locale, che ha lasciato fare per incapacità e convenienza, ha determinato un depauperamento sociale ed economico non indifferente. Gli sforzi, invece, andavano indirizzati alla preservazione del patrimonio ambientale e del paesaggio, ormai completamente abbrutito dai capannoni selvaggi, per rendere più godibile un’area contigua al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Vi sarebbe stato un ritorno di carattere occupazionale maggiore attraverso l’incremento delle attività agrituristiche e ricettive. Il capannone selvaggio servirà a drenare fondi pubblici nell’immediato, ma non potrà mai integrarsi in una strategia di sviluppo locale, tuttora ancora assente.


Quello che resta del ramo sinistro del boschetto
paleo-palustre come visto dalle sponde del Tanagro.
- Foto del 19-11-2011 -
Eppure, lo scivolare così in basso nella scala dei valori, lasciando adito alla droga, all’usura e al malaffare in genere, e nel degrado sociale e ambientale, mancando l’appuntamento della valorizzazione delle specificità culturali locali o, addirittura, tradendone e mortificandone i residui tratti, non è stato un caso. Una potente cupola politico-affaristica ha capito bene che, anestetizzando le coscienze e rendendo impermeabile la società a qualsiasi impulso di rinascita morale, avrebbe mantenuto il timone del comando per molti anni. E così è stato. E così i gangli vitali della nostra società locale si sono corrosi al punto tale da non trovare più nessuno disponibile a parlare del caso dell’usura e delle sconvolgenti trascrizioni delle intercettazioni telefoniche nell’ultima inchiesta “Piazza Affari” nel Vallo di Diano. Esistono i tabulati, e questo basta. Ma senza la loro pubblicazione, ora possibile, non pensiamo si possa mai rendere chiaro l’intreccio tra i vari soggetti che partecipano a questa detestabile attività criminale. La società civile (semmai esiste) così si arrende, e vincono ancora coloro i quali utilizzano metodi di coercizione delle coscienze per mantenere lo status quo. Il risultato è anche quello di vedere interi settori della nostra società locale, che avrebbero potuto indurre un rapido cambiamento nella direzione di uno sviluppo più armonico con la realtà paesaggistica circostante, si sono adagiati sulle condizioni di privilegio che, comunque, una società ad impostazione feudale assicura. I membri di questi settori sono diventati così essi stessi clientes.

E allora le oasi di bellezza naturale locale scompariranno? Tra queste vogliamo menzionare ancora una da noi conosciuta, i poco noti “pozzi”, degli acquari cilindrici naturali di una profondità di svariati metri e di raggio di un metro circa, conficcati nel terreno ai confini del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano in località Valle a Sassano. Uno spettacolo naturale da lasciare senza fiato, ma sconosciuto ai più, per ragioni che non stiamo qui a discutere. Sì; forse queste oasi scompariranno, perché le uniche indicazioni che provengono dalle istituzioni locali sono quelle di incentivare insulse e spensierate sagre. E fra poco inizierà la loro stagione e noi saremo tutti lieti di parteciparvi nelle lunghe e fresche serate estive. Rinunciare sarebbe un peccato, perché queste manifestazioni si allestiscono, per la maggior parte, coi soldi dei contribuenti. Di questa pseudo-politica ci resterà allora il ricordo, quando ormai sarà definitivamente scomparsa, di queste lunghe e fresche serate estive trascorse davanti ad un buon piatto di pasta fatta in casa (prepagato dal contribuente) e ad un bicchiere di vino (anch’esso in parte pagato coi i nostri soldi). E, sebbene sentiremo la mancanza di queste pietanze nelle lunghe e fresche serate estive a venire, per l’arcinota pseudo-politica di certo non proveremo alcun sentimento nostalgico. 

Sala Consilina, 5 Luglio 2008

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